martedì 31 dicembre 2013

Preghiera per l'ultimo giorno dell'anno

O Dio onnipotente, Signore del tempo e dell'eternità,
io ti ringrazio perchè lungo tutto il corso di quest'anno
mi hai accompagnato con la tua grazia
e mi hai ricolmato dei tuoi doni e del tuo amore.
Voglio esprimerti la mia adorazione, la mia lode e il mio ringraziamento.
Ti chiedo umilmente perdono, o Signore,
dei peccati commessi, di tante debolezze e di tante miserie.
Accogli il mio desiderio di amarti di più
e di compiere fedelmente la tua volontà
per tutto il tempo di vita che ancora mi concederai.
Ti offro tutte le mie sofferenze
e le buone opere che, con la tua grazia, ho compiuto.
Fa che siano utili, o Signore,

per la salvezza mia e di tutti i miei cari.
Amen.


Buon Anno a tutti quanti J
Per qualche tempo questo blog chiuderà.
Un arrivederci a tutti i lettori e le lettrici.
Per chi volesse cercare le preghiere pubblicate negli anni

Il Verbo si fece carne - + Dal Vangelo secondo Giovanni


+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.


“Il Verbo era la vera luce” - Giuliano di Vézelay (ca 1080 - ca 1160), monaco benedettino

“Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo corso, la tua parola onnipotente (è venuta) dal cielo, dal tuo trono regale” (Sap 18, 14-15). Questo testo della Scrittura designa il tempo santissimo in cui la Parola onnipotente di Dio è venuta fino a noi a parlare della salvezza. Dal più intimo segreto del Padre è discesa nel seno di una madre… 

“A metà della notte”: tutto era immerso nel silenzio “intermedio” - tra i profeti che non parlavano più e gli apostoli che stavano per farlo… Che splendido evento, in questo silenzio intermedio, per un “mediatore fra Dio e gli uomini” (1Tim 2,5)…, che si fa mortale per salvare i mortali, e salverà i morti con la sua morte ! Nel ruolo di mediatore, “ha operato la salvezza nella nostra terra” (Sal 74,12): è morto su una croce, “elevato da terra” (Gv 12,32), tra cielo e terra, simbolo della riconciliazione tra il cielo e la terra… 

“La notte era a metà del suo corso”. Di quale notte si tratta? Forse designa quel periodo in cui, dall’origine del mondo fino alla fine dei tempi, i figli di Adamo vivono in quell’Egitto ottenebrato, nelle dense tenebre dell’ignoranza e totalmente incapaci di vedersi gli uni gli altri (Es 10,21ss). Infatti, come si possono vedere gli altri se non si vede il proprio cuore? Approfittando delle tenebre che coprono i cuori, la menzogna e l’errore si insediano.… E’ in questa notte, fra “coloro che abitano nelle tenebre” (Lc 1,79; Is 42,7), che è venuta “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” . E’ lei che scaccerà veramente tutte le tenebre quando “metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori” (1Cor 4,5).

Giuliano di Vézelay (ca 1080 - ca 1160), monaco benedettino 
Prima omelia per Natale


venerdì 27 dicembre 2013

Natale 2013, Seguiamo la Stella - Gemma Andrea Vescovo esorcista

In questa vigilia natalizia, nei miei numerosi viaggi per ministero, mi sono imbattuto spesso in uno di quegli addobbi natalizi che vogliono esprimere la gioia della festa con brillio di luci e colori. Uno dei più frequenti - novità m'è parso - di quest'anno, è una grande stella da cui piove un fascio di raggi luminosi. Bella! Tra i tanti segni dell' attesa natalizia quello della "stella raggiante" mi sembra il più parlante, il più significativo, il più lontano dalla baldoria pagana, il più vicino alla simbologia cristiana che trae origine dai santi evangeli. Di qui è nata in me l'idea, che ho subito abbracciato, di raccogliere la suggestione per trarne spunto per il consueto messaggio augurale natalizio e di principio d'anno da offrire a tutti i miei amici, vicini e lontani, non voglio far mancare il mio fraterno beneaugurante saluto. Lo racchiudo subito nell' espressione che metto a titolo di questo messaggio augurale: "Seguiamo la stella". Viene subito in mente uno degli episodi evangelici più pieni di significato e toccanti: la visita dei magi al Figlio di Dio fatto uomo, nato dalla Vergine Maria (cf Mt 2, 1-12). Questi misteriosi personaggi, anonimi e venuti di lontano, sospinti da un forte impulso e illuminati dalla Grazia si incamminano senza sapere nemmeno verso dove. Si misero in viaggio comunque, ed immediatamente la strada venne loro indicata da un astro luminoso che li precedeva fino a guidarli là dove trovarono quello che sapevano essere un re, il re atteso. Lo trovarono tra le braccia di Maria, ne furono ricolmi di gioia e se ne tornarono pienamente soddisfatti in ciò che la loro sapienza e la grazia aveva fatto loro intuire. E' sempre così - mi pare di poter dire a me stesso e ai miei fratelli - : quando sinceramente si cerca e si desidera incontrare la piena soddisfazione a quanto possa riempire il nostro cuore desideroso di infinito, è questo il motivo del ritorno della festa cristiana del Natale. Per chi sappia e lo voglia si tratta di ritrovare le ragioni di un incontro che è l'approdo necessario verso chi, unico può colmare il nostro vuoto e soddisfare il nostro incoercibile desiderio di infinito. L'unica luce capace di vincere tutti gli incantesimi di false mete, il richiamo di luci fatue, la voce allettante di sirene ingannatrici, è la "stella" di Gesù, Colui che è "via, verità e vita" (Gv 14, 6), "la luce vera che illumina ogni uomo" (Gv 1,9).

