giovedì 29 maggio 2014

I DIECI COMANDAMENTI - Padre Giulio Maria Scozzaro

Quali sono i dieci Comandamenti?

Io sono il Signore Dio tuo:
1) Non avrai altro Dio fuori di me.
2) Non nominare il nome di Dio invano.
3) Ricordati di santificare le feste.
4) Onora il padre e la madre.
5) Non uccidere.
6) Non commettere atti impuri.
7) Non rubare.
8) Non dire falsa testimonianza.
9) Non desiderare la donna d’altri.
10) Non desiderare la roba d’altri.

Chi ha dato i dieci Comandamenti?

I dieci Comandamenti sono stati dati da Dio per mezzo di Mosè.

I dieci Comandamenti sono validi anche oggi?

Certamente. Al giovane che gli chiedeva che cosa dovesse fare per ottenere la vita eterna Gesù rispose: «Se vuoi entrare nella vita eterna osserva i Comandamenti» (Mt 19, 16-17). Fedele alla Scrittura e in conformità all’esempio di Gesù, la Tradizione della Chiesa ha riconosciuto ai dieci Comandamenti, o Decalogo, un’importanza e un significato fondamentali.
I Comandamenti sono indipendenti l’uno dall’altro?
Il Decalogo costituisce un’unità organica, in cui ogni «parola» o «Comandamento» rimanda a tutto l’insieme. Trasgredire un Comandamento è infrangere tutta la Legge.
Il Decalogo si riferisce solo all’Alleanza fra Dio e il suo popolo o anche alla legge naturale?
Il dono del Decalogo è accordato nell’ambito dell’Alleanza conclusa da Dio con il suo Popolo, e i Comandamenti ricevono il loro vero significato in e per mezzo di questa Alleanza. Però il Decalogo, come si è già ricordato, costituisce anche un’espressione privilegiata della legge naturale. Lo conosciamo attraverso la Rivelazione divina e con la ragione umana.
I Comandamenti obbligano sotto pena di peccato grave?
I dieci Comandamenti enunciano, nel loro contenuto fondamentale, obbligazioni gravi.
Tuttavia l’obbedienza a questi precetti comporta anche obblighi la cui materia, in se stessa, è leggera.
È possibile osservare i Comandamenti?
Dio rende possibile con la sua grazia ciò che comanda.

In che modo Gesù ha riassunto i Comandamenti?

Gesù ha riassunto i dieci Comandamenti nei due precetti della carità:
1) Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze;
2) Amerai il prossimo tuo come te stesso.

Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze

IL PRIMO COMANDAMENTO:
NON AVRAI ALTRO DIO FUORI DI ME

Che cosa ci ordina il primo Comandamento?
Il primo Comandamento chiama l’uomo a credere in Dio, a sperare in lui, ad amarlo al di sopra di tutto. Esso ci richiama alla virtù della religione.
Quali sono gli atti della virtù della religione?
Sono: adorare Dio, pregarlo, rendergli il culto dovuto, mantenere le promesse e i voti a lui fatti.
Il dovere di rendere culto a Dio riguarda solo i singoli individui?
No, riguarda l’uomo sia individualmente che socialmente, per cui l’uomo deve poter professare liberamente la religione in forma sia privata che pubblica.
Che cos’è la superstizione?
La superstizione è una deviazione del culto che rendiamo al vero Dio. Ha la sua massima espressione nell’idolatria, come nelle varie forme di divinazione e di magia.
Ci sono altri peccati contro il primo Comandamento?
L’azione di tentare Dio con parole e atti, il sacrilegio, la simonia (cioè la compravendita di cose sacre) sono peccati di irreligione proibiti dal primo Comandamento. E lo è pure l’ateismo, in quanto respinge o rifiuta l’esistenza di Dio.
Il culto delle immagini sacre non va contro il primo Comandamento?
No, il culto delle immagini sacre è fondato sul mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio e non è in opposizione al primo Comandamento.

IL SECONDO COMANDAMENTO:
NON NOMINARE IL NOME DI DIO INVANO

Che cosa prescrive il secondo Comandamento?
Il secondo Comandamento prescrive di rispettare il nome del Signore, perché il nome del Signore è santo.
Che cosa proibisce il secondo Comandamento?
Il secondo Comandamento proibisce ogni uso sconveniente del nome di Dio e soprattutto la bestemmia, che consiste nell’usare il nome di Dio, di Gesù Cristo, della Vergine Maria e dei santi in un modo ingiurioso. Proibisce poi il falso giuramento, con il quale si prende Dio come testimone di una menzogna, e lo spergiuro.
Dobbiamo ricordare spesso il nome di Dio?
Il cristiano incomincia le sue preghiere e le sue azioni con il segno della croce «Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».

IL TERZO COMANDAMENTO:
RICORDATI DI SANTIFICARE LE FESTE

Quali sono i giorni di festa?
Sono innanzitutto la domenica, che è il primordiale giorno festivo di precetto, e poi i giorni del Natale, dell’Epifania, dell’Ascensione, del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, della Santa Madre di Dio, della sua Immacolata Concezione e Assunzione, di San Giuseppe, dei santi Apostoli Pietro e Paolo e infine di tutti i Santi.
Come si devono santificare questi giorni?
Alla domenica e nelle altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all’obbligo di partecipare alla Messa. Si devono poi astenere da quei lavori e da quegli affari che impediscono di rendere culto a Dio e turbano la letizia propria del giorno del Signore, o il dovuto riposo della mente e del corpo.
L’istituzione della domenica ha anche un significato sociale?
Senza dubbio: essa contribuisce a dare a tutti la possibilità di godere di un sufficiente riposo e del tempo libero che permetta loro di curare la vita familiare, culturale, sociale e religiosa. Ogni cristiano perciò deve evitare di imporre, senza necessità, ad altri ciò che impedirebbe loro di osservare il giorno del Signore.

Amerai il prossimo tuo come te stesso
IL QUARTO COMANDAMENTO:
ONORA IL PADRE E LA MADRE

Qual è il significato di questo Comandamento?
Con il quarto Comandamento Dio ha voluto che, dopo di lui, onoriamo i nostri genitori e coloro che egli, per il nostro bene, ha rivestito di autorità.
Quali sono i doveri dei figli verso i genitori?
I figli devono ai genitori rispetto, riconoscenza, giusta obbedienza e aiuto. Il rispetto filiale favorisce l’armonia di tutta la vita familiare.
Quali sono i doveri dei genitori verso i figli?
I genitori sono i primi responsabili dell’educazione dei propri figli alla fede, alla preghiera e a tutte le virtù. Essi hanno il dovere di provvedere, nella misura del possibile, ai loro bisogni materiali e spirituali.
Quali sono i doveri della pubblica autorità?
La pubblica autorità è tenuta a rispettare i diritti fondamentali della persona umana e le condizioni per l’esercizio della sua libertà.
Quali sono i doveri dei cittadini?
È dovere dei cittadini collaborare con i poteri civili all’edificazione della società in uno spirito di verità, di giustizia, di solidarietà e di libertà.
Il cittadino deve obbedire alle leggi in ogni caso?
Il cittadino è obbligato in coscienza a non seguire le prescrizioni delle autorità civili quando tali precetti si oppongono alle esigenze dell’ordine morale: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» (At 5,29).
La società civile può prescindere dal Vangelo?
Ogni società ispira i propri giudizi e la propria condotta a una particolare visione dell’uomo e del suo destino. Al di fuori della luce del Vangelo su Dio e sull’uomo, è facile che le società diventino totalitarie.

