“Non temere! Io Sono il Primo e l’Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre” (Ap 1,17-18). Queste consolanti parole ci invitano a volgere lo sguardo verso Cristo, per sperimentarne la rassicurante presenza. A ciascuno, in qualsiasi condizione si trovi, fosse pure la più complessa e drammatica, il Risorto ripete: “Non temere!” Sono morto sulla Croce, ma ora “vivo per sempre”; “Io Sono il Primo e l’Ultimo e il Vivente.”
“Il Primo”, la sorgente, cioè, di ogni essere e la primizia della nuova creazione; “l’Ultimo”, il termine definitivo della storia; “il Vivente”, la fonte inesauribile della Vita che ha sconfitto la morte per sempre. Nel Messia crocifisso e risuscitato riconosciamo i lineamenti dell’Agnello immolato sul Golgota, che implora il perdono per i suoi carnefici e dischiude per i peccatori pentiti le porte del cielo; intravediamo il volto del Re immortale che ha ormai “potere sopra la morte e sopra gli inferi” (Ap 1,18).
“Celebrate il Signore perchè è buono, perchè eterna è la sua misericordia” (Sal 118,1).
Facciamo nostra l’esclamazione del Salmista, che abbiamo cantato nel Salmo responsoriale: eterna è la Misericordia del Signore! Per comprendere sino in fondo la verità di queste parole, lasciamoci condurre dalla liturgia nel cuore dell’evento di salvezza, che unisce la morte e la risurrezione di Cristo alla nostra esistenza e alla storia del mondo. Questo prodigio di Misericordia ha radicalmente mutato le sorti dell’umanità. È un prodigio in cui si dispiega in pienezza l’Amore del Padre che, per la nostra redenzione, non indietreggia neppure davanti al sacrificio del suo Figlio unigenito.
Nel Cristo umiliato e sofferente credenti e non credenti possono ammirare una solidarietà sorprendente, che lo unisce alla nostra umana condizione oltre ogni immaginabile misura.
La Croce, anche dopo la risurrezione del Figlio di Dio, “Parla e non cessa mai di parlare di Dio Padre, che è assolutamente fedele al suo eterno amore verso l’uomo... Credere in tale Amore significa credere nella Misericordia” (Dives in misericordia, 7).
Vogliamo rendere grazie al Signore per il Suo Amore, che è più forte della morte e del peccato. Esso si rivela e si attua come Misericordia nella nostra quotidiana esistenza e sollecita ogni uomo ad avere a sua volta “Misericordia” verso il Crocifisso. Non è forse proprio amare Dio e amare il prossimo e persino i “nemici”, seguendo l’esempio di Gesù, il programma di vita d’ogni battezzato e della Chiesa tutta intera?
Con questi sentimenti, celebriamo la seconda Domenica di Pasqua, che dallo scorso anno, anno del Grande Giubileo, è chiamata anche “Domenica della Divina Misericordia”. Per me è una grande gioia potermi unire a tutti voi, cari pellegrini e devoti venuti da varie nazioni per commemorare, ad un anno di distanza, la canonizzazione di Suor Faustina Kowalska, testimone e messaggera dell’Amore Misericordioso del Signore. L’elevazione agli onori degli altari di questa umile Religiosa, figlia della mia Terra, non rappresenta un dono solo per la Polonia, ma per tutta l’umanità. Il messaggio, infatti, di cui ella è stata portatrice costituisce la risposta adeguata e incisiva che Dio ha voluto offrire alle domande e alle attese degli uomini di questo nostro tempo, segnato da immani tragedie. A Suor Faustina Gersù ebbe a dire un giorno: “L’umanità non troverà pace, finchè non si rivolgerà con fiducia alla Divina Misericordia.” (Diario, p. 132).
“Il Primo”, la sorgente, cioè, di ogni essere e la primizia della nuova creazione; “l’Ultimo”, il termine definitivo della storia; “il Vivente”, la fonte inesauribile della Vita che ha sconfitto la morte per sempre. Nel Messia crocifisso e risuscitato riconosciamo i lineamenti dell’Agnello immolato sul Golgota, che implora il perdono per i suoi carnefici e dischiude per i peccatori pentiti le porte del cielo; intravediamo il volto del Re immortale che ha ormai “potere sopra la morte e sopra gli inferi” (Ap 1,18).
“Celebrate il Signore perchè è buono, perchè eterna è la sua misericordia” (Sal 118,1).
