mercoledì 31 luglio 2013

Dialogo fra Dio Misericordioso e l’anima che tende verso la perfezione - Tratto dal diario di Santa Suor Faustina Kowalska

- Gesù: « Mi sono graditi i tuoi sforzi, o anima che tendi alla perfezione, ma perché ti vedo così spesso triste ed abbattuta? Dimmi, bambina Mia, che significa questa tristezza e quale ne è la causa? ».

- L'anima: « La causa della mia tristezza, Signore, proviene dal fatto che, nonostante i miei propositi sinceri, cado continuamente e sempre negli stessi difetti. La mattina faccio i propositi, e la sera vedo quanto sono andata lontano da tali propositi ».

- Gesù: « Vedi, bambina Mia, quello che sei per te stessa. La causa delle tue cadute dipende dal fatto che conti troppo su te stessa e ti appoggi troppo poco su di Me. Ma questo non deve rattristarti eccessivamente, hai a che fare con un Dio misericordioso; la tua miseria non Lo esaurisce, del resto non ho limitato il numero delle volte in cui posso perdonarti ».

- L'anima: « Si, conosco tutto ciò, ma mi assalgono grandi tentazioni e vari dubbi sorgono in me ed inoltre tutto mi irrita e mi scoraggia ».

- Gesù: « Sappi, bambina Mia, che l'ostacolo più grande alla santità è lo scoraggiamento e l'inquietudine ingiustificata, che ti toglie la possibilità di esercitarti nelle virtù. Tutte le tentazioni messe assieme non dovrebbero turbarti la pace interiore nemmeno per un istante e l'irritabilità e lo scoraggiamento sono frutto del tuo amor proprio. Non devi scoraggiarti, ma cercare di far regnare il Mio amore al posto del tuo amor proprio. Perciò fiducia, bambina Mia, non devi scoraggiarti, ma venire a chiedere il perdono a Me, dato che Io sono sempre disposto a perdonarti. Ogni volta che Me lo chiedi, esalti la Mia Misericordia ».

- L'anima: «Io conosco ciò che è più perfetto e ciò che a Te piace di più, ma incontro grandi ostacoli nell'eseguire ciò che conosco».

- Gesù: « Bambina Mia, la vita su questa terra è una lotta ed una grande lotta per il Mio regno, ma non temere, non sei sola. Io ti sostengo sempre, quindi appoggiati al Mio braccio e combatti senza aver paura di nulla. Prendi il recipiente della fiducia ed attingi alla sorgente della vita, non solo per te, ma pensa anche alle altre anime, e specialmente a quelle che non hanno fiducia nella mia bontà ».

- L'anima: « Signore, sento che il mio cuore si riempie del Tuo amore, che i raggi della Tua Misericordia e del Tuo amore sono penetrati nella mia anima. Eccomi, Signore, che vengo per rispondere alla Tua chiamata. Ecco, vado alla conquista delle anime, sostenuta dalla Tua grazia; sono pronta a seguirTi, Signore non solo sul Tabor, ma anche sul Calvario. Voglio condurre le anime alla sorgente della Tua Misericordia, affinché su tutte le anime si rifletta lo splendore dei Tuoi raggi misericordiosi e si riempia la casa del Padre. E quando il nemico comincerà a lanciare i suoi proiettili contro di me, mi riparerò dietro lo scudo della Tua Misericordia ». 

Tratto dal diario di Santa Suor Faustina Kowalska



martedì 30 luglio 2013

IL PERDONO DI ASSISI (Dal 28 Luglio Al 4 Agosto)

COME OTTENERE L'INDULGENZA PLENARIA DEL PERDONO DI ASSISI

(Per sé o per i defunti)

Dal mezzogiorno del primo agosto alla mezzanotte del giorno seguente (2 agosto), oppure, col permesso dell'Ordinario (Vescovo), nella domenica precedente o seguente (a decorrere dal mezzogiorno del sabato fino alla mezzanotte della domenica) si può lucrare una volta sola l'indulgenza plenaria.

CONDIZIONI RICHIESTE:

1 - Visita, entro il tempo prescritto, a una chiesa Cattedrale o Parrocchiale o ad altra che ne abbia l'indulto e recita del “Padre Nostro” (per riaffermare la propria dignità di figli di Dio, ricevuta nel Battesimo) e del “Credo” (con cui si rinnova la propria professione di fede).

2 - Confessione Sacramentale per essere in Grazia di Dio (negli otto giorni precedenti o seguenti).

3 - Partecipazione alla Santa Messa e Comunione Eucaristica.

4 - Una preghiera secondo le intenzioni del Papa (almeno un “Padre Nostro” e un'“Ave Maria” o altre preghiere a scelta), per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa, il cui fondamento e centro visibile di unità è il Romano Pontefice.

5 - Disposizione d'animo che escluda ogni affetto al peccato, anche veniale.

Le condizioni di cui ai nn. 2, 3 e 4 possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti quello in cui si visita la chiesa; tuttavia è conveniente che la Santa Comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Papa siano fatte nello stesso giorno in cui si compie la visita.

L'INDULGENZA: che cosa è?

I peccati non solo distruggono o feriscono la comunione con Dio, ma compromettono anche l'equilibrio interiore della persona e il suo ordinato rapporto con le creature. Per un risanamento totale, non occorrono solo il pentimento e la remissione delle colpe, ma anche una riparazione del disordine provocato, che di solito continua a sussistere. In questo impegno di purificazione il penitente non è isolato. Si trova inserito in un mistero di solidarietà, per cui la santità di Cristo e dei santi giova anche a lui. Dio gli comunica le grazie da altri meritate con l'immenso valore della loro esistenza, per rendere più rapida ed efficace la sua riparazione. La Chiesa ha sempre esortato i fedeli a offrire preghiere, opere buone e sofferenze come intercessione per i peccatori e suffragio per i defunti. 
Nei primi secoli i Vescovi riducevano ai penitenti la durata e il rigore della penitenza pubblica per intercessione dei testimoni della fede sopravvissuti ai supplizi. Progressivamente è cresciuta la consapevolezza che il potere di legare e sciogliere, ricevuto dal Signore, include la facoltà di liberare i penitenti anche dei residui lasciati dai peccati già perdonati, applicando loro i meriti di Cristo e dei santi, in modo da ottenere la grazia di una fervente carità. I pastori concedono tale beneficio a chi ha le dovute disposizioni interiori e compie alcuni atti prescritti. Questo loro intervento nel cammino penitenziale è la concessione dell'indulgenza.

(C.E.l. - Catechismo degli adulti, n. 710)

COME SAN FRANCESCO CHIESE ED OTTENNE L'INDULGENZA DEL PERDONO

Una notte dell'anno del Signore 1216, Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l'altare il Cristo rivestito di luce e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore! 
Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco fu immediata: "Signore, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe". "Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande - gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio Vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza".
E Francesco si presentò subito al Pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visione avuta. Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione. Poi disse: "Per quanti anni vuoi questa indulgenza?". Francesco scattando rispose: "Padre Santo, non domando anni, ma anime". E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: "Come, non vuoi nessun documento?". E Francesco: "Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l'opera sua; io non ho bisogno di alcun documento: questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni". 
E qualche giorno più tardi, insieme ai Vescovi dell'Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: "Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!".



lunedì 29 luglio 2013

Il velo muliebre in Chiesa: origine e significato - Don Alfredo Morselli

Il velo muliebre in chiesa

Il Codice di Diritto Canonico del 1917 prescriveva alle donne di tenere il capo coperto in Chiesa, soprattutto al momento della Santa Comunione [1]. Nel nuovo Codice non c’è traccia di questa disposizione e ormai questa antica e venerabile usanza è caduta nel dimenticatoio; eppure essa era fondata su una disposizione dello stesso Apostolo San Paolo. Ma, tra l’esegesi razionalista moderna, che tende a storicizzare tutte le disposizioni particolari (“roba d’altri tempi...”), e il famigerato luogo comune per cui “l’uomo di oggi” non sarebbe più in grado ci capire certe cose, anche la consuetudine, per le donne, di coprire il capo in chiesa, è andata perduta.

