6 Novembre 2011
Messaggio del Cardinale Arcivescovo
40 anni di caritas in italiA
Con i poveri verso la terra promessa
oggi, Solennità del Signore Gesù Cristo Re dell’universo,
L’ascolto implica una sintesi tra carità e competenza. Nell’armonico concorso di questi due fattori si è sempre espresso il “genio” delle opere di carità della Chiesa.
È opportuno, a questo proposito, ricordare le parole di Paolo VI in occasione del primo convegno nazionale delle Caritas diocesane del 1972: «Al di sopra di questo aspetto puramente materiale della vostra attività emerge la sua prevalente funzione pedagogica, il suo aspetto spirituale che non si misura con cifre e bilanci, ma con la capacità che essa ha di sensibilizzare le chiese locali e i singoli fedeli al senso e al dovere della carità in forme consone ai bisogni e ai tempi».
La capacità di educare al gratuito, alla carità, costituisce uno dei compiti essenziali delle nostre Caritas: il dono di sé e la condivisione sono la legge della vita, dicono la maturità di un uomo e, quindi, riguardano ogni circostanza, situazione e rapporto dell’umana esistenza. In questo senso il tempo dedicato all’esercizio della carità, carico della consapevolezza di essere noi i primi beneficiati e vissuto con fedeltà e regolarmente, è paradigmatico per tutta la vita.
Si tratta allora sì di “fare la carità”, ma per imparare il significato e la legge della vita: l’amore, il dono totale di sé.
2. L’educazione al gratuito deve essere al centro della cura pastorale delle nostre Parrocchie, Unità e Comunità pastorali, e anche di tutte le forme aggregative che arricchiscono la nostra Chiesa. Occorre, quindi, promuovere uno stile e un metodo di lavoro: educare alla carità secondo lo stile della comunione - collaborazione - corresponsabilità.
Quella del coordinamento è funzione tipica della Caritas. Ricordiamo ancora le parole di Paolo VI che così spiegava: «Tutto ciò, naturalmente, suppone uno sforzo da parte vostra per creare armonia e unione nell'esercizio della carità, di modo che le varie istituzioni assistenziali, senza perdere la propria autonomia, sappiano agire in spirito di sincera collaborazione fra di loro, superando individualismi e antagonismi, e subordinando gli interessi particolari alle superiori esigenze del bene generale della comunità».
3. Rinnovo a tutti Voi il mio grazie per la vostra presenza. Cosa sarebbe il Vangelo senza questa espressione quotidiana di dedizione carica di amore? Semplicemente non sarebbe credibile.
Le fatiche non mancano, sicuramente la nostra inadeguatezza si farà sentire, ma anche attraverso questi limiti saremo educati ed aiutati a riconoscere che Gesù è il solo a rispondere compiutamente al desiderio di felicità nostro e dei nostri fratelli.
Di cuore Vi saluto e Vi benedico
Angelo Card. Scola
Arcivescovo di Milano
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