Facciamo nostra l’esclamazione del Salmista, che abbiamo cantato nel Salmo responsoriale: eterna è la Misericordia del Signore! Per comprendere sino in fondo la verità di queste parole, lasciamoci condurre dalla liturgia nel cuore dell’evento di salvezza, che unisce la morte e la risurrezione di Cristo alla nostra esistenza e alla storia del mondo. Questo prodigio di Misericordia ha radicalmente mutato le sorti dell’umanità. È un prodigio in cui si dispiega in pienezza l’Amore del Padre che, per la nostra redenzione, non indietreggia neppure davanti al sacrificio del suo Figlio unigenito.
Nel Cristo umiliato e sofferente credenti e non credenti possono ammirare una solidarietà sorprendente, che lo unisce alla nostra umana condizione oltre ogni immaginabile misura.
La Croce, anche dopo la risurrezione del Figlio di Dio, “Parla e non cessa mai di parlare di Dio Padre, che è assolutamente fedele al suo eterno amore verso l’uomo... Credere in tale Amore significa credere nella Misericordia” (Dives in misericordia, 7).
Vogliamo rendere grazie al Signore per il Suo Amore, che è più forte della morte e del peccato. Esso si rivela e si attua come Misericordia nella nostra quotidiana esistenza e sollecita ogni uomo ad avere a sua volta “Misericordia” verso il Crocifisso. Non è forse proprio amare Dio e amare il prossimo e persino i “nemici”, seguendo l’esempio di Gesù, il programma di vita d’ogni battezzato e della Chiesa tutta intera?
Con questi sentimenti, celebriamo la seconda Domenica di Pasqua, che dallo scorso anno, anno del Grande Giubileo, è chiamata anche “Domenica della Divina Misericordia”. Per me è una grande gioia potermi unire a tutti voi, cari pellegrini e devoti venuti da varie nazioni per commemorare, ad un anno di distanza, la canonizzazione di Suor Faustina Kowalska, testimone e messaggera dell’Amore Misericordioso del Signore. L’elevazione agli onori degli altari di questa umile Religiosa, figlia della mia Terra, non rappresenta un dono solo per la Polonia, ma per tutta l’umanità. Il messaggio, infatti, di cui ella è stata portatrice costituisce la risposta adeguata e incisiva che Dio ha voluto offrire alle domande e alle attese degli uomini di questo nostro tempo, segnato da immani tragedie. A Suor Faustina Gersù ebbe a dire un giorno: “L’umanità non troverà pace, finchè non si rivolgerà con fiducia alla Divina Misericordia.” (Diario, p. 132).
La Divina Misericordia! Ecco il dono pasquale che la Chiesa riceve dal Cristo risorto e che offre all’umanità, all’alba del terzo millenio.
Il Vangelo, che poc’anzi è stato proclamato, ci aiuta a cogliere appieno il senso e il valore di questo dono. L’evangelista Giovanni ci fa come condividere l’emozione provata dagli Apostoli nell’incontro con Cristo dopo la Sua Risurrezione. La nostra attenzione si sofferma sul gesto del Maestro, che trasmette ai discepoli timorosi e stupefatti la missione di essere ministri della Divina Misericordia. Egli mostra le mani e il costato con impressi i segni della Passione e comunica loro: “Come il Padre ha mandato Me anch’Io mando voi” (Gv 20,21). Subito dopo “alitò su di loro e disse: a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi.” (Gv 20,22-23). Gesù affida ad essi il dono di “rimettere i peccati”, dono che scaturisce dalle ferite delle sue mani, dei suoi piedi e soprattutto del suo costato trafitto. Di là un’onda di Misericordia si riversa sull’intera umanità.
Riviviamo questo momento con grande intensità spirituale. Anche a noi quest’oggi il Signore mostra le sue piaghe gloriose e il suo Cuore, fontana inesausta di luce e di verità, di amore e di perdono.
Il Cuore di Cristo! Il suo “Sacro Cuore” agli uomini ha dato tutto: la redenzione, la salvezza, la santificazione. Da questo Cuore sovrabbondante di tenerezza santa Faustina Kowalska vide sprigionarsi due fasci di luce che illuminavano il mondo. “I due raggi, secondo quanto lo stesso Gesù ebbe a confidarle, rappresentano il sangue e l’acqua.” Il sangue richiama il sacrificio del Golgota e il mistero dell’Eucaristia; l’acqua, secondo la ricca simbologia dell’evangelista Giovanni, fa pensare al battesimo e al dono dello Spirito Santo (cfr Gv 3,5; 4,14).