Gesù - lo ripeto ancora a me e ai miei fratelli - non è una delle tante luci che lampeggiano troppo spesso ingannevolmente sulla nostra strada, non è nemmeno una delle provvidenziali luci che l'umana natura e la razionale sapienza mette a nostra disposizione perchè ne sappiamo saggiamente usufruire, Gesù è la luce piena, la stella promessa a Giacobbe dall' antichità (cf Num 24, 17), è soprattutto il sole "che illumina la città di Dio" (cf Ap 22, 5), ossia l'universo divino umano al cui centro è l'uomo, è "luce che sorge dall'alto per illuminare coloro che giacciono nelle tenebre e nell'ombra di morte e indirizza i nostri passi sulla via della pace" (cf Lc 1, 78). Quale mirabile vocabolario di luce la divina Parola ci offre a designare il mirabile mistero dell'Incarnazione, dell'incontro di Dio con l'uomo! Per capire tutto questo abbiamo bisogno della luce della "stella di Gesù". Qual è la tua stella, o fratello? L'hai trovata o la cerchi ancora con spasimo? L'hai avvistata una prima volta e ne sei stato conquiso, ma poi, ostacolato dalle vicissitudini della vita, dal dubbio, dalle false predicazioni dei maestri del nulla, dalle velenose iniezioni delle ideologie o semplicemente dalla stanchezza frutto della umana finitudine l'hai persa di vista? E tuttora non ne vedi lo splendore? E’ il momento di ritrovare questa stella. Tu lo sai: essa brilla indefettibilmente nel tuo cielo quando esso è terso e limpido; spesso tuttavia il raggio della stella può essere offuscato dalle nebbie uggiose di una vita senza senso, senza punti di riferimento certi ... E' il momento di spazzar via ogni nebbia e ritrovare la luminosa carezza del raggio di quella stella. Seguiamo la "stella di Gesù"! Essa da duemila anni brilla nel cielo limpido. Anche nel tuo, che sia consapevole o no. Abbiamo urgente bisogno di stropicciarci gli occhi, abbiamo bisogno di vedere. Abbiamo bisogno di un occhio limpido e penetrante che, non abbagliato da altre luci, ci faccia vedere "la luce", ci faccia vedere Gesù; questo occhio è la fede. Ci è stata donata nel battesimo, è alimentata dalla Parola, è confermata dalla Chiesa e dai suoi pastori, è propiziata dalla preghiera, è alimentata dalle fonti della grazia. Guarire i nostri occhi per vedere finalmente la luce e vincere le nostre tenebre (cf Ap 3, 18): ecco l'urgenza anche di questo Natale. E’ questo il Natale che cerchiamo. Non permettiamo a nessuno di contaminarlo. Vogliamo vedere Gesù. Vogliamo incontrare Gesù. Vogliamo restare con Gesù. 

Auguriamoci vicendevolmente che questo insopprimibile anelito sincero e profondo si realizzi in pienezza. 
Buon Natale, fratelli! Con la mia preghiera e la mia benedizione

+ Mons.Andrea Gemma, Vescovo esorcista






giovedì 26 dicembre 2013

Messaggio natalizio di Papa Francesco: pace per tutto il mondo, lasciamoci commuovere dalla tenerezza di Dio!

Lasciamoci riscaldare il cuore dalla tenerezza di Dio che si è fatto bambino: è l’invito di Papa Francesco nel suo primo Messaggio natalizio in occasione della Benedizione “Urbi et Orbi” pronunciato dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro, dopo gli inni vaticano e italiano suonati dalla Banda della Gendarmeria vaticana e dall'Arma dei Carabinieri. Circa 70mila le persone presenti in Piazza San Pietro.

E’ stato un accorato appello di pace per il mondo intero. Il Papa fa suo il canto degli angeli, che apparvero ai pastori di Betlemme nella notte in cui nacque Gesù: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,14):

“Un canto che unisce cielo e terra, rivolgendo al cielo la lode e la gloria, e alla terra degli uomini l’augurio di pace. Invito tutti ad unirsi a questo canto: questo canto è per ogni uomo e donna che veglia nella notte, che spera in un mondo migliore, che si prende cura degli altri cercando di fare umilmente il proprio dovere”.

A questo prima di tutto ci chiama il Natale – afferma il Papa: “dare gloria a Dio, perché è buono, è fedele, è misericordioso”: 

“In questo giorno auguro a tutti di riconoscere il vero volto di Dio, il Padre che ci ha donato Gesù. Auguro a tutti di sentire che Dio è vicino, di stare alla sua presenza, di amarlo, di adorarlo. E ognuno di noi possa dare gloria a Dio soprattutto con la vita, con una vita spesa per amore suo e dei fratelli”.

“La vera pace" – ha proseguito - "non è un equilibrio tra forze contrarie. Non è una bella ‘facciata’, dietro alla quale ci sono contrasti e divisioni. La pace è un impegno di tutti i giorni" che "si porta avanti a partire dal dono di Dio, dalla sua grazia che ci ha dato in Gesù Cristo”. Il Papa, guardando il Bambino nel presepe, pensa “ai bambini che sono le vittime più fragili delle guerre, ma anche agli anziani, alle donne maltrattate, ai malati: “le guerre spezzano e feriscono tante vite!” E “troppe – ha detto - ne ha spezzate negli ultimi tempi il conflitto in Siria, fomentando odio e vendetta”:

“Continuiamo a pregare il Signore perché risparmi all’amato popolo siriano nuove sofferenze e le parti in conflitto mettano fine ad ogni violenza e garantiscano l’accesso agli aiuti umanitari. Abbiamo visto quanto è potente la preghiera! E sono contento che oggi si uniscano a questa nostra implorazione per la pace in Siria anche credenti di diverse confessioni religiose. Non perdiamo mai il coraggio della preghiera! Il coraggio di dire: Signore, dona la tua pace alla Siria e al mondo intero. E anche i non credenti invito a desiderare la pace, con il loro desiderio, quel desiderio che allarga il cuore: tutti uniti, o con la preghiera o con il desiderio. Ma tutti, per la pace”.

Papa Francesco guarda poi all’Africa:

“Dona, Bambino, pace alla Repubblica Centroafricana, spesso dimenticata dagli uomini. Ma tu, Signore, non dimentichi nessuno! E vuoi portare pace anche in quella terra, dilaniata da una spirale di violenza e di miseria, dove tante persone sono senza casa, acqua e cibo, senza il minimo per vivere. Favorisci la concordia nel Sud-Sudan, dove le tensioni attuali hanno già provocato troppe vittime e minacciano la pacifica convivenza di quel giovane Stato. Tu, Principe della pace, converti ovunque il cuore dei violenti perché depongano le armi e si intraprenda la via del dialogo”. 