IL QUINTO COMANDAMENTO:
NON UCCIDERE

Perché è proibito uccidere?
Perché ogni vita umana, dal momento del concepimento fino alla morte, è sacra, dato che la persona umana è stata voluta per se stessa a immagine e somiglianza del Dio vivente e santo. L’uccisione di un essere umano è gravemente contraria alla dignità della persona e alla santità del Creatore.
È lecita la difesa personale?
La proibizione dell’omicidio non abroga il diritto di togliere, a un ingiusto aggressore, la possibilità di nuocere. La legittima difesa è un dovere grave per chi ha la responsabilità della vita altrui o del bene comune.
Che cosa pensare dell’aborto?
Fin dal concepimento il bambino ha diritto alla vita. L’aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è una pratica vergognosa, gravemente contraria alla legge morale.
La Chiesa condanna con una pena canonica di scomunica questo delitto abominevole contro la vita umana.
Quale deve essere il trattamento dell’embrione?
Dal momento che deve essere considerato come una persona fin dal concepimento, l’embrione deve essere difeso nella sua integrità, curato e guarito come ogni altro essere umano.
Che cosa pensare dell’eutanasia?
L’eutanasia volontaria, qualunque ne siano le forme e i motivi, costituisce un omicidio. È gravemente contraria alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore.
Che cosa pensare del suicidio?
Il suicidio è gravemente contrario alla giustizia, alla speranza e alla carità. È proibito dal quinto Comandamento.
Che cos’è lo scandalo?
Lo scandalo è un atteggiamento o un comportamento che induce altri a compiere il male. È peccato grave se induce deliberatamente a colpe gravi.
Che cosa si deve pensare della guerra?
Si deve fare tutto ciò che è ragionevolmente possibile per evitare la guerra, dati i mali e le ingiustizie di cui è causa. La Chiesa prega: «Dalla fame, dalla peste e dalla guerra liberaci, Signore».
In caso di guerra valgono ancora le leggi morali?
La Chiesa e la ragione umana dichiarano la permanente validità della legge morale durante i conflitti armati. Le pratiche contrarie al diritto delle genti e ai suoi princìpi universali, deliberatamente messe in atto, sono dei crimini.
Come giudicare la corsa agli armamenti?
La corsa agli armamenti è una delle piaghe più gravi dell’umanità e danneggia in modo intollerabile i poveri.

IL SESTO COMANDAMENTO:
NON COMMETTERE ATTI  IMPURI

Che cos’è la virtù della castità?
La castità è quella virtù che esprime la positiva integrazione della sessualità nella persona, e conseguentemente l’unità interiore dell’uomo nel suo essere corporeo e spirituale. È strettamente dipendente dalla virtù cardinale della temperanza, che mira a sottomettere alla ragione le passioni e gli appetiti della sensibilità umana.
Quali sono i principali peccati gravemente contrari alla castità?
Sono la ricerca solitaria del piacere sessuale, i rapporti prematrimoniali o extramatrimoniali, le pratiche omosessuali, la pornografia.
Che cosa implica l’alleanza liberamente contratta dagli sposi?
Implica l’indissolubilità del matrimonio, la fedeltà e l’apertura alla fecondità.
Come va considerata la fecondità nel matrimonio?
La fecondità è un bene, un dono, un fine del matrimonio. Donando la vita, gli sposi partecipano della paternità di Dio.
È lecita la regolazione delle nascite?
La regolazione delle nascite rappresenta uno degli aspetti della paternità e della maternità responsabili. La legittimità delle intenzioni degli sposi non giustifica però il ricorso a mezzi inaccettabili, quali la contraccezione o la sterilizzazione.
Come realizzare allora tale regolazione?
Con la continenza e il ricorso ai periodi infecondi.
Quali sono le principali offese alla dignità del matrimonio?
Sono l’adulterio e il divorzio, la poligamia e la libera unione.

IL SETTIMO COMANDAMENTO:
NON RUBARE

Che cosa prescrive il settimo Comandamento?
Il settimo Comandamento prescrive la pratica della giustizia e della carità nella gestione dei beni terreni e dei frutti del lavoro umano.
A chi appartengono i beni della creazione?
I beni della creazione sono destinati all’intero genere umano. Il diritto alla proprietà privata non abolisce la destinazione universale dei beni.
Che cosa proibisce il settimo Comandamento?
Il settimo Comandamento proibisce il furto, che consiste nell’usurpare il bene altrui contro la volontà ragionevole del proprietario. Ma ogni modo di prendere e usare ingiustamente i beni altrui è contrario al settimo Comandamento. L’ingiustizia commessa esige riparazione. La giustizia commutativa esige la
restituzione di ciò che si è rubato.
Che pensare della schiavitù?
La legge morale proibisce gli atti che, a scopi mercantili o totalitari, provocano l’asservimento di esseri umani, il loro acquisto, la loro vendita, il loro scambio, come fossero merci.
L’uomo ha un dominio assoluto sulla natura?
Il dominio accordato dal Creatore all’uomo sulle risorse minerali, vegetali e animali dell’universo non può essere disgiunto dal rispetto degli obblighi morali, compresi quelli che riguardano le generazioni future.
Come si devono trattare gli animali?
Gli animali sono affidati all’uomo, il quale dev’essere benevolo verso di essi. Possono però servire alla giusta soddisfazione dei suoi bisogni.
La Chiesa si occupa anche dei problemi economici e sociali?
La Chiesa dà un giudizio in materia economica e sociale quando i diritti fondamentali della persona o la salvezza delle anime lo esigono. Essa si interessa del bene comune temporale degli uomini in funzione del suo ordinamento al Bene supremo, ultimo nostro fine.
Qual è il rapporto fra l’uomo e l’economia?
L’uomo è l’autore, il centro e il fine di tutta la vita economica e sociale. Il nodo decisivo della questione sociale è che i beni creati da Dio per tutti arrivino effettivamente a tutti, secondo la giustizia e con l’aiuto della carità.
Qual è il valore primario del lavoro?
Il valore primario del lavoro riguarda l’uomo stesso, il quale ne è l’autore e il destinatario. Mediante il lavoro l’uomo partecipa all’opera della creazione. Compiuto in unione con Cristo, il lavoro può essere redentivo.
Qual è il vero sviluppo economico e sociale?
Il vero sviluppo è quello che riguarda l’uomo nella sua integralità. Si tratta di far crescere la capacità di ogni persona a rispondere alla propria vocazione, e quindi alla chiamata di Dio.
Qual è il valore e il significato dell’elemosina?
L’elemosina fatta ai poveri è una testimonianza di carità fraterna: è anche un’opera di giustizia che piace a Dio.
Con quale sguardo dobbiamo guardare i poveri?
Nella moltitudine di esseri umani senza pane, senza tetto, senza fissa dimora, come non riconoscere Lazzaro, il mendicante affamato della parabola? Come non risentire la voce di Gesù: «Non l’avete fatto a me» (Mt 25,45)?

