martedì 22 aprile 2014

Dal «Proslogion» di sant'Anselmo, vescovo

Anima mia, hai trovato quello che cercavi? Cercavi Dio e hai trovato che egli è qualcosa di sommo tra tutti, di cui non si può pensare nulla di meglio; che è la stessa vita, la luce, la sapienza, la bontà, l'eterna beatitudine e la beata eternità; che è dovunque e sempre. Signore Dio mio, che mi hai formato e rifatto, dì all'anima mia, che lo desidera, che cosa altro sei oltre a quello che ha visto, perchè veda chiaramente ciò che desidera. […]
Ti prego, o Dio, fa' che io ti conosca, ti ami per gioire di te. E se non posso pienamente in questa vita, che io avanzi almeno di giorno in giorno fino a quando giunga alla pienezza. Cresca qui la mia conoscenza di te e diventi piena nell'altra vita. Cresca il tuo amore e un giorno divenga perfetto, perchè la mia gioia sia grande qui nella speranza e completa mediante il possesso definitivo nel futuro.

Signore, per mezzo di tuo Figlio comandi, anzi consigli di chiedere, e prometti che otterremo perché la nostra gioia sia piena. […] Possa io ricevere ciò che prometti… Nel frattempo mediti la mia mente, ne parli la mia lingua. Ne abbia fame l'anima…fino a quando io non entri nella gioia del mio Signore.

Anastasis (Risurrezione). Secolo XI. Basilica Patriacale di San Marco, Venezia.

lunedì 21 aprile 2014

Testimoni illuminati dallo Spirito - Monaci Benedettini Silvestrini

Gesù risorto appare ripetutamente a testimoni qualificati; la sua presenza, i segni che egli pone, il suo annuncio li conforta, li illumina, li convince definitivamente a credere per farli diventare poi sicuri e invincibili annunciatori della sua risurrezione. 
L'Apostolo Pietro doverosamente è il primo che ascoltiamo oggi. Con intrepido coraggio, dopo le penose passate esperienze, così parla del Risorto agli uomini d'Israele "Voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte". 
Ma ecco altre preziose testimoni: Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro. 
Alla loro presenza, "Vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve". "Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli". 
Comincia così l'ininterrotta catena di trasmissione del Kèrigma, la "corsa" per l'annuncio gridato al mondo del Cristo risorto, dell'adempimento del progetto divino di salvezza. Così la risurrezione entra nel vivo e nel cuore stesso della storia. 
Diventa la preziosissima eredità della chiesa, che ha il compito di essere sale e lievito per l'intera umanità. Occorrono, ai nostri giorni urgono, testimoni, coraggiosi, credibili e fedeli, che godendo di tutta la ricchezza meritata dal martire divino, sappiano con concretezza additare la via, far uscire i morti dai sepolcri, abbiano il coraggio di scendere anche negli abissi degli inferi per ricondurre a Dio i morti, i dispersi e gli sfiduciati. 
Così la gioia grande dei primi fortunati testimoni della risurrezione si diffonde ovunque e si pregusta e assapora già sulla terra, nella certezza che diventerà pienezza nel Regno di Dio. La speranza cristiana nasce a Pasqua: in Cristo risorto la promessa di Dio è diventata realtà. 
Questa è "la buona notizia della promessa fatta ai nostri padri e che Dio ha compiuto, risuscitando Gesù per noi".
Nella Pasqua la certezza della nostra speranza trova il suo più sicuro ancoraggio e la sorgente della sua energia. Per questo, essa è rinuncia ad ogni sicurezza umana e completo abbandono al mistero dell'amore assoluto di Dio per noi. Cristo, nostra speranza, è risorto!


sabato 19 aprile 2014

«La forza del sangue di Cristo» - Dalle «Catechesi» di san Giovanni Crisostomo, vescovo