C’è anche la Nigeria, “lacerata da continui attacchi che non risparmiano gli innocenti e gli indifesi”. E chiede a Dio di benedire la Terra che ha scelto per venire nel mondo e far così giungere “a felice esito i negoziati di pace tra Israeliani e Palestinesi”. Chiede che siano sanate “le piaghe dell’amato Iraq, colpito ancora da frequenti attentati”. Eleva quindi la sua preghiera per quanti sono perseguitati a causa della fede cristiana, per i profughi e i rifugiati, specialmente nel Corno d’Africa e nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Prega affinché “i migranti in cerca di una vita dignitosa trovino accoglienza e aiuto": 

“Tragedie come quelle a cui abbiamo assistito quest’anno, con i numerosi morti a Lampedusa, non accadano mai più!”. 

Quindi aggiunge:

“O Bambino di Betlemme, tocca il cuore di quanti sono coinvolti nella tratta di esseri umani, affinché si rendano conto della gravità di tale delitto contro l’umanità. Volgi il tuo sguardo ai tanti bambini che vengono rapiti, feriti e uccisi nei conflitti armati, e a quanti vengono trasformati in soldati, derubati della loro infanzia”.

Invoca poi il Signore del cielo e della terra perché guardi questo nostro pianeta, “che spesso la cupidigia e l’avidità degli uomini sfrutta in modo indiscriminato. Assisti e proteggi – è la sua preghiera - quanti sono vittime di calamità naturali, soprattutto il caro popolo filippino, gravemente colpito dal recente tifone”. Infine, lancia a tutti il suo invito a fare memoria che “in questa umanità oggi è nato il Salvatore, che è Cristo Signore”:

“Fermiamoci davanti al Bambino di Betlemme. Lasciamo che il nostro cuore si commuova: non abbiamo paura di questo! Non abbiamo paura che il nostro cuore si commuova! Ne abbiamo bisogno, che il nostro cuore si commuova! Lasciamolo riscaldare dalla tenerezza di Dio; abbiamo bisogno delle sue carezze. Le carezze di Dio non fanno ferite: le carezze di Dio ci danno pace e forza. Abbiamo bisogno delle sue carezze. Dio è grande nell’amore, a Lui la lode e la gloria nei secoli! Dio è pace: chiediamogli che ci aiuti a costruirla ogni giorno, nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nelle nostre città e nazioni, nel mondo intero. Lasciamoci commuovere dalla bontà di Dio”.

Dopo la Benedizione “Urbi et Orbi” il Papa ha rivolto a tutto il mondo il suo augurio di buon Natale:

“In questo giorno illuminato dalla speranza evangelica che proviene dall’umile grotta di Betlemme, invoco il dono natalizio della gioia e della pace per tutti: per i bambini e gli anziani, per i giovani e le famiglie, per i poveri e gli emarginati. Gesù, nato per noi, conforti quanti sono provati dalla malattia e dalla sofferenza; sostenga coloro che si dedicano al servizio dei fratelli più bisognosi. Buon Natale a tutti!”.


mercoledì 25 dicembre 2013

Santa Maria, Madre di Dio, 25 dicembre 2005 - papa Benedetto XVI

Santa Maria, Madre di Dio, 
tu hai donato al mondo la vera luce, 
Gesù, tuo Figlio – Figlio di Dio. 

Ti sei consegnata completamente 
alla chiamata di Dio 
e sei così diventata sorgente 
della bontà che sgorga da Lui. 
Mostraci Gesù. Guidaci a Lui. 

Insegnaci a conoscerlo e ad amarlo, 
perché possiamo anche noi 
diventare capaci di vero amore 
ed essere sorgenti di acqua viva 
in mezzo a un mondo assetato. 

Dato a Roma, presso San Pietro,
il 25 dicembre, solennità del Natale del Signore,


dell'anno 2005, primo di Pontificato". 

BENEDICTUS PP. XVI 



martedì 24 dicembre 2013

auguri da papa Benedetto XVI, 24 dicembre 2006

"Oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia (Lc 2,11s). Niente di meraviglioso, niente di straordinario, niente dimagnifico viene dato come segno ai pastori. Vedranno soltanto un bambino avvolto in fasce che, come tutti i bambini, ha bisogno delle cure materne; un bambino che è nato in una stalla e perciò giace non in una culla, ma in una mangiatoia. Il segno di Dio è il bambino nel suo bisogno di aiuto e nella sua povertà. Soltanto col cuore i pastori potranno vedere che in questo bambino è diventata realtà la promessa del profeta Isaia, che abbiamo ascoltato nella prima lettura: "Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità" (Is 9,5). Anche a noi non è stato dato un segno diverso. L'angelo di Dio, mediante il messaggio del Vangelo, invita anche noi ad incamminarci col cuore per vedere il bambino che giace nella mangiatoia.
Il segno di Dio è la semplicità. Il segno di Dio è il bambino. Il segno di Dio è che Egli si fa piccolo per noi. È questo il suo modo di regnare. Egli non viene con potenza e grandiosità esterne. Egli viene come bambino – inerme e bisognoso del nostro aiuto. Non vuole sopraffarci con la forza. 
Ci toglie la paura della sua grandezza. Egli chiede il nostro amore: perciò si fa bambino. Nient'altro vuole da noi se non il nostro amore, mediante il quale impariamo spontaneamente ad entrare nei suoi sentimenti, nel suo pensiero e nella sua volontà - impariamo a vivere con Lui e a praticare con Lui anche l'umiltà della rinuncia che fa parte dell'essenza dell'amore. Dio si è fatto piccolo affinché noi potessimo comprenderLo, accoglierLo, amarLo. I Padri della Chiesa, nella loro traduzione greca dell'Antico Testamento, trovavano una parola del profeta Isaia che anche Paolo cita per mostrare come le vie nuove di Dio fossero già preannunciate nell'Antico Testamento. Lì si leggeva: "Dio ha reso breve la sua Parola, l'ha abbreviata" (Is 10,23; Rom 9,28). I Padri lo interpretavano in un duplice senso. Il Figlio stesso è la Parola, il Logos; la Parola eterna si è fatta piccola - così piccola da entrare in una mangiatoia. Si è fatta bambino, affinché la Parola diventi per noi afferrabile. Così Dio ci insegna ad amare i piccoli. Ci insegna così ad amare i deboli. Ci insegna in questo modo il rispetto di fronte ai bambini. Il bambino di Betlemme dirige il nostro sguardo verso tutti i bambini sofferenti ed abusati nel mondo, i nati come i non nati. 
Verso i bambini che, come soldati, vengono introdotti in un mondo di violenza; verso i bambini che devono mendicare; verso i bambini che soffrono la miseria e la fame; verso i bambini che non sperimentano nessun amore. In tutti loro è il bambino di Betlemme che ci chiama in causa; ci chiama in causa il Dio che si è fatto piccolo. Preghiamo...affinché il fulgore dell’amore di Dio accarezzi tutti questi bambini, e chiediamo a Dio di aiutarci a fare la nostra parte perché sia rispettata la dignità dei bambini; che per tutti sorga la luce dell’amore, di cui l’uomo ha più bisogno che non delle cose materiali necessarie per vivere".