L’OTTAVO COMANDAMENTO:
NON DIRE FALSA TESTIMONIANZA

In che cosa consiste la virtù della veracità?
La verità o veracità è la virtù che consiste nel mostrarsi veri nelle proprie azioni e nell’esprimere il vero nelle proprie parole, rifuggendo dalla doppiezza, dalla simulazione e dall’ipocrisia.
Quale testimonianza deve dare il cristiano?
Il cristiano non deve vergognarsi della «testimonianza da rendere al Signore» (2 Tm 1,8) in atti e parole. Il martirio è la suprema testimonianza resa alla verità della fede.
Quali sono i principali peccati contro l’ottavo Comandamento?
Sono la menzogna, la maldicenza, la calunnia e il giudizio temerario.
Che cos’è la menzogna?
La menzogna consiste nel dire il falso con l’intenzione di ingannare il prossimo che ha diritto alla verità. Se non reca grave danno al prossimo è solo peccato veniale.
Che cos’è la maldicenza?
È il rivelare senza un motivo oggettivamente valido i difetti e le mancanze altrui a persone che li ignorano.
Che cos’è la calunnia?
È un’affermazione contraria alla verità, che nuoce alla reputazione altrui.
Che cos’è il giudizio temerario?
È il ritenere il prossimo colpevole senza sufficiente fondamento.
Bisogna sempre osservare il segreto?
Il sigillo sacramentale è inviolabile. I segreti professionali vanno osservati. Le confidenze pregiudizievoli per altri non devono essere divulgate.
Quali sono i diritti della società nel campo dell’informazione?
La società ha diritto a un’informazione fondata sulla verità, sulla libertà, sulla giustizia. È poi opportuno imporsi moderazione e disciplina nell’uso dei mezzi di comunicazione sociale.
Che cosa comporta una colpa commessa contro la verità?
 Esige la riparazione.
Perché la Chiesa incoraggia le opere d’arte?
Le belle arti, ma soprattutto l’arte sacra, per loro natura, hanno relazione con l’infinita bellezza e verità divina, che deve essere in qualche modo espressa dalle opere dell’uomo, e sono tanto più orientate a Dio e all’incremento della sua lode e della sua gloria, in quanto nessun altro fine è loro assegnato se non di contribuire quanto più efficacemente possibile a indirizzare pienamente le menti degli uomini a Dio.

IL NONO COMANDAMENTO:
NON DESIDERARE LA DONNA D’ALTRI

Che cosa ci prescrive il nono Comandamento?
Il nono Comandamento ci mette in guardia dal desiderio smodato o concupiscenza della carne.
Come si può lottare contro la concupiscenza della carne?
Con la purificazione del cuore e la pratica della temperanza.
Perché è importante la purezza del cuore?
Perché ci farà vedere Dio, e fin d’ora ci consente di vedere ogni cosa secondo Dio.
Come si può giungere alla purezza del cuore?
Con la preghiera, la pratica della castità, la purezza dell’intenzione e dello sguardo.
Che cosa ci ricorda ancora il nono Comandamento?
Ci ricorda l’importanza del pudore, che consiste nel rifiuto di svelare ciò che deve rimanere nascosto. Ispira la scelta del modo di vestire. È pazienza, modestia, discrezione. Custodisce l’intimità della persona.

IL DECIMO COMANDAMENTO:
NON DESIDERARE LA ROBA D’ALTRI

Che cosa ci proibisce il decimo Comandamento?
Il decimo Comandamento ci proibisce la sfrenata cupidigia generata dalla brama smodata delle ricchezze e del potere insito in esse.
Che cos’è l’invidia?
È la tristezza che si prova davanti ai beni altrui, è l’irresistibile desiderio di appropriarsene.
Come si può combattere l’invidia?
Con la benevolenza, l’umiltà e l’abbandono alla Provvidenza di Dio.
È necessario il distacco dalle ricchezze?
Il distacco dalle ricchezze è indispensabile per entrare nel Regno dei cieli: «Beati i poveri in spirito» (Mt 5,3).
Quale deve essere il vero desiderio dell’uomo?
Il vero desiderio dell’uomo deve essere quello di vedere Dio. La sete di Dio è estinta dall’acqua della vita eterna.

Padre Maria Giulio Scozzaro

mercoledì 28 maggio 2014

Il Paràclito - Padre Scozzaro Giulio Maria

In questi giorni la liturgia si sofferma sul Paraclito, appellativo dello Spirito Santo, termine che significa consolatore, intercessore.
Questo spiega il motivo delle parole evidenziate da Gesù: "È bene per voi che Io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, Lo manderò a voi".
La missione dello Spirito Santo è di consolare, santificare, è l'intercessore presso il Padre e il Figlio.
È intercessore Divino, è l'Amore della Santissima Trinità e i credenti necessitano della sua presenza per pregare bene, per rivolgere parole sapienti a Dio.
Senza la guida dello Spirito Santo la nostra preghiera resterebbe umana e impossibilitata ad elevarsi da terra.
La devozione allo Spirito Santo è abbastanza confusa tra i cristiani, è un errore pregarlo senza amore e sono inutili le lunghe invocazioni vocali senza la partecipazione del cuore.
In queste circostanze lo Spirito Santo non fa alcuna visita e il credente arriva a ingannarsi, deteriorando la sua vita spirituale.
Per accrescere la devozione allo Spirito Santo dobbiamo incominciare col praticare, nel lavoro e nella convivenza quotidiana, le virtù umane e cristiane.
Solamente quando il cristiano lotta per acquisire tali virtù, la sua anima si dispone a ricevere efficacemente la Grazia dello Spirito Santo.
Con gioia e premura la terza Persona della Santissima Trinità regala i suoi doni: dono di sapienza, di intelletto, di consiglio, di fortezza, di scienza, di pietà, di timor di Dio.
È infinita la gioia dello Spirito Santo di infonderci i suoi doni, l'ostacolo viene posto dalle mancate disposizioni del credente.
Oggi dobbiamo riflettere sugli ostacoli che impediscono allo Spirito Santo di ricolmarci con i suoi doni.
Quali peccati si ripetono spesso?
Non è una riflessione di alcuni minuti, non si compie nel frastuono e senza una sincera ricerca interiore.
Questo Spirito Divino è Amore, cerca in continuazione cuori puri e buoni per entrarvi e compiere meraviglie di Grazie.
Dobbiamo prepararci alla solennità della Pentecoste in modo nuovo, è il nostro impegno a stabilire la venuta dello Spirito Santo in noi. Non rilascia i suoi doni casualmente, deve avvenire un incontro tra chi ama e l'Amato.
Dopo la solennità dell'Ascensione che sarà domenica prossima, mediteremo attentamente i doni dello Spirito Santo.
È importante ricordare che solo la fedeltà alle Grazie e ispirazioni che riceviamo dallo Spirito Santo, ci rendono docili per seguire la direzione spirituale. Se manca questa docilità, non c'è la capacità di rinnegarsi per seguire la volontà di Dio.
1 Ave Maria per Padre Giulio
PADRE GIULIO MARIA SCOZZARO