Vuoi conoscere la forza del sangue di Cristo? Richiamiamone la figura, scorrendo le pagine dell'Antico Testamento. «Immolate, dice Mosè, un agnello di un anno e col suo sangue segnate le porte» (cfr. Es 12, 1-14). Cosa dici, Mosè? Quando mai il sangue di un agnello ha salvato l'uomo ragionevole? Certamente, sembra rispondere, non perché è sangue, ma perché è immagine del sangue del Signore. 
Molto più di allora il nemico passerà senza nuocere se vedrà sui battenti non il sangue dell'antico simbolo, ma quello della nuova realtà, vivo e splendente sulle labbra dei fedeli, sulla porta del tempio di Cristo.
Se vuoi comprendere ancor più profondamente la forza di questo sangue, considera da dove cominciò a scorrere e da quale sorgente scaturì. Fu versato sulla croce e sgorgò dal costato del Signore. 
A Gesù morto e ancora appeso alla croce, racconta il vangelo, s'avvicinò un soldato che gli aprì con un colpo di lancia il costato: ne uscì acqua e sangue. 
L'una simbolo del Battesimo, l'altro dell'Eucaristia. Il soldato aprì il costato: dischiuse il tempio sacro, dove ho scoperto un tesoro e dove ho la gioia di trovare splendide ricchezze.
Ora la Chiesa è nata da questi due sacramenti, da questo bagno di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito santo per mezzo del Battesimo e dell'Eucaristia. E i simboli del Battesimo e dell'Eucaristia sono usciti dal costato. Quindi è dal suo costato che Cristo ha formato la Chiesa, come dal costato di Adamo fu formata Eva… 
Similmente come Dio formò la donna dal fianco di Adamo, così Cristo ci ha donato l'acqua e il sangue dal suo costato per formare la Chiesa. E come il fianco di Adamo fu toccato da Dio durante il sonno, così Cristo ci ha dato il sangue e l'acqua durante il sonno della sua morte.


Dalle «Catechesi» di san Giovanni Crisostomo, vescovo


Simone Martini, XIV sec. Crocefissione.



PRIMA DELLA RESURREZIONE GESU’ E’ DISCESO AGLI INFERI - Antica omelia del Sabato Santo

Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio, grande silenzio e solitudine.
Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano.
Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi.
Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita.
Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte.
Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione.
Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce.
Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». 
E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». 
E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: « Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà”

Antica omelia del Sabato Santo




venerdì 18 aprile 2014

TV ES SACERDOS IN ÆTERNVM SECVNDVM ORDINEM MELCHISEDECH !


. AMICIS OMNIBVS MEIS SACERDOTIBVS GRATVLATIONES
. FELICIDADES A TODOS MIS AMIGOS SACERDOTES
. FÉLICITATIONS À TOUS MES AMIS PRÊTRES
. CONGRATULATIONS TO ALL MY FRIENDS PRIESTS
. AUGURI A TUTTI I MIEI AMICI SACERDOTI
. FELICITATS A TOTS ELS MEUS AMICS SACERDOTS
TV È SACERDOS IN ORDINEM MELCHISEDECH SECVNDVM ÆTERNVM!



«LA PERFEZIONE DELL'AMORE» - d ai «Trattati su Giovanni» di sant'Agostino, vescovo

Il Signore…ha definito la pienezza dell'amore con cui dobbiamo amarci gli uni gli altri con queste parole: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13). 
Ne consegue ciò che il medesimo evangelista Giovanni dice nella sua lettera: Cristo «ha dato la sua vita per noi, quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli», (1 Gv 3, 16) amandoci davvero gli uni gli altri, come egli ci ha amato, fino a dare la sua vita per noi.[…]
Non vogliamo dire con questo di poter essere pari a Cristo Signore, qualora giungessimo a rendergli testimonianza fino allo spargimento del sangue. 
Egli aveva il potere di dare la sua vita e di riprenderla, mentre noi non possiamo vivere finché vogliamo, e dobbiamo morire anche contro nostra voglia.
Egli, morendo, uccise subito in sé la morte, mentre noi veniamo liberati dalla morte solo mediante la sua morte. La sua carne non conobbe la corruzione, mentre la nostra, solo dopo aver subito la corruzione, rivestirà per mezzo di lui l'incorruttibilità alla fine del mondo. 
Egli non ebbe bisogno di noi per salvarci, ma noi, senza di lui, non possiamo far nulla. […]
In fine, anche se i fratelli arrivano a dare la vita per i fratelli, il sangue di un martire non viene sparso per la remissione dei peccati dei fratelli, cosa che invece egli ha fatto per noi. E con questo ci ha dato non un esempio da imitare, ma un dono di cui essergli grati.