(Benedetto XVI, 24 dicembre 2006)


domenica 22 dicembre 2013

22 dicembre, IV d'Avvento , rito romano

«Quando, nella Visitazione, porta in grembo il Verbo fatto carne, Maria si fa, in qualche modo, “tabernacolo” – il primo “tabernacolo” della storia – dove il Figlio di Dio, ancora invisibile agli occhi degli uomini, si concede all’adorazione di Elisabetta, quasi “irradiando” la sua luce attraverso gli occhi e la voce di Maria». È quanto leggiamo al n. 55 della Lettera Enciclica Ecclesia de Eucharistia di Giovanni Paolo II. Lo stesso pontefice, questa volta nell’Enciclica Redemptoris Mater ai nn. 12-13 scrive: «La pienezza di grazia, annunciata dall’angelo, significa il dono di Dio stesso; la fede di Maria, proclamata da Elisabetta nella visitazione, indica come la Vergine di Nazareth abbia risposto a questo dono. “A Dio che rivela è dovuta l’obbedienza della fede” (cf. Rm 16,26; 1,5; 2Cor 10,5), per la quale l’uomo si abbandona a Dio tutto intero liberamente. Questa descrizione della fede trovò una perfetta attuazione in Maria». La Visitazione di Maria alla cugina è simbolo della stessa visita di Dio al suo popolo (cf. Lc 1,68), una visita che arreca la gioia della salvezza. Papa Francesco in una sua omelia del maggio scorso ha ricordato che nel racconto evangelico la gioia caratterizza la visita di Maria a Elisabetta la quale rivela alla cugina: «Ecco, appena il tuo saluto è giunto alle mie orecchie, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo» (Lc 1,44). «Tutto è gioia – commentava il Papa. Ma noi cristiani non siamo tanto abituati a parlare di gioia, di allegria. Cosa è la gioia? La chiave per capire questa gioia è quello che dice il vangelo: “Elisabetta fu colmata di Spirito Santo”. Quello che ci dà la gioia è lo Spirito Santo».
Risuonano in questa riflessione le parole di S. Ambrogio il quale parla di Maria dicendo: «Gioiosa di compiere il suo desiderio, delicata nel suo dovere, premurosa nella sua gioia, si affrettò verso la montagna» (Esp. del Vangelo secondo Luca, II, 19). La scena evangelica è stata espressa innumerevoli volte dai diversi artisti. Il Beato Angelico, in particolare, l’ha raffigurata anche in un riquadro della predella della Pala dell’Annunciazione conservata a Cortona e realizzata nella prima metà del ‘400. Qui sono stati dipinti alcuni episodi della Vita di Maria, dallo Sposalizio alla Morte della Vergine, senza soluzione di continuità. La seconda scena raffigura l’incontro di Maria con la cugina che avviene all’ingresso della casa di Elisabetta. Sono presenti anche due figure femminili che assistono all’evento. Alle spalle della Vergine si scorge una sorta di sentiero, quasi una cavità scura, che sprofonda in una valle interrotta da un lago. Si tratta di un espediente che rende bene il lungo cammino e il sentiero scosceso che Maria ha dovuto percorrere dalla sua città, dipinta in lontananza, e il luogo montuoso in cui risiede la parente. Ciò che colpisce è comunque l’abbraccio tra le due sante donne, lo sguardo intenso che si scambiano e che rivela la profonda e sincera comunione dei loro animi.
La serenità dei loro volti indica invece la consapevolezza di essere oggetto dell’attenzione e della benevolenza di Dio. L’artista non ha voluto porre Maria in una posizione di privilegio rispetto a Elisabetta, ma in perfetta simmetria con l’elegante figura dell’anziana donna, per significare la grande umiltà della Serva del Signore la quale ”ha creduto nell’adempimento delle parole di Dio” (cf. Lc 1,45). Nella Vergine Maria che fa visita a Elisabetta la Chiesa riconosce l’esempio più alto e il significato più profondo del suo cammino verso il mondo intero che è chiamata a servire innanzitutto con il dono dell’annuncio e della testimonianza del vangelo e quindi con il servizio della carità, nutrendo la viva speranza che tutte le genti possano accogliere Cristo e divenire “eredi della vita eterna” (cf. Tt 3,7).



martedì 17 dicembre 2013

Buon compleanno Santo Padre Francesco

77º genetliaco di Sua Santità il Papa Francesco, nato Jorge Mario Bergoglio a Buenos Aires in Argentina, il 17 dicembre 1936, in una famiglia di origini piemontesi, il quarto dei cinque figli di Mario, funzionario delle ferrovie salpato nel 1928 dal porto di Genova per cercare fortuna a Buenos Aires, e di Regina Maria Sivori, una casalinga la cui famiglia materna era originaria di Santa Giulia di Centaura, frazione collinare di Lavagna in provincia di Genova.


A te Padre Santo Ti facciamo gli auguri chiedendo al Signore di custodirci nella Fede Salmo 110 (109), pregando per Te Papa Francesco affinchè abbi la forza di reggere il grande peso che il Signore ti ha affidato! Lunga vita Amen.

lunedì 16 dicembre 2013

NOVENA DI NATALE - 16/24 dicembre

INVITATORIO

Venite adoriamo il Re 
Signore 
che sta per venire

Godi figlia di Sion
esulta figlia di
Gerusalemme,
ecco il Signore verrà
ed in quel giorno vi sarà 
gran luce
i monti stilleranno dolcezza
e dai colli scorrerà latte e
miele
perché verrà un gran profeta
ed Egli rinnoverà
Gerusalemme.

