lunedì 22 dicembre 2014

I dieci Comandamenti per la Casa del Signore

1.  Molti vanno in Chiesa, ma non tutti sanno di entrare nella casa di Dio. Preparati nell’andare: spiritualmente, mentalmente e con il cuore.
2.   Recati alla Santa Messa almeno cinque o dieci minuti prima del suo inizio, per prepararti nella preghiera e nel raccoglimento ad una migliore partecipazione al mistero della salvezza.
3.  Entrando in Chiesa, davanti al Signore, inginocchiati, così lo adorerai pubblicamente. Chinare la testa, come oggi fanno molti, è solo un segno di venerazione e non di adorazione come si conviene a Dio. Nella lettera ai Filippesi si trova scritto: “nel nome di Gesù, ogni ginocchio si pieghi, nei cieli, sulla terra e sotto terra”. Non volerti dunque macchiare di grave irriverenza verso il tuo Signore.
4.  Osserva, nella casa di Dio, un rigoroso silenzio. Nel luogo sacro non possono essere giustificate le vane chiacchiere. Si può parlare solo per una vera, grave e urgente necessità, per il tempo strettamente indispensabile e sempre e solo sottovoce. Controlla sempre che il tuo telefonino sia spento.
5.   Non entrare mai in Chiesa vestito in maniera indecorosa o, peggio, indecente. Mantieni sempre un atteggiamento edificante, non andando in giro qua e là con lo sguardo, non voltandoti a vedere chi entra e chi esce, ma occupandoti solo di parlare con Dio, pensando alle cose di Dio, occupandoti degli affari divini riguardanti il bene dell’anima tua e di quelli che porti nel cuore.
6.  Nella Messa, almeno durante la consacrazione, procura di stare in ginocchio ed in assoluto silenzio adorante. Se anche sei fuori dei banchi, sappi che il Signore gradisce molto il sacrificio di stare in ginocchio sulla nuda terra. Sappi che se, senza grave necessità, rimani in piedi, pecchi gravemente di irriverenza verso Colui che si sta umiliando scendendo sull’altare e rinnovando l’offerta del Suo Sacrificio per le mani del sacerdote. Se sei un’anima generosa, prolunga il tempo della tua adorazione in ginocchio per tutta la preghiera eucaristica.
7.   Se vuoi ricevere Gesù nella santa comunione eucaristica, ricorda che devi essere in stato di grazia ed a digiuno da almeno un’ora da cibi e bevande non alcoliche (tre ore dalle bevande alcoliche). Se sei consapevole di aver peccato mortalmente, non accostarti alla santa comunione senza aver prima ricevuto l’assoluzione nel sacramento della Penitenza: commetteresti sacrilegio. Se hai violato le norme sul digiuno, per comunicarti devi chiedere la dispensa al Parroco prima che cominci la santa Messa. Sappi che il digiuno è rotto anche da un cioccolatino, una caramella, un caffè o una gomma da masticare.
8.   Prima di ricevere la santa Comunione, chiedi umilmente perdono per le tue debolezze e mancanze recitando l’atto di dolore. Accostati a Lui con molto rispetto e riverenza, consapevole che stai andando a ricevere il Signore del cielo e della terra. Ricorda che anche per ricevere la santa comunione, l’atteggiamento più indicato è quello di ricevere il tuo Signore stando umilmente in ginocchio.
9.  Dopo aver ricevuto Gesù, adoralo, benedicilo e ringrazialo. Tornato al banco, non metterti seduto: hai Dio dentro di te! Non uscire di fretta dalla Chiesa, ma soffermati in silenziosa preghiera, perché Gesù rimane, nelle Sacre Specie, vivo dentro di te, per almeno un quarto d’ora da quando l’hai ricevuto. L’ideale, quindi, sarebbe che ti trattenessi in preghiera ed in ringraziamento almeno per questo tempo.
 10. Quando Gesù è solennemente esposto nell’Adorazione eucaristica, non privarlo della tua presenza. Egli ti sta aspettando per amarti, benedirti, concederti grazie, donarti la sua pace, in cambio di un po’ del tuo amore e del tempo. Sii fiero di rimanere per un po’in ginocchio davanti alla sua divina presenza.






venerdì 19 dicembre 2014

Del viaggio a Betlemme, dove nacque Gesù - Sant'Alfonso M. de' Liguori

Meditazione di sant'Alfonso M. de' Liguori

«Ascendit autem et Ioseph a Galilaea de civitate Nazareth in Iudaeam in civitatem David, quae vocatur Bethlehem» (Luc. 2. 4).

Considera i dolci colloqui che in questo viaggio dovette fare Maria con Giuseppe della misericordia di Dio in mandare il suo Figlio al mondo per redimere il genere umano, e dell'amore di questo Figlio in venire a questa valle di lacrime a soddisfare colle sue pene e morte i peccati degli uomini.

Considera poi la pena di Giuseppe in vedersi in quella notte, in cui nacque il Verbo divino, discacciato con Maria da Betlemme, sì che furono costretti a stare in una stalla. 

