venerdì 25 dicembre 2015

Et Verbum caro factum est

Et Verbum caro factum est , et habitávit in nobis: et vídimus glóriam eius, glóriam quasi Unigéniti a Patre, plenum grátiæ et veritátis.



Padre nostro che sei nei cieli
E ti chini a guardare sulla terra,
accogli il canto di lode
che, uniti al coro degli angeli,
in lieta festa noi ti eleviamo.
Gloria a re, o Padre,
che susciti stupore e gratitudine
nel cuore di chi, come Maria,
si affida alla Parola
e crede all’impossibile.
Gloria a te, o Padre,
che manifesti la tua grandezza
nel tuo Figlio, piccolo Bambino
nato dalla Vergine purissima
e teneramente avvolto in fasce.
Gloria a te, o Padre,
che inviti gli umili e i poveri
a vedere e udire le cose meravigliose
che tu compi nel silenzio della notte,
lontano dal tumulto dei superbi.
Gloria a te, o Padre,
che per nutrire l’umanità sfinita
poni il tuo unico Figlio in una mangiatoia
e lo doni a noi quale Pane di vita eterna,
sacramento di salvezza e di pace.
Amen.

(Madre Anna Maria Cànopi)



Tanti auguri di Buon Natale! 

Che il Signore ci benedica e ci protegga!




sabato 12 dicembre 2015

Preghiera alla Beata Vergine di Guadalupe


Pridie Idus Decembris. Luna secunda. Anno Domini bimillesimo quindecimo. Apparitio Beatae Mariae Virginis sub titulo de Guadalupe super montem Tepeyac prope Mexicopolim - 

Aparición de la Santísima Virgen bajo la advocación de Guadalupe en el monte Tepeyac cerca de Méjico - 

L'Apparition de la Bienheureuse Vierge sous le titre de Guadeloupe au mont Tepeyac près de Méxique - 

Apparition of Our Lady of Guadalupe in the Mount Tepeyac near the city of Mexico - 

Apparizione della Beata Vergine sotto il titolo di Guadalupe sul monte Tepeyac presso la città del Messico.


Vergine Immacolata di Guadalupe, Madre di Gesù e Madre nostra, vincitrice del peccato e nemica del Demonio, Tu ti manifestasti sul colle Tepeyac in Messico all'umile e generoso contadino Giandiego.
Sul suo mantello imprimesti la Tua dolce Immagine come segno della Tua presenza in mezzo al popolo e come garanzia che avresti ascoltato le sue preghiere e addolcito le sue sofferenze.
Maria, Madre amabilissima, noi oggi ci offriamo a te e consacriamo per sempre al tuo Cuore Immacolato tutto quanto ci resta di questa vita, il nostro corpo con le sue miserie, la nostra anima con le sue debolezze, il nostro cuore con i suoi affanni e desidèri, le preghiere, le sofferenze, l'agonia.
O Madre dolcissima, ricordati sempre dei tuoi figli. Se noi, vinti dallo sconforto e dalla tristezza, dal turbamento e dall'angoscia, dovessimo qualche volta dimenticarci di te, allora, Madre pietosa, per l'amore che porti a Gesù, ti chiediamo di proteggerci come figli tuoi e di non abbandonarci fino a quando non saremo giunti al porto sicuro, per gioire con Te, con tutti i Santi, nella visione beatifica del Padre.
Amen. 

Salve Regina 

- Madonna di Guadalupe, prega per noi -



martedì 8 dicembre 2015

IN CONCEPTIÓNE IMMACULATA BEATÆ MARIÆ VÍRGINIS - 8 dicembre



INTRÓITUS 
Is. 61, 10 - Gáudens gaudébo in Dómino, et exsultábit ánima mea in Deo meo: quia índuit me vestiméntis salútis: et induménto iustítiæ circúmdedit me, quasi sponsam ornátam monílibus suis. Ps. 29, 2 - Exaltábo te, Dómine, quóniam suscepísti me: nec delectásti inimícos meos super me. Glória Patri… Is. 61, 10 - Gáudens gaudébo in Dómino…
Isaia 61, 10 - Mi rallegrerò nel Signore, e l’ànima mia esulterà nel mio Dio: perché mi ha rivestita di una veste di salvezza e mi ornata del manto della giustizia, come sposa adorna dei suoi gioielli. Sal. 29, 2 - Ti esalterò, o Signore, perché mi hai rialzato: e non hai permesso ai miei nemici di rallegrarsi del mio danno. Gloria al Padre… Isaia 61, 10 - Mi rellegrerò nel Signore…
S. MESSA CON GLÓRIA
ORÁTIO 
Deus, qui per Immaculátam Vírginis Conceptiónem dignum Fílio tuo habitáculum preparásti: quǽsumus: ut, qui ex morte eiúsdem Fílii tui prævísa, eam ab omni labe præservásti, nos quoque mundos eius intercessióne ad te perveníre concédas. Per eúmdem Dóminum nostrum Iesum Christum Fílium tuum, qui tecum vívit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.

