martedì 17 aprile 2012

L'immagine di Gesù per bocca di un non Cristiano - Lentulo Publio

Questa lettera di Publio Lentulo, (18 a.C. – 11 d.C.) governatore della Giudea (antecessore di Pilato), è un documento storico di immenso valore in cui si descrivono il volto e la persona di Gesù Cristo all’imperatore Tiberio di Roma, tradotta dal latino originale che si conserva dai signori Cesarini in Roma.
Ho inteso, o Cesare, che desideri sapere quanto ora ti narro; essendo qui un uomo, il quale vive di grandi virtù chiamato Gesù Cristo, dalla gente è detto Profeta, ed i suoi discepoli lo tengono per divino, e dicono che egli è figlio di Dio Creatore del cielo e della terra, e di tutte le cose che in essa si trovano e son fatte. In verità, o Cesare, ogni giorno si sentono cose meravigliose di questo Cristo: risuscita i morti, e sana gl’infermi con una sola parola. Uomo di giusta statura, è molto bello di aspetto, ed ha maestà nel volto, e quelli che lo mirano sono forzati ad amarlo e temerlo.
Ha i capelli di color della nocciuola ben matura, e sono distesi sino alle orecchie, e dalle orecchie sino alle spalle sono di color della terra, ma più risplendenti.
Ha nel mezzo della fronte in testa il crin spartito ad usanza de’ Nazareni. La faccia senza ruga, o macchia, accompagnata da un color modesto. Le narici e le lab­bra non possono da alcuno essere riprese con ragione: la barba è spessa ed ha simiglianza dei capelli, non molto lunga, ma spartita per mezzo.
Il suo mirare è molto spaventoso e grave; ha gli occhi come i raggi del sole, e nessuno può guardarlo fisso per lo splendore; e quando ammonisce piange; si fa amare, ed è allegro con gravità. Dicono che nessuno l’ha veduto mai ridere, ma bensì piangere. piangere.
Ha le mani e le braccia molto belle, nella conversazione contenta molti, ma si vede di rado: e quando vi si trova, è molto modesto all’aspetto, e nella presenza è il più bell’uomo che si possa immaginare; tutto simile alla madre, la quale è la più bella giovane che siasi mai vista in queste parti.
Però se la Maestà tua, o Cesare, desidera di vederlo, come negli avvisi passati mi scrivesti, fammelo sapere, che non mancherò subito di mandarlo. Di lettera fa stupire la città di Gerusalemme. Egli non ha studiato giammai cosa alcuna, e pure sa tutte le scienze; cammina scalzo, senza cosa alcuna in testa; molti ne ridono in vederlo, ma in presenza sua nel parlare con lui tremano e stupiscono.
Dicono che un tal uomo non è stato mai veduto, né inteso in queste parti. In verità, secondo quanto mi dicono gli Ebrei, non si e sentito mai di tali consigli, di così gran dottrina, come insegna questo Cristo, e molti de’ Giudei lo tengono per divino e lo credono; e molti altri me lo querelano con dire che è contro la Maestà tua, o Cesare. Si dice di non aver mai fatto dispiacere ad alcuna persona, ma si bene tutti quelli che lo conoscono, che l’hanno avvicinato dicono d’aver ricevuto benefizi e sanità.
Però alla Maestà tua, o Cesare, alla tua obbedienza sono prontissimo: quanto mi comandi sarà eseguito. Vale.
Da Gerusalemme, indizione settima, luna undecima. Della Maestà tua fedelissimo e obbedientissimo.
Publio Lentulo Governatore della Giudea

Nessun commento: