Cara Suor Emma, te ne sei andata il 5 dicembre, all’inizio del lungo ponte di Sant’Ambrogio che introduce la stagione sciistica. La maggior parte di noi ha appreso la notizia leggendo sul Foglio della settimana della messa in tuo suffragio.
Che dire...... Ti ho conosciuta a metà degli anni settanta; io ero una giovane sposa e tu una suora di una certa età, piena di vita, che “dava i punti” a qualsiasi ragazza. A quei tempi ci si sposava giovani e subito si mettevano al mondo bimbi. Si diventava maggiorenni a 21 anni. Sembra ieri, ma mi rendo conto che sto parlando di un’altra epoca, un altro mondo.
Le suore già operavano con concetti pedagogici modernissimi. Secondo lo stile delle suore Figlie dell’Oratorio l’impegno non era solo quello di accudire i piccoli ma l’asilo era la sede naturale di attività catechistiche per le fanciulle e le ragazze. Di incontri e ritiri spirituali, di formazione della gioventù femminile, di celebrazioni liturgiche, ecc.” Le “ragazze” degli anni ‘60 e ’70 ricordano che, dopo l’orario di scuola, potevano accedere al giardino e lì, al fresco delle fronde degli alberi, si sedevano sulle panchine e si raccontavano le esperienze della giornata. All'occorrenza c'era sempre una suora che, con tatto, entrava nei loro discorsi, per dare il “giusto”indirizzo. Nel cortiletto interno, al piano superiore, c’era un’ampia saletta e le suore d’estate ospitavano le bambine che avevano i genitori che lavoravano,una sorta di oratorio estivo. Qualche mamma casalinga preparava la pastasciutta. Suor Emma, appena poteva, metteva in mano alle ragazze ago e filo; insegnava ad attaccare i bottoni, a fare un orlo, a ricamare, a lavorare all’uncinetto. Piccoli lavori di economia domestica, certo erano ormai passati i tempi in cui le bambine si trovano per preparare insieme il corredo per il matrimonio.
Qualche ragazza leggeva un libro, in genere di avventura o di storie. Conservo ancora l’unica “presina per pentola” fatta da mia figlia Laura: un cerchietto realizzato all’uncinetto, tutto a punto basso.
Suor Emma era maestra d’asilo con l’amore per il teatro: non c’era festa della mamma, Natale, Pasqua, festa di fine anno che non si preparasse uno spettacolo teatrale. Le suore, all’epoca, avevano un teatrino con palco sopraelevato posto nel sottochiesa, con ingresso dal cortile dell’asilo. Suor Emma e le consorelle avevano un paio di armadi pieni di vestitini adatti a tutte le occasioni. Le bambine e le ragazze andavamo dalle suore anche per dare una mano nell’accudire i piccoli, una sorta di preparazione al loro futuro essere mamme. Inoltre aiutavano nella preparazione dei canti, balli e piccole rappresentazioni per le varie feste dell’anno. Le rappresentazioni erano semplici, con balletti e canzoncine facili da imparare. Il pubblico, composto da genitori, nonne, zie, familiari era sempre commosso ed entusiasta.
Suor Emma, aiutata da un gruppo di genitori, aveva realizzato anche il bar delle ragazze. Era situato dove ora c’è la saletta Zerosix. Lei stessa era andata a prendere le piastrelle del pavimento e le aveva posate. Alle pareti, liste di legno, come le baite in montagna. Il bar era gestito dalle adolescenti: piccole cose, qualche caramella, bibite, tanti i giochi da tavolino come il Monopoli, la dama, gli scacchi.
Quando non c’era scuola, l’asilo era la casa di diverse ragazze; televisione, soprattutto nei pomeriggi d’estate ce n’era poca, giochi elettronici e cellulari erano di là a venire.
Qui mi fermo nella mia testimonianza di educazione cristiana.
Ricordo tutte le suore per la loro semplicità, competenza e carica gioiosa con cui costruirono, fuori da ogni modello o schema precostituito, un vero e proprio oratorio femminile.
Anche grazie ad esse oggi siamo mamme e nonne capaci di affrontare le sfide dell’educazione giovanile.
Stefania
Qui sotto qualche foto
Natale 1988 i pastori dormono, in attesa di essere risvegliati dall'Angelo
Feste di Natale 1989 e 1990
Festa della mamma 1989
Saggio di ginnastica
Virginia era l'istruttrice
Festa di fine anno 1991
l'insegnante era Suor Elisa