martedì 10 ottobre 2006

Ciao Don Gianni

dal Giornale di Rescaldina ottobre 2006
Don Gianni Pauciullo dopo sei anni lascia la Parrocchia di Rescaldina. Don Gianni è arrivato a Rescaldina nell'estate del 2000 e ben presto si è fatto conoscere e amare da tutti. A lui va ricordato il grande impegno verso i bambini e il mondo dei giovani: è stato lui a fondare la squadra di basket, il giornalino, il sito internet e il programma radio dell'oratorio, ha ristrutturato l'intera struttura dell'ex oratorio maschile. Ma ha reinventato anche l'oratorio estivo proponendo un servizio di oratorio mattutino, il servizio mensa facendo toccare, nel 2006, la quota record di 550 iscritti.
Inoltre, è stato il promotore di uscite, meeting, convegni, ritiri, della creazione dell'oratorio misto (non più, quindi, diviso tra maschi e femmine), del gruppo giovani, della riprogettazione dell'oratorio domenicale attraverso l'organizzazione di laboratori artistici, teatrali, radiofonici, musicali e di danza a fianco di un servizio portineria e di un affiatato team di animatori.
In particolare, la collaborazione tra Amministrazione Comunale e Parrocchia si è sviluppata anche con il Servizio Mensa per l'Oratorio Estivo che si è integrato sul territorio con il Centro Ricreativo Estivo Comunale gestito invece dal Comune. Le famiglie rescaldinesi i cui genitori lavorano hanno potuto trovare più offerte fra cui scegliere.
L'Assesore alla Cultura e Vicesindaco Dott. Angelo Mocchetti ricorda queste collaborazioni come positive. "Ritengo" dichiara il Vicesindaco Dott. Angelo Mocchetti "che la collaborazione fra agenzie educative del teritorio non debba mai contrapporsi per trovare invece punti di incontro e collaborazione al servizio della comunità" anche da parte dell'Ufficio Scuola rivolgiamo un saluto a Don Gianni.
"Ciao Don Gianni"


Vivere al servizio degli ultimi

Mio padre promise a mia madre che, una volta andato in pensione l’avrebbe portata a Venezia, a Roma e a Lourdes.
Non riuscì a realizzare i suoi desideri perché morì dopo 6 mesi per un cancro.
Era la persona che amavo, e amo, di più e decisi di mantenere per lui le promesse fatte.
Così nel 1993 accompagnai mia mamma a Lourdes e da lì a poco imparai a vivere l’esperienza del servizio di accoglienza e di accompagnamento rivolta ai malati ed ai disabili.
Da allora non ho mai smesso di sorridere alla vita, imparando ad ascoltare e a condividere le gioie ricevute.
Ho incontrato l’Unitalsi, un’associazione di promozione sociale che, attraverso l’opera di volontari, si propone di realizzare progetti di carità.
Il mio tempo libero e le mie vacanze le passo con chi ha imparato a vivere il mistero della sofferenza nell’umiltà e con serena speranza; aiutando i genitori dei bambini ricoverati nelle strutture ospedaliere, alleviando la loro sofferenza con la “Terapia del Sorriso” vestendomi da clown medico per dare loro un po’ di gioia, dando un po’ di allegria in un istituto di oltre 1.000 ospiti con handicap psicofisico medio-grave, e soprattutto ricevendo da loro un amore gratuito.
Lourdes (http://www.lourdes-france.org/) è ormai la mia seconda casa, ogni anno, più volte all’anno, eccomi felice iN quei luoghi dove ognuno, al di là del proprio credo, dovrebbe una volta nella sua vita andarci perché è difficile spiegare quali sono le emozioni che si respirano.
Associazioni come l’Unitalsi (http://www.unitalsi.it/) esistono in ogni nazione, e organizzano pellegrinaggi accompagnando i malati, così come accadde a Bernadette l’11 febbraio 1858, che fu la prima ammalata ad essere accompagnata alla Grotta dove apparve la Madonna.
Così come è possibile fare un’esperienza di “Hospitalité” (http://www.hospitalite-lourdes.com/) accogliendo i malati e i pellegrini che giungono da ogni parte del mondo e mettendosi al loro servizio, attraverso un percorso di formazione, per un periodo che varia da 7 a 10 giorni l’anno.
“Aiutare e curare le persone malate è un tale onore che non c’è altra ricompensa da attendere”
diceva Bernadette Sobirous, farlo donando loro un sorriso è la cosa più bella.
                     Rosanna