Cavallini Pietro. Crocifissione, c. 1308. Chiesa di San Domenico Maggiore, Napoli.


giovedì 17 aprile 2014

Una settimana fuori dal tempo: settimana santa - Padre Gianni Fanzolato

Lunedì Santo: orto degli ulivi
Gesù non sei solo nell'orto degli ulivi della storia; quanti calici ricolmi,
stanno sudando sangue con te i martiri moderni, i senza voce, i migranti,
gli schiavi del potere, i poveri forzati, i bimbi affamati e le donne umiliate.

Martedì santo: il processo dei processi
Il mondo è un grande scenario dove si consumano i processi più assurdi.
Molti puntano il dito per condannare, distruggere, consumare, come il diavolo che divide.
Cristo non ha mai condannato, ha sempre recuperato chi era perduto, perché ci crede.

Mercoledì santo: lavarsi le mani
Troppi si lavano le mani per paura, per non sporcarsi, per non compromettersi, perché è comodo.
Le mani sembrano pulite, ma ti rimane il rimpianto di non aver messo il tuo granello, il tuo mattone,
il cuore rimane ingolfato, sporcato nei meandri del tuo egoismo e ti rode il rimorso dentro.

Giovedì santo: lavare i piedi
Il tuo sacrificio, la tua Messa, la tua offerta al Padre hai voluto arricchirla
con un gesto inedito di servizio al fratello e di carità profonda. Nessuno l'aveva fatto prima.
È il tuo testamento: solo lavando i piedi ai fratelli saremo autentici testimoni del tuo amore.

Venerdì santo: Dio muore nasce l'uomo
Dalla tua morte, è rinato l'uomo nuovo della speranza e dello spirito, l'uomo della resurrezione.

Sabato santo: il grande silenzio
Abbiamo bisogno di fare silenzio, è urgente trovare un po' di deserto nel nostro giorno,
silenzio degli occhi, silenzio di parole, sottrarsi dal frastuono per contemplare il mistero.
Scopriremo il miracolo di un Dio che agisce nel raccoglimento e fa risorgere dalle macerie.

Domenica di pasqua: il trionfo della vita
Tutto tende a te, tutti guardano a te con speranza, giorno senza tramonto, giorno della vita.
Dalla prima pasqua parte un'onda positiva che travolge e contagia di eternità l'esistenza.
Sei il perno della storia, dell'avventura di un Dio che si è giocato tutto credendo nell'uomo.

 Padre Gianni Fanzolato

« Non era ancora giunta la Sua ora » -- meditazione di Sant’Agostino nel quinto secolo --