mercoledì 21 maggio 2014

«Io non ho paura» - Francesca Pedrazzini

-E quando tuo figlio ti chiede… «Ma morire è una cosa bella?», tu come gli rispondi? Mamma Francesca ha risposto ai suoi figli dicendo loro che sarebbe andata in un posto bellissimo, in Paradiso.
Mamma Francesca, all’anagrafe Francesca Pedrazzini è stata una moglie e una madre, aveva sogni e progetti, ma aveva anche un tumore.
Suo marito, Vincenzo e i suoi tre figli, Carlo, Sofia e Cecilia erano la sua famiglia erano la sua vita e lei si chiese:
«Perché proprio a me?»
E non è che ci sia una risposta a questa domanda… Francesca ha scoperto la malattia nel Gennaio 2010, un nodulo di 5 centimetri nel seno. Operata e apparentemente guarita quando a Settembre 2011 dopo le vacanze al mare…. Metastasi alle ossa e al fegato.
La sorella Sara racconta: «Francesca è passata da tutti gli stati d’animo. La ribellione, l’ansia, l’angoscia… Ma il primo istante è stato un sì. Ha detto: va bene così. Non piangeva. Me lo ricordo bene, perché io ero disperata, ma avevo davanti una che non lo era [...] Aveva un’umanità ricca, sempre in lotta. Ed era consegnata a Gesù. Completamente».
Il Marito Vincenzo racconta: «Diciassette anni sulla stessa strada e gli ultimi giorni, i più belli. Era talmente splendente. Contenta. Mi ha trascinato dentro la sua certezza. E con me, i figli, gli amici. Ci ha contagiato. Capita anche adesso che qualcuno quando racconto di lei tema che mi si riapra una ferita. Invece, per me, è esattamente il contrario. Quando posso ricordare la sua certezza e la sua fede degli ultimi giorni sono più in pace. So dov’è la Franci in questo momento. So che è piena di gioia. Si era preparata. Ci aveva preparati».
Già, Francesca ha abbracciato letteralmente la morte con un coraggio esemplare datole dalla fede, fede che ha lasciato fuori dalla sua vita la disperazione, quella data da una malattia terribile, quella data dal perdere e lasciare le persone che si amano.
E Francesca stava male, Sara racconta che: «C’è stato un periodo in cui esageravano con gli antidolorifici. Lei ha chiesto di ridurli: “Preferisco avere mal di schiena, ma capire mio figlio quando mi parla”…».

Vincenzo scopre che manca poco:
«Quando i medici mi spiegano che manca poco, cado in uno stato di angoscia. Cosa faccio, glielo dico o no? Pensavo: ora scopre che mancano pochi giorni da vivere, e crolla. Come dire: tutto quello che c’è stato prima, non regge. Parlo con i parenti. Con i dottori. Un giorno e mezzo di crisi, totale. Lei a un certo punto mi guarda e fa: “Vince, vieni qui“. Mi siedo. E lei: “Guarda, devi stare tranquillo. Io sono contenta. Sono in pace. Sono certa di Gesù. Non ho paura, va bene così. Anzi, sono curiosa di quello che mi sta preparando il Signore”. Ma non sei triste? “No, sono tranquilla. Mi spiace solo per te, perché la tua prova è più pesante della mia, sarebbe stato meglio il contrario”.
Lì c’è stata una trasformazione. Io dopo quelle parole ero un altro. Ribaltato. L’angoscia era sparita. Le ho detto sorridendo: sì e vero, sarebbe stato meglio il contrario, soprattutto per i bambini. Poi lei riparte in quarta: “Voglio essere sepolta a Chiaravalle, mi raccomando! E poi ricordati che bisogna iscrivere la Ceci alle medie. Devo assolutamente segnare tutte le cose organizzative che si devono fare …”. Chiede di parlare con la dottoressa. Si fa spiegare tutto. E il giorno dopo domanda di vedere i bambini, uno per uno. “Guardate, io vado in Paradiso. È un posto bellissimo, non vi dovete preoccupare. Avrete nostalgia, lo so. Ma io vi vedro e vi curerò sempre. E mi raccomando, quando vado in Paradiso dovete fare una grande festa”».
Francesca aveva solo due strade: la disperazione, o la fede.
L’ultimo giorno lo vuole trascorrere in ospedale con i figli senza medici senza medicine… e senza lacrime. «Vado in un posto bellissimo, in Paradiso. Dovete fare festa».
Poi le ultime parole al marito: «Io non ho paura»
Ed è con queste parole che Davide Perillo ha titolato il libro che racconta la storia di Francesca e della sua fede.




venerdì 16 maggio 2014

Il Rosario abbatte satana - Don Giuseppe Tomaselli

San Giovanni Bosco ebbe una visione, che poi raccontò ai suoi giovani. Vide in un prato un serpentaccio, lungo sette o otto metri e di una grossezza straordinaria. Inorridì a tale vista e voleva fuggire; ma un personaggio misterioso, che soleva guidarlo nelle visioni,
gli disse: Non fugga; venga qui ed osservi! -
Andò la guida a prendere una corda e disse a Don Bosco: Tenga questa corda per un capo, ma strettamente. - Egli poi passò dall'altra parte del serpente, sollevò la corda e con questa diede una sferzata sulla schiena della bestiaccia. Il serpente fece un salto, volgendo la testa per mordere, ma s'impiglio di più. I capi della corda furono poi legati ad un albero e ad una inferriata. Frattanto il serpente si dimenava e dava tali colpi in terra con la testa e con le spire, che lacerava le sue carni. Così continuò finché morì e rimase solo lo scheletro.
Il personaggio misterioso raccolse la corda, ne fece un gomitolo e la pose in una cassetta; dopo riaprì la cassetta ed invitò Don Bosco a guardare. La corda si era disposta in modo da formare le parole « Ave Maria ». - Veda, gli disse, il serpente raffigura il demonio e la corda l'Ave Maria o piuttosto raffigura il Rosario, che è una continuazione di Ave
Maria. Con questa preghiera si possono battere, vincere e distruggere tutti i demoni dell'inferno. -

Fioretto - Allontanare subito dalla mente i pensieri non buoni, che il demonio suole suscitare.

Giaculatoria - O Gesù, per la tua coronazione di spine, perdona i miei peccati di pensiero!

Don Giuseppe Tomaselli


giovedì 15 maggio 2014

MEDITAZIONI PER IL MESE DI MAGGIO . LA BUGIA . Padre Stefano M. Manelli F.I.

Chi non sa che la bugia è uno dei peccati più comuni fra gli uomini? Con quale facilità, purtroppo, si dice o si fa intendere all'altro una cosa per un'altra! Nel commercio o nell'ufficio, in famiglia o a scuola, al mercato o in fabbrica: quante bugie, slealtà o sotterfugi! Chi potrà numerarle, se non Dio solo?

D'altra parte si è molto superficiali nel considerare la bugia come peccato da poco. E quindi non ci si preoccupa tanto di dir bugie ad ogni occasione di comodo.

Si dirà che sono soltanto bugie di scusa o bugie senza danno o bugie utili ad evitare un male.

Ma san Pio da Pietrelcina diceva che «le bugie di scusa sono la giaculatorie del diavolo»; e ad una penitente che gli chiedeva:

- Padre, le bugie di scusa non si dicono?

Egli rispose seccamente: - No!

- Ma, padre, non portano danno!

- Se non portano danno agli altri - ribatté san Pio - lo portano all'anima tua: Dio è verità!

È figlia del diavolo. «Il diavolo è bugiardo, è padre della bugia» (Gv. 8, 44). Ecco chi è il vero padrone delle nostre bugie! È lui che ci offre tutte le menzogne che noi distribuiamo di qua e di là con tanta disinvoltura. Poveri noi!

Se ci rendessimo conto di questa realtà, comprenderemmo la sensibilità dei Santi nell'opporsi con tutte le forze ad ogni menzogna, per non aver nulla a che fare con il «padre della bugia».

L'angelico ragazzo Guido di Fontgalland, prediletto della Madonna, provava un sincero orrore per ogni minima bugia.

Una volta la mamma aveva detto alla domestica: «A chiunque oggi mi voglia, dirai che sono uscita». Appena Guido udì queste parole dalla mamma, ebbe un sussulto, si voltò alla mamma e gettandole le braccia al collo disse: «Mamma, perché dici le bugie: la tua e quella della tua cameriera?... Io sarei più contento di aver male ai denti, piuttosto che dire una cosa non vera».

