Mio padre promise a mia madre che, una volta andato in pensione l’avrebbe portata a Venezia, a Roma e a Lourdes.
Non riuscì a realizzare i suoi desideri perché morì dopo 6 mesi per un cancro.
Era la persona che amavo, e amo, di più e decisi di mantenere per lui le promesse fatte.
Così nel 1993 accompagnai mia mamma a Lourdes e da lì a poco imparai a vivere l’esperienza del servizio di accoglienza e di accompagnamento rivolta ai malati ed ai disabili.
Da allora non ho mai smesso di sorridere alla vita, imparando ad ascoltare e a condividere le gioie ricevute.
Ho incontrato l’Unitalsi, un’associazione di promozione sociale che, attraverso l’opera di volontari, si propone di realizzare progetti di carità.
Il mio tempo libero e le mie vacanze le passo con chi ha imparato a vivere il mistero della sofferenza nell’umiltà e con serena speranza; aiutando i genitori dei bambini ricoverati nelle strutture ospedaliere, alleviando la loro sofferenza con la “Terapia del Sorriso” vestendomi da clown medico per dare loro un po’ di gioia, dando un po’ di allegria in un istituto di oltre 1.000 ospiti con handicap psicofisico medio-grave, e soprattutto ricevendo da loro un amore gratuito.
Lourdes (http://www.lourdes-france.org/) è ormai la mia seconda casa, ogni anno, più volte all’anno, eccomi felice iN quei luoghi dove ognuno, al di là del proprio credo, dovrebbe una volta nella sua vita andarci perché è difficile spiegare quali sono le emozioni che si respirano.
Associazioni come l’Unitalsi (http://www.unitalsi.it/) esistono in ogni nazione, e organizzano pellegrinaggi accompagnando i malati, così come accadde a Bernadette l’11 febbraio 1858, che fu la prima ammalata ad essere accompagnata alla Grotta dove apparve la Madonna.
Così come è possibile fare un’esperienza di “Hospitalité” (http://www.hospitalite-lourdes.com/) accogliendo i malati e i pellegrini che giungono da ogni parte del mondo e mettendosi al loro servizio, attraverso un percorso di formazione, per un periodo che varia da 7 a 10 giorni l’anno.
“Aiutare e curare le persone malate è un tale onore che non c’è altra ricompensa da attendere”
diceva Bernadette Sobirous, farlo donando loro un sorriso è la cosa più bella.
Rosanna
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