Per non parlare poi di molte suore, che, un tempo ben vestite (chi non ricorda i cappelloni delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli?), oggi espongono il ciuffo, per andar di pari passo con chi ha gettato tonaca e coletto bianco alle ortiche (e qui, visti i magrissimi risultati estetici, avendo tolto il velo, c’è assai spesso da stenderne subito un altro, questa volta pietoso, come si suol dire).

Ma guai se ci limitassimo a rimpiangere i tesori che ci hanno scippato: dobbiamo cercare, con l’aiuto della Madonna, anche per questo caso, le ragioni della Tradizione: e allora leggiamo le parole dell’Apostolo, e vediamo come alcuni Padri della Chiesa le hanno interpretate. Dalla prima lettera di S. Paolo Apostolo ai Corinzi: [11,3] "Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio. [4] Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. [5] Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. [6] Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra.[7] L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo. [8] E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; [9] né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo. [10]Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli. [11] Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo è senza la donna; [12] come infatti la donna deriva dall'uomo, così l'uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio. [13] Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto? [14] Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli, [15] mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo. [16] Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio".

Da questo brano, noi possiamo ben comprendere i motivi per cui S. Paolo consiglia alle donne di tenere il capo coperto durante le azioni liturgiche. I motivi sono, essenzialmente, quattro:

1) La simbologia delle nozze tra Cristo e la natura umana. In chiesa, durante la liturgia, l’uomo e la donna non rappresentano solo se stessi, ma l’uomo – ogni uomo – rappresenta Cristo, lo Sposo: la donna rappresenta il genere umano, la natura umana sposa del Verbo. Possiamo comprendere ciò considerando la natura sponsale della fede (Ti sposerò nella fede e tu conoscerai il Signore – Os 2,22), il contesto generale della liturgia (l’atmosfera in cui la fede è esercitata nel modo più perfetto) e l’esplicito richiamo alle nozze di S. Paolo: E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo - 1 Cor 11, 8-9. Cristo sta all’uomo (maschio e femmina) come l’uomo sta alla donna. Inoltre l’uomo, diversamente dalla donna, è “immagine e gloria di Dio”, non per se stesso, ma in quanto rappresenta Cristo: perciò egli non può stare con il capo coperto, perché in questo modo egli “disonora il suo capo” (11,4) il suo proprio rappresentare Cristo: un uomo con il capo coperto non rappresenta bene Cristo, così una donna con il capo scoperto, non rappresenta bene la natura umana e la Chiesa sposa di Cristo. In questo senso Tertulliano dice: “Poiché io sono l’immagine del creatore, non c’è posto in me per un altro capo (che non sia Cristo)” (Contro Marcione, V, 8, 1).

2) Un segno della sottomissione a Cristo. Una donna con il capo coperto dal velo, ricorda a tutti coloro che sono in chiesa che la natura umana è sposa di Cristo: perciò la donna, in quanto rappresenta la natura umana, deve avere un segno della sua dipendenza sul suo capo (1 Cor 11,10): questo segno della dipendenza è il segno dell’autorità di Cristo nei confronti della sua Sposa, la natura umana. Perciò il Concilio Gangrense chiama il velo memoriale, ricordo della sottomissione. S. Giovanni Crisostomo lo chiama insegna della sottomissione; Tertulliano giogo della sua umiltà (cf. Cornelius a Lapide, ad loc.).

3) Il rispetto del perfetto equilibrio del cosmo. L’edificio della chiesa rappresenta il cosmo, ricolmato della gloria di Dio, specialmente durante la celebrazione della S.Messa (I cieli e la terra sono pieni della tua gloria…). Il cosmo è perfettamente ordinato (Ma tu hai tutto disposto con misura, calcolo e peso - Sap 11,20). Nessuno può dimenticare la presenza, all’interno della chiesa-cosmo, della gerarchia celeste, perfettamente ordinata (Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa… - Eb 12,22). Non è quindi conveniente che in un cosmo perfettamente ordinato qual è la celebrazione liturgica, la ordinata relazione tra Cristo-Sposo e Chiesa-Sposa - la particolare relazione che la celebrazione liturgica ricrea nel modo più perfetto -, non sia mostrata (Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli - 1 Cor 11,10)

4) Un segno naturale di umiltà. Ultimo aspetto, ma non di minore importanza: "Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo" (1 Cor 11, 14-15). È obbligatorio, per le donne, portare il velo in Chiesa? Oggi non più, ma S. Paolo ce ne spiega i sempre validi motivi di convenienza.

Don Alfredo Morselli, 16 giugno 2009

NOTE

[1] Can. 1262. ... §2. “Viri in ecclesia vel extra ecclesiam, dum sacris ritibus assistunt, nudo capite sint [...] mulieres autem, capite cooperto et modeste vestitae, maxime cum ad mensam Dominicam accedunt”.




domenica 28 luglio 2013

Tonini Ersilio, cardinale, 28 luglio 2013



L'Eterno riposo dona a lui, o Signore,e splenda per lui la Luce Perpetua.Riposi in pace.Amen


Foto: Il cardinale Ersilio Tonini abbraccia Papa Ratzinger.


«Fare il parroco, stare in mezzo alla gente, per me è stata una grande lezione. Mi si è svegliato il senso dello stupore. E mi sono convinto che l’uomo è una meraviglia».«Io non misuro mai i miei anni, per me è sempre tutto nuovo. La vita è bella a dieci anni come a cento se concepita come slancio verso il futuro e non come fardello da portare sulle spalle».«Da quasi centenario continuo a celebrare la speranza».

 Card. 
Ersilio Tonini



GMG 2013 Rio






































TRE ACCUSATORI

1. La coscienza.

Considera come ti presenterai innanzi al Giudice per la resa dei conti: una luce superba svelerà te al tuo sguardo; la coscienza, che dirà contro di te? Ora ne soffochi la voce, sminuisci la gravità del peccato, battezzi per scrupoli tanti rimproveri di lei; tutto ti pare lecito o inevitabile; adesso, contro il suo avviso, ridi, godi, ti diverti...; ma al Giudizio scorgerai evidente il tuo fallo. A che varranno le tue scuse? Non sarebbe molto meglio rimediarvi adesso?

2. Il demonio.

Con un sogghigno satanico, pretenderà te, come sua preda, dal Giudice, mostrando il grosso volume dei tuoi peccati. Dalla prima giovinezza alla più tarda età; dalla prima Confessione all'ultima; dalla prima Grazia alla suprema: quante cose additerà meritevoli di condanna! In casa, in chiesa, al lavoro, allo studio; con i parenti, con gli amici; di giorno, di notte; nei pensieri, nelle parole, nelle opere; di quanti peccati ti accuserà il demonio! Che dirai a tua difesa?

3. La Croce.

Come segno di redenzione, arca di salvezza, sta raccolto in essa ogni benefizio di redenzione. Al Giudizio essa ti rivelerà il nome di Cristiano disonorato, l'amore di Gesù disprezzato, il suo Sangue di cui hai abusato, le massime del Vangelo derise, le grazie particolari tenute in nessun conto! Intenderai, alla vista della Croce, che ha fatto Gesù per salvarti, e tu per dannarti... Anima mia, come ti presenterai al Giudizio? E questo può accaderti oggi stesso...

PRATICA: Rimedia, mentre hai tempo: ricorri a Maria.


laparola.it



venerdì 26 luglio 2013

LA MORTE IMPROVVISA - Preghiera di Papa Benedetto XIII

Preghiera per essere liberati dalla morte improvvisa. 

