-E quando tuo figlio ti chiede… «Ma morire è una cosa
bella?», tu come gli rispondi? Mamma Francesca ha risposto ai suoi figli
dicendo loro che sarebbe andata in un posto bellissimo, in Paradiso.
Mamma Francesca, all’anagrafe Francesca Pedrazzini è stata una moglie e una madre, aveva sogni e progetti, ma aveva anche un tumore.
Suo marito, Vincenzo e i suoi tre figli, Carlo, Sofia e Cecilia erano la sua famiglia erano la sua vita e lei si chiese:
«Perché proprio a me?»
E non è che ci sia una risposta a questa domanda… Francesca ha scoperto la malattia nel Gennaio 2010, un nodulo di 5 centimetri nel seno. Operata e apparentemente guarita quando a Settembre 2011 dopo le vacanze al mare…. Metastasi alle ossa e al fegato.
La sorella Sara racconta: «Francesca è passata da tutti gli stati d’animo. La ribellione, l’ansia, l’angoscia… Ma il primo istante è stato un sì. Ha detto: va bene così. Non piangeva. Me lo ricordo bene, perché io ero disperata, ma avevo davanti una che non lo era [...] Aveva un’umanità ricca, sempre in lotta. Ed era consegnata a Gesù. Completamente».
Il Marito Vincenzo racconta: «Diciassette anni sulla stessa strada e gli ultimi giorni, i più belli. Era talmente splendente. Contenta. Mi ha trascinato dentro la sua certezza. E con me, i figli, gli amici. Ci ha contagiato. Capita anche adesso che qualcuno quando racconto di lei tema che mi si riapra una ferita. Invece, per me, è esattamente il contrario. Quando posso ricordare la sua certezza e la sua fede degli ultimi giorni sono più in pace. So dov’è la Franci in questo momento. So che è piena di gioia. Si era preparata. Ci aveva preparati».
Già, Francesca ha abbracciato letteralmente la morte con un coraggio esemplare datole dalla fede, fede che ha lasciato fuori dalla sua vita la disperazione, quella data da una malattia terribile, quella data dal perdere e lasciare le persone che si amano.
E Francesca stava male, Sara racconta che: «C’è stato un periodo in cui esageravano con gli antidolorifici. Lei ha chiesto di ridurli: “Preferisco avere mal di schiena, ma capire mio figlio quando mi parla”…».
Vincenzo scopre che manca poco:
«Quando i medici mi spiegano che manca poco, cado in uno stato di angoscia. Cosa faccio, glielo dico o no? Pensavo: ora scopre che mancano pochi giorni da vivere, e crolla. Come dire: tutto quello che c’è stato prima, non regge. Parlo con i parenti. Con i dottori. Un giorno e mezzo di crisi, totale. Lei a un certo punto mi guarda e fa: “Vince, vieni qui“. Mi siedo. E lei: “Guarda, devi stare tranquillo. Io sono contenta. Sono in pace. Sono certa di Gesù. Non ho paura, va bene così. Anzi, sono curiosa di quello che mi sta preparando il Signore”. Ma non sei triste? “No, sono tranquilla. Mi spiace solo per te, perché la tua prova è più pesante della mia, sarebbe stato meglio il contrario”.
Lì c’è stata una trasformazione. Io dopo quelle parole ero un altro. Ribaltato. L’angoscia era sparita. Le ho detto sorridendo: sì e vero, sarebbe stato meglio il contrario, soprattutto per i bambini. Poi lei riparte in quarta: “Voglio essere sepolta a Chiaravalle, mi raccomando! E poi ricordati che bisogna iscrivere la Ceci alle medie. Devo assolutamente segnare tutte le cose organizzative che si devono fare …”. Chiede di parlare con la dottoressa. Si fa spiegare tutto. E il giorno dopo domanda di vedere i bambini, uno per uno. “Guardate, io vado in Paradiso. È un posto bellissimo, non vi dovete preoccupare. Avrete nostalgia, lo so. Ma io vi vedro e vi curerò sempre. E mi raccomando, quando vado in Paradiso dovete fare una grande festa”».
Francesca aveva solo due strade: la disperazione, o la fede.
L’ultimo giorno lo vuole trascorrere in ospedale con i figli senza medici senza medicine… e senza lacrime. «Vado in un posto bellissimo, in Paradiso. Dovete fare festa».