O Dio, che mediante l’Immacolata Concezione della Vergine preparasti al Figlio tuo una degna dimora: Ti preghiamo: come, in previsione della morte del tuo stesso Figlio, preservasti lei da ogni macchia, cosí concedi anche a noi, per sua intercessione, di giungere a Te purificati. Per lo stesso Signore nostro Gesú Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli.
EPISTOLA
Léctio libri Sapiéntiæ, Prov. 8, 22-35
Dóminus possédit me in inítio viárum suárum, ántequam quidquam fáceret a princípio. Ab ætérno ordináta sum, et ex antíquis, ántequam terra fíeret. Nondum erant abyssi, et ego iam concépta eram: necdum fontes aquárum erúperant: necdum montes gravi mole constíterant: ante colles ego parturiébar: adhuc terram non fécerat, et flúmina et cárdines orbis terræ. Quando præparábat coelos, áderam: quando certa lege et gyro vallábat abyssos: quando ǽthera firmábat sursum, et librábat fontes aquárum: quando circúmdabat mari términum suum, et legem ponébat aquis, ne transírent fines suos: quando appendébat fundaménta terræ. Cum eo eram cuncta compónens et delectábar per síngulos dies, ludens coram eo omni témpore: ludens in orbe terrárum: et delíciæ meæ esse cum fíliis hóminum. Nunc ergo, fílii, audíte me: Beáti qui custódiunt vias meas. Audíte disciplínam, et estóte sapiéntes, et nolíte abiícere eam. Beátus homo, qui áudit me, et qui vígilat ad fores meas quotídie, et obsérvat ad postes óstii mei. Qui me invénerit, invéniet vitam, et háuriet salútem a Dómino.
M. - Deo grátias.
Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d'allora. Dall'eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata; quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io sono stata generata. Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi, né le prime zolle del mondo; quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull'abisso; quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell'abisso; quando stabiliva al mare i suoi limiti, sicché le acque non ne oltrepassassero la spiaggia; quando disponeva le fondamenta della terra, allora io ero con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno, dilettandomi davanti a lui in ogni istante; dilettandomi sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo. Ora, figli, ascoltatemi: beati quelli che seguono le mie vie! Ascoltate l'esortazione e siate saggi, non trascuratela! Beato l'uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire attentamente la soglia. Infatti, chi trova me trova la vita, e ottiene favore dal Signore.
M. - Deo grátias.
GRADUALE 
Iudith 13, 23 - Benedícta es tu, Virgo Maria, a Dómino Deo excélso, præ ómnibus muliéribus super terram. Iudith 15, 10 - Tu glória Ierúsalem, tu lætítia Israël, tu honorificéntia pópuli nostri.
Giuditta 13, 23 - Benedetta sei tu, o Vergine Maria, dal Signore Iddio Altissimo, piú che tutte le donne della terra. Giuditta 15, 10 - Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu l’allegrezza di Isræle, tu l’onore del nostro popolo.
ALLELÚIA
Allelúia, allelúia.
Cant. 4, 7 - Tota pulchra es, Maria: et mácula originális non est in te. Allelúia.
Cantico 4, 7 - Sei tutta bella, o Maria: e in te non v’è macchia originale. Allelúia.
EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Lucam, 1, 26-28
In illo témpore: Missus est Ángelus Gábriel a Deo in civitátem Galilǽæ, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Ióseph, de domo David, et nomen Vírginis Maria. Et ingréssus Ángelus ad eam dixit: Ave, grátia plena: Dóminus tecum: Benedícta tu in muliéribus.
M. - Laus tibi Christe.
In quel tempo nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te".
M. - Laus tibi Christe.
ANTÍPHONA AD OFFERTÓRIUM 
Lc. 1, 28 - Ave, Maria, grátia plena: Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus. Allelúia.
Luca 1, 28 - Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne. Allelúia.
SECRÉTA 
Salutárem hóstiam, quam in solemnitáte Immaculátæ Conceptiónis beátæ Vírginis Mariæ tibi, Dómine, offérimus, súscipe et præsta: ut, sicut illam tua grátia præveniénte ad omni labe immúnem profitémur: ita eius intercessióne, a culpis ómnibus liberémur. Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum, qui tecum vívit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.
M. - Amen.
Accetta, o Signore, quest’ostia di salvezza che Ti offriamo nella solennità dell’Immacolata Concezione della beata Vergine Maria: e fa che, come la crediamo immune da ogni colpa perché prevenuta dalla tua grazia, così, per sua intercessione, siamo liberati da ogni peccato. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli.
M. Amen.
PREFAZIO DELLA BEATA VERGINE MARIA:
ET TE IN CONCEPTIÓNE IMMACULÁTA
COMMÚNIO 
Gloriósa dicta sunt de te, Maria: quia fecit tibi magna qui pótens est.
Cose gloriose sono dette di te, o Maria: perché grandi cose ti ha fatte Colui che è potente.
POSTCOMMÚNIO 
Sacraménta quæ súmpsimus Dómine Deus noster: illius in nobis culpæ vúlnera repárent: a qua Immaculátam beatæ Mariæ Conceptiónem singuláriter præservásti. Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum, qui tecum vívit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.
M. Amen.
I sacramenti ricevuti, o Signore Dio nostro, ripàrino in noi le ferite di quella colpa dalla quale preservasti in modo singolare l’Immacolata Concezione della beata Maria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli. M. Amen


sabato 15 agosto 2015

Divinum Officium iuxta ritum romanum antiquiorem pro laicis

Decimo octavo Kalendas Septembris. Luna prima. Anno Domini bimillesimo quindecimo (15.VIII.2015)
IN ASSUMPTIONE BEATÆ MARIÆ VIRGINIS (I classis)

AD SECVNDAS VESPERAS (iuxta Psalterium Gallicanum)

{Ante Divinum Officium, flexis genibus}

Aperi Domine, os meum ad benedicendum nomen sanctum tuum: munda quoque cor meum ab omnibus vanis, perversis et alienis cogitationibus; intellectum illumina, affectum inflamma, ut digne, attente ac devote hoc Officium recitare valeam, et exaudiri merear ante conspectum divinæ Maiestatis tuæ. Per Christum Dominum nostrum. R. Amen.

Domine, in unione illius divinæ intentionis, qua ipse in terris laudes Deo persolvisti, hanc tibi Horam persolvo.

Pater noster, qui es in cælis, sanctificetur nomen tuum: adveniat regnum tuum: fiat voluntas tua, sicut in cælo et in terra. Panem nostrum quotidianum da nobis hodie: et dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus nostris: et ne nos inducas in tentationem: sed libera nos a malo. Amen.

Ave Maria, gratia plena; Dominus tecum: benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostræ. Amen.

{Incipit. Officium}

V. Deus † in adiutorium meum intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
V. Gloria Patri, et Filio, * et Spiritui Sancto.
R. Sicut erat in principio, et nunc, et semper, * et in sæcula sæculorum. Amen. Alleluia.

{Psalmi ex Psalterio Gallicanum}

Ant. Assumpta est * Maria in cælum: gaudent Angeli, laudantes benedicunt Dominum.

Psalmus CIX

Dixit Dominus Domino meo: Sede a dextris meis:
Donec ponam inimicos tuos, * scabellum pedum tuorum.
Virgam virtutis tuæ emittet Dominus ex Sion: * dominare in medio inimicorum tuorum.
Tecum principium in die virtutis tuæ in splendoribus sanctorum: * ex utero ante luciferum genui te.
Iuravit Dominus, et non pœnitebit eum: * Tu es sacerdos in æternum secundum ordinem Melchisedech.
Dominus a dextris tuis, * confregit in die iræ suæ reges.
Iudicabit in nationibus, implebit ruinas: * conquassabit capita in terra multorum.
De torrente in via bibet: * propterea exaltabit caput.
Gloria Patri, et Filio, * et Spiritui Sancto.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sæcula sæculorum. Amen.

Ant. Assumpta est * Maria in cælum: gaudent Angeli, laudantes benedicunt Dominum.

Ant. Maria Virgo * assumpta est ad æthereum thalamum, in quo Rex regum stellato sedet solio.

Psalmus CXII

Laudate, pueri, Dominum: * laudate nomen Domini.
{fit reverentia} Sit nomen Domini benedictum, * ex hoc nunc, et usque in sæculum.
A solis ortu usque ad occasum, * laudabile nomen Domini.
Excelsus super omnes gentes Dominus, * et super cælos gloria eius.
Quis sicut Dominus, Deus noster, qui in altis habitat, * et humilia respicit in cælo et in terra?
Suscitans a terra inopem, * et de stercore erigens pauperem:
Vt collocet eum cum principibus, * cum principibus populi sui.
Qui habitare facit sterilem in domo, * matrem filiorum lætantem.
Gloria Patri, et Filio, * et Spiritui Sancto.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sæcula sæculorum. Amen.

Ant. Maria Virgo * assumpta est ad æthereum thalamum, in quo Rex regum stellato sedet solio.

Ant. In odorem * unguentorum tuorum currimus: adolescentulæ dilexerunt te nimis.