Misericordiosissimo Signore Gesù, 
per la Vostra Agonia e sudor di sangue, 
e per la morte Vostra, liberatemi, ve ne supplico, 
dalla morte subitanea ed improvvisa. 
Benignissimo Signore Gesù, per l’acerbissima 
e ignominiosissima flagellazione e coronazione Vostra, 
per la Vostra Croce e Passione amarissima, 
per la Vostra Bontà, umilmente vi prego 
di non permettere che io muoia improvvisamente, 
e senza i Santi Sacramenti. 

Mio amatissimo Gesù, mio Signore e Dio mio, 
per tutti i travagli e dolori Vostri, per il Vostro 
prezioso Sangue e per le sacrosante Vostre piaghe; 
o mio dolcissimo Gesù, per quelle Vostre ultime 
parole dette in Croce: «Dio mio, 
Dio mio, perché mi hai abbandonato?» 
e per le altre: «Padre, nelle tue mani raccomando lo 
spirito mio», ardentissimamente Vi prego di liberarmi 
dalla morte repentina. 

Le Vostre mani, o mio Redentore, mi hanno formato interamente. 
Deh!non permettete che io sia colto improvvisamente 
dalla morte. 
Datemi, Vi supplico, spazio di penitenza; 
concedetemi un transito felice ed in 
grazia vostra, affinché io Vi ami con tutto il 
cuore, Vi lodi e Vi benedica in eterno. 
Signor mio Gesù Cristo, per quelle cinque 
Piaghe che l’amore verso di noi Vi fece in Croce, 
soccorrete ai Vostri servi redenti dal Vostro 
preziosissimo Sangue... 

Sanguinisque pretiosi, 
quem in mundi pretium... Rex effudit gentium. 


Preghiera di Papa Benedetto XIII


giovedì 25 luglio 2013

Una libertà minacciata - Ernesto Galli della Loggia

Una grande rivoluzione sta silenziosamente giungendo al suo epilogo in Europa. Una rivoluzione della mentalità e del costume collettivi che segna una gigantesca frattura rispetto al passato: la rivoluzione antireligiosa. Una rivoluzione che colpisce indistintamente il fatto religioso in sé, da qualunque confessione rappresentato, ma che per ragioni storiche, e dal momento che è dell’Europa che si parla, si presenta come una rivoluzione essenzialmente anticristiana.

Ormai, non solo le Chiese cristiane sono state progressivamente espulse quasi dappertutto da ogni ambito pubblico appena rilevante, non solo all’insieme della loro fede non viene più assegnato nella maggior parte del continente alcun ruolo realmente significativo nel determinare gli orientamenti delle politiche pubbliche – non solo cioè si è affermata prepotentemente la tendenza a ridurre il cristianesimo e la religione in genere a puro fatto privato – ma contro il cristianesimo stesso, a differenza di tutte le altre religioni, appare oggi lecito rivolgere le offese più aspre, le più sanguinose contumelie.

Ecco alcuni esempi, tra gli innumerevoli che potrebbero farsi, di quanto sto dicendo (tratti in parte da una dettagliata denuncia pubblicata su un recente numero di Avvenire). 

In Irlanda le chiese sono obbligate ad affittare le sale per le cerimonie di loro proprietà anche per ricevimenti di nozze tra omosessuali; a Roma, nel corso del concerto del Primo Maggio un cantante ha mimato il gesto rituale della consacrazione dell’ostia durante l’eucarestia avendo però tra le mani un preservativo al posto dell’ostia; in Danimarca il Parlamento ha approvato una legge che obbliga la Chiesa evangelica luterana a celebrare matrimoni omosessuali nonostante un terzo dei ministri di questa si siano detti contrari; in Scozia due ostetriche cattoliche sono state obbligate da una sentenza a prendere parte a un aborto effettuato dalle loro colleghe, mentre dal canto suo l’Ordine dei medici inglese ha stabilito che i medici stessi «devono» essere preparati a mettere da parte il proprio credo personale riguardo alcune aree controverse.

Ancora: in un recente video di David Bowie, in cui la celebre rockstar è abbigliato in modo che ricorda Gesù, la scena mostra un prete che dopo aver percosso un mendicante entra in un bordello e qui seduce una suora sulle cui mani subito dopo si manifestano le stigmate; in Inghilterra, a un’infermiera è stato proibito di portare una croce al collo durante l’orario di lavoro, mentre una piccola tipografia è stata costretta ad affrontare le vie legali per essersi rifiutata di stampare materiale esplicitamente sessuale commissionatole da una rivista gay; in Francia, in base alla legislazione vigente, è di fatto impossibile per i cristiani sostenere pubblicamente che le relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso costituiscono secondo la loro religione un peccato. E così via in un profluvio impressionante di casi (per informarsi dei quali non c’è che andare sul sito www.intoleranceagainstchristians.eu).

Senza contare che ormai in quasi tutti i Paesi europei, al fine proclamato di impedire qualunque pratica discriminatoria, è stata cancellata l’erogazione di fondi alle istituzioni cristiane, così come è stata cancellata la clausola a protezione della libertà di coscienza nelle professioni mediche e paramediche. Non si contano infine in tutte le sedi più o meno ufficiali, a cominciare da quelle scolastiche, i casi di cancellazione, a proposito delle relative festività, della parola Natale, sostituito dal neutrale «vacanze invernali» o simili.

Ce n’è abbastanza da suscitare la preoccupazione di qualunque coscienza liberale. Qui infatti non si tratta tanto di cristianesimo, di Chiesa, o di religione, bensì di qualcosa di ben più importante: si tratta di libertà. 
E di storia. Di consapevolezza cioè che in Europa la libertà religiosa ha rappresentato storicamente l’origine (e la condizione) di tutte le libertà civili e politiche. Essere assolutamente liberi di adorare il proprio Dio, di propagarne la fede, di osservarne i comandamenti, di aderire alla visione del mondo e al senso dell’esistere che questi definiscono, di praticarne pubblicamente il culto; ma anche naturalmente essere libero di non avere alcun Dio e alcun culto: da qui è partito il cammino della libertà europea. E c’è bisogno di ricordare che si è trattato del Dio cristiano?

La libertà religiosa vuol dire alla fine null’altro che la libertà della coscienza, cioè il non essere obbligati per nessuna ragione ad abbracciare idee o comportamenti contrari ai dettami accettati nel proprio foro interiore. Che è appunto la libertà di autodeterminarsi: e pertanto anche di parlare, di scrivere, di discutere a sostegno delle proprie convinzioni, così come di ascoltare quelle altrui e magari farsene convincere.
Insomma, libertà religiosa da un lato e dall’altro libertà di opinione e di parola – che sono i due pilastri della libertà politica – vanno all’unisono. È innanzi tutto da questo punto di vista, dunque, che è quanto mai preoccupante il fatto che oggi, in Europa, in molti luoghi e per molti versi, la libertà dei cristiani appaia oggettivamente messa in pericolo. E non importa che ciò avvenga per il proposito di proteggere da supposte discriminazioni questa o quella minoranza. È anzi semplicemente paradossale, dal momento che nell’attuale panorama del continente sono i cristiani in quanto tali che appaiono una minoranza. Lo sono di certo – e massimamente i cristiani cattolici e la loro Chiesa – rispetto al mainstream dell’opinione e del costume dominanti e culturalmente accreditati.

