mercoledì 31 ottobre 2012

«Vampiri e zombie non ci appartengono; faremo una via Lucis di riparazione» - Enrico Agnessi

 
 
 
"Vampiri , mantelli e zombie proprio non gli piacciono: per questo Don Fabio Arlati propone agli imolesi un rosario di riparazione contro i riti di Halloween, «una festa cattolica svuotata di luce dai protestanti e riempita di tenebre dagli occultisti».
Mercoledì sera, vigilia di Ognissanti, il sacerdote (teologo, ingegnere meccanico e presidente del Gris di Imola) invita tutti a lasciare da parte l’ormai celebre ‘dolcetto o scherzetto’ e a preferirgli un convegno al teatro parrocchiale di Sesto Imolese. Al termine dell’incontro, organizzato dalla parrocchia di Santa Maria Assunta e incentrato tutto sul «vero significato» della festa in questione, don Arlati celebrerà una via Lucis, appuntamento nel quale si ricordano gli eventi della vita di Cristo e della Chiesa nascente: dalla risurrezione di Gesù fino alla Pentecoste. Al termine della via Lucis, spazio all’adorazione notturna e al «rosario di riparazione dei riti di occultismo che si compiranno in questa santa notte», si legge nella locandina che pubblicizza l’evento. Non è la prima volta che don Arlati propone ai fedeli un ‘Halloween alternativo’.

Quella di quest’anno è infatti la sesta edizione del convegno seguito dal momento di preghiera. «I celti festeggiavano i defunti in maniera gioiosa ed erano in comunione con loro — spiega il sacerdote —. Avevano una visione completamente diversa di questo appuntamento che però poi con il tempo è stato collegato a tutt’altro. I protestanti hanno svuotato la festa del suo significato originario, e così oggi si preferisce celebrare la disperazione. E gli zombi». Insomma, i seguaci delle zucche e degli appuntamenti in maschera ispirati a Lucifero faranno bene a tenersi lontani da Sesto Imolese. «La loro è un’antifesta occultista e falsa — attacca don Arlati —. Un’irrisione blasfema dell’affetto dei nostri defunti. Ci sono anche delle agenzie che su Internet organizzano dei tour all’esterno dei cimiteri. Invece bisogna valorizzare la nostra festa cattolico-celtica. Bisogna capire che Gesù ci ha liberato dalla paura del demonio e che i defunti non torneranno per vendetta».
Il pericolo, secondo il sacerdote, è che dallo scherzo si passi poi a qualcosa di decisamente più serio. In una parola, satanismo. «Mi preoccupo per le giovani generazioni — conclude don Arlati —, alle quali vogliono far credere che l’occultismo sia un qualcosa di facile e festoso. Ma stiano attenti: si inizia con il gioco e si finisce con il rito, dove la finzione e la realtà si mischiano».
 
(fonte:ilrestodelcarlino.it)

Storia di Margareth, la nonnina di Liverpool finita nella Death List a sua insaputa


 
I medici la davano per spacciata e avevano già predisposto il trattamento di fine vita. Solo l’intervento dei parenti ha evitato la sua fine. Ora beve the e festeggia la nascita del quinto nipote

Margaret Kibble è una nonnina di 95 anni, la cui esistenza era data come terminale dai medici che la curavano. Questa la diagnosi fatta due anni fa, ma, nel frattempo, Margaret è riuscita a vivere altri due anni e ad assistere alla nascita del suo quinto nipote. Eppure era stata messa sulla “lista” dai dottori del Liverpool Care Pathaway, dicendo che aveva manifestato il desiderio di morire. Ma quando i suoi parenti hanno sentito che lamentava l’assenza di acqua e cibo, i sostentamenti per la donna sono tornati a regime regolare, permettendole di vivere altri due anni.

PARENTI ALL’OSCURO. Proprio in questi giorni si sta discutendo in Gran Bretagna della possibilità, avanzata dai medici di base, di inserire in una lista (death list) i pazienti che potrebbero morire, al fine di agevolare eventuali pratiche di fine vita. L’ospedale di Liverpool, in cui è ricoverata la signora, è quello che ha lanciato le linee guida in termini di alimentazione e idratazione, che vanno interrotte nelle ultime ore di vita dei malati terminali.
Il problema è proprio che, spesso, i parenti non vengono avvisati di questa procedura, così come è successo ai familiari della signora Kibble che, mentre erano in visita dalla degente, hanno visto entrare un paio di infermieri e staccare monitor e flebo senza dire niente.

