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giovedì 25 luglio 2013

Una libertà minacciata - Ernesto Galli della Loggia

Una grande rivoluzione sta silenziosamente giungendo al suo epilogo in Europa. Una rivoluzione della mentalità e del costume collettivi che segna una gigantesca frattura rispetto al passato: la rivoluzione antireligiosa. Una rivoluzione che colpisce indistintamente il fatto religioso in sé, da qualunque confessione rappresentato, ma che per ragioni storiche, e dal momento che è dell’Europa che si parla, si presenta come una rivoluzione essenzialmente anticristiana.

Ormai, non solo le Chiese cristiane sono state progressivamente espulse quasi dappertutto da ogni ambito pubblico appena rilevante, non solo all’insieme della loro fede non viene più assegnato nella maggior parte del continente alcun ruolo realmente significativo nel determinare gli orientamenti delle politiche pubbliche – non solo cioè si è affermata prepotentemente la tendenza a ridurre il cristianesimo e la religione in genere a puro fatto privato – ma contro il cristianesimo stesso, a differenza di tutte le altre religioni, appare oggi lecito rivolgere le offese più aspre, le più sanguinose contumelie.

Ecco alcuni esempi, tra gli innumerevoli che potrebbero farsi, di quanto sto dicendo (tratti in parte da una dettagliata denuncia pubblicata su un recente numero di Avvenire). 

In Irlanda le chiese sono obbligate ad affittare le sale per le cerimonie di loro proprietà anche per ricevimenti di nozze tra omosessuali; a Roma, nel corso del concerto del Primo Maggio un cantante ha mimato il gesto rituale della consacrazione dell’ostia durante l’eucarestia avendo però tra le mani un preservativo al posto dell’ostia; in Danimarca il Parlamento ha approvato una legge che obbliga la Chiesa evangelica luterana a celebrare matrimoni omosessuali nonostante un terzo dei ministri di questa si siano detti contrari; in Scozia due ostetriche cattoliche sono state obbligate da una sentenza a prendere parte a un aborto effettuato dalle loro colleghe, mentre dal canto suo l’Ordine dei medici inglese ha stabilito che i medici stessi «devono» essere preparati a mettere da parte il proprio credo personale riguardo alcune aree controverse.

Ancora: in un recente video di David Bowie, in cui la celebre rockstar è abbigliato in modo che ricorda Gesù, la scena mostra un prete che dopo aver percosso un mendicante entra in un bordello e qui seduce una suora sulle cui mani subito dopo si manifestano le stigmate; in Inghilterra, a un’infermiera è stato proibito di portare una croce al collo durante l’orario di lavoro, mentre una piccola tipografia è stata costretta ad affrontare le vie legali per essersi rifiutata di stampare materiale esplicitamente sessuale commissionatole da una rivista gay; in Francia, in base alla legislazione vigente, è di fatto impossibile per i cristiani sostenere pubblicamente che le relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso costituiscono secondo la loro religione un peccato. E così via in un profluvio impressionante di casi (per informarsi dei quali non c’è che andare sul sito www.intoleranceagainstchristians.eu).

Senza contare che ormai in quasi tutti i Paesi europei, al fine proclamato di impedire qualunque pratica discriminatoria, è stata cancellata l’erogazione di fondi alle istituzioni cristiane, così come è stata cancellata la clausola a protezione della libertà di coscienza nelle professioni mediche e paramediche. Non si contano infine in tutte le sedi più o meno ufficiali, a cominciare da quelle scolastiche, i casi di cancellazione, a proposito delle relative festività, della parola Natale, sostituito dal neutrale «vacanze invernali» o simili.

