Siamo giunti in alto mare.
Affinché, in mezzo agli scatenati venti avversi, il turbine delle acque non ci
sommerga, abbiamo rivolto a Dio le Nostre preghiere e i Nostri indicibili
lamenti perché ci soccorra copiosamente, con l’aiuto e il presidio della Sua
efficacissima grazia, nell’incarico Apostolico da Noi assunto e nel condurre a
buon fine questo oneroso impegno, che di gran lunga va oltre le nostre forze; e
perché accolga con grande benevolenza le nostre preci che con insistenza
innalziamo in queste ore di affanno.
Chi infatti non tremerebbe in tutto l’animo e in tutte le membra? Chi non sarebbe angosciato dal più afflittivo timore? Chi non sarebbe colto da profonda tristezza, constatando coi propri occhi e con la massima attenzione quanto sia penoso lo stato della Religione cattolica e di questa Sede Apostolica?
Chi infine non piangerebbe tutte le sue lacrime per le tante orrende ferite inflitte alla nostra fede, alla nostra disciplina e ai nostri diritti?
Ma non è il caso di ricordare e richiamare tanti mali e di passare sotto silenzio i rimedi coi quali possiamo far fronte a tante sciagure.
Non vi è malattia tanto grave, tanto ostinata, tanto disperata, che non possa essere sanata o almeno soccorsa da Dio onnipotente in virtù della Sua ineffabile misericordia, che trascende la nostra capacità di comprenderla.
Accostiamoci dunque con fiducia al Suo Trono, nel modo dovuto.
Infatti le nostre armi con cui, forti e costanti, possiamo opporci a tanti mali, sono le preghiere, i digiuni, le elemosine; sappiamo che se ci rifugeremo in Lui e le Sue parole si imprimeranno in noi, potremo chiedere, e sarà esaudito ogni nostro desiderio.
Rivolgiamoci dunque a Dio con tutto il nostro cuore, nel digiuno, nel pianto, nel lamento e non distogliamo lo sguardo dal povero, in modo che non accada che il Signore distolga lo sguardo da noi.
Chi infatti non tremerebbe in tutto l’animo e in tutte le membra? Chi non sarebbe angosciato dal più afflittivo timore? Chi non sarebbe colto da profonda tristezza, constatando coi propri occhi e con la massima attenzione quanto sia penoso lo stato della Religione cattolica e di questa Sede Apostolica?
Chi infine non piangerebbe tutte le sue lacrime per le tante orrende ferite inflitte alla nostra fede, alla nostra disciplina e ai nostri diritti?
Ma non è il caso di ricordare e richiamare tanti mali e di passare sotto silenzio i rimedi coi quali possiamo far fronte a tante sciagure.
Non vi è malattia tanto grave, tanto ostinata, tanto disperata, che non possa essere sanata o almeno soccorsa da Dio onnipotente in virtù della Sua ineffabile misericordia, che trascende la nostra capacità di comprenderla.
Accostiamoci dunque con fiducia al Suo Trono, nel modo dovuto.
Infatti le nostre armi con cui, forti e costanti, possiamo opporci a tanti mali, sono le preghiere, i digiuni, le elemosine; sappiamo che se ci rifugeremo in Lui e le Sue parole si imprimeranno in noi, potremo chiedere, e sarà esaudito ogni nostro desiderio.
Rivolgiamoci dunque a Dio con tutto il nostro cuore, nel digiuno, nel pianto, nel lamento e non distogliamo lo sguardo dal povero, in modo che non accada che il Signore distolga lo sguardo da noi.
Papa Clemente XII
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