Meglio soffrire per la verità che godere per la menzogna. Meglio la sofferenza con Dio che il piacere con il demonio.

«Sì sì, no no»

Dio è luce di verità. Il diavolo è tenebra di menzogna. L'anima sincera è luminosa. L'anima menzognera è tenebrosa.

Noi cristiani dobbiamo essere «figli della luce» (Gv. 12, 36); Gesù ci ha detto che il nostro parlare dev'essere schietto e leale: «Sì sì, no no» (Mt. 5, 37).

Parlare con inganno mascherando la verità è l'arte malvagia del «serpente antico» (Ap. 12, 9) che ingannò Adamo ed Eva nell'Eden (Gen. 3, 17). In questo consiste la bugia: dire il contrario di ciò che si pensa con l'intenzione di ingannare.

«Non dire falsa testimonianza» (Lc. 18, 20) è il comandamento di Dio che ci mette in lotta contro «il padre della bugia». Dobbiamo essere energici per parlare sempre con verità, ad ogni costo.

San Giovanni Canzio, un prete polacco, una volta venne depredato da due briganti. Gli tolsero tutto quello che aveva nelle tasche, e gli chiesero infine: «Avete altro?». «No», rispose il Santo. I briganti se ne andarono. Ma san Giovanni Canzio si ricordò all'improvviso di aver cucito alcune monete nel vestito. Rincorse i briganti, e offrì loro anche queste. I briganti rimasero così edificati, che non solo rifiutarono, ma gli restituirono tutto quello che gli avevano tolto.

«Profanazione della parola»

Il Catechismo si dilunga, giustamente, a parlare della menzogna, presentandola sotto aspetti diversi nei suoi contenuti di peccato.

«La menzogna è l'offesa più diretta alla verità. Mentire è parlare e agire contro la verità per indurre in errore chi ha il diritto di conoscerla» (n. 2483).

«Se la menzogna, in sé, non costituisce che un peccato veniale, diventa mortale quando lede in modo grave le virtù della giustizia e della carità» (n. 2484).

«La menzogna è una profanazione della parola, la cui funzione è di comunicare ad altri la verità conosciuta» (n. 2485).

«La menzogna è un'autentica violenza fatta all'altro. Lo colpisce nella sua capacità di conoscere, che è la condizione di ogni giudizio e di ogni decisione. Contiene in germe la divisione degli spiriti e tutti i mali che questa genera» (n. 2486).

Attenti alle bugie, dunque! Esse sono causa di tanti mali spirituali e temporali.

«Lingua d'impostura»

È vero che molte volte la verità ci costerà disagi e dolori anche gravi. È vero. Ma che cosa è ciò di fronte all'offesa a Dio? Di fronte al giudizio e ai castighi di Dio?

«La tua lingua è come lama affilata
artefice di inganni.
Tu preferisci il male al bene,
la menzogna al parlare sincero.
Ami ogni parola di rovina
o lingua d'impostura.
Perciò Dio ti demolirà per sempre» (Sal. 51, 4-7).

Sant'Andrea Avellino era un avvocato. Una volta nel difendere una causa, si lasciò sfuggire una lieve bugia. Era rattristato per questa debolezza, quando gli capitò di leggere questo versetto della Scrittura: «La bocca che dice menzogne uccide l'anima» (Sap. 1, 11).

Non esitò oltre. Sospinto da una grazia impetuosa, si ritirò dal mondo, si fece religioso, e divenne Santo. Fu il premio della sua delicatezza di coscienza.

Facciamo nostra questa bella massima di san Vincenzo de' Paoli: «La nostra lingua deve esprimere al di fuori le cose, come le abbiamo dentro; altrimenti, bisogna tacere».

Dire la verità, o tacere.

«La Vergine in ascolto»

Se tutti leggessimo e meditassimo la pagina dell'Epistola di san Giacomo sulla lingua, ameremmo certamente di più il silenzio e staremmo più attenti ad usare questa lingua che spesso è «un fuoco, è il mondo dell'iniquità...: è un male ribelle, è piena di veleno mortale» (Giac. 3, 6 e 8).

Bugie, falsità, errori, calunnie, maldicenze, offese, turpiloquio, bestemmie...: tutto passa per la lingua. E quanto spesso il nostro parlare è infetto da tali mali, senza che neppure lo vogliamo!

Guardiamo alla Madonna, invece. Quanto silenzio nella sua vita! Silenziosa e luminosa, Ella compare nel Vangelo e sta accanto a Gesù mentre «conserva tutte le parole meditandole nel suo cuore» (Lc. 2, 19).

Giustamente il Papa Paolo VI l'ha chiamata «Vergine in ascolto» (Marialis cultus, n. 17), presentandola quale modello perfettissimo della Chiesa nell'incessante rapporto con Dio, non turbato da «parole vane» (Ef. 5, 6) né profanato da «parole mendaci» (Prov. 30, 8).

Fioretti

- Leggi e medita la pagina di san Giacomo sulla lingua (Giac. 3, 1-12).

- Bacia spesso il Crocifisso chiedendogli perdono dei peccati di lingua.

- Prega la Madonna di farti dire sempre la verità o tacere, mai mentire.



mercoledì 14 maggio 2014

MEDITAZIONI PER IL MESE DI MAGGIO - LO SCANDALO - P. Stefano M. Manelli F.I.

Contro lo scandalo Gesù ha detto le parole più terribili che abbia mai pronunziato.
«Chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in Me, sarebbe meglio per lui che gli si fosse appesa al collo una macina di mulino e fosse sommerso nel profondo del mare.

Guai al mondo per gli scandali! È necessario che succedano scandali; ma guai a colui per colpa del quale avviene lo scandalo» (Mt. 18, 6-7).

Perché questo linguaggio così terribile di Gesù? La risposta è semplice: perché lo scandalo è peggiore dell'omicidio. Infatti, con lo scandalo non si colpisce il corpo, ma l'anima dell'uomo, uccidendola. È un vero omicidio spirituale, è «l'assassinio delle anime - come diceva san Giovanni Crisostomo - mille volte più da temere di quello dei corpi».

Questo è l'elemento più terribile e caratteristico dello scandalo: la rovina degli innocenti, dei semplici, degli ignari del male.

Lo scandalo è scuola di corruzione, insegnamento del peccato, provocazione del male. 

È il peccato di uno solo che ne trascina dietro molti altri. È simile a un sasso che rotola dal monte trascinando dietro di sé tutto ciò che incontra. È come lievito di corruzione che fermenta tutta la pasta. In ogni campo: spirituale, morale, educativo. In ogni ambiente: famiglia, scuola, fabbriche, uffici. A ogni livello: individuale, sociale, culturale, economico.

«Guai al mondo!...»

Il mondo è la fucina degli scandali. «Tutto ciò che è nel mondo - dice san Giovanni - è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi, superbia della vita» (1 Gv. 2, 16). E difatti, basta muoversi un po' per il mondo, e si incontrano scandali in ogni luogo e d'ogni sorta.

Si esce per le strade: ecco lo scandalo dei manifesti sconci e della pubblicità indecente.

Si entra in un cinema: ecco lo scandalo di spettacoli immondi e degradanti, da lupanare.

Si va da un rivenditore di giornali: ecco lo scandalo dei rotocalchi con illustrazioni vergognose, da stomacare; ecco i giornali, così spesso zeppi solo di chiacchiere, falsità e cronache nere o nefande.