Ce n’è abbastanza da suscitare la preoccupazione di qualunque coscienza liberale. Qui infatti non si tratta tanto di cristianesimo, di Chiesa, o di religione, bensì di qualcosa di ben più importante: si tratta di libertà. 
E di storia. Di consapevolezza cioè che in Europa la libertà religiosa ha rappresentato storicamente l’origine (e la condizione) di tutte le libertà civili e politiche. Essere assolutamente liberi di adorare il proprio Dio, di propagarne la fede, di osservarne i comandamenti, di aderire alla visione del mondo e al senso dell’esistere che questi definiscono, di praticarne pubblicamente il culto; ma anche naturalmente essere libero di non avere alcun Dio e alcun culto: da qui è partito il cammino della libertà europea. E c’è bisogno di ricordare che si è trattato del Dio cristiano?

La libertà religiosa vuol dire alla fine null’altro che la libertà della coscienza, cioè il non essere obbligati per nessuna ragione ad abbracciare idee o comportamenti contrari ai dettami accettati nel proprio foro interiore. Che è appunto la libertà di autodeterminarsi: e pertanto anche di parlare, di scrivere, di discutere a sostegno delle proprie convinzioni, così come di ascoltare quelle altrui e magari farsene convincere.
Insomma, libertà religiosa da un lato e dall’altro libertà di opinione e di parola – che sono i due pilastri della libertà politica – vanno all’unisono. È innanzi tutto da questo punto di vista, dunque, che è quanto mai preoccupante il fatto che oggi, in Europa, in molti luoghi e per molti versi, la libertà dei cristiani appaia oggettivamente messa in pericolo. E non importa che ciò avvenga per il proposito di proteggere da supposte discriminazioni questa o quella minoranza. È anzi semplicemente paradossale, dal momento che nell’attuale panorama del continente sono i cristiani in quanto tali che appaiono una minoranza. Lo sono di certo – e massimamente i cristiani cattolici e la loro Chiesa – rispetto al mainstream dell’opinione e del costume dominanti e culturalmente accreditati.

Basta vedere come nelle materie più scottanti alcuna voce autorevole, riconosciuta generalmente come tale, si alzi quasi mai a sostegno del loro punto di vista; come ogni accusa nei confronti loro e del loro clero raccolga sempre larghissimo favore; come ogni attribuzione di responsabilità storica per qualunque cosa negativa del passato, anche la più fantasiosa, sia invece sempre di primo acchito giudicata fondatissima.
È forse ora che l’Europa che si dice e si vuole «Europa dei diritti» – ma che finisce troppo spesso per essere solo l’Europa del pensiero unico politicamente corretto – ricordi il celebre ammaestramento di una grande figlia dell’ebraismo rivoluzionario, Rosa Luxemburg. La quale si può presumere che come ebrea e rivoluzionaria sapesse bene ciò di cui parlava: «La libertà è sempre e solo la libertà di chi la pensa diversamente».


di Ernesto Galli della Loggia – Corriere della Sera


venerdì 8 marzo 2013

La libertà

“L'uomo nasce libero, e dappertutto è in catene”.
 Questa frase per chi già non lo sapesse è di Rousseau e devo ammettere che nonostante l'abbia letta più volte fa sempre il suo effetto. 
Certe frasi sono per così dire “sceniche, teatrali” e questa non ne fa difetto.

E' una frase che attraversa i secoli ed è in ognuno di noi, troppe regole, troppi precetti, l'uomo si sente oppresso, sembra non riesca a respirare, e così si ribella.

Dio ha dato pochi comandamenti, ma per l'uomo sono delle catene insopportabili.

Rousseau non amava il cristianesimo con i suoi dettami morali e poiché in quel momento storico, non era l'unico a pensarla così, le sue idee hanno avuto successo e per più di duecento anni sin ad arrivare ai giorni nostri l'uomo ha pensato che la vera libertà fosse quella di trasgredire i comandamenti di Dio.

E' vero, il cattolico è libero, ma che significhi poi libertà l'uomo in realtà non l'ha ancora capito.

Sembra quasi che Dio ci doni la libertà , e sia poi satana a spiegarci che cosa sia la libertà.

Così Dio ci da la possibilità di amarlo, e satana ci dice che siamo liberi di odiarlo.