Psalmus CXXI

Lætatus sum in his, quæ dicta sunt mihi: * in domum Domini ibimus.
Stantes erant pedes nostri, * in atriis tuis, Ierusalem.
Ierusalem, quæ ædificatur ut civitas: * cuius participatio eius in idipsum.
Illuc enim ascenderunt tribus, tribus Domini: * testimonium Israël ad confitendum nomini Domini.
Quia illic sederunt sedes in iudicio, * sedes super domum David.
Rogate quæ ad pacem sunt Ierusalem: * et abundantia diligentibus te:
Fiat pax in virtute tua: * et abundantia in turribus tuis.
Propter fratres meos, et proximos meos, * loquebar pacem de te:
Propter domum Domini, Dei nostri, * quæsivi bona tibi.
Gloria Patri, et Filio, * et Spiritui Sancto.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sæcula sæculorum. Amen.

Ant. In odorem * unguentorum tuorum currimus: adolescentulæ dilexerunt te nimis.

Ant. Benedicta filia * tu a Domino: quia per te fructum vitæ communicavimus.

Psalmus CXXVI

Nisi Dominus ædificaverit domum, * in vanum laboraverunt qui ædificant eam.
Nisi Dominus custodierit civitatem, * frustra vigilat qui custodit eam.
Vanum est vobis ante lucem surgere: * surgite postquam sederitis, qui manducatis panem doloris.
Cum dederit dilectis suis somnum: * ecce hereditas Domini filii: merces, fructus ventris.
Sicut sagittæ in manu potentis: * ita filii excussorum.
Beatus vir, qui implevit desiderium suum ex ipsis: * non confundetur cum loquetur inimicis suis in porta.
Gloria Patri, et Filio, * et Spiritui Sancto.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sæcula sæculorum. Amen.

Ant. Benedicta filia * tu a Domino: quia per te fructum vitæ communicavimus.

Ant. Pulchra es * et decora, filia Ierusalem, terribilis ut castrorum acies ordinata.

Psalmus CXLVII

Lauda, Ierusalem, Dominum: * lauda Deum tuum, Sion.
Quoniam confortavit seras portarum tuarum: * benedixit fíliis tuis in te.
Qui posuit fines tuos pacem: * et adipe frumenti satiat te.
Qui emittit eloquium suum terræ: * velociter currit sermo eius.
Qui dat nivem sicut lanam: * nebulam sicut cinerem spargit.
Mittit crystallum suam sicut buccellas: * ante faciem frigoris eius quis sustinebit?
Emittet verbum suum, et liquefaciet ea: * flabit spiritus eius, et fluent aquæ.
Qui annuntiat verbum suum Iacob: * iustitias, et iudicia sua Israël.
Non fecit taliter omni nationi: * et iudicia sua non manifestavit eis.
Gloria Patri, et Filio, * et Spiritui Sancto.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, * et in sæcula sæculorum. Amen.

Ant. Pulchra es * et decora, filia Ierusalem, terribilis ut castrorum acies ordinata.

{Capitulum * Iudith XIII: 22-23}

Benedixit te Dominus in virtute sua, quia per te ad nihilum redegit inimicos nostros. Benedicta es tu, filia, a Domino Deo excelso, præ omnibus mulieribus super terram. R. Deo gratias.

Hymnus

{Prima stropha sequentis hymni dicitur flexis genibus.}

Ave maris stella,
Dei Mater alma,
Atque semper Virgo,
Felix cæli porta.

Sumens illud Ave
Gabrielis ore,
Funda nos in pace,
Mutans Hevæ nomen.

Solve vincla reis,
Profer lumen cæcis,
Mala nostra pelle,
Bona cuncta posce.

Monstra te esse matrem,
Sumat per te preces,
Qui pro nobis natus,
Tulit esse tuus.

Virgo singularis,
Inter omnes mitis,
Nos culpis solutos
Mites fac et castos.

Vitam præsta puram,
Iter para tutum,
Vt videntes Iesum,
Semper collætemur.

Sit laus Deo Patri,
Summo Christo decus,
Spiritui Sancto,
Tribus honor unus.
Amen.

V. Exaltata est sancta Dei Genitrix.
R. Super choros Angelorum ad cælestia regna.

{Canticum Magnificat * Luc. I: 46-55}

Ant. Hodie Maria Virgo * cælos ascendit: gaudete, quia cum Christo regnat in æternum.

Magnificat † * anima mea Dominum.
Et exsultavit spiritus meus: * in Deo, salutari meo.
Quia respexit humilitatem ancillæ suæ: * ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes.
Quia fecit mihi magna, qui potens est: * et sanctum nomen eius.
Et misericordia eius, a progenie in progenies: * timentibus eum.
Fecit potentiam in brachio suo: * dispersit superbos mente cordis sui.
Deposuit potentes de sede: * et exaltavit humiles.
Esurientes implevit bonis: * et divites dimisit inanes.
Suscepit Israël puerum suum: * recordatus misericordiæ suæ.
Sicut locutus est ad patres nostros: * Abraham, et semini eius in sæcula.
Gloria Patri, et Filio, * et Spiritui Sancto.
Sicut erat in principio, et nunc, et semper, * et in sæcula sæculorum. Amen.

Ant. Hodie Maria Virgo * cælos ascendit: gaudete, quia cum Christo regnat in æternum..

V. Domine, exaudi orationem meam.
R. Et clamor meus ad te veniat.

Oremus. Omnipotens sempiterne Deus, qui Immaculatam Virginem Mariam, Filii tui Genitricem, corpore et anima ad cælestem gloriam assumpsisti: concede, quæsumus; ut ad superna semper intenti, ipsius gloriæ mereamur esse consortes. Per eumdem Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia sæcula sæculorum. R. Amen.

{Pro Dominica duodecima post Pentecosten:}

Ant. Omnis sapientia * a Domino Deo est, et cum illo fuit semper, et est ante ævum.

V. Vespertina oratio ascendat ad te, Domine.
R. Et descendat super nos misericordia tua.

Oremus. Omnipotens et misericors Deus, de cuius munere venit, ut tibi a fidelibus tuis digne et laudabiliter serviatur: tribue, quæsumus, nobis; ut ad promissiones tuas sine offensione curramus. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia sæcula sæculorum. R. Amen.

V. Domine, exaudi orationem meam.
R. Et clamor meus ad te veniat.
V. Benedicamus Domino.
R. Deo gratias.
V. Fidelium animæ, per misericordiam Dei, requiescant in pace.
R. Amen.

{Post Divinum Officium, flexis genibus}

Pater noster, qui es in cælis, sanctificetur nomen tuum: adveniat regnum tuum: fiat voluntas tua, sicut in cælo et in terra. Panem nostrum quotidianum da nobis hodie: et dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus nostris: et ne nos inducas in tentationem: sed libera nos a malo. Amen.