Venite adoriamo il Re
Signore
che sta per venire

Ecco dalla casa di Davide
verrà il Dio-Uomo
a sedersi sul trono
vedrete e godrà il vostro
cuore.

Venite adoriamo il Re
Signore
che sta per venire

Ecco verrà il Signore,
il nostro Protettore
il Santo d'Israele
portando sul capo la corona
regale
e dominerà da un mare
all'altro
e dal fiume ai confini
estremi della terra.

Venite adoriamo il Re
Signore
che sta per venire

Ecco apparirà il Signore
e non mancherà di parola
se indugerà attendilo,
perché verrà e non potrà
tardare.

Venite adoriamo il Re
Signore
che sta per venire

Il Signore discenderà come
come pioggia sul vello
in quei giorni spunterò la
giustizia
e l'abbondanza della pace
tutti i re della terra
lo adoreranno
e i popoli lo serviranno.

Venite adoriamo il Re
Signore
che sta per venire

Nascerà per noi un bimbo
e sarà chiamato Dio forte
egli siederà sul trono di
Davide suo padre
e sarà un dominatore
e avrà sulle spalle
la potestà regale.

Venite adoriamo il Re
Signore
che sta per venire

Betlemme città
del sommo Dio
da te nascerà il dominatore
d'Israele
la sua nascita risale
al principio dei giorni
dell'eternità
e sarà glorificato in mezzo
a tutta la terra
e quando Egli sarà venuto
vi sarà pace sulla nostra
terra.

Venite adoriamo il Re
Signore
che sta per venire.

Polisalmo


Gioiscano i cieli
ed esulti la terra
tripudiate di gioia o monti.

Prorompano i giocondità
i monti
e i colli in giustizia.

Perché verrà il nostro
Signore
e avrà misericordia
dei suoi poveri.

Stillate cieli dall'alto
e piovano il Giusto le nubi
si apra la terra e germogli
il Salvatore.

Ricordati di noi Signore
e visitaci con la tua salvezza.

Dimostraci o Signore
la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.

Manda o Signore l'Agnello
Dominatore della terra
da Pietra del deserto al
monte della figlia di Sion.

Vieni a liberanci Signore,
Dio degli eserciti
mostraci il tuo volto
e saremo salvi.

Vieni o Signore a visitarci
nella pace
affinché godiamo al tuo
cospetto con cuore sincero.

Affinché conosciamo
o Signore sulla terra
la tua via
in mezzo a tutte le genti
la tua salvezza.

Ridesta Signore
la tua potenza
e vieni in nostra salvezza.

Vieni Signore e non tardare
perdona i delitti
del tuo popolo.

Volessi tu squarciare i cieli
e discendere
davanti a te i monti
si scioglierebbero.

Vieni e mostraci
il tuo volto o Signore
tu che siedi al di sopra
dei Cherubini.

Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.

Come era in principio
ora e sempre
e nei secoli dei secoli.
Amen.

LITURGIA DELLA PAROLE

OMELIA

INNO


L'eco d'un grido nitido
gli occulti mal rimprovera
siano fugati gli incubi
Gesù dall'alto sfolgora.

Ecco l'Agnel discendere
a condonare il debito:
unanimi con lacrime
orsù, chiediamo grazie.

L'almo Autor del secolo
assunse corpo carneo
per far la carne libera
e gli uomini non perdere.

Nel sen di Madre Vergine
scende celeste grazia:
cela quel sen vergineo
mistero incomprensibile.

Divien quel sen purissimo
tempio di Dio l'Altissimo
il Figlio chiude integno
senza conoscer uomini.

Al Padre Dio si gloria
e al Suo Figlio unico
insieme al Paraclito
nei secoli dei secoli.
Amen.

Stillate cieli dall'alto
e piovano il Giusto le nubi.
Si apra la terra
e germogli il Salvatore.

ANTIFONA AL MAGLIFICAT

Ecco verrà il Re, Signore
della Terra, che toglierà il
giogo della nostra schiavitù.

MAGNIFICAT

L'anima mia magnifica
il Signore
e il mio spirito esulta
il Dio mio Salvatore.

Perché ha guardato l'umiltà
della sua serva
d'ora in poi
le generazioni
mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me
l'Onnipotente
e santo è il Suo nome.

Di generazione
in generazione
la sua misericordia
si stende su quelli
che lo temono.

Ha spiegato la potenza
del suo braccio
ha disperso i superbi
nei pensieri del loro cuore.

Ha rovesciato i potenti
dai troni
ha innalzato gli umili.

Ha soccorso Israele
suo servo
ricordandosi della sua
misericordia.

Come aveva promesso
ai nostri padri
ad Abramo e alla sua
discendenza per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.

Come era nel principio
ora e sempre
nei secoli dei secoli.
Amen.

Il Signore dia con voi.
E con il tuo Spirito.

ORAZIONE

Affrettati o Signore,
non tardare, e impiega
per noi l'aiuto
della tua grazia celeste,
affinché quelli
che confidano nella tua
pietà vengano sollevati
dalle consolazioni
della tua venuta.
Tu che sei Dio e vivi
e regli con Dio Padre
nell'unità dello Spirito
Santo, per tutti i secoli
dei secoli.
Amen.


NOVENA DI NATALE - 16/24 dicembre (Latino)

Invitatorio

Regem venturum
Dominum
venite adoremus.

Iucundare filia Sion
et exulta satis filia
Jerusalem.
Ecce Dominus veniet
et erit in die illa lux magna
et stillabunt montes
dulcedinem
et colles fluent lac et mel
quia veniet Propheta
magnus
et ipse renovabit
Jerusalem.

Regem venturum
Dominum
venite adoremus.

Ecce veniet Deus
et Homo de domo David
sedere in throno
et videbitis et gaudebit
cor vestrum.

Regem venturum
Dominum
venite adoremus.

Ecce veniet Dominus
protector noster
Sanctus Israel
coronam regni habens in
capite suo
et dominabitur a mari
usque ad mare
et a flumine usque
ad terminos orbis terrarum.

