domenica 2 febbraio 2014

LA CANDELORA spiegata da Papa Benedetto XVI

L’incontro del caos e della luce

Nella quotidianità cittadina non ci si accorge quasi più che il 2 febbraio si celebra un’antichissima festa, comune alle Chiese dell’Oriente e dell’Occidente , che una volta aveva da noi una grande importanza nell’anno contadino: la Candelora.
E’ una festa in cui sono confluite diverse correnti storiche, cosicché risplende di vari colori.

L’occasione immediata è il ricordo del fatto che Maria e Giuseppe, il quarantesimo giorno dopo la sua nascita, portarono Gesù al tempio di Gerusalemme per presentare il sacrificio di purificazione prescritto.

Della scena descritta da Luca, la liturgia ha sottolineato soprattutto un aspetto: l’incontro tra Gesù Bambino e il vecchio Simeone; perciò nel mondo greco la festa ha ricevuto il nome di hypapanti, incontro. In questo stare insieme del bambino con l’anziano, la Chiesa vede raffigurato l’incontro tra il mondo pagano che va scomparendo e il nuovo inizio in Cristo, tra il tempo dell’Antica Alleanza che sta per finire e il tempo nuovo della Chiesa dei popoli.
Ciò che qui è espresso è più dell’eterno ciclo di morte e nascita: è più del fatto consolante che al declino di una generazione ne segue sempre un’altra, con nuove idee e speranze. Se così fosse, questo bambino non rappresenterebbe nessuna speranza per Simeone, ma solo per se stesso. Invece è di più: è speranza per tutti, perché è una speranza al di là della morte.

Così tocchiamo il secondo significato fondamentale che la liturgia attribuisce a questo giorno. Essa si riallaccia alle parole di Simeone, che chiama il bambino “luce per illuminare le genti”. Sulla base di queste parole si celebra il giorno liturgico come una festa delle luci. La luce calda delle candele vuol essere l’espressione evidente della luce più grande che si sprigiona in tutti i tempi dalla figura di Gesù.
A Roma la processione delle luci ha sostituito un corteo rumoroso e scatenato, il cosiddetto “amburbale”, che dalla paganità si era conservato a lungo nell’era cristiana. Il corteo pagano esprimeva elementi magici: doveva servire per purificare la città e difenderla dalle potenze cattive.

In ricordo di ciò, la processione cristiana si teneva dapprima in vesti nere e poi – fino alla riforma liturgica del Concilio – viola. Così nella processione compariva ancora una volta il simbolismo dell’incontro.

Il grido selvaggio del mondo pagano che chiede purificazione, liberazione, superamento delle potenze oscure si incontra con la “luce per illuminare le genti”, la luce tenue e umile di Gesù Cristo. Il tempo che “sta per finire”, ma che è sempre presente, di un mondo caotico, schiavizzato e schiavizzante, s’ incontra con la forza purificatrice del messaggio cristiano. Questo mi ricorda una frase del drammaturgo Eugene Ionesco, il quale, come esponente del teatro dell’assurdo, aveva levato con chiarezza il grido di un mondo assurdo e, al tempo stesso, aveva compreso sempre più che questo grido è un’invocazione a Dio. “La storia – aveva affermato, è rovina, è caos, se non è rivolta al soprannaturale”.

La processione delle luci, con le vesti scure, l’incontro simbolico che vi si verifica del caos e della luce, dovrebbe ricordarci questa verità e darci il coraggio, nello sforzo di migliorare il mondo, di non considerare il soprannaturale come una perdita di tempo,ma come l’unica via che può dare un senso al caos.

J. Ratzinger da "Le cose di lassù" 1986-2008 - Libreria Editrice Vaticana


sabato 1 febbraio 2014

MESE di FEBBRAIO dedicato allo SPIRITO SANTO

Consacrazione allo Spirito Santo

O Santo Spirito Amore che procede dal Padre e dal Figlio Fonte inesauribile di grazia e di vita a te desidero consacrare la mia persona,il mio passato, il mio presente, il mio futuro, i miei desideri,le mie scelte, le mie decisioni, i miei pensieri, i miei affetti,tutto quanto mi appartiene e tutto ciò che sono.

Tutti coloro che incontro, che penso che conosco, che amo
e tutto ciò con cui la mia vita verrà a contatto: tutto sia beneficato dalla Potenza della tua Luce, del tuo Calore, della tua Pace.

Tu sei Signore e dai la vita
e senza la tua Forza nulla è senza colpa.

O Spirito dell’Eterno Amore
vieni nel mio cuore, rinnovalo
e rendilo sempre più come il Cuore di Maria,

affinché io possa diventare, ora e per sempre,
Tempio e Tabernacolo della Tua Divina presenza.


Un tandem speciale! - don Michele Fontana

Quando pensiamo alla nostra vita possiamo descriverla con diverse metafore. 
Spesso ci viene di accostarla a una bicicletta che ci sforziamo di guidare in una corsa ciclistica, pedalando tra salite irte e discese ripide, su strade asfaltate e mulattiere acciottolate, sotto il tepore dei raggi luminosi e l’umidità di giorni piovosi.
Secondo quest’immagine, per alcuni Gesù assume il volto dell’inflessibile giudice della competizione, il cui compito è controllare la validità delle pedalate e la regolarità del percorso, denunciare gli inganni, sanzionare le infrazioni, decidere chi merita il premio finale.
Per altri, invece, Gesù potrebbe essere associato a una bevanda energetica da bere lungo il percorso: pratica da portare, capace di aumentare la resistenza fisica, di favorire l'eliminazione delle tossine, di migliorare le prestazioni anche per i meno atletici, ma pur sempre una “bevanda” di cui servirsi solo al momento del bisogno.
Se, tuttavia, guardiamo meglio quella nostra strana bicicletta, ci accorgiamo che in realtà si tratta di un tandem. Sì, un tandem! Quel tipo di bicicletta “doppia”, in cui si è in due persone a pedalare, anche se il passeggero anteriore rimane colui che guida e comanda la direzione, i freni e il cambio.
A noi spetta, allora, decidere se continuare a portarla da soli o farci salire sopra Gesù per pedalare con noi.
Quando le forze vengono meno e il colpo del pedale sembra pesante come un macigno, quando i timori per le insidie ci fanno battere il cuore, sarà lui a sporgere la mano e stringere la nostra, donandoci amore e sicurezza.
Possiamo, poi, chiedere di invertire il posto con lui, farlo sedere avanti per guidare la nostra “bicicletta”.
Quando diamo a Gesù il comando del “tandem”, è lui a decidere il percorso, proporre le strade, indicare quando seguire diritti o sterzare;
Quando diamo a Gesù il comando del “tandem”, non serve chiedergli dove ci porta, basta solo fidarsi del suo amore;
Quando diamo a Gesù il comando del “tandem”, nei momenti in cui ci sembra di non farcela più egli con voce rassicurante ci dice:
“Stai tranquillo e pedala. Ci sono io!”

don Michele Fontana