mercoledì 7 marzo 2012

Don Giussani: beato perchè portò Cristo in mezzo ai giovani - Don Antonio Mazzi

Non impazzisco per i santi. Ce ne sono così tanti da farti perdere qualsiasi voglia di capirne qualcuno. Basterebbero, secondo me, i dodici apostoli e pochi altri. Ad ogni modo, i santi preferiti li ho anch’io: san Francesco, don Bosco, san Giovanni Calabria, la Maddalena e santa Monica (la madre di S. Agostino). In questi giorni, sempre per il principio che i santi sono pochi, c’è la richiesta di apertura dell’iter di beatificazione di don Luigi Giussani. Farei una riflessione supplementare, quasi una eccezione, proprio per un personaggio come lui.

Sono arrivato a Milano nel 1979 a lavorare presso l’Opera don Calabria, in zona Parco Lambro, nel campo della formazione professionale, per ragazzi e giovani, normali e meno. Don Giussani l’ho incontrato più volte. Mi interessava la sua passione per l’insegnamento.
Avevo bisogno di capire Milano. Venivo da un’esperienza fatta nella borgata romana di Primavalle e da un periodo nel quale, a Verona, avevo tentato di integrare nel mondo della scuola e del lavoro handicappati psichici (così venivano chiamati nel 1968).
Mi ha colpito un episodio della vita di don Giussani, poco eclatante per altri ma non per me. Prete poco più che trentenne, nel 1954, lasciò l’insegnamento in seminario per approdare al liceo Berchet di Milano. Aveva deciso questo “salto dalla balaustra” dopo un incontro, in treno, con alcuni adolescenti, che ignoravano i fondamentali del cattolicesimo.
Insegnando religione per dieci anni in quel liceo, maturò l’idea del movimento che più tardi chiamò “Comunione e Liberazione”. A me don Giussani, interessava e interessa per questo. Qualcuno farà fatica ad avvicinarlo a don Bosco.
I suoi l’hanno intrappolato e spesso compresso con attività più vicine all’economia (Compagnia delle Opere) e alla politica che all’educazione. Ma è stato lo stesso bisogno di ricerca spirituale, profonda, concreta, immersa nella quotidianità, coniugata con l’educazione dei giovani, ad ispirare i due.
In quel tempo non solo insegnò, ma le prime riunioni le fece con don Francesco Ricci, nel nome di Gioventù Studentesca e dentro l’alveo dell’Azione Cattolica. Ha avuto la capacità di coniugare, con armonia e saggezza, la centralità della figura di Cristo con le opere sociali e con l’attenzione all’uomo integrale.
L’allora Cardinale Ratzinger, ai funerali disse: “Don Giussani ha conservato la centralità di Cristo e proprio così ha aiutato con le opere sociali, l’umanità in questo mondo difficile, dove la responsabilità dei cristiani per i poveri è grandissima e urgente”.
Don Giussani, oggi, ridiventa più attuale, moderno, interessante; perché il problema educativo è stato travolto da visioni consumiste e mode superficiali, caratterizzate da qualunquismo culturale e vergognosamente egoista.
Un santo che testimonia con la sua vita l’emergenza educativa, nel folto elenco del martirologio cattolico, credo debba trovare un posticino. “Chi crede deve attraversare anche le valli oscure del discernimento e così anche le avversità delle opposizioni, delle contrarietà ideologiche. Dobbiamo liberarci da voci che non si accontentano di fare, ma che portano messaggi più grandi, in una visione formativa ed educativa più ampia e profonda”.


Don Antonio Mazzi

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