COL FAZZOLETTO BAGNATO. «Non ci permettevano di darle acqua, nonostante la paziente la chiedesse, ci siamo ridotti a dargliene con un fazzoletto bagnato», ha spiegato il genero della donna, che il giorno seguente si è recato dai medici per avere spiegazioni. «Ci è stato spiegato che era stata inserita nel Care Pathway e ci siamo spaventati. Il giorno dopo le nostre proteste, però, siamo entrati nella sua stanza e abbiamo visto un paio di medici intorno al suo letto. Pensavamo fosse morta e, invece, stava bevendo una tazza di the, tranquilla». La prima di tutte quelle che ha potuto ancora bere in questi altri due anni.

Eutanasia all'insaputa dei parenti. Succede a Liverpool .


 

Fonte: Tempi.it

Ottobre 30, 2012


 

martedì 30 ottobre 2012

Messaggio di papa Benedetto XVI per l'apertura degli Oratori


Voi siete fortunati perchè avete gli Oratori nelle vostre Parrocchie dove si impara a vivere, siate assidui frequentatori del vs. oratorio.


La vita cristiana è "un cammino, è come percorrere un sentiero che sale su un monte in compagnia di Gesù". 
"Non siate pigri, ma ragazzi e giovani impegnati, in particolare nello studio". Questo è "il vostro dovere quotidiano e una grande opportunità che avete per crescere". Dunque "siate disponibili e generosi verso gli altri, vincendo la tentazione di mettere al centro voi stessi, perché l’egoismo è nemico della gioia".

Non credete a chi vi dice che che alla vostra età non si possa già avere la vocazione».«Io stesso non potrei dire se ho sentito la chiamata al momento della cresima, ma certo è stato quando ero un ragazzo come voi che ho iniziato a sentirla».


Dite«sì» al Vangelo di Gesù. Un «sì» libero e consapevole.
 "Il sacramento della Cresima conferma il Battesimo ed effonde su di voi con abbondanza lo Spirito Santo".
Inoltre "se gustate adesso la bellezza di far parte della comunità di Gesù, potrete anche voi dare il vostro contributo per farla crescere e saprete invitare gli altri a farne parte." perciò permettetemi di dirvi che il Signore ogni giorno, anche oggi, qui, vi chiama a cose grandi". Inoltre "siate aperti a quello che vi suggerisce e se vi chiama a seguirlo sulla via del sacerdozio o della vita consacrata". 
Dunque "non ditegli di no! Gesù vi riempirà il cuore per tutta la vita!". Perciò "Tendete ad alti ideali, siate santi! Ma è possibile essere santi alla vostra età? Vi rispondo: certamente!"
 
Lo dice anche sant’Ambrogio, "grande Santo della vostra città", in una sua opera: «Ogni età è matura per Cristo». E soprattutto "lo dimostra la testimonianza di tanti Santi vostri coetanei, come Domenico Savio, o Maria Goretti". La santità è la via normale del cristiano: "Non è riservata a pochi eletti, ma aperta a tutti". E ciò "con la luce e la forza dello Spirito Santo. E con la guida di nostra Madre Maria. A lei Gesù ci ha affidati tutti, prima di morire sulla croce". Il Papa invoca la Vergine Maria affinché "custodisca sempre la bellezza del vostro «sì» a Gesù, suo Figlio, il grande e fedele Amico della nostra vita"
 
(Papa Benedetto XVI)
 
 

lunedì 29 ottobre 2012

Beata Chiara Luce Badano Un capolavoro di Dio

Chiara Badano detta Chiara Luce (Sassello, 29 ottobre 1971 – Sassello, 7 ottobre 1990) è stata una giovane appartenente al Movimento dei Focolari, morta a diciotto anni per un tumore osseo. Dichiarata venerabile dalla Chiesa cattolica il 3 luglio 2008, è stata proclamata beata il 25 settembre 2010.

Incontrò il movimento dei Focolari ad un raduno del 1980 e partecipò con i genitori al Familyfest 1981 a Roma. Si legò ai gruppi delle giovanissime di Albisola e di Genova e divenne
una "gen 3", terza generazione del movimento dei Focolari, occupandosi di bambini e anziani.
Nel 1981 iniziò una corrispondenza con la fondatrice del movimento dei Focolari, Chiara Lubich, che più tardi la soprannominò "Chiara Luce".