Dio ci da la libertà di cooperare alla creazione di nuove creature e satana ci dice che siamo liberi di ucciderle prima che nascano.

La definizione di “libertà” all'uomo non è chiara, e così Gesù ce l'ha spiegata con la sua vita e con la sua morte in croce.

Nel Cristo Crocifisso vi è la vera essenza della libertà dell'uomo.
In quella posizione Dio non puo' costringere né sottomettere, è semplicemente fissato mani e piedi.

Ai piedi della Croce vi è il libero arbitrio dell'uomo, che odia o ama. Cristo non puo' costringere, infatti è inchiodato, allora potrebbe parlare e farli zittire e invece no, ancora una volta stupisce invece di ordinare, perdona, ovvero ama i suoi aguzzini.

E quindi l'uomo deve semplicemente decidere, senza alcuna coercizione, cosa fare amare o rifiutare. Non può dire che Dio è cattivo se è in Croce ,il cattivo è un'altro, allora che fare ?
L'Amore puro è davanti a noi !Amare o rifiutare?
“Si stava così bene prima del momento del Golgota e invece ora cosa faccio?
Che scusanti si possono trovare per rifiutare? Va bene mi astengo!”
E così l'uomo non decide! Non si pone il problema, la vita trascorre, e Cristo è in disparte, è tra gli oggetti della memoria, non è la nostra ragione di vita.

Tuttavia anche quando non amiamo, in realtà decidiamo.

Chi ha deciso della sorte di Gesù, (storicamente parlando) non sono stati infatti i suoi nemici, ma un unico astenuto: Pilato.

L'astenuto lascia che gli eventi siano e preferisce non governarli, ma tuttavia questi accadono non come forze oscure, dirette da un fato estraneo agli uomini, ma come espressione di un immobilismo insensato.

Dio non chiede di non odiarlo, ma chiede di amarlo.

L'uomo è chiamato ad una risposta del cuore nei confronti della Trinità.

Ciò che è libero non sta fermo ma si muove.

Si pensi agli oggetti senza vincoli di movimento e a quelli con i vincoli, se fossero entrambi fermi che differenza ci sarebbe?

L'uomo realizza se stesso quando si muove verso Dio con l'amore del figlio verso il padre.

Chi sceglie Gesù, sceglie per quel Dio Trinitario, inimmaginabile con la sola mente umana, Gesù non è solo il Dio con noi, ma è anche e soprattutto il Dio con ciascuno di noi.

E' il Dio inseparabile, ostinatamente amante delle sue creature.

La Croce non è l'Amore di Dio per l'umanità nel suo insieme, ma per ogni individuo che la compone.

Cos'è che l'uomo vorrebbe evitare sopra ogni altra?
Il dolore, la morte, la separazione dai cari: Gesù le ha provate.

Quello che l'uomo meno sopporta, Dio lo accetta per dirci che il suo Amore è davvero soprannaturale. 
Gesù non ha soglia di dolore superiore alla nostra. Ha un Amore diverso dal nostro.

La libertà è quella che Dio lascia ad ogni uomo di scegliere per questo Amore, di rompere con le vere catene che ci tengono legati lontano da Lui.

Abbiamo remore ad obbedirgli? Perchè?
E' umiliante servire la propria mamma?O il proprio padre?

Eppure la Scrittura dice:
"Anche se una madre potesse dimenticarsi di suo figlio, Io non mi dimenticherò di te. Io ti tengo scolpito sul palmo della mia mano. Sei prezioso per Me. Io ti ho chiamato con il tuo proprio nome".
E io non devo servire questo Dio?

In questo i cattolici sono liberi, senza i vincoli del peccato si elevano verso il loro Creatore, lo amano, lo servono, lo lodano, perchè lo scelgono spontaneamente, con un 'amore puro incondizionato perchè Dio non tradisce. 
Nelle braccia di Cristo, cosa si ha da temere?