Il Signore…ha definito la
pienezza dell'amore con cui dobbiamo amarci gli uni gli altri con queste
parole: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri
amici» (Gv 15, 13).
Ne consegue ciò che il medesimo evangelista Giovanni dice nella
sua lettera: Cristo «ha dato la sua vita per noi, quindi anche noi dobbiamo
dare la vita per i fratelli», (1 Gv 3, 16) amandoci davvero gli uni gli altri, come egli ci ha
amato, fino a dare la sua vita per noi.[…]
Non vogliamo dire con questo
di poter essere pari a Cristo Signore, qualora giungessimo a rendergli
testimonianza fino allo spargimento del sangue.
Egli aveva il potere di dare la
sua vita e di riprenderla, mentre noi non possiamo vivere finché vogliamo, e
dobbiamo morire anche contro nostra voglia.
Egli, morendo, uccise subito
in sé la morte, mentre noi veniamo liberati dalla morte solo mediante la sua
morte. La sua carne non conobbe la corruzione, mentre la nostra, solo dopo aver
subito la corruzione, rivestirà per mezzo di lui l'incorruttibilità alla fine
del mondo.
Egli non ebbe bisogno di noi per salvarci, ma noi, senza di lui, non
possiamo far nulla. […]
In fine, anche se i fratelli
arrivano a dare la vita per i fratelli, il sangue di un martire non viene
sparso per la remissione dei peccati dei fratelli, cosa che invece egli ha
fatto per noi. E con questo ci ha dato non un esempio da imitare, ma un dono di
cui essergli grati.
Cavallini Pietro.
Crocifissione, c. 1308. Chiesa di San Domenico Maggiore, Napoli.
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