V. Dominus det nobis suam pacem.
R. Et vitam æternam.



altre preghiere dedicate a Maria su: www.leggoerifletto.it

sabato 13 giugno 2015

Preghiera d'intercessione a Sant'Antonio da Padova

Glorioso Sant’Antonio
Invitto propugnatore delle verità cattoliche e della fede di Gesù Cristo,
tesoriere e distributore di grazie e di portenti,
con tutta umiltà e fiducia
vengo ad implorare il tuo patrocinio in vantaggio della mia famiglia.
Io la metto oggi nelle tua mani, accanto a Gesù Bambino.
Tu assistila nelle sue temporali necessità;
Tu tieni lungi da essa il calice dei dolori e delle amarezze.
Che se non le potesse sempre e del tutto evitare,
almeno ottienile il merito della pazienza e della rassegnazione cristiana.
Soprattutto poi, salvala dall’errore e dal peccato!
Tu sai, o caro Santo, che i tempi che corrono
Sono avvelenati dall’indifferenza e dalla incredulità,
che gli scandali e le bestemmie insolentiscono per ogni dove;
deh! che non ne resti contaminata la mia famiglia;
ma vivendo sempre fedele alla legge di Gesù Cristo, 
e ai dettami della Chiesa Cattolica,
meriti un giorno di ritrovarsi tutta riunita
a godere il premio dei giusti in Paradiso.
Così sia!



domenica 17 maggio 2015

CYCLVS REDEMPTIONIS CELEBRATIO: TEMPVS PASCHALIS (TEMPVS ASCENSIONIS)

DOMINICA POST ASCENSIONEM

† Sequentia sancti Euangelii secundum Ioannem (XV, 26-27 et XVI, 1-4). In illo tempore: Dixit Iesus discipulis suis: Cum uenerit Paraclitus, quem ego mittam uobis a Patre, Spiritum ueritatis, qui a Patre procedit, ille testimonium perhibebit de me: et uos testimonium perhibebitis, quia ab initio mecum estis. Hæc locutus sum uobis, ut non scandalizemini. Absque synagogis facient uos: sed uenit hora, ut omnis, qui interficit uos, arbitretur obsequium se præstare Deo. Et hæc facient uobis, quia non nouerunt Patrem, neque me. Sed hæc locutus sum uobis: ut, cum uenerit hora eorum, reminiscamini, quia ego dixi uobis.



mercoledì 22 aprile 2015

TU SIGNORE SEI VIA VERITA’ E VITA - don Antonio Berera

Perché Gesù dice: “Non sia turbato il vostro cuore”. I discepoli sono turbati perché Gesù ha appena
annunciato:”Figlioli ancora per poco sono con voi, voi mi cercherete ma… dove vado io voi non potete venire”. E Pietro, il solito Pietro: impulsivo, passionale, determinato nel bene e nel male gli dice: “ Signore dove vai?”gli rispose Gesù dove vado io, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi”.
Davanti al comprensibile turbamento dei discepoli Gesù, consola: “non sia turbato il vostro cuore abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”.
La tenerezza e l’attenzione del Signore nei confronti delle paure dei suoi discepoli mi fa venire in mente l’attenzione e la tenerezza del Signore nei confronti delle paure e dell’angosce di ognuno di noi.
Mai come in questo tempo, la paura ci è compagna di viaggio. La violenza dei fondamentalismi, l’ingiustizia della condizione di milioni di uomini, l’ansia delle migrazioni che coinvolgono il nostro paese, fomentate spesso da ideologie e visioni politiche anti evangeliche.
La crisi e l’insicurezza economica che ci avvolge e che fa traballare la nostra convinzione di essere al sicuro nei paesi ricchi del mondo. La fragilità delle relazioni sociali e famigliari, dove un errore o un fallimento, fanno crollare relazioni consolidate e benedette dalla grazia del sacramento.
L’instabilità addirittura della nostra stessa identità come cittadini e membri di una società e di una cultura quella occidentale che non si sa rinnovare e che perde le sue radici cristiane in nome di un mal interpretato senso della libertà. La stessa identità individuale che viene messa in discussione dalle teorie del “Gender” che con malcelata indifferenza difende i progressi e lo sviluppo dei diritti della persona, negandone l’essenza stessa che sta nella sua originalità e non nella sua omologazione.
Tutto questo ci turba e ci sentiamo dire da Gesù: “non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”.
E bello pensare che tutte queste nostre paure e incertezze possono essere messe in Dio, depositate in lui  e lui ci può dare la forza per affrontarle con serenità e caparbietà, di chi non si arrende alla vittoria del qualunquismo o del male, ma combatte se necessario fino alla fine, per il bene e per la speranza. Proprio perché il Signore e compagno del nostro viaggio e proprio perché non ci lascia soli ma e sempre con noi fino alla fine dei tempi, noi sappiamo che il bene vincerà sul male e la storia che stiamo vivendo e che l’umanità vive da sempre è una storia salvata e redenta dalla Pasqua di Cristo.
 Qualcuno potrebbe dire si vero, bello! ma nella concretezza della vita quotidiana come possiamo far
risuonare questo annuncio di speranza? La risposta la troviamo ancora nel Vangelo di oggi: “Gli disse
Tommaso: “Signore non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?” : Io sono la via la verità e la vita”.
 Affrontare il nostro difficile quotidiano, significa affermare ogni giorno ogni momento in ogni situazione difficile della vita questa certezza: Gesù è la nostra via, la nostra verità, la nostra vita. Ma questa fede non basta proclamarla a parole, siamo chiamati a farla diventare vita vissuta, a farla diventare il fondamento delle nostre certezze, a farla diventare: l’una certezza della nostra esistenza. Gesù è il Signore e noi siamo chiamati a fare come Tommaso, la nostra professione di fede:  “Mio Signore e mio Dio” . Il primato di Gesù nella nostra vita presuppone che, niente è sopra di lui. Nemmeno le nostre regole nella legge, nessun altra via è più importante di lui e questo per noi è davvero difficile. Dare il primato a Dio a scapito delle nostre sicurezze e certezze, dei nostri pensieri e ragionamenti, delle nostre presunzioni e dei nostri pregiudizi.
Fidarsi solo di lui e del suo vangelo.  Questa fede che nasce dalla Pasqua è dono del risorto, a ognuno di noi spetta di accettarla, rifiutarla o tradurla in vita vissuta, senza chiedere a Dio nessuna prova o nessun segno.
“Disse Filippo: Mostraci il Padre e ci basta” gli rispose Gesù da tanto tempo sono con voi e non mi avete ancora conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre”. Gesù è l’unica prova che ci è data e in lui c’è tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

Aiutaci Signore Gesù 
ad ascoltare la tua parola,
A percepire la tua presenza,
a dire nella fede
tu Signore sei:
la nostra via,
la nostra verità,
la nostra vita.
Amen.