Regem venturum
Dominum
venite adoremus.

Ecce apparebit Dominus
et non mentietur
si moram fecerit
expecta eum
quia veniet et non tardabit.

Regem venturum
Dominum
venite adoremus.

Descendet Dominus sicut
pluvia in vellus
orietur in diebus
eius justitia
et abundantia pacis
et adorabunt eum omnes
reges terrae
omnes gentes servient ei.

Regem venturum
Dominum
venite adoremus.

Nascetur nobis parvulus
et vocabitur Deus fortis
ipse sedebit super thronum
David patris sui
et imperabit
cujus potestas super
humerum ejus.

Regem venturum
Dominum
venite adoremus.

Bethlehem civitas Dei
Summi
ex te exiet Dominator
Israel
et egressus eius sicut a
principio dierum
aeternitatis
et magnificabitur in medio
universae terrae
et pax erit in terra nostra
dum venerit.

Regem venturum
Dominum
venite adoremus.

Polisalmo


Laetentur coeli
et exultet terra
iubilate montes laudem.

Erumpant montes
jucunditatem
et colles justitiam.

Quia Dominus noster veniet
et pauperum suorum
miserebitur.

Rotate coeli desuper
et nubes pluant Justum
aperiatur terra et germinet
Salvatorem.

Memento nostri Domine
et visita nos in salutari tuo.

Ostende nobis Domine
misericordiam tuam
et salutare tuum
da nobis.

Emitte Agnum Domine
Dominatorem terrae
de petra deserti ad montem
filiae Sion.

Veni ad liberandum nos
Domine Deus virtutum
ostende faciem tuam
et salvi erimus.

Veni Domine visitare
nos in pacem
ut laetemur coram te corde perfecto.

Ut cognoscamus Domine
in terra viam tuam
in omnibus gentibus
salutare tuum.

Excita Domine potentiam
tuam et veni
ut salvos facias nos.

Veni Domine
et noli tardare
relaxa facinora
plebi tua.

Utinam dirumperes coelos
et descenderes
a facie tua montes
defluerent.

Veni et ostende nobis
faciem tuam Domine
quia sedes super Cherubim.

Gloria Parti et Filio
et Spiritui Sancto.

Sicut erat in pricipio
ora et nunc et semper
et in saecula saeculorum
Amen.

Liturgia della Parola 

Omelia

INNO


En clara voz redarguit
obscura quaeque personans
procul fugentur somnia
ab alto Jesus promicat.

Ecce Agnus ad nos mittitur
laxare gratis debitum
omnes simul cum lacrimis
precemur indulgentiam.

L'almo Autor del secolo
assunse corpo carneo
per far la carne libera
e gli uomini non perdere.

Beatus auctor saeculi
servile corpus induit
ut carne carnem liberans
ne perderet quos condidit.

Nel sen di Madre Vergine
scende celeste grazia:
cela quel sen vergineo
mistero incomprensibile.

Castae parentis viscera
coelestis intrat gratia
venter puellae bajulat
secreta quae non noverat.

Divien quel sen purissimo
tempio di Dio l'Altissimo
il Figlio chiude integno
senza conoscer uomini.

Domus pudici pectoris
templum repente fit Dei
intacta nesciens virum
concepit alvo Filium.

Deo Patri sit gloria
eiusque soli Filio
cum Spiritu Paraclito
in saeculorum saecula.
Amen.

Rotate coeli desuper
et nubes pluant Justum.
Aperiatur terra
et germinet Salvatorem.

ANTIFONA AL MAGNIFICAT

Ecce Rex veniet Dominus
terrae et ipse auferet jugum
captivitatis nostrae.

MAGNIFICAT

Magnificat
anima mea Dominum.
Et exultavit Spiritus meus
in Deo salutari meo.

Quia respexit humilitatem
ancillae suae
ecce enim ex hoc beatam
me dicent omnes
generationes.

Quia fecit mihi magna
qui potens est
et sanctum nomen eius.

Et misericordia
eius a progenie
in progenies
timentibus eum.

Fecit petentiam
in brachio suo
dispersit superbos mente
cordis sui.

Deposuit potentes de sede
et exaltavit humiles.

Esurientes implevit bonis
et divites dimisit inanes.

Suscepit Israel puerum
suum
recordatus misericordiae
suae.

Sicut locutus est ad Patres
nostros
Abraham et semini eius
in saecula.

Gloria Patri et Filio
et Spiritui Sancto.

Sicut erat in principio ora
et nunc et semper
et in saecula saeculorum.
Amen.

Dominus vobiscum.
Et cum Spiritu tuo.

ORAZIONE


Festina quesumus,
Domine, ne tardaveris,
et auxilium nobis supernae
vitutis impende
ut adventus tui
consolationibus
subleventur qui in tua
pietate confidunt.
Quis vivis et regnas
cum Deo Patre
in unitate Spiritus Sancti,
Deus, per omnia secula
saeculorum.
Amen.


sabato 14 dicembre 2013

San Giovanni della Croce - 14 dicembre


Decimo nono Kalendas Ianuarii. Luna undecima. Ubedae, in Hispania, natalis sancti Ioannis a Cruce, presbyteri et confessoris, sanctae Teresiae in Carmelitarum reformatione socii; quem, a Summo Pontifice Benedicto Decimo tertio Sanctis adscriptum, Pius Papa Vndecimus doctorem uniuersalis Ecclesiae declarauit. Ipsius tamen festiuitas agitur octavo Kalendas Decembris 
– À Ubeda, en Espagne, l'anniversaire de saint Jean de la Croix, prêtre et confesseur, coopérateur de sainte Thérèse dans la réforme des Carmes. Il a été inscrit au catalogue des saints par le souverain pontife Benoît XIII et proclamé docteur de l'église universelle par le pape Pie XI. Sa fête se célèbre le 8 des calendes de décembre (24 novembre) 
- At Ubeda, in Spain, the holy Confessor John of the Cross (died in 1591) a companion of holy Teresa in reforming the Carmelites, whose feast is kept upon the 24th day of November 
- En Úbeda de España, san Juan de la Cruz, presbítero y confesor, compañero de santa Teresa en la reforma de los Carmelitas; a quien el Sumo Pontífice Benedicto XIII puso en el número de los Santos, y el Papa Pío XI declaró doctor de la Iglesia universal. Su fiesta se celebra el 24 de Noviembre.

mercoledì 11 dicembre 2013

Il silenzio è il mezzo indispensabile per ascoltare le mozioni dello Spirito Santo, è nel silenzio interiore ed esteriore che Dio parla. - Padre Scozzaro Giulio Maria

Il Vangelo di oggi si può indicare come il cammino della mansuetudine. Gesù parla degli uomini stanchi e schiacciati da moltissime preoccupazioni, e molto spesso le preoccupazioni riguardano anche l'abbondanza di beni. 