Ora si avvicinava la festa dei Giudei, detta delle Capanne. I fratelli di Gesù gli dissero: Parti di qui e vattene nella Giudea perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che fai...
E Gesù disse loro: “Il mio tempo non è ancora giunto, il vostro invece è sempre pronto” (Gv 7, 2-6)... La parola del Signore quindi: Il mio tempo non è ancora giunto, era la risposta al loro consiglio di gloria: il tempo della mia Gloria non è ancora giunto.
Notate come è profonda la sua risposta. Essi lo esortano a cercare la sua Gloria, ma Egli vuole che l'esaltazione sia preceduta dalla umiliazione e intende giungere alla Gloria percorrendo la strada dell'umiltà.
Quei discepoli che volevano sedersi uno alla Sua destra e l'altro alla Sua sinistra (Mc 10,37), cercavano anch'essi la gloria; miravano alla meta, ma non vedevano la Via; il Signore li richiamò alla Via, onde potessero con sicurezza raggiungere la patria. Eccelsa è la patria, umile è la Via.
La patria è la Vita di Cristo, la Via è la sua morte; la patria è lassù ove Cristo dimora presso il Padre, la Via è la sua Passione...
Cerchiamo dunque di essere retti di cuore: il tempo della nostra gloria non è ancora giunto. Diciamo a coloro che, come i fratelli del Signore, amano il mondo: “Il vostro tempo è sempre pronto, mentre il nostro non è ancora giunto”.
Osiamo dir questo anche noi. Dal momento che noi siamo il Corpo di nostro Signore Gesù Cristo, siamo sue membra, e con animo grato riconosciamo in Lui il nostro capo, diciamolo pure, poiché Egli stesso si è degnato di dirlo per noi.
All'insulto di coloro che amano il mondo, rispondiamo: “Il vostro tempo è sempre pronto, mentre il nostro non è ancora giunto”.
A noi infatti l'apostolo Paolo dice: “Voi siete morti, e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio”. Quando giungerà il nostro tempo? “Quando comparirà Cristo, che è la vostra Vita, allora anche voi comparirete con lui nella Gloria” (Col 3, 3).
“La nostra vita è nascosta con Cristo in Dio”.
Così si può dire durante l'inverno: quest'albero è morto; ad esempio, questo fico, questo pero, questi alberi da frutta sembrano secchi; e per tutto l'inverno non danno segni di vita.
Bisogna aspettare l'estate, bisogna aspettare il giudizio. La rivelazione di Cristo è la nostra estate: Dio verrà in modo manifesto, il nostro Dio verrà e non tacerà.
-- meditazione di Sant’Agostino nel quinto secolo --

lunedì 14 aprile 2014

“L'agonia di Cristo perpetuata nel SS. Sacramento e il sonno delle nostre anime - don Dolindo Ruotolo

Gesù si avviò verso il Getsemani. 
D’un tratto la divinità si nascose 
ed Egli rimase solo, 
caricato dei peccati degli uomini 
di tutti i secoli passati e futuri, 
fino al termine del mondo;
si sentì caricato di tutte le prevaricazioni,
perché Egli le doveva tutte riparare 
con le sue pene...
Fu una pena ineffabile, 
alla quale s’aggiunsero gli assalti furenti di satana 
che tentava di vincerlo 
ed allontanarlo col terrore 
dal pensiero di riparare per i peccati degli uomini...
I peccati dei quali si sentiva caricato 
gli davano un dolore spasimante, 
ed avrebbe desiderato esserne liberato, 
ma l’amore, l’infinito suo amore 
gli faceva desiderare di non esserne liberato, 
poiché Egli solo poteva sopportare 
quel peso spaventevole...
Domandò di fare la volontà del Padre 
per compiere divinamente la grande espiazione, 
e cercò dei cuori che l’avessero aiutato 
a riparare e ad amare.
Andò dagli Apostoli 
ed, ahimé, li trovò addormentati! 
Addormentati profondamente, 
quando avrebbero dovuto pregare con Lui!
... Gesù Cristo sta ora nell’Orto della sua Chiesa 
e, nascosto nel suo Tabernacolo di amore, 
prega e si offre al Padre. 
LÀ EGLI CONTINUA LA SUA AGONIA MISTICAMENTE 
E LÀ VUOLE I SUOI FIGLI, 
PERCHÉ VEGLINO E PREGHINO CON LUI.
Quale dolore per Gesù 
vedere che i suoi figli dormono 
nella notte dei loro peccati 
e, sognando le chimere del mondo,
lo dimenticano!
... Dobbiamo vigilare e pregare 
per non cadere nella tentazione; 
potremmo sentirci scossi nella nostra fedeltà 
se non preghiamo, 
potremmo seguire lo spirito del mondo, 
o fuggire addirittura dal nostro adorabile Redentore 
ed unirci ai suoi persecutori.
... Che cosa più soave per noi 
quanto il vigilare innanzi a Te Sacramentato, o Gesù! 
Quanto peseranno nel giorno del giudizio
le ore che avremmo potuto passare con Te
e che abbiamo trascorse invece
nelle miserie di questa Terra!