Don Antonio Berera


martedì 21 aprile 2015

sabato 18 aprile 2015

Il Cristo della Passione e della Risurrezione - don Antonio Berera

Ho sempre pensato alla regalità di Cristo con un certo imbarazzo e inquietudine, imbarazzo perché chi non è credente non capisce come sia possibile conciliare regalità con amore e servizio, inquietudine perché non si capisce che necessità ci sia di ribadire la regalità di Cristo. Forse la risposta la possiamo trovare guardando al crocefisso, ma non uno qualunque, ma a quello che fa bella mostra di se sull’altar maggiore di S. Pio V a Milano.
Subito a prima vista si nota che rispetto ai crocefissi che normalmente abbiamo appesi in casa o che sono nelle nostre chiese, qui la figura di Gesù non è appesa alla croce manifestando tutta la sofferenza di un crocifisso.
Il peso del corpo spinge verso il basso, le braccia tese comprimono i polmoni che non riescono a dilatarsi per respirare e così la morte arriva per soffocamento.
In questo crocefisso, Gesù e come appoggiato alla croce e il piolo dove appoggia i piedi è una sorta di pedana che sorregge il corpo che è pacificato e con le braccia aperte quasi in una sorta di abbraccio universale. 
Richiama tutti quei crocefissi medievali tanto cari all’arte fiorentina del due e trecento. 
“Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò ristoro” (Mt. 11,28).
Il volto è sereno come di chi sa che ha fatto ciò che doveva per offrire l’abbraccio di speranza e di futuro a tutti, e l’ha fatto con sofferenza certo, ma anche con la scelta di chi è consapevole che la sofferenza è feconda e si trasforma in gioia e luce della resurrezione, in certezza della salvezza. 
I segni della passione ci sono tutti: i fori dei chiodi nelle mani e nei piedi, la ferita sul costato, ma sono i segni di un passaggio e non di una permanenza, quasi a dire che: la croce non è la fine ma una sorta di passaggio, di porta che apre a una vita nuova eterna, redenta, luminosa con Dio, una vita salvata che ci viene donata a piene mani e che noi, che contempliamo, siamo chiamati a fare nostra superando l’angoscia delle nostre croci e delle nostre ferite, per apparire pacificati nella quotidianità dalla speranza cristiana.
Questo Cristo, che è certamente quello della passione e della morte in croce, è però anche quello glorioso della resurrezione.
Ecco che i segni della regalità si sovrappongono a quelli sottostanti della passione, ne compiono il senso, ne danno la visione definitiva e ultima, ne fanno scaturire il vero significato, dandone ragione anche a noi, che con sgomento abbiamo contemplato un Dio che muore ignominiosamente in croce come un malfattore. I segni che vengono imposti al Cristo crocifisso danno anche il senso della regalità e del potere, perchè non disgiungono mai e in nessun modo la passione dalla gloria della resurrezione.
Ecco i segni della regalità sul Cristo sofferente: la veste rossa, la veste del Re, la cintura d’oro, la cintura del Re, la corona, la corona del Re, corona che sostituisce quella di spine: chi incorona è Dio stesso.
Gli angeli, nella tradizione biblica, sono la presenza di Dio nella vita: anche qui sono il segno che Dio è presente nella croce-resurrezione, sono gli angeli che incoronano, sono loro che all’estremità della croce sono presenza che sostiene, che da senso e radica l’evento della Pasqua in un disegno di salvezza, voluto dagli uomini, nella loro invidia e superbia, come evento di morte e di assassinio per liberarsi di Dio, accettato da Dio e da Gesù, il Cristo, e trasformato da Dio in un evento di vita e di salvezza rigeneratrice. E tutto questo si compie sulla croce che non è più un patibolo di morte, ma è ormai un trono di gloria. La regalità di Gesù, il Cristo, è ormai la regalità di un Dio che non chiede agli uomini di servirlo, che non vuole nulla dall’uomo, ma che si fa dono totale all’uomo, che si fa tutto a tutti. 

La croce diventa il trono della regalità di Dio e il trono diventa il luogo del servizio gratuito e totale di Dio all’uomo. “Anche il figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”(Mc. 10,45). “Voi che mi chiamate il maestro e il Signore e dite bene, perchè lo sono. Se dunque io il Signore e il maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni gli altri” (Gv. 13,14). 
Dal trono della croce, Dio ci insegna una regalità di servizio, e sotto la croce, a cogliere questo insegnamento, sta l’umanità intera, rappresentata da Maria e da Giovanni. 

La scrittura ci consegna queste due figure sotto la croce; Maria, la madre che immersa nel dolore soffre con il figlio fino essere la “corredentrice” come la definisce Paolo VI nella “Marialis Cultus”, e Giovanni, il discepolo che Gesù amava, come immagine della chiesa che partecipa con la sua presenza alla sofferenza del suo Signore. Maria e Giovanni sono anche segno dell’umanità che assieme a Cristo soffre sulla croce, segno di tutti i crocifissi della storia che solo guardando al Crocifisso del Calvario possono sapere che la loro sofferenza non è fine a se stessa, non è l’ultima parola ma la penultima, perchè l’ultima parola è la regalità offerta a tutti coloro che soffrono. Giovanni è il prototipo di tutti i credenti, il discepolo perfetto, che non fugge davanti alla sofferenza e alla morte, ma ha il coraggio di guardarle in faccia, non perché è un eroe o perchè è un masochista, o perché pensa che qualche Dio le risolverà, ma perché è capace, grazie al crocefisso, di redimere le sue sofferenze e quelle degli uomini come lui, e trasformarle in una dimensione di regalità e di vittoria.
E Maria, non è semplicemente la “Mater dolorosa”, ma è colei che davanti all’enormità della proposta di Dio, di essere la madre del Messia, non si tira indietro e accetta, sapendo che questo sarà un dono che la segnerà per sempre, e non solo nella gioia e nella speranza, ma anche nel dolore, nella fatica e nel non senso. Maria diventa qui la madre, di quell’umanità, che soffre e che spera che la croce di trasformi in trono di gloria.
Ecco cos’è il crocifisso di S. Pio, un’icona di sofferenza, della sofferenza dell’uomo, ma nello stesso tempo un’icona della gloria regale dell’uomo che accoglie la redenzione offerta da Dio.
Ecco cos’è la regalità per i credenti; non potere, sfarzo e pompa, non dominio e autorità, ma umiltà e  servizio, capacità di discernimento del senso della sofferenza quotidiana e lettura, attraverso questa sofferenza, della regalità che vi sta dentro. A tutti coloro che detengono un potere, e che esercitano una regalità, il richiamo a essere come il Cristo, è fondante; non solo per la propria salvezza e realizzazione vera, ma anche per la credibilità dell’annuncio di speranza per il quale dobbiamo rendere conto. 

A Te, re crocifisso,
alzo lo sguardo, come Giovanni e Maria,
non solo per comprendere, la tua offerta di sofferenza,
ma per cogliere la tua grandezza,
grandezza di un Dio che si fa servo dell’uomo
e in questo servizio ci dimostra tutta la sua regalità.
Aiuta tutti noi servi redenti, figli amati, a essere
re, regnanti dalle croci della storia,
per offrire al mondo senso e speranza.
Amen.


 Don Antonio Berera


martedì 14 aprile 2015

SCHEDE DI SPIEGAZIONE DEL RITO DELLA MESSA: I RITI DI INTRODUZIONE

SCHEDE DI SPIEGAZIONE  DEL RITO DELLA MESSA

Nella programmazione pastorale di quest’anno il Consiglio pastorale ha pensato di offrire a tutti i fratelli e le sorelle della comunità un percorso di spiegazione del rito della Messa, nelle domeniche del tempo di Pasqua.