Basta vedere come nelle materie più scottanti alcuna voce autorevole, riconosciuta generalmente come tale, si alzi quasi mai a sostegno del loro punto di vista; come ogni accusa nei confronti loro e del loro clero raccolga sempre larghissimo favore; come ogni attribuzione di responsabilità storica per qualunque cosa negativa del passato, anche la più fantasiosa, sia invece sempre di primo acchito giudicata fondatissima.
È forse ora che l’Europa che si dice e si vuole «Europa dei diritti» – ma che finisce troppo spesso per essere solo l’Europa del pensiero unico politicamente corretto – ricordi il celebre ammaestramento di una grande figlia dell’ebraismo rivoluzionario, Rosa Luxemburg. La quale si può presumere che come ebrea e rivoluzionaria sapesse bene ciò di cui parlava: «La libertà è sempre e solo la libertà di chi la pensa diversamente».


di Ernesto Galli della Loggia – Corriere della Sera


mercoledì 24 luglio 2013

Parole di S. Atanasio ai cristiani che soffrivano sotto gli ariani:

"Che Dio vi consoli! ... Quello che rattrista ... è il fatto che gli altri hanno occupato le chiese con violenza, mentre in questo periodo voi vi trovate fuori. 
E' un dato di fatto che hanno la sede, ma voi avete la fede apostolica. 
Possono occupare le nostre chiese, ma sono al di fuori della vera fede. Voi rimanete al di fuori dei luoghi di culto, ma la fede abita in voi. 
Vediamo: che cosa è più importante, il luogo o la fede? La vera fede, ovviamente: Chi ha perso e chi ha vinto in questa lotta - quella che mantiene la sede o chi osserva la fede? 
È vero, gli edifici sono buoni, quando vi è predicata la fede apostolica; essi sono santi, se tutto vi si svolge in modo santo ... Voi siete quelli che sono felici, voi che rimanete dentro la Chiesa per la vostra fede, che mantenete salda nei fondamenti come sono giunti fino a voi dalla tradizione apostolica, e se qualche esecrabile gelosamente cerca di scuoterla in varie occasioni, non ha successo. Essi sono quelli che si sono staccati da essa nella crisi attuale. Nessuno, mai, prevarrà contro la vostra fede, amati fratelli, e noi crediamo che Dio ci farà restituire un giorno le nostre chiese. 
Quanto i più violenti cercano di occupare i luoghi di culto, tanto più essi si separano dalla Chiesa. 
Essi sostengono che rappresentano la Chiesa, ma in realtà sono quelli che sono a loro volta espulsi da essa e vanno fuori strada. Anche se i cattolici fedeli alla tradizione sono ridotti a una manciata, sono loro che sono la vera Chiesa di Gesù Cristo. 

(Coll. Selecta SS. Eccl. Patrum. Caillu e Guillou, vol. 32, pp 411-412). 


martedì 23 luglio 2013

Ardeva del desiderio di Cristo. Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa

Maria Maddalena, venuta al sepolcro, e non trovandovi il corpo del Signore, pensò che fosse stato portato via e riferì la cosa ai discepoli. Essi vennero a vedere, e si persuasero che le cose stavano proprio come la donna aveva detto.
Di loro si afferma subito: «I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa»; poi si soggiunse: «Maria invece stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva» (Gv 20, 10-11).
In questo fatto dobbiamo considerare quanta forza d'amore aveva invaso l'anima di questa donna, che non si staccava dal sepolcro del Signore, anche dopo che i discepoli se ne erano allontanati.
Cercava colui che non aveva trovato, piangeva in questa ricerca e, accesa di vivo amore per lui, ardeva di desiderio, pensando che fosse stato trafugato. Accadde perciò che poté vederlo essa sola che era rimasta per cercarlo; perché la forza dell'opera buona sta nella perseveranza, come afferma la voce stessa della verità: «Chi persevererà sino alla fine, sarà salvato» (Mt 10, 22).
Cercò dunque una prima volta, ma non trovò, perseverò nel cercare, e le fu dato di trovare. Avvenne così che i desideri col protrarsi crescessero, e crescendo raggiungessero l'oggetto delle ricerche. I santi desideri crescono col protrarsi. Se invece nell'attesa si affievoliscono, è segno che non erano veri desideri.
Ha provato questo ardente amore chiunque è riuscito a giungere alla verità. Così Davide che dice: «L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente, quando verrò e vedrò il volto di Dio?» (Sal 41, 3). E la Chiesa dice ancora nel Cantico de Cantici: Io sono ferita d'amore (cfr. Ct 4, 9). E di nuovo dice: L'anima mia è venuta meno (cfr. Ct 5, 6).«Donna perché piangi? Chi cerchi?» (Gv 20, 15).
Le viene chiesta la causa del dolore, perché il desiderio cresca, e chiamando per nome colui che cerca, s'infiammi di più nell'amore di lui. «Gesù le disse: Maria!» (Gv 20, 16). Dopo che l'ha chiamata con l'appellativo generico del sesso senza essere riconosciuto, la chiama per nome come se volesse dire: Riconosci colui dal quale sei riconosciuta. Io ti conosco non come si conosce una persona qualunque, ma in modo del tutto speciale.
Maria dunque, chiamata per nome, riconosce il Creatore e subito grida: «Rabbunì», cioè «Maestro»: era lui che ella cercava all'esterno, ed era ancora lui che la guidava interiormente nella ricerca.


PREGHIERA A SANTA MARIA MADDALENA

O Gloriosa Santa Maddalena, modello di penitente,
fammi ottenere la grazia della perseveranza
nel praticare l'autonegazione, conforme con i miei giuramenti;

prega Dio per me
che possa apparire davanti a Gesù nostro Signore e Maestro;
al momento della mia morte, con la lampada piena dell'olio 
della speranza e ardente della pura fiamma della carità,
cosicchè sia meritevole di essere ricevuto
nel Regno Eterno di Dio.
Amen.



lunedì 22 luglio 2013

Buon viaggio Papa Francesco


Anche in questo viaggio, Francesco si rivela sorprendente. 
La sua fiducia nella protezione del Cielo è spudorata, quasi infantile (nel senso evangelico del termine... "lasciate che i bimbi vengano a me"). Il suo rifiuto dei vetri blindati proietta la sua fiducia nel Cielo sulla terra dei poveri e delle masse che l'accoglieranno festose. 
Nessun dubbio che tra le pecore buone se ne possano nascondere alcune cattive con il fucile puntato e buona mira. Forse è convinto che il suo segno (in hoc signo...) è già scolpito nei cuori, e comunque prosegua la sua vita la sua testimonianza è data, è certa, è fedele. Dal balcone di San Pietro ha già detto a tutti i Cristiani, "non abbiate paura di morire per Cristo". E con la debole corrazza della Fede si avvia coerentemente, senza paura, senza questa paura. 
Che poi è anche la paura che trattiene dal premere il grilletto, perchè chi veramente muore per Cristo, diventa molto più potente di prima, nella lotta contro chi arma per uccidere. 
Occorre avere questa fiducia, e Francesco sembra dirci:
"Il Signore è mio pastore, nulla mancarmi potrà". 
Speriamo, e preghiamo, perchè ciò basti a conservarcelo.




sabato 20 luglio 2013

L’incarnazione del Verbo - Sant'Anastasio, vescovo

Il Verbo di Dio, immateriale e privo di sostanza corruttibile, si stabilì tra noi, anche se prima non ne era lontano. Nessuna regione dell’universo infatti fu mai priva di lui, perché esistendo insieme col Padre suo, riempiva ogni realtà della sua presenza.
Venne dunque per amore verso di noi e si mostrò a noi in modo sensibile. Preso da compassione per il genere umano e la nostra infermità e mosso dalla nostra miseria, non volle rimanessimo vittime della morte. Non volle che quanto era stato creato andasse perduto e che l’opera creatrice del Padre nei confronti dell’umanità fosse vanificata. 
Per questo prese egli stesso un corpo, e un corpo uguale al nostro, perché egli non volle semplicemente abitare un corpo o soltanto sembrare un uomo. Se infatti avesse voluto soltanto apparire uomo, avrebbe potuto scegliere un corpo migliore. Invece scelse proprio il nostro.
Egli stesso si costruì nella Vergine un tempio, cioè il corpo e, abitando in esso, ne fece un elemento per potersi rendere manifesto. 
Prese un corpo soggetto, come quello nostro, alla caducità e, nel suo immenso amore, lo offrì al Padre accettando la morte. Così annullò la legge della morte in tutti coloro che sarebbero morti in comunione con lui. 
Avvenne che la morte, colpendo lui, nel suo sforzo si esaurì completamente, perdendo ogni possibilità di nuocere ad altri. Gli uomini ricaduti nella mortalità furono resi da lui immortali e ricondotti dalla morte alla vita. Infatti in virtù del corpo che aveva assunto e della risurrezione che aveva conseguito distrusse la morte come fa il fuoco con una fogliolina secca. 
Egli dunque prese un corpo mortale perché questo, reso partecipe del Verbo sovrano, potesse soddisfare alla morte per tutti. Il corpo assunto, perché inabitato dal Verbo, divenne immortale e, mediante la risurrezione, rimedio di immortalità per noi. Offrì alla morte in sacrificio e vittima purissima il corpo che aveva preso e offrendo il suo corpo per gli altri liberò dalla morte i suoi simili.
Il Verbo di Dio a tutti superiore offrì e consacrò per tutti il tempio del suo corpo e versò alla morte il prezzo che le era dovuto. In tal modo l’immortale Figlio di Dio, con tutti solidale per il comune corpo di morte, con la promessa della risurrezione rese immortali tutti a titolo di giustizia. La morte ormai non ha più nessuna efficacia sugli uomini per merito del Verbo, che ha posto in essi la sua dimora mediante un corpo identico al loro.