Sembra un paradosso ma per molti è realtà. All'inizio Gesù si rivolge a quelli che Lo ascoltano e si ritrovano un cuore appesantito, oltre le preoccupazioni sono presenti anche indecisioni sulle scelte da compiere.

Le preoccupazioni già indicano la mancanza di pace interiore e l'assenza di discernimento. È un dramma vivere senza la Luce di Gesù.

"Io vi darò ristoro". Questa è la soluzione infallibile per superare i momenti di inquietudine, per ottenere forza negli abbattimenti, per avere il coraggio delle scelte cristiane. 

Dopo avere mostrato ai presenti il loro stato di spossatezza e sconforto, Gesù indica se stesso come la fonte della vera gioia, la forza che scaturisce dall'Onnipotente.

Molti credenti oggi sono stanchi e oppressi nello spirito ma non se ne accorgono, sono sempre alla ricerca di diversivi mondani.

Il vero oppio è dissociarsi dalla propria Fede ricorrendo a tanti piaceri mondani che stordiscono e annullano la spiritualità, mentre altra cosa è vivere una buona spiritualità e decidere serenamente quali e quanti passatempi ricreativi scegliere anche per dare sollievo al corpo.

Non è un male dedicare alcuni giorni al riposo del corpo, è un danno per l'anima quando si cercano spesso divertimenti frivoli che offuscano la mente per quanto si commette di peccaminoso.

Molti cristiani non hanno compreso la grande importanza del riposo psicofisico per ritrovare la pace e ricaricarsi. 

Il silenzio è il mezzo indispensabile per ascoltare le mozioni dello Spirito Santo, è nel silenzio interiore ed esteriore che Dio parla.

C'è urgente necessità di fermarvi e di trascorrere anche mezza giornata in un luogo sacro vicino casa vostra ma nel silenzio.

"Venite a me", quindi non perdetevi dietro le cose effimere e vuote, cercate la Grazia di Dio per vivere nella vera gioia interiore.

Per raggiungere la mansuetudine indicata oggi da Gesù occorre un lavoro interiore che in realtà si sviluppa esteriormente. 

Ognuno di noi esterna ciò che è all'interno, anche se qualcuno spesso nasconde certe debolezze, lo stesso si manifestano in tante situazioni. 

È impossibile controllarsi e ancora più difficile conoscersi se non si rientra in sè e si guarda tutto con gli occhi della Fede.

Molti sono convinti di avere un cattivo carattere che risalta in situazioni e circostanze ben determinate, a causa del modo di essere di quelli che vivono intorno. 

Ed è una valutazione sbagliata. 

La mansuetudine deve manifestarsi soprattutto nelle circostanze in cui la convivenza può risultare più difficile. 

Devo precisare che la mansuetudine non è virtù di persone deboli o passive: poggia, al contrario, su una grande forza d'animo.

Anche l'esercizio di questa virtù implica continui atti di fortezza. E chi può donarci la fortezza? Colui che è mite e umile di Cuore!

"Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me". 

Per giogo Gesù intende il carico leggero della sua volontà, Lui non appesantisce nessuno e non vuole causare sofferenze. 

Vediamo il vero significato di giogo che si usava anticamente.

Il giogo è un dispositivo, concepito fin dall'antichità per la trazione animale, che, applicato alla parte anteriore del corpo di uno o più animali da tiro, ne permette la sottomissione, l'attacco di una macchina e la manovra da parte di un operatore, posizionato posteriormente o a lato.

Gesù pone la sua volontà piena di Grazia e di Amore sopra i credenti che l'accettano con docilità e li guida verso la santità.

Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me.
Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.

Padre Giulio Maria Scozzaro 

Dagli scritti di Josemaria Escrivà de Balaguer


Di' al Signore che, d'ora in poi, ogni volta che celebri la Santa Messa o vi assisti, e amministri o ricevi il Sacramento dell'Eucaristia, lo farai con una fede grande, con un amore ardente, come se fosse l'ultima volta della tua vita. — E addolórati, per le negligenze passate.
Forgia, 829

Quando lo ricevi, digli: Signore, spero in Te; ti adoro, ti amo, aumenta la mia fede. Sii il sostegno della mia debolezza, Tu che sei rimasto nell'Eucaristia, inerme, per porre rimedio alla debolezza delle creature.
Forgia, 832

Digli: Signore, non voglio nient'altro che quello che Tu vuoi. Persino ciò che in questi giorni ti sto chiedendo, se mi allontana di un millimetro dalla tua Volontà, non darmelo.
Forgia, 512

Chiedi al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, e a tua Madre, che ti aiutino a conoscerti e a piangere per tutte quelle cose sporche che ti hanno attraversato e che hanno lasciato — ahimè — tante incrostazioni... — E nel contempo, senza allontanarti da questa considerazione, digli: dammi, Gesù, un Amore che sia fuoco di purificazione, nel quale la mia povera carne, il mio povero cuore, la mia povera anima, il mio povero corpo si consumino, ripulendosi di tutte le miserie terrene... Poi, il mio io ormai vuoto, riempilo di Te: che non mi attacchi a nulla qui sulla terra; che mi sostenga sempre l'Amore.
Forgia, 41



San Josemaría, durante la celebrazione della Santa Messa. (nella foto)

domenica 8 dicembre 2013

IN CONCEPTIONE IMMACULATA BEATAE MARIAE VIRGINIS

Lectio libri Sapientiae (Prov. VIII, 22-35).

