Gesù dice ai discepoli: "Non preoccupatevi per
la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di
quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del
vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né
raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete
forse più di loro?". Sono parole molto chiare che dovrebbero farci
riflettere su come la maggioranza di noi pensa alla propria vita, sulle
preoccupazioni che abbiamo sul nostro presente e sul nostro futuro...Voi -
sembra affermare il Vangelo - siete nati per il Signore. Egli lo sa bene; la
vostra vita gli sta molto a cuore, più di quanto stia a cuore a voi stessi. Voi
siete fatti per lui e per i fratelli. Eppure noi di questa fondamentale verità,
che è il senso stesso della vita, ce ne occupiamo davvero poco (tanto meno ce
ne preoccupiamo). E se molti restano senza cibo e vestito è perché altri non
cercano il regno di Dio e la sua giustizia, bensì solo il proprio tornaconto.
Gesù, all'inizio di questo brano evangelico,
chiarisce che nessuno può fare il servo contemporaneamente a due padroni, con
un servizio totale, infatti "o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si
affezionerà all'uno e trascurerà l'altro. Non potete servire Dio e la
ricchezza". Tornano in mente le parole del Deuteronomio che definiscono il
"servizio" all'unico Signore con questi termini: amarlo "con
tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze" (Dt 6,4-5). In
nome di questa dedizione totale a Dio si contesta l'idolatria, che è appunto
servire altri dei, altri signori. È la pretesa di un diritto assoluto da parte
di Dio. Non è difficile che questo ci sembri eccessivo. E in base ai nostri
calcolati giudizi, alla nostra misurata e accorta gestione dei sentimenti,
certamente lo sentiamo tale. È proprio così: Dio è eccessivo. Ma è l'eccesso di
amore che rende ragione della sua pretesa. È già ben chiaro nelle parole del
profeta Isaia: "Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non
commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si
dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai" (Is 49,15). Mai una
madre dimentica il proprio figlio piccolo. Ebbene, anche se per assurdo una
madre operasse così, il Signore non lo farebbe mai. Per questo e solo per
questo il salmista dice: "Solo in Dio riposa l'anima mia" (Sal 62,2).Gesù si rivolge ai discepoli per invitarli a vivere con radicalità e integrità il loro rapporto con Dio. Il servizio alla ricchezza (un vero idolo) è come donargli l'anima, perché diviene il motivo assorbente della vita. È un idolo effimero, eppure per molti è motivo sufficiente per essere spinti a servirlo con la vita. Servire la ricchezza è dunque perdere la vita dietro l'incanto dell'effimero. L'avvertenza di Gesù è saggia e severa: "Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta". Occorre anzitutto cercare il regno di Dio, che è bontà, misericordia, giustizia, fraternità, amicizia. Questo è l'essenziale da cui promana con certezza tutto il resto. La ricchezza ci offre qualcosa ma non ci dà l'essenziale. Tuttavia è un idolo esigente, che non risparmia. Se cercheremo anzitutto il regno di Dio, il resto non ci mancherà, ne mancherà a quanti non hanno neppure il necessario.
Omelia di mons. Vincenzo Paglia
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