Questa scheda può aiutarti a comprendere e vivere sempre meglio, il segno più evidente della tua identità cristiana e a saper rendere ragione, a te stesso e a chi te lo chiede, della tua partecipazione alla messa.


I RITI DI INTRODUZIONE

L’INGRESSO IN CHIESA
Entrare in Chiesa significa accedere in uno spazio sacro, la Chiesa è il luogo dell’incontro con Dio e con la Comunità dei credenti che, come te, condivide la stessa fede e celebra la stessa liturgia. Prima di entrare assicurati che il telefonino sia spento o messo sulla modalità silenziosa. Quando entri sei invitato ad avere un abbigliamento consono alla sacralità del luogo, a tenere un comportamento adatto, rispettando il silenzio e la preghiera degli altri. 
Una volta entrato riconosci la presenza di Gesù Eucaristia facendo una genuflessione o un inchino, recitando una preghiera rivolto verso la cappella eucaristica. Solo dopo rivolgiti agli altari della Madonna o dei Santi per le tue devozioni. Se entri per partecipare alla celebrazione della S. Messa scegli il posto che desideri, saluta il Signore e poi i fratelli di comunità che trovi già in chiesa e preparati alla celebrazione, pregando e leggendo le letture della messa dal foglietto della liturgia che avrai preso entrando. 
Assicurati di avere a disposizione un libretto per i canti e attendi in un clima di raccoglimento e di silenzio.
IL CANTO D’INGRESSO
La funzione propria di questo canto è quella di dare inizio alla celebrazione, favorire la tua unione con gli altri fratelli e introdurti alla celebrazione del mistero. Il canto viene eseguito dalla comunità e dal coro. Se non si esegue un canto si legge assieme il testo proposto dalla liturgia del giorno che si trova sul foglietto. Questo vale per tutti i canti della messa.


IL SALUTO
I primi due gesti che il sacerdote compie sono il saluto all'altare e al popolo. Davanti all'altare il celebrante si inchina profondamente e poi bacia la mensa. Può anche incensare. Perché tanta attenzione? Perché l'altare rappresenta simbolicamente Cristo (Egli è la pietra angolare sulla quale si edifica la Chiesa, Egli è altare, sacerdote e vittima del sacrificio). 
Poi il celebrante accoglie e saluta te, l'assemblea, invitandoti a fare il segno di croce. 
Rifletti un istante sul segno di croce. Con quel gesto tu affermi che l’amore di Dio ti abbraccia, che la famiglia di Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo ti avvolge da capo a piedi e che il suo amore coinvolge i tuoi pensieri (la fronte, la mente), i tuoi affetti (il petto, il cuore), le tue azioni (le braccia). Il Celebrante, che rappresenta il Signore Gesù in questo momento, tiene il posto del padre di famiglia, è colui che presiede l' assemblea dei fedeli e ti rivolge un saluto di gioia e di pace. 
Ti ricorda che siamo stati invitati a un banchetto che è una festa preparata da Gesù per te. 
Dopo il segno di croce, il Sacerdote saluta: “Il Signore sia con voi”, che è come dire: “guarda che il Signore Risorto ora è in mezzo a voi, abita dentro questa assemblea”.
L’ATTO PENITENZIALE
Inserito dentro i riti di accoglienza, è per te una proposta molto interessante. Anche nella tua famiglia può succedere che qualche volta ci siano delle tensioni, dei momenti di incomprensione. E quando tu hai fatto un dispiacere a qualcuno, che cosa fai? Chiedi perdono. Lo stesso compi all’inizio della Messa. 
L’atto penitenziale che vivi dentro la Celebrazione Eucaristica non è prima di tutto un esame di coscienza, ma anzitutto è l’esperienza di un dono che ti viene offerto e che ricevi, di un’accoglienza che Dio fa a te, nonostante i tuoi errori. 
L’atto penitenziale nella Celebrazione Eucaristica è contemplazione della bontà di Dio e, di conseguenza, è riconoscimento del tuo errore; ma al centro vi è sempre Lui, con le sue braccia di misericordia aperte ad accoglierti. 
Quel breve tempo di silenzio che ti viene concesso durante l’atto penitenziale non è per fare un elenco dei tuoi peccati, ma per collocarti di fronte a Dio e per riconoscere che il suo amore ti accoglie e ti rinnova.
IL CANTO DEL GLORIA
Dopo l’atto penitenziale, sei pronto a metterti davanti ad una Parola che ti offre una vita nuova; sei pronto ad accogliere la Parola come rivelatrice del cuore di Dio. Lo stesso canto del ‘Gloria’ nelle domeniche e nelle feste esprime la tua gioia per l’incontro di salvezza al quale sei reso partecipe. 
Il Gloria è un inno di gioia che si rifà al canto degli angeli nella notte di Natale; un inno che rende lode e canta la fede nell’amore della Trinità che ti avvolge.
ORAZIONE ALL’INIZIO DELL’ASSEMBLEA LITURGICA
I riti di introduzione si concludono con una preghiera recitata dal sacerdote. Questa preghiera esprime i contenuti della celebrazione, richiama il tema centrale della messa o del tempo liturgico che stai celebrando. Da la tua adesione al contenuto della preghiera attraverso” l’amen” che dici alla fine.



