martedì 14 aprile 2015

NOI SIAMO TOMMASO! - don Antonio Berera

Celebriamo oggi la seconda domenica di Pasqua e la prima riflessione che vorrei condividere con voi è proprio il fatto che questa è la seconda domenica di Pasqua, non dopo Pasqua, ma di Pasqua. 
La liturgia ci sta dicendo che la Pasqua del Signore non si esaurisce in un giorno nel quale si ricorda un evento, ma è un’esperienza che dura nel tempo, che dura per tutti i giorni liturgici della Pasqua fino alla solennità di Pentecoste, anzi la Pasqua una volta iniziata dura per sempre. 
L’evento chiave della nostra salvezza non ha più fine, noi siamo inseriti per sempre nella Pasqua del Signore, per noi è per sempre Pasqua e per sempre avremo con noi il Signore, come Lui stesso ci ha detto: “Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” 
( Mt. 28, 20), Cristo risorto è la nostra forza e la nostra vera speranza. 
Carissimi fratelli, la nostra fede nel Signore Risorto che cammina con noi e sostiene la nostra vita e la nostra quotidiana fatica, che è al nostro fianco e “fa il tifo per noi” non può essere sorretta solo dalla nostra buona volontà, ma deve essere sostenuta dalla nostra decisione per Cristo, dal fatto che noi non solo crediamo per fede ma scegliamo di credere con un atto di vera decisione. 
La decisione è però possibile solo se abbiamo il coraggio di incontrare il Signore e farlo diventare il fondamento, la pietra angolare della nostra vita. 
Nel brano del Vangelo di oggi ci viene presentata la figura dell’apostolo Tommaso. 
Ecco, anche noi siamo chiamati a fare lo stesso percorso. 
Il Signore si presenta nella nostra vita, alcune volte noi non ci siamo, siamo altrove, indaffarati nelle nostre cose, nelle nostre preoccupazioni, siamo dediti ai nostri affari e quando Gesù si presenta noi siamo assenti: “Tommaso uno dei Dodici chiamato Didimo non era con loro quando venne Gesù”, la nostra assenza ci rende difficile fidarci della testimonianza degli altri, forse non per sfiducia o per superbia ma semplicemente perché per accettare la fede dobbiamo farne esperienza diretta e Tommaso è come noi, ha bisogno di segni. Ma la pazienza pedagogica del Signore fa si che all’ apparizione seguente, ci sia anche Tommaso: “otto giorni dopo i discepoli erano in casa e c’era con loro anche Tommaso”, arriva Gesù e sta con i suoi discepoli e si offre a Tommaso, gli fa fare esperienza di Lui : “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani”, anche per noi nella vita c’è sempre una volta che, davanti agli eventi che l’esistenza ci presenta, possiamo cogliere la presenza di Dio, lo possiamo vedere e toccare, nella forza di un sorriso, nel gesto di un sostegno, nell’ accompagnamento in una difficoltà, nella capacità di una reazione positiva che pensavamo di non riuscire a fare, anche per noi è spontaneo dire come per Tommaso: “ Mio Signore e mio Dio”. 
Certo, il Signore dice a Tommaso sarebbe stato meglio se tu avessi creduto fidandoti, ma si sa che noi abbiamo spesso bisogno di prove e segni e il Signore ci ama per quello che siamo. 
Dalla professione di fede, che scaturisce dall’ incontro con il Signore, nasce poi la nostra capacità di testimonianza e qui oggi la liturgia ci offre la prima lettura degli Atti degli Apostoli nella quale Pietro, colmo di Spirito Santo, fa la sua testimonianza senza paura e a viso scoperto: “sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù il nazareno che voi avete crocifisso e che Dio ha resuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato”. 
Dalla fede siamo chiamati a passare all’ annuncio, all’ evangelizzazione. 
Spetta a ognuno di noi, nel luogo di vita dove siamo chiamati a stare: in quella famiglia, in quel posto di lavoro, con quelle relazioni, nella gioia e nella fatica, nella sofferenza e nel dolore, spetta a noi dare testimonianza della forza e della potenza di Dio che salva e risana e tutto questo non da soli o con le nostre solo forze, ma con la forza dello Spirito Santo il dono che Gesù fa alla sua comunità e quindi a tutti noi: “Detto questo soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito santo”. 
Con la forza dello Spirito che abbiamo ricevuto nel Battesimo e che riceviamo ogni volta che celebriamo l’Eucaristia possiamo dare la nostra bella testimonianza che Dio si prende cura dell’umanità attraverso l’azione solidale e caritativa della sua chiesa che siamo noi. 
Al di là, delle nostre fatiche, dei nostri limiti e dei nostri peccati, noi proprio noi, ciascuno di noi, si proprio tu che stai leggendo questo foglio, sei lo strumento che Dio usa per annunciare il suo amore agli uomini. Se ti senti inadeguato o impreparato o imbranato, non temere Lui sarà sempre con te e quando non ci riuscirai proprio a essere segno di speranza perché non ne puoi più, aspetta, vedrai che Lui a porte chiuse apparirà, si metterà davanti a te e ti dirà: “Tommaso, Lucia, Paola, Giovanni ecc. ecc. mettete qui il vostro dito e guardate le mie mani, tendete la mano e mettetela nel mio fianco e non siate increduli ma credenti!” e noi che ci sentiremo dire questo da un volto che facciamo fatica a riconoscere come quello di Gesù, perché ci appare come quello di un povero, o di un famigliare, o di un collega, o di un nemico, noi nonostante tutto, ci sforzeremo di dire: “Mio Signore e mio Dio!” Tutto questo sotto l’azione dello Spirito Santo che ci è stato donato. 
Cosi sia.

Don Antonio Berera


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