Si entra in una casa, in un bar, in un ritrovo: ecco lo scandalo degli spettacoli della televisione, delle canzoni e canzonacce triviali, delle volgarità e litigi frequenti.

Si entra in una scuola o in una libreria: ecco lo scandalo di insegnamento falsi, con teorie aberranti, o di libri e romanzi gonfi di errori e sozzure innominabili.

Si entra in un ufficio, in un negozio, si sale su un treno, si va allo stadio o al mercato: ecco lo scandalo del turpiloquio, delle imprecazioni, delle bestemmie.

Si incontrano donne per le strade, nei luoghi pubblici, persino nelle chiese: ecco lo scandalo della moda indecente a base di minigonne, di abiti provocanti e di nudità procaci.

Che dire, poi, degli scandali così clamorosi nell'amministrazione della finanza pubblica, della giustizia, della lotta alla criminalità?

«Guai al mondo, per gli scandali!».

San Pio da Pietrelcina diceva, a proposito dei film scandalosi, che al giudizio di Dio pagheranno tutti: dal regista, agli attori... agli attacchini dei manifesti e dei cartelloni pubblicitari. Lo stesso diceva per chi porta avanti gli scandali della moda indecente, della pornografia, degli errori contro la fede e la morale.

E così sarà per chiunque coopera a qualsiasi scandalo. Gesù ha fatto ben capire che la giustizia di Dio sarà «fiammeggiante d'ira» (Sal. 69, 25) contro gli scandali.

Guai a chi scandalizza

Un peccatore scandaloso viveva indisturbato operando un gran male tra i fedeli, senza che nessuno ardisse richiamarlo.

Lo venne a sapere sant'Alfonso de' Liguori e lo fece chiamare, preparandogli un piccolo trabocchetto.

All'entrata nella camera di sant'Alfonso, il peccatore trovò a terra, sulla soglia, un grande Crocifisso che impediva il passaggio. Il peccatore restò perplesso; ma sant'Alfonso lo incoraggiò: «Passate, passate pure sul corpo di Gesù; non è mica la prima volta che lo calpestate! L'avete fatto tanto spesso con i vostri scandali!».

Quel signore rimase vivamente colpito dalle parole del Santo. Si raccolse in silenzio, pianse e cambiò vita.

Chi scandalizza calpesta le membra di Gesù. Lo scandaloso è un pericolo pubblico. Bisogna salvarlo o bisogna fuggirlo. San Paolo ammoniva il Vescovo Timoteo: «Riprendi pubblicamente quelli che commettono colpe in pubblico» (1 Tim. 5, 20).

Non bisogna aver paura. È solo un'opera buona che si compie. E se si adopera l'energia unita alla discrezione, nulla andrà perduto dinanzi a Dio nello sforzo di bene tentato.

San Roberto Bellarmino, una volta, durante la visita a un principe romano, vide nella sala d'aspetto alcuni quadri con figure di persone quasi nude. Durante il colloquio con il principe non accennò per nulla a tale cosa. Ma nel salutarlo gli disse con tutta amabilità: «Vorrei ancora raccomandare a Vostra Altezza alcuni poveretti che non hanno vesti per coprire la loro nudità».

Il principe si disse subito disposto ad aiutare; e san Roberto, additandogli i quadri appesi alle pareti, disse: «Ecco i poveretti ignudi, che stanno soffrendo molto freddo...».

Il principe comprese e diede subito ordine di togliere quei quadri indecenti.

Difesa dagli scandali

Dobbiamo difenderci dagli scandali. «Sappi che cammini in mezzo ai pericoli» (Eccli. 9, 20), ammonisce lo Spirito Santo. E quindi bisogna usare ogni cautela per non incapparci.

Le cose più necessarie sono quelle raccomandate dalla Madonna a Fatima: la preghiera e la mortificazione

La preghiera ci ottiene le grazie necessarie per evitare i pericoli, per tenerci elevati e uniti a Dio nostra forza e alla Madonna nostro rifugio.

La mortificazione fa dominare i sensi e frenare gli appetiti della nostra concupiscenza che il mondo cerca continuamente di aizzare con i suoi scandali.

Dobbiamo essere generosi con la mortificazione. Gesù non è affatto tenero a riguardo! 

Ascoltiamo: «Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, strappalo e gettalo via da te: è meglio per te che uno dei tuoi membri perisca, piuttosto che tutto il tuo corpo sia gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te; perché è meglio che uno dei tuoi membri perisca, piuttosto che tutto il tuo corpo vada nella Geenna» (Mt. 5, 29-30).

Facciamo come facevano i Santi. San Francesco d'Assisi camminava per le strade con gli occhi bassi, non solo per evitare i pericoli, ma faceva la «predica del buon esempio», come diceva lui.

San Giuseppe Cafasso raccomandava ai suoi figli spirituali di camminare per la strada con grande modestia, perché «la strada del mondo è tracciata lungo un precipizio». Che direbbe delle strade di oggi?

Contro la tentazione di guardare gli «scandali» dei rotocalchi, dei romanzacci, degli spettacoli della televisione, ricordiamo quest'altro esempio.

L'angelico san Domenico Savio, passando per una piazza dove c'erano le giostre, camminava sempre modesto e raccolto. Un compagno gli disse: «Domenico, perché non guardi anche tu i giochi del circo e delle giostre?».

Domenico rispose: «Voglio conservare puri i miei occhi per contemplare meglio la Madonna in Paradiso».

Che risposta!

Fioretti

- Offri la giornata per gli scandalosi.

- Esamina bene se c'è qualcosa da eliminare fra le tue cose.

- Cammina con modestia per evitare pericoli.


Padre Stefano M. Manelli F.I.



martedì 13 maggio 2014

SUPPLICA ALLA MADONNA DI FATIMA - per il 13 Maggio e il 13 Ottobre ore 12

O Vergine Immacolata, in questo giorno solen­nissimo, e in quest'ora memoranda, in cui appa­rendo per l'ultima volta nelle vicinanze di Fati­ma a tre innocenti pastorelli, vi dichiaraste per la Madonna del Rosario e diceste d'essere venuta ap­positamente dal cielo per esortare i cristiani a cambiar vita, a far penitenza dei peccati e a recita­re ogni giorno il S. Rosario, noi animati dalla vo­stra bontà veniamo a rinnovarVi le nostre promes­se, a protestarVi la nostra fedeltà e ad umiliarVi le nostre suppliche. Volgete, o Madre amatissima, su di noi il vostro sguardo materno ed esauditeci. 
Ave Maria

1 - O Madre nostra, nel vostro Messaggio ci avete prevenuti: «Una propaganda empia diffon­derà nel mondo i suoi errori, suscitando guerre e persecuzione alla Chiesa. Molti buoni saranno martirizzati. Il S. Padre avrà molto da soffrire, va­rie nazioni saranno annientate». Tutto purtroppo si va tristamente verificando. La S. Chiesa, nono­stante le immense effusioni di carità sulle miserie accumulate dalle guerre e dall'odio, viene combat­tuta, oltraggiata, coperta di scherno, impedita nel­la sua divina missione. I fedeli con parole mendaci, ingannati e travolti nell'errore dai senza Dio. O Madre tenerissima, pietà di tanti mali, date forza alla S. Sposa del vostro Divin Figliolo, che prega, combatte e spera. Sostenete i perseguitati per la giustizia, date coraggio ai tri­bolati, aiutate i Sacerdoti nel loro ministero, susci­tate anime d'Apostoli; rendete fedeli e costanti tut­ti i battezzati; richiamate gli erranti; umiliate i ne­mici della Chiesa; conservate i fervorosi, rianimate i tiepidi, convertite gli infedeli. 