Poi le ultime parole al marito: «Io non ho paura»
Ed è con queste parole che Davide Perillo ha titolato il libro che racconta la storia di Francesca e della sua fede.
Mamma Francesca, all’anagrafe Francesca Pedrazzini è stata una moglie e una madre, aveva sogni e progetti, ma aveva anche un tumore.
Suo marito, Vincenzo e i suoi tre figli, Carlo, Sofia e Cecilia erano la sua famiglia erano la sua vita e lei si chiese:
«Perché proprio a me?»
E non è che ci sia una risposta a questa domanda… Francesca ha scoperto la malattia nel Gennaio 2010, un nodulo di 5 centimetri nel seno. Operata e apparentemente guarita quando a Settembre 2011 dopo le vacanze al mare…. Metastasi alle ossa e al fegato.
La sorella Sara racconta: «Francesca è passata da tutti gli stati d’animo. La ribellione, l’ansia, l’angoscia… Ma il primo istante è stato un sì. Ha detto: va bene così. Non piangeva. Me lo ricordo bene, perché io ero disperata, ma avevo davanti una che non lo era [...] Aveva un’umanità ricca, sempre in lotta. Ed era consegnata a Gesù. Completamente».
Il Marito Vincenzo racconta: «Diciassette anni sulla stessa strada e gli ultimi giorni, i più belli. Era talmente splendente. Contenta. Mi ha trascinato dentro la sua certezza. E con me, i figli, gli amici. Ci ha contagiato. Capita anche adesso che qualcuno quando racconto di lei tema che mi si riapra una ferita. Invece, per me, è esattamente il contrario. Quando posso ricordare la sua certezza e la sua fede degli ultimi giorni sono più in pace. So dov’è la Franci in questo momento. So che è piena di gioia. Si era preparata. Ci aveva preparati».
Già, Francesca ha abbracciato letteralmente la morte con un coraggio esemplare datole dalla fede, fede che ha lasciato fuori dalla sua vita la disperazione, quella data da una malattia terribile, quella data dal perdere e lasciare le persone che si amano.
E Francesca stava male, Sara racconta che: «C’è stato un periodo in cui esageravano con gli antidolorifici. Lei ha chiesto di ridurli: “Preferisco avere mal di schiena, ma capire mio figlio quando mi parla”…».
Vincenzo scopre che manca poco:
«Quando i medici mi spiegano che manca poco, cado in uno stato di angoscia. Cosa faccio, glielo dico o no? Pensavo: ora scopre che mancano pochi giorni da vivere, e crolla. Come dire: tutto quello che c’è stato prima, non regge. Parlo con i parenti. Con i dottori. Un giorno e mezzo di crisi, totale. Lei a un certo punto mi guarda e fa: “Vince, vieni qui“. Mi siedo. E lei: “Guarda, devi stare tranquillo. Io sono contenta. Sono in pace. Sono certa di Gesù. Non ho paura, va bene così. Anzi, sono curiosa di quello che mi sta preparando il Signore”. Ma non sei triste? “No, sono tranquilla. Mi spiace solo per te, perché la tua prova è più pesante della mia, sarebbe stato meglio il contrario”.
Lì c’è stata una trasformazione. Io dopo quelle parole ero un altro. Ribaltato. L’angoscia era sparita. Le ho detto sorridendo: sì e vero, sarebbe stato meglio il contrario, soprattutto per i bambini. Poi lei riparte in quarta: “Voglio essere sepolta a Chiaravalle, mi raccomando! E poi ricordati che bisogna iscrivere la Ceci alle medie. Devo assolutamente segnare tutte le cose organizzative che si devono fare …”. Chiede di parlare con la dottoressa. Si fa spiegare tutto. E il giorno dopo domanda di vedere i bambini, uno per uno. “Guardate, io vado in Paradiso. È un posto bellissimo, non vi dovete preoccupare. Avrete nostalgia, lo so. Ma io vi vedro e vi curerò sempre. E mi raccomando, quando vado in Paradiso dovete fare una grande festa”».
Francesca aveva solo due strade: la disperazione, o la fede.
L’ultimo giorno lo vuole trascorrere in ospedale con i figli senza medici senza medicine… e senza lacrime. «Vado in un posto bellissimo, in Paradiso. Dovete fare festa».
Poi le ultime parole al marito: «Io non ho paura»
Ed è con queste parole che Davide Perillo ha titolato il libro che racconta la storia di Francesca e della sua fede.
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