NOI SIAMO TOMMASO! - don Antonio Berera

Celebriamo oggi la seconda domenica di Pasqua e la prima riflessione che vorrei condividere con voi è proprio il fatto che questa è la seconda domenica di Pasqua, non dopo Pasqua, ma di Pasqua. 
La liturgia ci sta dicendo che la Pasqua del Signore non si esaurisce in un giorno nel quale si ricorda un evento, ma è un’esperienza che dura nel tempo, che dura per tutti i giorni liturgici della Pasqua fino alla solennità di Pentecoste, anzi la Pasqua una volta iniziata dura per sempre. 
L’evento chiave della nostra salvezza non ha più fine, noi siamo inseriti per sempre nella Pasqua del Signore, per noi è per sempre Pasqua e per sempre avremo con noi il Signore, come Lui stesso ci ha detto: “Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” 
( Mt. 28, 20), Cristo risorto è la nostra forza e la nostra vera speranza. 
Carissimi fratelli, la nostra fede nel Signore Risorto che cammina con noi e sostiene la nostra vita e la nostra quotidiana fatica, che è al nostro fianco e “fa il tifo per noi” non può essere sorretta solo dalla nostra buona volontà, ma deve essere sostenuta dalla nostra decisione per Cristo, dal fatto che noi non solo crediamo per fede ma scegliamo di credere con un atto di vera decisione. 
La decisione è però possibile solo se abbiamo il coraggio di incontrare il Signore e farlo diventare il fondamento, la pietra angolare della nostra vita. 
Nel brano del Vangelo di oggi ci viene presentata la figura dell’apostolo Tommaso. 
Ecco, anche noi siamo chiamati a fare lo stesso percorso. 
Il Signore si presenta nella nostra vita, alcune volte noi non ci siamo, siamo altrove, indaffarati nelle nostre cose, nelle nostre preoccupazioni, siamo dediti ai nostri affari e quando Gesù si presenta noi siamo assenti: “Tommaso uno dei Dodici chiamato Didimo non era con loro quando venne Gesù”, la nostra assenza ci rende difficile fidarci della testimonianza degli altri, forse non per sfiducia o per superbia ma semplicemente perché per accettare la fede dobbiamo farne esperienza diretta e Tommaso è come noi, ha bisogno di segni. Ma la pazienza pedagogica del Signore fa si che all’ apparizione seguente, ci sia anche Tommaso: “otto giorni dopo i discepoli erano in casa e c’era con loro anche Tommaso”, arriva Gesù e sta con i suoi discepoli e si offre a Tommaso, gli fa fare esperienza di Lui : “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani”, anche per noi nella vita c’è sempre una volta che, davanti agli eventi che l’esistenza ci presenta, possiamo cogliere la presenza di Dio, lo possiamo vedere e toccare, nella forza di un sorriso, nel gesto di un sostegno, nell’ accompagnamento in una difficoltà, nella capacità di una reazione positiva che pensavamo di non riuscire a fare, anche per noi è spontaneo dire come per Tommaso: “ Mio Signore e mio Dio”. 
Certo, il Signore dice a Tommaso sarebbe stato meglio se tu avessi creduto fidandoti, ma si sa che noi abbiamo spesso bisogno di prove e segni e il Signore ci ama per quello che siamo. 
Dalla professione di fede, che scaturisce dall’ incontro con il Signore, nasce poi la nostra capacità di testimonianza e qui oggi la liturgia ci offre la prima lettura degli Atti degli Apostoli nella quale Pietro, colmo di Spirito Santo, fa la sua testimonianza senza paura e a viso scoperto: “sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù il nazareno che voi avete crocifisso e che Dio ha resuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato”. 
Dalla fede siamo chiamati a passare all’ annuncio, all’ evangelizzazione. 
Spetta a ognuno di noi, nel luogo di vita dove siamo chiamati a stare: in quella famiglia, in quel posto di lavoro, con quelle relazioni, nella gioia e nella fatica, nella sofferenza e nel dolore, spetta a noi dare testimonianza della forza e della potenza di Dio che salva e risana e tutto questo non da soli o con le nostre solo forze, ma con la forza dello Spirito Santo il dono che Gesù fa alla sua comunità e quindi a tutti noi: “Detto questo soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito santo”. 
Con la forza dello Spirito che abbiamo ricevuto nel Battesimo e che riceviamo ogni volta che celebriamo l’Eucaristia possiamo dare la nostra bella testimonianza che Dio si prende cura dell’umanità attraverso l’azione solidale e caritativa della sua chiesa che siamo noi. 
Al di là, delle nostre fatiche, dei nostri limiti e dei nostri peccati, noi proprio noi, ciascuno di noi, si proprio tu che stai leggendo questo foglio, sei lo strumento che Dio usa per annunciare il suo amore agli uomini. Se ti senti inadeguato o impreparato o imbranato, non temere Lui sarà sempre con te e quando non ci riuscirai proprio a essere segno di speranza perché non ne puoi più, aspetta, vedrai che Lui a porte chiuse apparirà, si metterà davanti a te e ti dirà: “Tommaso, Lucia, Paola, Giovanni ecc. ecc. mettete qui il vostro dito e guardate le mie mani, tendete la mano e mettetela nel mio fianco e non siate increduli ma credenti!” e noi che ci sentiremo dire questo da un volto che facciamo fatica a riconoscere come quello di Gesù, perché ci appare come quello di un povero, o di un famigliare, o di un collega, o di un nemico, noi nonostante tutto, ci sforzeremo di dire: “Mio Signore e mio Dio!” Tutto questo sotto l’azione dello Spirito Santo che ci è stato donato. 
Cosi sia.

Don Antonio Berera


lunedì 13 aprile 2015

Piena riabilitazione di Padre Giulio Maria Scozzaro

Piena riabilitazione di Padre Giulio Maria Scozzaro riammesso nell’Istituto di cui faceva parte,
i Frati Francescani dell’Immacolata

La data del Decreto della completa riabilitazione dell’11 febbraio 2015, festa della Madonna di Lourdes, indica come l’Immacolata in Persona abbia interceduto per il ristabilimento della verità e della giustizia.

È il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria nella vita sacerdotale di Padre Giulio Maria Scozzaro.


PREGHIERA A SAN GIUSEPPE MOSCATI, per domandare la sua intercessione.

O San Giuseppe Moscati, medico e scienziato insigne, che nell'esercizio della professione curavi il corpo e lo spirito dei tuoi pazienti, guarda anche noi che ora ricorriamo con fede alla tua intercessione!
Donaci sanità fisica e spirituale, intercedendo per noi presso il Signore!
Allevia le pene di chi soffre, dai conforto ai malati, consolazione agli afflitti, speranza agli sfiduciati!
I giovani trovino in Te un modello, i lavoratori un esempio, gli anziani un conforto, i moribondi la speranza del premio eterno!
Sii per tutti noi guida sicura di laboriosità, onestà e carità, affinché adempiamo cristianamente i nostri doveri, e diamo gloria a Dio nostro Padre!
Amen.



giovedì 2 aprile 2015

CYCLVS REDEMPTIONIS TRIDVVM SACRVM HEBDOMADÆ SANCTÆ FERIA QVINTA IN CŒNA DOMINI MISSA VESPERTINA IN CŒNA DOMINI

Statio ad Sanctum Ioannem in Laterano

Lectio Epistolæ beati Pauli Apostoli ad Corinthios (I Cor. XI, 20-32). Fratres : Conuenientibus uobis in unum, iam non est dominicam cœnam manducare. Vnusquisque enim suam cœnam præsumit ad manducandum. Et alius quidem esurit, alius autem ebrius est. Numquid domos non habetis ad manducandum et bibendum? Aut ecclesiam Dei contemnitis, et confunditis eos, qui non habent? Quid dicam uobis ? Laudo uos ? In hoc non laudo. Ego enim accepi a Domino, quod et tradidi uobis, quoniam Dominus Iesus, in qua nocte tradebatur, accepit panem, et gratias agens fregit, et dixit: «Accipite, et manducate: hoc est corpus meum, quod pro uobis tradetur: hoc facite in meam commemorationem». Similiter et calicem, postquam cœnauit, dicens: «Hic calix nouum testamentum est in meo sanguine: hoc facite, quotiescumque bibetis, in meam commemorationem ». Quotiescumque enim manducabitis panem hunc, et calicem bibetis: mortem Domini annuntiabitis, donec ueniat. Itaque quicumque manducauerit panem hunc uel biberit calicem Domini indigne, reus erit corporis et sanguinis Domini. Probet autem seipsum homo: et sic de pane illo edat et de calice bibat. Qui enim manducat et bibit indigne, iudicium sibi manducat et bibit, non diiudicans corpus Domini. Ideo inter uos multi infirmi et imbecilles, et dormiunt multi. Quod si nosmetipsos diiudicaremus, non utique iudicaremur. Dum iudicamur autem, a Domino corripimur, ut non cum hoc mundo damnemur.



mercoledì 1 aprile 2015

Rabbì, sono forse io?