Meditazione del Servo di Dio  don Dolindo Ruotolo (1882-1970)


domenica 6 aprile 2014

Tempo di Passione

Dopo l'ora di Nona è iniziato il Tempo di Passione. La Chiesa si raccoglie in meditazione del mistero della Croce.
NORMAE SERVANDAE PRO TEMPORE PASSIONIS

Psalmus XLII "Iudica me" omittitur in missis de tempore. Etiam "Gloria Patri" ad Introitum et ad Psalmum XXV "Lavabo" in Offertorio omittuntur .

In omnibus missis de tempore Praefatio de Sancta Cruce dicitur.

In missis de tempore nec imagines nec reliquiae sanctorum incensantur.

Crux altaris et crux processionalis necnon et imagines omnes in ecclesia pannis uiolaceis cooperuntur usque ad Vigilia Paschalis.
Foto: NORMAE SERVANDAE PRO TEMPORE PASSIONIS

Psalmus XLII "Iudica me" omittitur in missis de tempore. Etiam "Gloria Patri" ad Introitum et ad Psalmum XXV "Lavabo" in Offertorio omittuntur .

In omnibus missis de tempore Praefatio de Sancta Cruce dicitur.

In missis de tempore nec imagines nec reliquiae sanctorum incensantur.

Crux altaris et crux processionalis necnon et imagines omnes in ecclesia pannis uiolaceis cooperuntur usque ad Vigilia Paschalis.

mercoledì 2 aprile 2014

S. Agostino, Commento al Vangelo di S. Giovanni, II, 2-3.

"In principio era il Verbo. E' sempre lo stesso, sempre allo stesso modo; è così come è da sempre, e non può mutare: semplicemente è. Questo suo nome lo rivelò al suo servo Mosè: Io sono colui che sono. Colui che è, mi ha mandato (Es 3, 14). Chi dunque potrà capire ciò, vedendo come tutte le cose mortali siano mutevoli; vedendo che tutto muta, non solo le proprietà dei corpi: che nascono, crescono, declinano e muoiono; ma anche le anime stesse, turbate e divise da sentimenti contrastanti; vedendo che gli uomini possono ricevere la sapienza, se si accostano alla sua luce e al suo calore, e che possono perderla, se per cattiva volontà si allontanano da essa? Osservando, dunque, che tutte queste cose sono mutevoli, che cos'è l'essere, se non ciò che trascende tutte le cose contingenti? Ma chi potrebbe concepirlo? O chi, quand'anche impegnasse a fondo le risorse della sua mente e riuscisse a concepire, come può, l'Essere stesso, potrà pervenire a ciò che in qualche modo con la sua mente avrà raggiunto? E' come se uno vedesse da lontano la patria, e ci fosse di mezzo il mare: egli vede dove arrivare, ma non ha come arrivarvi. Così è di noi, che vogliamo giungere a quella stabilità dove ciò che è è, perché esso solo è sempre così com'è. E anche se già scorgiamo la meta da raggiungere, tuttavia c'è di mezzo il mare di questo secolo. Ed è già qualcosa conoscere la meta, poiché molti neppure riescono a vedere dove debbono andare. Ora, affinché avessimo anche il mezzo per andare, è venuto di là colui al quale noi si voleva andare. E che ha fatto? Ci ha procurato il legno con cui attraversare il mare. Nessuno, infatti, può attraversare il mare di questo secolo, se non è portato dalla croce di Cristo. Anche se uno ha gli occhi malati, può attaccarsi al legno della croce. E chi non riesce a vedere da lontano la meta del suo cammino, non abbandoni la croce, e la croce lo porterà.