Dai «Discorsi» di sant’Atanasio, vescovo


venerdì 19 luglio 2013

San Vincenzo de' Paoli



Quartodecimo Kalendas Augusti. Luna undetrigesima. Lutetiae Parisiorum natalis sancti Vincentii a Paulo, presbyteri et confessoris, Congregationis Presbyterorum Missionis et Puellarum Caritatis fundatoris, uiri apostolici et pauperum patris; quem Leo Decimus tertius, Pontifex Maximus, omnium Societatum caritatis, in toto catholico orbe exsistentium et ab eodem sancto quomodolibet promanantium, caelestem patronum apud Deum constituit. Ipse in Domino obdormiuit quinto Kalendas Octobris.

mercoledì 17 luglio 2013

IL “GLORIA AL PADRE”

1. È un atto di fede. 

Le più belle pratiche di religione divengono insipide se non se ne medita il significato. Noi crediamo in un solo Dio, uno nella essenza e trino nelle Persone. Profondo mistero che sorpassa ogni più sublime intelligenza! Noi crediamo che il Padre genera il Figlio, e dal Padre e dal Figlio procede lo Spirito Santo, e che sono perfettamente uguali,..; il Gloria al Padre ce lo ricorda. Chinando il capo, facciamo un atto di viva fede sul mistero della SS. Trinità.

2. È di somma lode alla SS. Trinità.

L'evangelista S. Giovanni vide la corte celeste prostrarsi in faccia alla SS. Trinità, e udì gli Angeli ripetere incessantemente: "Santo, Santo, Santo; a Te onore e gloria”. La Chiesa, fin dai tempi apostolici, usò il Gloria Patri, con cui si unisce agli Angeli per lodare, glorificare la SS. Trinità, riconoscere da Lei ogni virtù, e tributarle il massimo culto. Se nel recitarlo pensassi che hai per compagni gli Angeli, con qual devozione lo reciteresti!

3. Devozioni varie.

S.Maria Maddalena de' Pazzi nel chinare il capo al Gloria, intendeva offrire per la fede, la testa al carnefice, martire di desiderio. Altri col recitarlo intendono dare alla SS. Trinità tutta la gloria che già le diedero Gesù, Maria e tutta la corte celeste. Noi, nel dirlo con riverenza e devozione, consacriamo la nostra memoria e i pensieri al Padre, l'intelletto e le parole al Figlio, il cuore e le azioni allo Spirito Santo. Ti pare troppo difficile questa pratica?

Recita sovente il Gloria al Padre.


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martedì 16 luglio 2013

LO SCAPOLARE DELLA MADONNA DEL CARMELO

Nelle apparizioni della Vergine Maria a Fatima, nel 1917, sono state confermate le due principali devozioni mariane che hanno resistito alla prova del tempo: quella del Rosario e quella dello Scapolare.

Alla conclusione delle apparizioni, il giorno 13 ottobre 1917, mentre avveniva il grande miracolo del sole, visto da più di 70.000 persone, la Madre di Dio si mostrò ai tre pastorelli nelle vesti di Nostra Signora del Monte Carmelo, presentando loro, nelle mani, lo Scapolare.

E' certo che, avvenendo nel momento più alto fra tutti i fenomeni accaduti a Fatima, quest'apparizione finale non fu un dettaglio senza importanza. Si può concludere perfino che i privilegi inestimabili legati allo Scapolare sono parte integrante del Messaggio che ci ha lasciato la Madre di Dio a Fatima, unitamente al Rosario ed alla devozione al Cuore Immacolato di Maria.

Infatti, i riferimenti all'Inferno e al Purgatorio, la necessità della penitenza e l'intercessione di Nostra Signora contenuti nel Messaggio sono in assoluta consonanza con le promesse collegate allo Scapolare.

Chi pone l'attenzione sul vero significato delle apparizioni, concluderà facilmente che l'esaudimento delle richieste di Nostra Signora di Fatima impone che si conosca l'importanza del dono dello Scapolare, e che questo sia diffuso il più ampiamente possibile

LA FAMIGLIA SPIRITUALE DI SANT'ELIA

Nello scenario della Galilea, in un piccolo promontorio sopra il Mare Mediterraneo, si eleva il Monte Carmelo, rifugio di molti virtuosi santi che, nell'Antico Testamento, si ritiravano in quel luogo solitario per pregare per la venuta del Divino Salvatore. Ma nessuno di loro, tuttavia, impregnò di tante virtù quelle rocce benedette quanto Sant'Elia.

Una bella tradizione ci dice che, sull'esempio di Sant'Elia, vi furono sempre sul Monte Carmelo eremiti che lassù vissero e pregaro­no, recuperando e trasmettendo ad altri lo spirito eliatico. E quel luogo santificato da uomini contemplativi richiamava altri contemplativi.

Verso il secolo IV, quando cominciarono ad apparire i primi monaci solitari dell'Oriente, le pendici rocciose del Monte Carmelo accolsero una cappella, nello stile delle comunità bizantine, le cui tracce si vedono ancor oggi.

Più tardi, verso il secolo XII, un gruppo di nuove vocazioni, questa volta venute dall'Occidente unitamente alle Crociate, aggiunse nuovo fervore all'antico movimento. Subito venne edificata una piccola chiesa dove la comunità si dedicava alla vita di preghiera, sempre animata dallo spirito di Elia.

La crescita del numero dei fratelli di Nostra Signora del Monte Carmelo rendeva necessaria un'organizzazione più perfezionata. Nel 1225 una delegazione dell'Ordine si diresse a Roma per richiedere alla Santa Sede l'approvazione di una Regola, effettivamente concessa dal Papa Onorio III nel 1226.

Con l'invasione dei Luoghi Santi da parte dei musulmani, il superiore del Monte Carmelo diede il permesso ai religiosi perché si trasferissero in Occidente dove fondarono nuove comunità.

SAN SIMONE STOCK

Nel Continente Europeo i frati del Carmelo cominciarono ad andare vagando come membri di un Ordine quasi sconosciuto, malvisto e sull'orlo della scomparsa. La famiglia religiosa di Elia sembrava un tronco secco e vecchio, destinato a disfarsi in poco tempo.

Era il momento atteso da Nostra Signora per far rifiorire, sull'alto della verga disseccata, un fiore: San Simone Stock. Questo inglese di riconosciuta virtù, era stato eletto all'incarico di Generale dell'Ordine.

Pregando Nostra Signora con molto fervore San Simone La implorò che non permettesse la scomparsa dell'Ordine Carmelitano. In questa desolante situazione la Santissima Vergine apparve al suo buon servitore (nel 1251) e gli consegnò lo Scapolare, perché fosse usato sopra le vesti.