domenica 1 ottobre 2006

Posata la prima pietra del nuovo oratorio in San Pio V


Domenica 24 settembre 2006, rimarrà una data storica nella vita della nostra bellissima parrocchia di San Pio V.Si è svolta la cerimonia della posa della prima pietra per la costruzione del nuovo oratorio.
La cerimonia è stata officiata da Mons. De Scalzi, alla presenza del parroco Don Giorgio, di don Stefano e don Giovanni, nonché di un folto pubblico di tutte le età.Diverse preghiere sono state lette da ragazzi appartenenti alle diverse fasce d’età. Si è sottolineato che l’oratorio è il luogo dove si svolge la catechesi, dove ci si ritrova con gli amici, dove si impara a conoscere Gesù, dove ci si diverte stando insieme, giocando, cantando e pregando.L’oratorio e’ il luogo dove s’impara la bellezza del dedicarsi agli altri, soprattutto dei più piccoli.Per i giovani è il luogo che permette di scoprire un nuovo modo non solo di servire, come Gesù insegna, ma anche di stare insieme, per fare amicizie che vanno al di là della semplice conoscenza.L’oratorio è il luogo dove si fa dello sport in modo sano e pulito. Vivere lo sport in oratorio è un continuo richiamo alla società che Gesù vuole: un mondo di pace, di rispetto, di concordia.Per gli scout l’oratorio è un luogo non solo di ritrovo per attività e riunioni, ma la scelta di vivere in parrocchia, ha portato ad avere uno stile sempre migliore che sia di esempio per tutti: una vera testimonianza per crescere come veri uomini e vere donne.

Per il gruppo Quadrifoglio l’oratorio è un luogo importante in cui trovarsi e passare del tempo insieme: ci si accorge che, per chi è diversamente abile, è importante non quello che si riesce a fare, ma è importante quello che si è.Nella preghiera dei genitori si è evidenziato che le esperienze in oratorio sono tra le più varie: ci sono alcuni genitori che fin da piccoli hanno frequentato l’oratorio, hanno scoperto l’amore di Dio e, cercando di seguirlo, anche oggi si mettono al servizio dei più piccoli.Altri invece si stanno accostando alla fede grazie ai loro figli che hanno iniziato la catechesi, altri invece percepiscono che in oratorio “si respira un’aria diversa” e si lasciano condurre, a volte senza capire. In tutti, il desiderio che in oratorio i propri figli siano custoditi, non solo dalla strada e dai suoi pericoli, ma anche nella loro educazione: a livello umano e di fede, perché scoprano il bello e l’essenziale della vita. L’oratorio che sia anche per gli adulti un luogo per poter creare amicizie, un luogo per scoprire la grandezza della Chiesa.
Essendo l’oratorio che si sta costruendo espressione di tutta la comunità, che tutta insieme rappresenta la Chiesa, Don Stefano ha concluso invitando i presenti ad apporre il loro nome sulla pergamena che sarà murata dietro la prima pietra assieme al rogito scritto dal Parroco, alla medaglia donata dell’arcivescovo cardinal Dionigi Tettamanzi ed una reliquia dell’arcivescovo che ha consacrato nel 1929 la nostra Chiesa: il cardinale Ildefonso Schuster. Dopo la benedizione un’ esplosione di battimani, flash, canti e balli.


                                                   Stefania Paraluppi