Omelia del parroco di san Pio V e Santa Maria di Calvairate e Parrocchia di sant' Egidio in Milano
Mons. Roberto Davanzo
1. Un grido d’aiuto verso l’Alto s’innalza sempre dalla
nostra umanità più pensosa, specie in tempi difficili come quelli che stiamo
attraversando: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi”. Nasce dalla
coscienza di uno smarrimento (“Siamo avvizziti come foglie”),
dalla mancanza di un riferimento comune, senza certezza di una verità, allo
sbando di opinioni soggettive e labili, frutto alla fine di una emancipazione
che ci ha resi orfani. Il nostro è un Dio che in molte forme si è accostato a
noi, che abbiamo intuìto come nostra radice benevola e premurosa, che ci autorizza
interiormente a gridare: “Tutti noi siamo opera delle tue mani. Tu sei nostro
padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle
tue mani” (Lett.).
2.
Un Dio che i passi li ha fatti, fino
a porre la sua tenda tra noi. Dopo che domenica scorsa da
Pietro era stato definito come “il Cristo di Dio” (un cristo, un messia
incamminato sulla via della croce e non del successo militare e politico), in
questa domenica il brano del Vangelo ci offre la definizione che Gesù dà di se
stesso: “Io sono il pane della vita”. Una definizione che arriva al termine di
una vicenda che vale la pena di riportare a memoria. Il giorno precedente, sulle
sponde del lago di Tiberiade Gesù, preso dalla compassione per la presenza di
5000 persone abbandonate a se stesse, grazie ai cinque pani e ai due pesci messi
a disposizione dalla generosità di un ragazzo, sfamò la fame di quella folla.
3. Ma da quella folla dovette poi scappare. Non fuggirà di fronte alla
cattura e alla morte, ma fugge davanti alla prospettiva di un trono, davanti al
potere. Ecco perchè alla domanda “quando sei venuto qua” Gesù risponde con le
amare parole che abbiamo ascoltato: “avete mangiato, vi siete saziati, ma non
avete saputo comprendere che cosa stava succedendo, che quanto vi veniva donato
non era frutto nè di stregoneria, nè di abilità imprenditoriali, ma solo di
condivisione”. Non illudiamoci, sembra dirci Gesù: non ci sarà mai un pane a
costo zero, non sconfiggeremo mai la fame degli uomini senza imparare a pagare
il prezzo della condivisione; non fermeremo mai i flussi migratori fino a
quando non ribalteremo questo sistema di relazioni internazionali... Per affrontare
adeguatamente il fenomeno migratorio, particolarmente “caldo” in questi giorni,
il Papa scrive: “Dobbiamo prodigarci per fermare la
corsa agli armamenti, il colonialismo economico, la razzia delle risorse
altrui, la devastazione della nostra casa comune… per fare della migrazione una
scelta davvero libera, bisogna sforzarsi di garantire a tutti un’equa
partecipazione al bene comune, il rispetto dei diritti fondamentali e l’accesso
allo sviluppo umano integrale”. Nella logica di un pane che ha come
anima la condivisione: un pane c’è per essere spezzato, condiviso.
4. Forse potremmo dire che Gesù è vero pane, perchè la condivisione è diventata
il pane della sua vita. Fino a lasciarsi consumare per amore sulla croce. “Io”,
dice, “sono il pane della vita”. Dopo la domanda sul “chi sono io per voi?”,
oggi risuona quella conseguente: “per che cosa lo cerchiamo?”. Spesso lo
facciamo per un qualche “interesse”, seppure legittimo e buono: la salute, la
felicità dei nostri cari, la pace in famiglia, … Il problema è non accontentarsi
e riconoscere che solo nutrendoci di lui, lasciandoci trasformare da quel pane
che mangiamo ogni domenica, possiamo sperare in una trasformazione profonda del
mondo in cui viviamo e che vive tali e tante contraddizioni che si giustifica
l’invocazione di Isaia da cui siamo partiti.
5. Dunque, ci nutriamo di questo pane che è Gesù anche per ricordare che
c’è una via d’uscita a questo mondo segnato - anche sul tema del mangiare - da
squilibri e da inequità. Certo, a condizione di essere disposti a pagare un
prezzo che ci consentirà di costruire un mondo più sicuro per tutti. A
condizione di lasciarci istruire dalla logica del “pane della vita” che è Gesù
e che parla di una vita che ci è stata consegnata, perchè a nostra volta la
consegniamo, la condividiamo con il resto dell’umanità.
6. Che cosa è pane, che cosa è
nutrimento per gli uomini, di che cosa si nutrono? Gesù aveva un'attenzione
spiccata per le folle senza pane e ci ha anche insegnato a chiederlo nella
preghiera al Padre che è nei cieli. Ma con tutta la sua vita ci ha pure
insegnato che non di solo pane si
vive, ma anche di parole alte, che mettono in moto i sogni e la vita. Quante
volte lo abbiamo sorpreso nelle pagine dei vangeli nell'atto di nutrire le
folle, nutrirle di parola e, insieme, di pane. Ma nei suoi pensieri il pane non
è mai un pane di accumulo, e nemmeno un pane che piova dall'alto magicamente:
nasce da una fatica e sfocia in una condivisione. A farci grandi non è tanto il
pane che si riceve, ma il pane che si dona.
24 settembre 2023
#robertodavanzo
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