In quell'epoca i servi usavano una tunica come abito civile. Sopra di essa indossavano una tunica più piccola, che indicava, per il colore e per caratteristiche peculiari, l'identità del suo padrone. Lo Scapolare del Carmelo era simile a questa piccola tunica. Nostra Signora consegnava, quindi, a San Simone Stock, una livrea propria dei suoi servi, affinché fosse usata da tutti i carmelitani, e prometteva:

“Ricevi, figlio dilettissimo, lo Scapolare del tuo Ordine, segno della mia fraterna amicizia, privilegio per te e per tutti i carmelitani. Coloro che moriranno rivestiti di questo Scapolare non andranno nel fuoco dell'Inferno. Esso è un segno di salvezza, di protezione e di sostegno nei pericoli e di alleanza di pace per sempre".

Questa meravigliosa promessa della Santissima Vergine non è di poco valore per il cristiano che realmente desidera salvare la sua anima. Molti Papi e teologi hanno confermato e spiegato che chi ha una vera devozione per lo Scapolare e lo usa effettivamente riceverà da Maria Santissima la grazia della contrizione e della perseveranza finale. E' una promessa simile a quella dei Primi Cinque Sabati del Mese e dei Primi Nove Venerdì del Mese.

IL PRIVILEGIO SABATINO

Ma una seconda promessa fatta da Nostra Signora del Carmelo ha dato una ancor più rilevante importanza alla devozione dello Scapolare.

In un’apparizione al Papa Giovanni XXII, riferendosi a quelli che avrebbero portato lo Scapolare durante la loro vita, la Santissima Vergine disse quanto segue:

“O Giovanni, Vicario del mio diletto Figlio… concedi ampia conferma al mio santo e devoto ordine del Carmelo, iniziato da Elia ed Eliseo… E anche altri, se entreranno, faranno parte per Devozione, portando l’Abito Santo… Io, Madre Grazia, libererò quanto prima e specialmente il primo sabato dopo la sua morte, quanti troverò nel Purgatorio: li libererò e li condurrò al monte santo della Vita Eterna".

Lo stesso Pontefice confermò questa indulgenza plenaria nella celebre Bolla Sabatina, del 3 marzo 1322, confermata posteriormente da diversi Papi come Alessandro V, Clemente VII, Paolo III, San Pio V e San Pio X.

Nel 1950 il Papa Pio XII scrisse sopra lo Scapolare, esprimendo il suo desiderio perché "sia il simbolo della consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, della quale abbiamo molto bisogno in questi tempi tanto pericolosi”. Scrisse anche: “Non si tratta di cosa di poco conto, ma dell’acquisto della Vita Eterna, in virtù della tradizionale promessa della Beata Vergine. Si tratta infatti dell’impresa più importante e del modo più sicuro di attuarla…” (Lett. “Neminen profecto”, 11 febbraio 1950).

Il Papa Paolo VI esortava (nel 1965): “Abbiamo in grande stima le pratiche e gli esercizi di pietà verso la Beatissima Vergine, raccomandati lungo i secoli dal Magistero della Chiesa, tra i quali stimiamo di dover ricordare espressamente la religiosa prassi del Rosario e dello Scapolare del Carmelo”.

Anche il Papa Giovanni Paolo II lo ha raccomandato insistentemente.

All'inizio lo Scapolare era di uso esclusivo dei religiosi carmelitani. Più tardi, la Chiesa, volendo estendere i privilegi e i benefici spirituali di questo abito religioso a tutti i cattolici, estese la possibilità del suo ricevimento a tutti i fedeli.

A partire dal misericordioso intervento della Madre di Dio, dopo l’apparizione a San Simone Stock, l'Ordine Carmelitano rifiorì e conobbe altri periodi di gloria, accrescendo in tutta la Chiesa Cattolica la devozione alla Santissima Vergine. In questo Ordine nacquero tre luminari, per non citare che questi, che risplenderanno dappertutto e per sempre nel firmamento della Chiesa: Santa Teresa d’Avila, San Giovanni della Croce e Santa Teresa del Bambino Gesù, tutti e tre proclamati “Dottori della Chiesa”.

LO SCAPOLARE E IL MESSAGGIO DI FATIMA

Nel 1917, a Fatima, a conclusione delle apparizioni, durante le quali Nostra Signora proclamò la verità della sua sovranità e profetizzò il trionfo del suo Cuore Immacolato, Ella apparve rivestita dell'abito della sua più antica devozione, quello del Carmelo. E, in questo modo, mostrò come una sintesi tra lo storicamente più remoto (il Monte Carmelo), il più recente (la devozione al Cuore Immacolato di Maria) ed il futuro glorioso, che è il trionfo ed il regno di questo stesso Cuore.

Lo Scapolare è un segno inequivocabile che il cattolico zelante dell'adempimento delle richieste della Madre di Dio troverà in questa devozione una fonte abbondante di grazie per la sua conversione personale e per il suo apostolato, specialmente in questi tempi di profonda scristianizzazione della nostra società. Questo "Vestito di Grazia" fortificherà la sua certezza che, nel chiudere gli occhi a questa vita e nell'aprirli all’eternità, troverà il suo fine ultimo, Cristo Gesù.

QUESTIONI PRATICHE SULLO SCAPOLARE

1 Gode dei privilegi legati allo Scapolare colui che diventa membro della famiglia carmelitana. A tale scopo esso deve essere obbligatoriamente imposto dal sacerdote, secondo il rituale previsto. In caso di pericolo di morte, però, se è impossibile trovare un sacerdote, anche un laico lo può imporre, recitando una preghiera a Nostra Signora e utilizzando uno Scapolare già benedetto.

2 Qualunque sacerdote o diacono può effettuare l'imposizione dello Scapolare. Per fare questo, deve utilizzare una delle formule per la benedizione previste nel Rituale romano.

3 Lo Scapolare deve essere indossato in modo continuo (anche durante la notte). In caso di necessità, come quando ci si deve lavare, è permesso toglierselo, senza perdere il beneficio della promessa.

4 Lo Scapolare viene benedetto soltanto una volta, quando viene fatta l'imposizione: tale benedizione ha valore per tutta la vita. La benedizione del primo Scapolare, perciò, è trasmessa agli altri scapolari che si utilizzassero per sostituire quello precedente deteriorato.

5 La “medaglia-scapolare” - Il papa San Pio X concesse la facoltà di sostituire lo Scapolare di stoffa con una medaglia, che deve avere su una delle facce il Sacro Cuore di Gesù e, nell'altra, qualche immagine di Nostra Signora. La si può usare ininterrottamente (al collo o in altro modo), godendo dei medesimi benefici promessi per lo scapolare. Tuttavia, la medaglia non può essere imposta, ma deve essere soltanto utilizzata in sostituzione del tessuto già ricevuto. E' raccomandabile, quindi, che non si smetta completamente di usare lo scapolare di stoffa, anche quando si usa abitualmente la medaglia (per esempio, si può portarlo durante la notte). In ogni modo, la cerimonia dell'imposizione deve necessariamente essere fatta con lo scapolare di tessuto. Quando si cambia la medaglia, non è necessaria un'altra benedizione.

CONDIZIONI PER BENEFICIARE DELLE PROMESSE

1 - Per beneficiare della promessa principale, la preservazione dall'Inferno, non esiste altra condizione che l'appropriato uso dello Scapolare: cioè, riceverlo con retta intenzione e portarlo effettivamente sino all'ora della morte. Si suppone, per questo effetto, che la persona abbia continuato a portarlo, anche se nel punto di morte ne fosse stata privata senza il suo consenso, come nel caso dei malati negli ospedali.

2 - Per beneficiare del "privilegio sabatino'', è necessario adempiere a tre requisiti:

a) Portare abitualmente lo Scapolare (o la medaglia).

b) Conservare la castità consona al proprio stato (totale, per i celibi, e coniugale per gli sposati). Si noti che questo è un obbligo di tutti e di qualunque cristiano, ma godrà di questo privilegio soltanto chi vivrà abitualmente in tale stato.

c) Recitare quotidianamente il piccolo Ufficio di Nostra Signora. Tuttavia il sacerdote, nel fare l'imposizione, ha il potere di commutare questa obbligazione un po' difficile per il comune laico. Si suole sostituirlo con la recita giornaliera del Rosario. Le persone non devono temere di chiedere al sacerdote, il quale spesso richiede solo la recita di Tre Ave Maria al giorno.