Salve Regina

2 - O Madre benigna, se l'umanità si è allonta­nata da Dio, se errori colpevoli e perversioni mora­li col disprezzo dei divini diritti e l'empia lotta con­tro il S. Nome, hanno provocato la Divina Giusti­zia, noi non siamo senza colpa. La nostra vita cri­stiana non è ordinata secondo gl'insegnamenti del­la Fede del Vangelo. Troppa vanità, troppa ricerca del piacere, troppa dimenticanza dei nostri eterni destini, troppo attaccamento a ciò che passa, trop­pi peccati, hanno giustamente fatto gravare su di noi il pesante flagello di Dio. Diradate, o Madre, le tenebre del nostro intelletto, corroborate le nostre fiacche volontà, illuminateci, convertiteci e salvate­ci.

E pietà vi prenda anche delle nostre miserie, dei nostri dolori e dei nostri disagi per la vita quotidia­na. O Madre buona, non guardate i nostri demeri­ti, ma la materna vostra bontà e venite in nostro soccorso. Otteneteci il perdono dei nostri peccati e dateci il pane per noi e le nostre famiglie: pane e lavoro, pane e tranquillità per i nostri focolari, pa­ne e pace imploriamo dal vostro Cuore materno. 

Salve Regina

3 - Si ripercuote nell'anima nostra il gemito del Vostro Cuore Materno: «Bisogna che si emen­dino, che domandino perdono dei peccati, che non offendano più Nostro Signore, che è già tanto offe­so. Sì, è il peccato, causa di tante rovine. È il pec­cato che rende infelici i popoli e le famiglie, che se­mina di spine e di lacrime il sentiero della vita. O Madre buona, noi qui ai vostri piedi ne facciamo una promessa solenne e fervorosa. Ci pentiamo delle nostre colpe e siamo confusi nel terrore dei mali meritati in vita e nell'eternità. E invochiamo la grazia della S. Perseveranza nel buon proposito. Custoditeci nel vostro Cuore Immacolato per non cadere in tentazione. È questo il rimedio di salvez­za che ci avete indicato. «Il Signore per salvare i peccatori, vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato».
Dunque al Vostro Cuore Immacolato Dio ha affidato la salvezza del nostro secolo. E noi in que­sto Cuore Immacolato ci rifugiamo; e vogliamo che tutti i nostri fratelli erranti e tutti gli uomini vi trovino asilo e salvezza. Sì, o Vergine Santa, trion­fate nei nostri cuori e fateci degni di cooperare ai trionfi del vostro Cuore Immacolato nel mondo. 

Salve Regina






giovedì 8 maggio 2014

Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei




Oggi 08/05/2014 alle ore 12.00 è uno dei due giorni solenni per recitare la supplica alla Madonna del Rosario, l'altro sarà la prima domenica di ottobre..... chi può andare in chiesa vada lì... chi non può la reciti dal PC oppure con Radio Maria o Radio Mater.....

Supplica alla 
Regina del SS. Rosario di Pompei


Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

O Augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del Cielo e della Terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario, noi devoti figli tuoi, raccolti nel tuo Tempio di Pompei, in questo giorno solenne, effondiamo gli affetti del nostro cuore e con confidenza di figli ti esprimiamo le nostre miserie.
Dal Trono di clemenza, dove siedi Regina, volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso su di noi, sulle nostre famiglie, sull’Italia, sull’Europa, sul mondo. Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono.
O Madre, implora per noi misericordia dal Tuo Figlio divino e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo Cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono.

Ave Maria

È vero che noi, per primi, benché tuoi figli, con i peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore.
Lo confessiamo: siamo meritevoli dei più aspri castighi, ma tu ricordati che sul Golgota, raccogliesti, col Sangue divino, il testamento del Redentore moribondo, che ti dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori.
Tu dunque, come Madre nostra, sei la nostra Avvocata, la nostra speranza. E noi, gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!
O Madre buona, abbi pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri defunti, soprattutto dei nostri nemici e di tanti che si dicono cristiani, eppur offendono il Cuore amabile del tuo Figliolo. Pietà oggi imploriamo per le Nazioni traviate, per tutta l’Europa, per tutto il mondo, perché pentito ritorni al tuo Cuore.
Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia!

Ave Maria

Degnati benevolmente, o Maria, di esaudirci! 
Gesù ha riposto nelle tue mani tutti i tesori delle Sue grazie e delle Sue misericordie.
Tu siedi, coronata Regina, alla destra del tuo Figlio, splendente di gloria immortale su tutti i Cori degli Angeli. 
Tu distendi il tuo dominio per quanto sono distesi i cieli, e a te la terra e le creature tutte sono soggette. 
Tu sei l’onnipotente per grazia, tu dunque puoi aiutarci. Se tu non volessi aiutarci, perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione, non sapremmo a chi rivolgerci. Il tuo cuore di Madre non permetterà di vedere noi, tuoi figli, perduti, Il Bambino che vediamo sulle tue ginocchia e la mistica Corona che miriamo nella tua mano, ci ispirano fiducia che saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in te, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie.

Ave Maria

Chiediamo la benedizione a Maria

Un’ultima grazia noi ora ti chiediamo, o Regina, che non puoi negarci in questo giorno solennissimo. Concedi a tutti noi l’amore tuo costante ed in modo speciale la materna benedizione. Non ci staccheremo da te finché non ci avrai benedetti. Benedici, o Maria, in questo momento, il Sommo Pontefice.
 Agli antichi splendori della tua Corona, ai trionfi del tuo Rosario, onde sei chiamata Regina delle Vittorie, aggiungi ancor questo, o Madre: concedi il trionfo alla Religione e la pace alla Società umana.
 Benedici i nostri Vescovi, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l’onore del tuo Santuario. 
Benedici infine tutti gli associati al tuo Tempio di Pompei e quanti coltivano e promuovono la devozione al Santo Rosario.
O Rosario benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo d’amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. 
Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia, a te l’ultimo bacio della vita che si spegne.
E l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti.
Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra ed in cielo. Amen.

Salve Regina
Indulgenzia
Indulgentia plenaria semel tantum, soltis conditionibus,
recitantibus supplicationem meridianam ad B. V. Mariam a S. Rosario.

Il porto dei nostri sospiri


"Quelli che solcano il mare su navi e trafficano sulle grandi acque, vedono le opere del Signore e le sue meraviglie negli abissi marini. Egli comanda, e fa soffiare la tempesta che solleva le onde. Salgono al cielo, scendono negli abissi; l'anima loro vien meno per l'angoscia"


Traballano, barcollano come ubriachi e tutta la loro abilita' svanisce. Ma nell'angoscia gridano al Signore ed egli li libera dalle loro tribolazioni. Egli riduce la tempesta al silenzio e le onde del mare si calmano. Si rallegrano alla vista delle acque calme, ed egli li conduce al porto tanto sospirato. Celebrino il Signore per la sua bonta' e per i suoi prodigi in favore degli uomini. Lo esaltino nell'assemblea del popolo e lo lodino nel consiglio degli anziani!'' (Salmo 107:23-32) 


Il Salmo 107 ci parla di un porto tanto sospirato.
"Sappi che per ogni sospiro c'e' speranza!"


Lontani da Dio non si sta proprio benissimo, anzi, a un certo punto il sospiro si trasforma in grido: ''Nella loro angoscia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro tribolazioni''. 