Come vorrei, o miei fratelli, incidervi nel cuore questa verità! Se volete vivere un cristianesimo autentico, aderite profondamente al Cristo in ciò che egli si è fatto per noi, onde poter giungere a lui in ciò che è e che è sempre stato. E' per questo che ci ha raggiunti, per farsi uomo per noi fino alla croce. Si è fatto uomo per noi, per poter così portare i deboli attraverso il mare di questo secolo e farli giungere in patria, dove non ci sarà più bisogno di nave, perché non ci sarà più alcun mare da attraversare. E' meglio, quindi, non vedere con la mente ciò che egli è, e restare uniti alla croce di Cristo, piuttosto che vedere la divinità del Verbo e disprezzare la croce di Cristo. Meglio però di ogni cosa è riuscire, se possibile, a vedere dove si deve andare e tenersi stretti a colui che porta chi avanza".

S. Agostino, Commento al Vangelo di S. Giovanni, II, 2-3.



martedì 1 aprile 2014

S. Roberto Bellarmino, Bellezza delle cose create (Riflessioni e conseguenze)

Se tanta è la bellezza che Dio sparse nelle creature, pensa, anima mia, quale debba essere la bellezza del
Creatore; perché nessuno può dare quello che non ha.
 E se gli uomini, presi dalla bellezza del sole e delle stelle, cedettero che questi corpi luminosi fossero altrettanti dei, «sappiamo – dice la Sapienza – quanto sia più bello il loro Creatore.
La fonte della bellezza ha fatto tutte queste cose» (Sap. 13,3).
Quanto sia grande la bellezza di Dio si conosce in primo luogo dalla ragione che tutta la bellezza delle
creature si trova concentrata in Lui nel modo più perfetto.
Si può anche argomentare dal fatto che molti Santi furono presi da un sì fervido amor di Dio, che alcuni di essi si nascosero nei deserti per non pensare che a Lui […] altri sacrificarono la propria vita fra acerbissimi dolori per giungere a contemplare l’infinita bellezza di Dio.
Ascolta quanto dice uno di questi, s. Ignazio Martire nella sua lettera ai Romani: «Vengano contro di me il fuoco, la croce, le bestie, la frattura delle ossa, e tutti i tormenti del diavolo, purché io possa goder Gesù Cristo».
Che se la bellezza divina non ancora veduta ma solo creduta e sperata potè accendere un sì infocato
desiderio, che sarà quando, squarciato il velo, si potrà contemplare nella sua essenza? Oh certo farà sì che, inebriati in un torrente di delizie, né vorremo né potremo nemmeno per un istante volgere altrove lo sguardo.
Non è meraviglia che gli angeli e i santi, i quali vedono sempre la faccia del Padre ch’è nel cielo, non provino
tedio o noia da quella vista, se Dio stesso da tutta l’eternità mirando la propria bellezza trova in essa perfetta soddisfazione; Dio beato di quella vista, null’altro brama, ed immerso, per essa, nell’oceano della felicità, non ne è mai uscito né uscirà mai.
È questa la bellezza che tu devi cercare, anima mia; ad essa devi sospirar giorno e notte dicendo col profeta: «L’anima mia ha sete di Dio fonte viva: quando verrò e mirerò la faccia di Dio?» (Ps. 41,2). […]
Non temere poi che la veemenza di questo amore possa aver alcunché di vizioso; chè anzi l’amore della
divina bellezza perfeziona i cuori non limaccia; li fa santi, non corrotti.
Ma se tu brami vedere l’increata bellezza di Dio, ti conviene adempiere ciò che dice l’Apostolo: «Perciò ci
sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a Lui graditi.» (II Cor. 5,9).


S. Roberto Bellarmino, De ascensione mentis in Deum, pp. 54-56.