3 - Coloro che ricevono lo Scapolare e poi dimenticano di portarlo non commettono peccato. Cessano soltanto di ricevere i benefici. Colui che torna a portarlo, anche se lo ha lasciato per un lungo tempo, non ha bisogno di un’imposizione.

INDULGENZE LEGATE ALLO SCAPOLARE

1 - E' concessa l’indulgenza parziale a colui che, portando devotamente lo Scapolare, o la medaglia sostitutiva, faccia un atto di unione con la Santissima Vergine o con Dio attraverso lo Scapolare; per esempio, baciandolo, o formulando un'intenzione o una richiesta.

2 - E' concessa l'indulgenza plenaria (remissione di tutte le pene del Purgatorio) nel giorno in cui si riceve per la prima volta lo Scapolare; e anche nelle feste di Nostra Signora del Monte Carmelo (16 luglio), di Sant'Elia (20 luglio), di Santa Teresa del Bambino Gesù (1° ottobre), di tutti i Santi dell'Ordine del Carmelo (14 novembre), di Santa Teresa d’Avila (15 ottobre), di San Giovanni della Croce (14 dicembre) e di San Simone Stock (16 maggio).

E' bene notare che le indulgenze plenarie si possono acquisire solo se si adempiono alle condizioni stabilite dalla Chiesa: Confessione (se non si è in grazia di Dio), Comunione, distacco da tutti i peccati (anche veniali), e una preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre (si usa recitare un "Padre Nostro", un’"Ave Maria" e il "Gloria"). Mancando una di queste condizioni l’indulgenza è solo parziale.

LO SCAPOLARE E’ UN SACRAMENTALE

"No, non basta dire che lo Scapolare è un segno di salvezza. Io sostengo che non vi sia altro che faccia tanto certa la nostra predestinazione” (San Claudio Colombière, S. J.).

l. E' un segno di alleanza con Nostra Signora. Con il suo uso, esprimiamo la nostra consacrazione a Lei.

2. E’ un segno di salvezza. Chi muore con esso non patirà il fuoco dell'Inferno.

3. Nel primo sabato dopo la morte la Santissima Vergine libererà dal Purgatorio tutti quelli che lo hanno
portato.

4. E' un segno di protezione in tutti i pericoli.


Ogni 7 luglio inizia la Novena alla Madonna del Carmelo. Ne esistono diverse versioni che potete trovare comodamente nei vari libri di preghiera; in ogni caso io vi propongo una breve orazione da ripetere per nove giorni consecutivi, fino al 15 luglio.
Ogni anni ho sempre ricevuto tantissime grazie spirituali attraverso questa pratica, e per questo ci tengo a consigliarvela.

Sono molto legata alla Madonna del Carmelo, e sono circa dieci anni che indosso con gioia lo scapolare. La devozione allo scapolare è molto antica e risale al 16 luglio 1251, quando la Madonna apparve a San Simone Stock. La Vergine gli porse uno Scapolare e gli disse: "Chi morirà rivestito di questo abito non soffrirà il fuoco eterno; questo è un segno di salute, di salvezza nei pericoli, di alleanza di pace e di un patto eterno". Lo Scapolare, segno di consacrazione alla Madonna, è praticamente formato da due striscioline di lana che si indossano mettendole al collo. Da una parte vi è riportata l'immagine della Madonna del Carmelo, dall'altra il Sacro Cuore di Gesù; ma la Chiesa, per necessità pratiche, da il permesso ai fedeli di sostituirlo con una più semplice medaglietta.
Può essere indossato da tutti i fedeli, laici o consacrati, che lo richiedano. La prima volta deve essere imposto con una speciale formula da un sacerdote carmelitano o da una persona autorizzata. Io vi consiglio di andare in una Chiesa carmelitana e di richiederlo: sicuramente vi verranno date anche tutte le informazioni sulle speciali promesse che la Santa Vergine ha concesso ai devoti dello scapolare.
Aggiungo soltanto che a Fatima, il 13 ottobre, mentre la folla contemplava il grandioso miracolo del sole, i tre pastorelli ebbero diverse visioni, l'ultima delle quali rappresentava proprio la Madonna del Monte Carmelo. "Nostra Signora" disse Lucia "teneva lo Scapolare nelle Sue Mani perché vuole che tutti noi lo portiamo".


Tratto da Innamorati di Maria



Il rapporto con Dio, punto 149 - San Josemaria Escrivà de Balaguer

Cerca di attenerti a un piano di vita, con costanza: alcuni minuti di orazione mentale, assistere alla santa Messa — ogni giorno se ti è possibile — e ricevere la Comunione, ricorrere con regolarità al santo Sacramento del perdono — anche se la tua coscienza non ti accusa di peccato mortale —, la visita a Gesù nel Tabernacolo, la recita del santo Rosario con la contemplazione dei misteri, e tante altre pratiche stupende che già conosci o puoi imparare.

Non devono diventare norme rigide, compartimenti stagni; indicano un cammino duttile, adattato alla tua condizione di uomo che vive in mezzo al mondo, con un lavoro professionale intenso, con dei doveri e delle relazioni sociali: da non trascurare, perché proprio in quei compiti continui a incontrare il Signore. Il tuo piano di vita deve essere come un guanto di gomma che si adatta perfettamente alla mano che lo calza.

Non dimenticare che quello che conta non è fare molte cose; limitati a compiere, con generosità, quelle cose che puoi fare ogni giorno, sia che ne abbia o no la voglia. Quelle pratiche ti condurranno, quasi senza che te ne avveda, all'orazione contemplativa. Germoglieranno sempre di più dalla tua anima gli atti di amore, le giaculatorie, gli atti di ringraziamento e di riparazione, le comunioni spirituali. E tutto ciò mentre assolvi i tuoi obblighi: mentre prendi il telefono o sali su un mezzo di trasporto, mentre chiudi o apri una porta, quando passi davanti a una chiesa, quando inizi un nuovo compito, o mentre lo svolgi o quando lo concludi; farai tutto alla presenza di Dio tuo Padre.
(Amici di Dio, 149)



"... vorrei affidare alla Madonna. È ormai vicina la Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro.
Io partirò tra otto giorni, ma molti giovani partiranno per il Brasile anche prima.
Preghiamo allora... perché Nostra Signora de Aparecida, patrona del Brasile, guidi i passi dei partecipanti, e apra i loro cuori ad accogliere la missione che Cristo darà loro".

Papa Francesco Angelus, 14 Luglio 2013

lunedì 15 luglio 2013

Omo e etero - card. Carlo Caffarra

Le affermazioni fatte dal Sindaco di Bologna riguardanti il matrimonio e diritto all’adozione per le coppie gay sono di tale gravità, che meritano qualche riflessione.

Quanto da lui profetato come ineluttabile destino del Paese a diventare definitivamente civile riconoscendo alle coppie omosessuali il  diritto alle nozze e all’adozione è una battuta a braccio che costa poco: tanto non dipende dal Sindaco. 
Ma ciò non toglie la gravità di tale pubblica presa di posizione da parte di chi rappresenta l’intera città. 

E dove mettere il cittadino che non per fobia ma con motivate ragioni ritiene matrimonio ciò che è stato definito tale fin dagli albori della civiltà o ritiene non si possa parlare di un diritto ad adottare ma del diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre?

Davvero questo cittadino, con la sua cultura e le sue ragioni, è da giudicare incivile e fuori dalla storia, condannato a sentirsi estraneo in casa sua, perché non riesce a stare al passo del sedicente progresso?