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
(Mt 26, 14-25)


In Matteo la figura di Giuda assume il contorno drammatico del discepolo amato e chiamato dal Signore che rifiuta di accogliere l'invito alla conversione. È come noi, Giuda, esattamente come noi: un discepolo che pensa di forzare la mano a Dio. La disperazione di Giuda dopo l'arresto di Gesù si spiega solamente se il suo progetto non prevedeva un tale catastrofico epilogo! Cosa voleva ottenere, allora, Giuda?
Forse voleva far incontrare Gesù col Sinedrio, forse voleva spingere Gesù a manifestare la sua potenza, chissà...
Povero Giuda, che tanto ci assomiglia! Eppure, durante la cena, Gesù ancora gli offre un'opportunità di redenzione. 
L'apostolo chiede al Maestro: è lui il traditore? 
Gesù gli offre una possibilità: tu lo dici. 
Tu, Giuda, decidi se diventare traditore, se allontanarti dal sogno, dal progetto, se lasciarti travolgere dalla parte oscura, se lasciarti prendere dallo scoramento.

Ciascuno di noi ha di fronte a sé l'immenso dono della libertà: il discepolo può diventare il traditore. Ma questo non cambia il giudizio che Gesù esprime su ciascuno di noi. Non lasciamo che i nostri sbagli, i nostri piccoli o grandi tradimenti ci allontanino dal Dio che mai si allontana.

Paolo Curtaz


venerdì 27 marzo 2015

Padre, Figlio e Spirito Santo. Omelia di papa Francesco ai bambini della Prima Comunione

Cari fratelli e sorelle,

il Parroco, nelle sue parole, mi ha fatto ricordare una cosa bella della Madonna. Quando la Madonna, appena ricevuto l’annunzio che sarebbe stata madre di Gesù, e anche l’annunzio che sua cugina Elisabetta era incinta - dice il Vangelo - se ne andò in fretta; non aspettò. Non ha detto: "Ma adesso io sono incinta, devo curare la mia salute. Mia cugina avrà delle amiche che forse l’aiuteranno". Lei ha sentito qualcosa e "se ne andò in fretta". E’ bello pensare questo della Madonna, della nostra Madre, che va in fretta, perché ha questo dentro: aiutare.
Va per aiutare, non va per vantarsi e dire alla cugina: "Ma senti, adesso comando io, perché sono la Mamma di Dio!" No, Non ha fatto quello. E’ andata ad aiutare! E la Madonna è sempre così.
E’ la nostra Madre, che sempre viene in fretta quando noi abbiamo bisogno. Sarebbe bello aggiungere alle Litanie della Madonna una che dica così: "Signora che vai in fretta, prega per noi!". E’ bello questo, vero? Perché Lei va sempre in fretta, Lei non si dimentica dei suoi figli. E quando i suoi figli sono nelle difficoltà, hanno un bisogno e la invocano, Lei in fretta va. E questo ci dà una sicurezza, una sicurezza di avere la Mamma accanto, al nostro fianco sempre. Si va, si cammina meglio nella vita quando abbiamo la mamma vicina. Pensiamo a questa grazia della Madonna, questa grazia che ci dà: di essere vicina a noi, ma senza farci aspettare. Sempre! Lei è - abbiamo fiducia in questo - per aiutarci. La Madonna che sempre va in fretta, per noi.

La Madonna ci aiuta anche a capire bene Dio, Gesù, a capire bene la vita di Gesù, la vita di Dio, a capire bene che cosa è il Signore, com’è il Signore, chi è Dio. A voi bambini, domando: "Chi sa chi è Dio?". Alzi la mano. Dimmi? Ecco! Creatore della Terra. E quanti Dio ci sono? Uno? Ma a me hanno detto che ce ne sono tre: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo! Come si spiega questo?
Ce n’è uno o ce ne sono tre? Uno? Uno? E come si spiega che uno sia il Padre, l’altro il Figlio e l’altro lo Spirito Santo? Forte, forte! Va bene quella. Sono tre in uno, tre persone in uno. E che cosa fa il Padre? Il Padre è il principio, il Padre, che ha creato tutto, ha creato noi. Che cosa fa il Figlio? Che cosa fa Gesù? Chi sa dire che cosa fa Gesù? Ci ama? E poi? Porta la Parola di Dio! Gesù viene ad insegnarci la Parola di Dio. Benissimo questo! E poi? Che cosa ha fatto Gesù nella terra? Ci ha salvati! E Gesù è venuto per dare la sua vita per noi. Il Padre crea il mondo; Gesù ci salva. E lo Spirito Santo che fa? Ci ama! Ti dà l’amore! Tutti i bambini insieme: il Padre crea tutti, crea il mondo; Gesù ci salva; e lo Spirito Santo?
Ci ama! E questa è la vita cristiana: parlare con il Padre, parlare con il Figlio e parlare con lo Spirito Santo. Gesù ci ha salvato, ma anche cammina con noi nella vita. E’ vero questo? E come cammina? Che cosa fa quando cammina con noi nella vita? Questo è difficile. Chi la fa vince il derby! Che cosa fa Gesù quando cammina con noi? Forte! Primo: ci aiuta. Ci guida! Benissimo! Cammina con noi, ci aiuta, ci guida e ci insegna ad andare avanti. E Gesù ci dà anche la forza per camminare. E’ vero? Ci sostiene! Bene! Nelle difficoltà, vero? Ed anche nei compiti della scuola! Ci sostiene, ci aiuta, ci guida, ci sostiene. Ecco! Gesù va sempre con noi. Va bene. Ma senti, Gesù ci dà la forza. Come ci dà la forza Gesù? Voi questo lo sapete come ci dà forza! Forte, non sento! Nella Comunione ci dà la forza, proprio ci aiuta con la forza. Lui viene a noi. Ma quando voi dite "ci dà la Comunione", un pezzo di pane ti dà tanta forza? Non è pane quello? E’ pane? Questo è pane, ma quello sull’altare è pane o non è pane? Sembra pane! Non è proprio pane.
Che cosa è? E’ il Corpo di Gesù. Gesù viene nel nostro cuore. Ecco, pensiamo a questo, tutti: il Padre ci ha dato la vita; Gesù ci ha dato la salvezza, ci accompagna, ci guida, ci sostiene, ci insegna; e lo Spirito Santo? Che cosa ci dà lo Spirito Santo? Ci ama! Ci dà l’amore. pensiamo a Dio così e chiediamo alla Madonna, la Madonna nostra Madre, in fretta sempre per aiutarci, che ci insegni a capire bene com’è Dio: com’è il Padre, com’è il Figlio e com’è lo Spirito Santo. Così sia.

- Papa Francesco -