Qual fu la pena di Giuseppe in vedere la sua santa sposa, giovinetta di quindici anni, gravida vicino al parto tremar di freddo in quella grotta, umida ed aperta da più parti! 

Ma quanta poi dovette essere la sua consolazione, quando intese da Maria chiamarsi e dire: “Vieni Giuseppe, vieni ad adorare il nostro Dio bambino, ch'è già nato in questa spelonca. Miralo quanto è bello: mira in questa mangiatoia su di questo poco fieno il Re del mondo. Vedi come trema di freddo, chi fa ardere d'amore i Serafini! Ecco come piange quegli ch'è l'allegrezza del Paradiso!”.

Or qui considera qual fu l'amore e la tenerezza di Giuseppe, allorché mirò co' propri occhi il Figlio di Dio fatto bambino; e nello stesso tempo udì gli Angeli che cantavano intorno al loro nato Signore, e vide quella grotta ripiena di luce! 

Allora genuflesso Giuseppe piangendo per tenerezza: “Vi adoro”, disse, “Vi adoro sì mio Signore e Dio; e qual sorte è la mia di essere il primo dopo Maria a vedervi nato! e di sapere che nel mondo Voi volete esser chiamato e stimato figlio mio! Dunque lasciate che anch'io vi chiami e da ora vi dica: Dio mio e figlio mio, a Voi tutto mi consacro. La mia vita non sarà più mia, sarà tutta vostra; ad altro ella non servirà che a servire Voi, mio Signore”.


Meditazione di sant'Alfonso M. de' Liguori


domenica 7 dicembre 2014

Cerca, O Signore, la tua pecora stanca, dal Commento al Salmo CXVIII 22, 28-30 di S. Ambrogio di Milano

Quaere servum tuum, quia mandata tua non sum oblitus...
Vieni dunque, Signore Gesù, cerca il tuo servo[Sal 118,176]
cerca la tua pecora stanca.
Vieni, pastore,
cerca, come Giuseppe cercava le pecore[Gn 37,14].
Ha errato la tua pecora,
mentre tu indugi, mentre ti aggiri sui monti.
Lascia andare le tue novantanove pecore
e vieni a cercare la sola pecora che ha errato[Mt 18,12 ss; Lc 15,4].
Vieni senza cani, vieni senza cattivi operai,
vieni senza il servo mercenario,
che non sa passare per la porta[Gv 10,1-7].
Vieni senza aiutante, senza messaggero.
Già da tempo aspetto la tua venuta.
Infatti so che verrai,
«poiché non ho dimenticato i tuoi comandamenti»[Sal 118,176].
Vieni non «con la verga,
ma con carità e in spirito di mansuetudine»[lCor 4,21].
Non esitare a lasciare sui monti le tue novantanove pecore,
poiché i lupi rapaci[Mt 7,15; At 20,29] non possono attaccarle finché stanno sui monti.
Nel paradiso il serpente è riuscito a nuocere solo una volta,
ma dopo che Adamo ne è stato scacciato
ha perduto l’esca e là non potrà più nuocere.
Vieni da me, che sono tormentato dall’attacco di lupi pericolosi.
Vieni da me, che sono stato scacciato dal paradiso
e le cui piaghe sono da tempo penetrate dai veleni del serpente,
da me che ho errato lontano dalle tue greggi su quei monti.
Anche me tu avevi collocato qui,
ma il lupo notturno mi ha allontanato dai tuoi ovili.
Cercami, poiché io ti cerco,
cercami, trovami, prendimi, portami.
Tu puoi trovare colui che cerchi,
ti degni di prendere colui che hai trovato,
ti porti sulle spalle colui che hai preso.
Non ti infastidisce un peso che ti ispira pietà,
non ti pesa un trasporto di giustizia.
Vieni dunque, Signore, poiché anche se ho errato,
tuttavia «non ho dimenticato i tuoi comandamenti»
e conservo la speranza della medicina.
Vieni, Signore, perché tu solo sei in grado
di far tornare indietro la pecora errante
e non rattristerai quelli da cui ti sei allontanato.
E anche loro si rallegreranno del ritorno del peccatore.
Vieni ad attuare la salvezza sulla terra, la gioia nel cielo.
Vieni, dunque, e cerca la tua pecora
non per mezzo dei servitori,
non per mezzo dei mercenari,
ma tu in persona.
Accoglimi nella carne che è caduta in Adamo.
Accoglimi non da Sara[Gn 17,15], ma da Maria,
perché sia non soltanto una vergine inviolata,
ma una vergine immune, per effetto della grazia,
da ogni macchia di peccato.
Portami sulla croce che da la salvezza agli erranti,
soltanto nella quale c’è riposo per gli affaticati,
soltanto nella quale vivranno tutti quelli che muoiono.

Testo preso da: Una preghiera per l'Avvento di sant'Ambrogio
dal Commento al Salmo CXVIII 22, 28-30 di S. Ambrogio di Milano