Attraverso il mistero di questo cuore ferito, non cessa di spandersi anche sugli uomini e sulle donne della nostra epoca il flusso ristoratore dell’Amore Misericordioso di Dio. Chi anela alla felicità autentica e duratura, solo qui ne può trovare il segreto.
“Gesù, confido in Te!”. Questa preghiera, cara a tanti devoti, ben esprime l’atteggiamento con cui vogliamo abbandonarci fiduciosi pure noi nelle tue mani, o Signore, nostro unico Salvatore.
Tu bruci dal desiderio di essere amato, e chi si sintonizza con i sentimenti del Tuo Cuore apprende ad essere costruttore della nuova città dell’Amore. Un semplice atto d’abbandono basta ad infrangere le barriere del buio e della tristezza, del dubbio e della disperazione. I raggi della Tua Divina Misericordia ridanno speranza, in modo speciale, a chi si sente schiacciato dal peso del peccato.
Maria, Madre di Misericordia, fa’ che manteniamo sempre viva questa fiducia nel tuo Figlio, nostro Redentore. Aiutaci anche tu, Santa Faustina, che oggi ricordiamo con particolare affetto. Insieme a te vogliamo ripetere, fissando il nostro debole sguardo sul Volto del Divin Salvatore: “Gesù, confido in Te!”. Oggi e sempre. Amen.
Il Vangelo, che poc’anzi è stato proclamato, ci aiuta a cogliere appieno il senso e il valore di questo dono. L’evangelista Giovanni ci fa come condividere l’emozione provata dagli Apostoli nell’incontro con Cristo dopo la Sua Risurrezione. La nostra attenzione si sofferma sul gesto del Maestro, che trasmette ai discepoli timorosi e stupefatti la missione di essere ministri della Divina Misericordia. Egli mostra le mani e il costato con impressi i segni della Passione e comunica loro: “Come il Padre ha mandato Me anch’Io mando voi” (Gv 20,21). Subito dopo “alitò su di loro e disse: a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi.” (Gv 20,22-23). Gesù affida ad essi il dono di “rimettere i peccati”, dono che scaturisce dalle ferite delle sue mani, dei suoi piedi e soprattutto del suo costato trafitto. Di là un’onda di Misericordia si riversa sull’intera umanità.
Riviviamo questo momento con grande intensità spirituale. Anche a noi quest’oggi il Signore mostra le sue piaghe gloriose e il suo Cuore, fontana inesausta di luce e di verità, di amore e di perdono.
Il Cuore di Cristo! Il suo “Sacro Cuore” agli uomini ha dato tutto: la redenzione, la salvezza, la santificazione. Da questo Cuore sovrabbondante di tenerezza santa Faustina Kowalska vide sprigionarsi due fasci di luce che illuminavano il mondo. “I due raggi, secondo quanto lo stesso Gesù ebbe a confidarle, rappresentano il sangue e l’acqua.” Il sangue richiama il sacrificio del Golgota e il mistero dell’Eucaristia; l’acqua, secondo la ricca simbologia dell’evangelista Giovanni, fa pensare al battesimo e al dono dello Spirito Santo (cfr Gv 3,5; 4,14).
Attraverso il mistero di questo cuore ferito, non cessa di spandersi anche sugli uomini e sulle donne della nostra epoca il flusso ristoratore dell’Amore Misericordioso di Dio. Chi anela alla felicità autentica e duratura, solo qui ne può trovare il segreto.
“Gesù, confido in Te!”. Questa preghiera, cara a tanti devoti, ben esprime l’atteggiamento con cui vogliamo abbandonarci fiduciosi pure noi nelle tue mani, o Signore, nostro unico Salvatore.
Tu bruci dal desiderio di essere amato, e chi si sintonizza con i sentimenti del Tuo Cuore apprende ad essere costruttore della nuova città dell’Amore. Un semplice atto d’abbandono basta ad infrangere le barriere del buio e della tristezza, del dubbio e della disperazione. I raggi della Tua Divina Misericordia ridanno speranza, in modo speciale, a chi si sente schiacciato dal peso del peccato.
Maria, Madre di Misericordia, fa’ che manteniamo sempre viva questa fiducia nel tuo Figlio, nostro Redentore. Aiutaci anche tu, Santa Faustina, che oggi ricordiamo con particolare affetto. Insieme a te vogliamo ripetere, fissando il nostro debole sguardo sul Volto del Divin Salvatore: “Gesù, confido in Te!”. Oggi e sempre. Amen.
+ Papa Giovanni Paolo II
Nessun commento:
Posta un commento