"Chi non riconosce che Gesù Cristo é venuto nella carne, é un anticristo e
chi rigetta la testimonianza della croce viene dal diavolo. Chi perverte le
parole del Signore, adattandole ai suoi malvagi desideri, e nega la
risurrezione e il giudizio, costui è il primogenito di Satana.
Perciò, abbandonando la vanità della gente e i falsi insegnamenti, ritorniamo alla dottrina che ci fu impartita da principio, siamo sobri [per attendere] alla preghiera; perseveriamo nel digiuno e domandiamo con preghiere a Dio, che tutto vede, di non indurci in tentazione; poiché il Signore ha detto: Lo spirito é pronto, ma la carne é inferma.
Perseveriamo dunque senza posa nella nostra speranza e nel pegno della nostra giustizia, che è Gesù Cristo, che portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, che non commise peccato e nella cui bocca non si trovò mai frode; ma Egli ha sopportato tutto per noi, affinché vivessimo in Lui.
Cerchiamo quindi d’imitare la sua pazienza e, se dovremo soffrire per il suo nome, rendiamogli gloria. Tale infatti è l’esempio che Egli ci pose dinanzi nella sua persona, e noi l’abbiamo creduto.
Vi scongiuro quindi tutti ad essere obbedienti alla parola della giustizia e a sopportare con tutta quella pazienza che avete ammirato con i vostri occhi non solo nei beati Ignazio, Zosimo e Rufo , ma anche in altri dei vostri, nello stesso Paolo e negli altri Apostoli.
Persuadetevi che tutti costoro non corsero invano, ma nella fede e nella giustizia, e che ora occupano il posto loro dovuto presso il Signore, con il quale hanno condiviso le sofferenze. Poiché essi non hanno amato questo mondo , ma Colui che è morto per noi e che per noi fu risuscitato da Dio.
Rimanete dunque saldi in questi principi e seguite l’esempio del Signore, fermi e irremovibili nella fede , amanti dei fratelli, caritatevoli gli uni verso gli altri , uniti nella verità, gareggiando gli uni con gli altri nella mansuetudine del Signore, senza disprezzare nessuno".
S. Policarpo di Smirne, "Lettera ai Filippesi".
Perciò, abbandonando la vanità della gente e i falsi insegnamenti, ritorniamo alla dottrina che ci fu impartita da principio, siamo sobri [per attendere] alla preghiera; perseveriamo nel digiuno e domandiamo con preghiere a Dio, che tutto vede, di non indurci in tentazione; poiché il Signore ha detto: Lo spirito é pronto, ma la carne é inferma.
Perseveriamo dunque senza posa nella nostra speranza e nel pegno della nostra giustizia, che è Gesù Cristo, che portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, che non commise peccato e nella cui bocca non si trovò mai frode; ma Egli ha sopportato tutto per noi, affinché vivessimo in Lui.
Cerchiamo quindi d’imitare la sua pazienza e, se dovremo soffrire per il suo nome, rendiamogli gloria. Tale infatti è l’esempio che Egli ci pose dinanzi nella sua persona, e noi l’abbiamo creduto.
Vi scongiuro quindi tutti ad essere obbedienti alla parola della giustizia e a sopportare con tutta quella pazienza che avete ammirato con i vostri occhi non solo nei beati Ignazio, Zosimo e Rufo , ma anche in altri dei vostri, nello stesso Paolo e negli altri Apostoli.
Persuadetevi che tutti costoro non corsero invano, ma nella fede e nella giustizia, e che ora occupano il posto loro dovuto presso il Signore, con il quale hanno condiviso le sofferenze. Poiché essi non hanno amato questo mondo , ma Colui che è morto per noi e che per noi fu risuscitato da Dio.
Rimanete dunque saldi in questi principi e seguite l’esempio del Signore, fermi e irremovibili nella fede , amanti dei fratelli, caritatevoli gli uni verso gli altri , uniti nella verità, gareggiando gli uni con gli altri nella mansuetudine del Signore, senza disprezzare nessuno".
S. Policarpo di Smirne, "Lettera ai Filippesi".
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