Naturalmente ci sarà chi, riempiendosi la bocca di laicità dello Stato (che è cosa ben più seria!), ci accuserà di voler imporre una dottrina religiosa. Ma qui non c’entra religione o partito, omofobia o discriminazione: sono i fondamentali di una civiltà estesa quanto il mondo e antica quanto la storia ad essere minati; e forse non ci si accorge dell’enormità della posta in gioco.

Affermare che omo ed etero sono coppie equivalenti, che per la società e per i figli non fa differenza, è negare un’evidenza che a doverla spiegare vien da piangere. Siamo giunti a un tale oscuramento della ragione, da pensare che siano le leggi a stabilire la verità delle cose. Ad un tale oscuramento del bene comune da confondere i desideri degli individui coi diritti fondamentali della persona.

+ Carlo Card. Caffarra

Arcivescovo di Bologna


domenica 14 luglio 2013

DONO DELL'INTELLETTO

1. La conoscenza del mondo.

Iddio non condanna né lo studio né la scienza; ogni cosa è santa innanzi a Lui, anzi è un dono di Lui. Studia pure, per dovere di stato o per inclinazione d'animo; ma se dalla scienza non sali al supremo Autore, a conoscerlo, ad adorarlo, a servirlo, ad amarlo, che ti giova? Il nome di scienziato ti può colmare di soddisfazione, ma è inutile dinanzi a Dio, se guadagnato per fini puramente terreni o per vanagloria! Perché leggi? Perché studi?

2. I misteri celesti.

Ogni foglia rivela Dio; ogni frutto dice la potenza, l'amore di lui; la terra, il sole, le stelle; il nostro stesso organismo nella sua mirabile costituzione cellulare; ogni più piccolo atomo che rivela nella sua struttura un ordine e un'energia stupenda; tutto nel mondo parla della sapienza e potenza di Dio. È il dono dell'Intelletto che dirada questi misteri. Lo possiedi tu? Quante volte al giorno ti sollevi a Dio con la mente e col cuore?

3. Come si ottiene tale dono.

S. Felice cappuccino e altri Santi, sebbene digiuni di scienza umana, parlavano di Dio, di Gesù, dell'anima, meglio dei filosofi. Dove l'impararono? Non bastano né l'ingegno né lo studio; che, tale intuizione è dono soprannaturale. Esso si impetra, ai piedi di Dio, 1) con la preghiera: Dammi l'intelletto, e capirò i tuoi comandi, diceva Davide; ai piedi di Gesù, l'ebbero S. Rosa da Lima, S. Francesco d'Assisi; 2) con l'umiltà: Dio si rivela ai piccoli, cioè agli umili.

PRATICA: Da ogni cosa creata, sollevati col cuore a Dio; recita il Veni Creator


Laparola.it


venerdì 5 luglio 2013

Lumen fidei - 5 luglio 2013

 
IL NUOVO INCONTRO TRA PAPA FRANCESCO E BENEDETTO XVI
Questa mattina, nei Giardini Vaticani, Papa Francesco ha consacrato lo Stato della Città del Vaticano a San
Giuseppe e a San Michele Arcangelo ed ha benedetto una statua dedicata a quest’ultimo.
Era presente Benedetto XVI, che aveva approvato il progetto tempo fa.
Papa Francesco e il Papa emerito si sono abbracciati con affetto e sono rimasti vicini per tutta la cerimonia.
Nell’atto di consacrazione Papa Francesco ha affidato a San Giuseppe le attese e le speranze della Chiesa e ha pregato l’Arcangelo Michele a vegliare sulla Sede Apostolica, a difendere la Chiesa da ogni macchinazione che ne minaccia la serenità e a rendere gli uomini vittoriosi contro le tentazioni del potere, della ricchezza e della sensualità.

Radio Vaticana
 
 
 
"Chi non vuole affidarsi a Dio deve ascoltare le voci dei tanti idoli che gli gridano: “Affidati a me!”. La fede in quanto legata alla conversione, è l’opposto dell’idolatria; è separazione dagli idoli per tornare al Dio vivente, mediante un incontro personale." (Enciclica "Lumen fidei")
 
"Dato che la fede è una sola, deve essere confessata in tutta la sua purezza e integrità. Proprio perché tutti gli articoli di fede sono collegati in unità, negare uno di essi, anche di quelli che sembrerebbero meno importanti, equivale a danneggiare il tutto. Ogni epoca può trovare punti della fede più facili o difficili da accettare: per questo è importante vigilare perché si trasmetta tutto il deposito della fede (cfr 1 Tm 6,20), perché si insista opportunamente su tutti gli aspetti della confessione di fede. Infatti, in quanto l’unità della fede è l’unità della Chiesa, togliere qualcosa alla fede è togliere qualcosa alla verità della comunione. I Padri hanno descritto la fede come un corpo, il corpo della verità, con diverse membra, in analogia con il corpo di Cristo e con il suo prolungamento nella Chiesa. L’integrità della fede è stata legata anche all’immagine della Chiesa vergine, alla sua fedeltà nell’amore sponsale per Cristo: danneggiare la fede significa danneggiare la comunione con il Signore. L’unità della fede è dunque quella di un organismo vivente, come ha ben rilevato il beato John Henry Newman quando enumerava, tra le note caratteristiche per distinguere la continuità della dottrina nel tempo, il suo potere di assimilare in sé tutto ciò che trova, nei diversi ambiti in cui si fa presente, nelle diverse culture che incontra, tutto purificando e portando alla sua migliore espressione. La fede si mostra così universale, cattolica, perché la sua luce cresce per illuminare tutto il cosmo e tutta la storia.

Come servizio all’unità della fede e alla sua trasmissione integra, il Signore ha dato alla Chiesa il dono della successione apostolica. Per suo tramite, risulta garantita la continuità della memoria della Chiesa ed è possibile attingere con certezza alla fonte pura da cui la fede sorge. La garanzia della connessione con l’origine è data dunque da persone vive, e ciò corrisponde alla fede viva che la Chiesa trasmette. Essa poggia sulla fedeltà dei testimoni che sono stati scelti dal Signore per tale compito. Per questo il Magistero parla sempre in obbedienza alla Parola originaria su cui si basa la fede ed è affidabile perché si affida alla Parola che ascolta, custodisce ed espone. Nel discorso di addio agli anziani di Efeso, a Mileto, raccolto da san Luca negli Atti degli Apostoli, san Paolo testimonia di aver compiuto l’incarico affidatogli dal Signore di annunciare « tutta la volontà di Dio » (At 20,27). È grazie al Magistero della Chiesa che ci può arrivare integra questa volontà, e con essa la gioia di poterla compiere in pienezza"

Papa Francesco, Lettera Enciclica "Lumen fidei", nn. 48-49
 
Nell’atto di consacrazione Papa Francesco ha affidato a San Giuseppe le attese e le speranze della Chiesa e ha pregato l’Arcangelo Michele a vegliare sulla Sede Apostolica, a difendere la Chiesa da ogni macchinazione che ne minaccia la serenità e a rendere gli uomini vittoriosi contro le tentazioni del potere, della ricchezza e della sensualità.
"Anche se il diavolo tenta sempre di scalfire il volto dell’Arcangelo e il volto dell’uomo - ha affermato Papa Francesco - Dio è più forte; è sua la vittoria e la sua salvezza è offerta ad ogni uomo. Nel cammino e nelle prove della vita non siamo soli, siamo accompagnati e sostenuti dagli Angeli di Dio, che offrono, per così dire, le loro ali per aiutarci a superare tanti pericoli, per poter volare alto rispetto a quelle realtà che possono appesantire la nostra vita o trascinarci in basso. Nel consacrare lo Stato Città del Vaticano a San Michele Arcangelo, gli chiediamo che ci difenda dal Maligno e che lo getti fuori".
 
 
 
dal sito del Vaticano l' enciclica Lumen fidei; c'è anche il formato .pdf per stamparla, leggerla e studiarla con serenità estiva. Qui sotto il link