Come avviene questa liberazione? Il Signore li fa sbarcare nel Porto di Gesù' che e' la vera Via! 
Coloro che dimoravano in tenebre e in ombra di morte, prigionieri nell'afflizione e nelle catene, perché si erano ribellati alle parole di Dio e avevano disprezzato gli avvertimenti dell'Altissimo presi dall'angoscia, gridarono a Dio, che li fece uscire dalle tenebre e dall'ombra di morte, spezzò le loro catene. Dio fa trovare in Gesù' il Porto della libertà : essendo schiacciati dal senso di colpa, l'anima loro rifiutava qualsiasi cibo, ed erano giunti fino alle soglie della morte, gridarono a Dio nella loro angoscia e Lui mandò la sua Parola, li guarì e li salvò dalla morte. 
Quale chiaro riferimento a Gesù', la Parola, Gesù' il Porto della salvezza!
Se la nave della tua vita non e' più sotto il tuo controllo e il tuo futuro neppure, se il sentimento dominante è l'angoscia che ti fa sospirare, grida a Dio! Egli riduce la tempesta al silenzio e le onde del mare si calmano. 

Egli ti condurrà al porto da te tanto sospirato: il porto della pace! Possa ognuno di noi trovare questa pace dentro di sé mentre la tempesta è ancora in corso. Gesù' dice: ''Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti.'' (Vangelo di Giovanni 14:27). 

PER CHE COSA SOSPIRI?
Mentre la risposta comincia a salire a galla nella tua mente e nel tuo cuore, ti portiamo a considerare come le grandi navi vengono guidate in porto. Una pilotina infatti si affianca ad una porta che si trova in un punto preciso della fiancata della nave che vuole entrare nel porto. Da dentro aprono, mentre le due imbarcazioni sono in movimento, e con un balzo esperto questo marinaio può entrare nella nave, è un pilota che conosce molto bene quel porto... Egli sale nella cabina di pilotaggio, siede accanto al comandante e fornisce tutte le istruzioni per entrare in sicurezza nel porto. Nella tempesta della tua vita, chi è questo pilota che può condurti al porto da te tanto sospirato? È Gesù'! ApriGli, fallo entrare, segui i Suoi comandi e Lui ti condurrà al sicuro! 


IN QUALE PORTO VORRESTI FARTI CONDURRE DA GESU'? 
Ci sono porti nei quali Gesù' non ci guiderà mai, proprio perché li conosce, Lui vuole il nostro bene!
E ci sono tanti porti per i quali ci occorre Gesù' come pilota, perché da soli non ce la facciamo. 
Come il porto della guarigione del cuore da vecchie questioni, della salvezza dell'anima e del corpo per noi o per un nostro caro. Ma anche porti estremamente pratici come quelli del lavoro, dello studio, del metter su famiglia, dei nostri figli. Caro amico, non lasciarti prendere dall’angoscia, fai entrare Gesù' nella sala comandi della tua vita. Egli ti condurrà al porto tanto sospirato! 

DOPO AVER GRIDATO, CHE SI FA?
 Il nostro Salmo 107 ci aiuta a capire. Semplicemente aspettiamo il Signore, senza voler forzare tempi e circostanze. E mentre aspettiamo? Se speri in un intervento di Dio nel viaggio della tua vita, salga a Lui il tuo ringraziamento, ed Egli opererà!
Dio è fedele.



sabato 3 maggio 2014

Alzati!


Gesù, fermatosi, disse: «Chiamatelo!» E chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio, àlzati! Egli ti chiama». Allora il cieco, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù

(Marco 10:49, 50)


Appare incredibile che Bartimeo abbia gridato più volte a Gesù per attirare la Sua attenzione ma che fosse ancora seduto. Probabilmente col mantello aperto sulle gambe, nella solita posizione del mendicante.

Col grido del medicante, secondo la malinconica melodia del mendicante chiedeva aiuto a Gesù… ma se ne restava seduto, immobile. Quasi come se fosse già rassegnato all’indifferenza, ad essere ignorato: del resto è noto che il mendicante incontra sempre più noncuranza che generosità.

In questo quadro rientra l’ordine di Gesù: «Chiamatelo, portatelo da Me»!

Ed è così che Bartimeo si alza, finalmente, che compare dinanzi a Gesù. Non lo vede ancora (giacché è ancora cieco) ma può sentire la Sua voce domandargli: «Che cosa vuoi che ti faccia?».

Il resto è storia nota: Gesù lo guarisce. E lui, lasciata la sua misera occupazione di mendicante, Lo segue, tutto allegro, per la via.

Carissimi, come mai molte delle nostre preghiere somigliano più alla lagna del mendicante che alla preghiera della fede?

Perché “ce ne stiamo seduti” a piangere, mentre sembra che tutte le buone occasioni ci “scappino dalle mani” per rilasciarci sempre a bocca asciutta?

Forse proprio questo è il problema delle preghiere di tanti cristiani oggi: sono “preghiere da seduti”, lamenti di mendicanti, di persone quasi sempre, il più delle volte, rassegnati ad essere delusi.

Carissimo, è forse da tempo che il Signore sta cercando di attirarti a Sé, che vuole mettere a disposizione la Sua infinita grazia… ma tu te ne resti seduto!

Alzati stamattina, te ne prego, e fatti coraggio! Perché Gesù, sì, proprio Lui, ti sta chiamando… e vuole cambiare per sempre il corso della tua vita.

Vuole dire anche a te: «Va’, la tua fede ti ha salvato».

Dio ci benedica!

Meditazione tratta dal sito: www.adiportici.it



venerdì 2 maggio 2014

SANCTI IOSEPH OPIFICIS, SPONSI BEATÆ. MARIÆ VIRGINIS, CONFESSORIS


† Sequentia sancti Euangelii secundum Matthaeum (XIII, 54-58).
In illo tempore: Veniens Iesus in patriam suam, docebat eos in synagogis eorum, ita ut mirarentur et dicerent: Vnde huic sapientia haec et uirtutes? Nonne hic est fabri filius? Nonne mater eius dicitur Maria, et fratres eius Iacobus et Ioseph et Simon et Iudas? Et sorores eius nonne omnes apud nos sunt ? Vnde ergo huic omnia ista? Et scandalizabantur in eo. Iesus autem dixit eis: Non est propheta sine honore nisi in patria sua et in domo sua. Et non fecit ibi uirtutes multas propter incredulitatem illorum.


giovedì 1 maggio 2014

Maggio 2014


Pridie Kalendas Maii. Dies præparatoria. Protoeuangelium seu nuntius salutis ex Muliere.

«Inimicitias ponam inter te et mulierem, et semen tuum et semen illius: ipsa conteret caput tuum, et tu insidiaberis calcaneo eius.» (Gen. III. 15).

Sub tuum praesidium (Latino - Italiano - Greco)




Sub tuum praesidium confugimus,
Sancta Dei Genetrix.
Nostras deprecationes ne despicias
in necessitatibus,
sed a periculis cunctis
libera nos semper,
Virgo gloriosa et benedicta.

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova,
ma liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.

Ὑπὸ τὴν σὴν εὐσπλαγχνίαν,καταφεύγομεν, Θεοτόκε.Τὰς ἡμῶν ἱκεσίας,μὴ παρίδῃς ἐν περιστάσει,ἀλλ᾽ ἐκ κινδύνων λύτρωσαι ἡμᾶς,μόνη Ἁγνή, μόνη εὐλογημένη.