mercoledì 15 febbraio 2012

omelia del Card. Angelo Scola per i 50° di fondazione della Parrocchia dei Santi Angeli Custodi di Milano

Arcidiocesi di Milano

Parrocchia dei Santi Angeli custodi


50° di fondazione

Domenica, 12 febbraio 2012
                                                                

Os 6,1-6; dal Salmo 50 (51); Gal 2,19 – 3,7; Lc 7,36-50



Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola,
Arcivescovo di Milano
 


1. «I tuoi peccati sono perdonati» (Vangelo, Lc 7,48). Il filo rosso che lega le tre Letture della Santa Messa di oggi è la parola “misericordia” (Domenica della divina clemenza): quale parola più adeguata di questa per celebrare il 50° di fondazione della vostra parrocchia? Tutti noi qui riuniti riconosciamo questo luogo (tempio di pietre vive) e questo tempo, che abbraccia ormai mezzo secolo, come frutto della Sua misericordia. Sono grato al parroco, ai sacerdoti e a voi tutti per questo invito a celebrare con voi in rendimento di grazie questa azione Eucaristica.

2. Il Signore, per bocca del profeta Osea, è costretto a constatare l’inconsistenza dell’amore del suo popolo, nonostante le assicurazioni di pentimento e le promesse di fedeltà: «Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all’alba svanisce» (Prima Lettura, Os 6,4). Anche noi siamo forse incapaci di amore vero come il fariseo Simone. La domanda retorica di Osea è rivolta a noi questa sera: «Che dovrò fare per te, Efraim, che dovrò fare per te, Giuda?». Essa mostra il “conflitto”, caratteristico del pensiero di Osea, tra la volontà salvifica di Dio e la sua giustizia.

3. La risposta a questo “conflitto” divino si chiama misericordia. Gesù è il nome proprio della misericordia di Dio. Il brano del vangelo di Luca ne descrive magistralmente la dinamica, mettendo a confronto le due figure della donna peccatrice e del fariseo.

«… sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco» (Vangelo, Lc 7,47): il perdono è in proporzione dell’amore, del pentimento mosso dall’amore.

Certo la donna aveva amato in un modo stravolto e peccaminoso, ma paradossalmente a questo suo amore impuro la grazia che è Gesù stesso che con la Sua persona, i Suoi gesti e le Sue parole spalanca la possibilità dell’amore vero. E questa grazia di Dio carica di clemenza, la muove al traboccante pentimento. «Un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi» (Salmo responsoriale, Sal 50 [51]).

Invece - come acutamente nota Gregorio Magno - «… il Fariseo veramente superbo e falsamente giusto accusa la malata della sua malattia e il medico per il soccorso che le porta, lui che era malato di superbia, e non lo sapeva» (Gregorio Magno, Om. 33,1-8). Quante volte non succede anche a noi di fare lo stesso, a cominciare da chi ci è prossimo?

4. L’insegnamento di Paolo nel brano della Lettera ai Galati può essere letto come una spiegazione del vangelo. Egli è un fariseo e peccatore a cui è stato perdonato. Ma Gesù l’ha convinto del suo peccato («Perché mi perseguiti?») e il suo zelo mal diretto è stato cambiato dalla grazia in divorante zelo missionario.

5. «Egli disse alla donna: “La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!”» (Vangelo, Lc 7,50). La donna cede alla Sua misericordia. Questo si chiama fede. La fede è, infatti, grazia e libertà: «E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Epistola, Gal 2,20).

In questo mondo pieno di chiacchiere abbiamo bisogno di qualcosa di solido: la fede è questo punto di forza. La fede che ci trasforma ogni giorno, attraverso la preghiera, soprattutto quella liturgica, e ci consente il vero culto: l’offerta della nostra vita. La fede che, sorretta dalla Parola di Dio, dalla catechesi, dal magistero del Papa e dei Vescovi diventa intelligenza della realtà. Ci rende “critici” verso la “cultura dominante” e ci consente di vivere il quotidiano (affetti, lavoro, riposo) in modo costruttivo.

6. Gli Angeli a cui vi siete affidati sono stati e continueranno ad essere potenti custodi della fede di questa vostra comunità.

Ho molto apprezzato i significativi Quaderni con cui avete voluto illustrare la storia di questi cinquant’anni ricordando i parroci, i sacerdoti, le vocazioni, la musica, la presenza del Vescovo, gli oratori. Tutto questo deve essere per il futuro. Il futuro della vostra comunità, ben inserita nel Decanato, ma anche della società civile di questa vostra Zona. Milano ha più che mai bisogno di cristiani consapevoli, capaci di proporre il loro stile di vita nella società plurale. Soprattutto in questo tempo di travaglio. Proprio oggi si celebra la XXXI Giornata diocesana della solidarietà.

La vostra comunità è stata particolarmente feconda di vocazioni di totale donazione a Cristo e alla Chiesa. Penso alle molte vocazioni matrimoniali e ai consacrati. Il Servo di Dio Marcello Candia ne è la figura più famosa. Imitiamone la santità. Di testimoni hanno soprattutto bisogno oggi i nostri fratelli uomini.

«… Egli disse alla donna: “La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!» (Vangelo, Lc 7,50). Questo tenero congedo Gesù rivolge questa sera ad ognuno di noi e a tutta la comunità. Amen.

Fonte: http://angeloscola.it/2012/02/12/da-50-anni-%e2%80%9ctempio-di-pietre-vive%e2%80%9d/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=da-50-anni-%25e2%2580%259ctempio-di-pietre-vive%25e2%2580%259d

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