Dominus possedit me in initio uiarum suarum, antequam quidquam faceret a principio. Ab aeterno ordinata sum, et ex antiquis, antequam terra fieret. Nondum erant abyssi, et ego iam concepta eram: necdum fontes aquarum eruperant: necdum montes graui mole constíiterant: ante colles ego parturiebar: adhuc terram non fecerat, et flumina, et cardines orbis terrae. Quando praeparabat caelos, aderam: quando certa lege et gyro uallabat abyssos: quando aethera firmabat sursum, et librabat fontes aquarum: quando circumdabat mari terminum suum, et legem ponebat aquis, ne transirent fines suos: quando appendebat fundamenta terrae. Cum eo eram cuncta componens: et delectabar per singulos dies, ludens coram eo omni tempore: ludens in orbe terrarum: et deliciae meae esse cum fíliis hominum. Nunc ergo, fílii, audite me: Beati, qui custodiunt uias meas. Audite disciplinam, et estote sapientes, et nolite abiicere eam. Beatus homo, qui audit me, et qui uigilat ad fores meas quotidie, et obseruat ad postes ostii mei. Qui me inuenerit, inueniet uitam, et hauriet salutem a Domino.


Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, Domenica 8 dicembre

Già celebrata dal sec. XI, questa solennità si inserisce nel contesto dell’Avvento-Natale, congiungendo l’attesa messianica e il ritorno glorioso di Cristo con l’ammirata memoria della Madre.
In tal senso questo periodo liturgico deve essere considerato un tempo particolarmente adatto per il culto della Madre del Signore.
Maria è la tutta santa, immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa nuova creatura. Già profeticamente adombrata nella promessa fatta ai progenitori della vittoria sul serpente, Maria è la Vergine che concepirà e partorirà un figlio il cui nome sarà Emmanuele.
 Il dogma dell’Immacolata Concezione fu proclamato da Pio IX nel 1854.

Solennità dell’Immacolata Concezione della beata Vergine Maria, che veramente piena di grazia e benedetta tra le donne, in vista della nascita e della morte salvifica del Figlio di Dio, fu sin dal primo momento della sua concezione, per singolare privilegio di Dio, preservata immune da ogni macchia della colpa originale, come solennemente definito da papa Pio IX, sulla base di una dottrina di antica tradizione, come dogma di fede, proprio nel giorno che oggi ricorre.
Non memoria di un Santo, ricorre oggi: ma la solennità più alta e più preziosa di Colei che dei Santi è chiamata Regina. L'Immacolata Concezione di Maria è stata proclamata nel 1854, dal Papa Pio IX.
Ma la storia della devozione per Maria Immacolata è molto più antica. Precede di secoli, anzi di millenni, la proclamazione del dogma che come sempre non ha introdotto una novità, ma ha semplicemente coronato una lunghissima tradizione. Già i Padri della Chiesa d'Oriente, nell'esaltare la Madre di Dio, avevano avuto espressioni che la ponevano al di sopra del peccato originale.
L'avevano chiamata: " Intemerata, incolpata, bellezza dell'innocenza, più pura degli Angioli, giglio purissimo, germe non- avvelenato, nube più splendida del sole, immacolata ".

In Occidente, però, la teoria dell'immacolatezza trovò una forte resistenza, non per avversione alla Madonna, che restava la più sublime delle creature, ma per mantenere salda la dottrina della Redenzione, operata soltanto in virtù del sacrificio di Gesù. Se Maria fosse stata immacolata, se cioè fosse stata concepita da Dio al di fuori della legge dei peccato originale, comune a tutti i figli di Eva, ella non avrebbe avuto bisogno della Redenzione, e questa dunque non si poteva più dire universale. L'eccezione, in questo caso, non confermava la regola, ma la distruggeva. Il francescano Giovanni Duns, detto Scoto perché nativo della Scozia, e chiamato il " Dottor Sottile ", riuscì a superare questo scoglio dottrinale con una sottile ma convincente distinzione. Anche la Madonna era stata redenta da Gesù, ma con una Redenzione preventiva, prima e fuori del tempo. Ella fu preservata dal peccato originale in previsione dei meriti del suo figlio divino. Ciò conveniva, era possibile, e dunque fu fatto. Giovanni Duns Scoto morì sui primi del '300. Dopo di lui, la dottrina dell'Immacolata fece grandi progressi, e la sua devozione si diffuse sempre di più.

Dal 1476, la festa della Concezione di Maria venne introdotta nel Calendario romano. Sulle piazze d'Italia, predicatori celebri tessevano le lodi della Vergine immacolata: tra questi, San Leonardo da Porto Maurizio e San Bernardino da Siena, che con la sua voce arguta e commossa diceva ai Senesi: " Or mi di’ : che diremo noi del cognoscimento di Maria essendo ripiena di Spirito Santo, essendo nata senza alcun peccato, e così sempre mantenendosi netta e pura, servendo sempre a Dio? ".
Nel 1830, la Vergine apparve a Santa Caterina Labouré, la quale diffuse poi una " medaglia miracolosa " con l'immagine dell'Immacolata, cioè della " concepita senza peccato ". Questa medaglia suscitò un'intensa devozione, e molti Vescovi chiesero a Roma la definizione di quel dogma che ormai era nel cuore di quasi tutti i cristiani.
Così, l'8 dicembre 1854, Pio IX proclamava la " donna vestita di sole " esente dal peccato originale, tutta pura, cioè Immacolata. Fu un atto di grande fede e di estremo coraggio, che suscitò gioia tra i fedeli della Madonna, e indignazione tra i nemici del Cristianesimo, perché il dogma dell'Immacolata era una diretta smentita dei naturalisti e dei materialisti. Ma quattro anni dopo, le apparizioni di Lourdes apparvero una prodigiosa conferma del dogma che aveva proclamato la Vergine " tutta bella ", " piena di grazia " e priva di ogni macchia del peccato originale. Una conferma che sembrò un ringraziamento, per l'abbondanza di grazie che dal cuore dell'Immacolata piovvero sull'umanità. E dalla devozione per l'Immacolata ottenne immediata diffusione, in Italia, il nome femminile di Concetta, in Spagna quello di Concepción: un nome che ripete l'attributo più alto di Maria, " sine labe originali concepta ", cioè concepita senza macchia di peccato, e, perciò, Immacolata.


Fonte: Archivio Parrocchia