Chiara Luce nasce in Cielo il 7 Ottobre 1990.

 
 
Aveva pensato a tutto: ai canti per il suo funerale, ai fiori, alla pettinatura, al vestito che aveva desiderato bianco, da sposa…
Con una raccomandazione:

"Mamma, mentre mi prepari dovrai sempre ripetere: ora Chiara Luce vede Gesù….
Siate felici perché io lo sono”.
Il papà le aveva chiesto se era disponibile a donare le cornee: aveva risposto con un sorriso luminosissimo.
Subito dopo la partenza di Chiara Luce per il Cielo arriva un telegramma di Chiara Lubich per i genitori:
“Ringraziamo Dio per questo suo luminoso capolavoro”.
La sua fama si diffonde: Chiara Luce diventa ben presto punto di riferimento di molti giovani, che trovano nelle vicende della sua esistenza il senso della vita, un ideale intramontabile.
Al funerale celebrato dal Vescovo, accorrono centinaia e centinaia di giovani e parecchi sacerdoti.
I componenti del Gen Rosso e del Gen Verde elevano i canti da lei scelti.
Dal quel giorno la sua tomba è meta di pellegrinaggi: fiori, pupazzetti, offerte per i bambini dell'Africa, letterine, richieste di grazie.
E ogni anno, nella domenica prossima al 7 ottobre, i giovani e le persone presenti alla Messa in suo suffragio aumentano sempre di più.
Vengono spontaneamente e si invitano a vicenda per partecipare al rito che, come voleva lei, è un momento di grande gioia.
Rito preceduto, da anni dall'intera giornata di “festa”: con canti, testimonianze, preghiere…
La sua “fama di santità” si è estesa in varie parti del mondo; molti i “frutti”.
La scia luminosa che Chiara "Luce" ha lasciato dietro di sé porta a Dio nella semplicità e nella gioia di abbandonarsi all'Amore.
E' un'esigenza acuta della società di oggi e, soprattutto, della gioventù: il significato vero della vita, la risposta al dolore e la speranza in un “poi”, che non finisca mai e sia certezza della “vittoria” sulla morte.

La sua data di culto è stata stabilita al 29 ottobre.

 

“Non ho più niente, ma ho ancora il cuore e con quello posso sempre amare”.


 

Noi siamo cristiani

Appendi un volto di un Santo sulla tua chiesa
o sul tuo balcone nella vigilia della festa di tutti i Santi. 
 

Noi siamo CRISTIANI
Non alimentate una ricorrenza pagana che invoca gli spiriti!
Andiamo nelle nostre Chiese, non in giro vestiti da demoni!




Si sono sparsi nel mondo molti falsi maestri, i quali non vogliono riconoscere che Gesù è venuto come vero uomo. Questi falsi maestri, sono proprio loro il seduttore e l'anticristo. Chi lo accoglie volentieri si rende complice delle sue imprese malvagie. (2 Giovanni 7.11)

 

 



 


domenica 28 ottobre 2012

XVII Centenario della battaglia di Ponte Milvio vinta da Costantino nel segno della Santa Croce

 
Quarto Kalendas Nouembris anno ab Vrbe condita millesimo sexagesimo quinto, milia septingenti abhinc annos, Flauius Valerius Aurelius Constantinus, Constantii Primi filius, Romanorum Imperator et consul, proelium aduersus socium Maxentium apud Pontem Miluium super Tiberim prope Vrbem Romam pugnauit et uicit in signo sanctae Crucis, quae illo pridie in coelo apparuerit.

Questo amore strano di Dio, unico, originale, quando noi siamo a pezzi! - don Oreste Benzi


Nulla capita senza che Dio lo sappia, nulla sfugge al Suo sguardo d’amore. Dice Gesù: “Anche i capelli del vostro capo sono contati”: in altre parole, io non Gli sfuggo mai.

Talora chi compie peccati di nascosto e vergognosi porta avanti una doppia vita. Il Signore interviene e tutto ciò che tieni nascosto te lo fa venire alla luce, e tu vieni deriso, svergognato.
E’ il Signore che ti ama e vuole il tuo amore.

Questo amore strano, unico, originale di Dio, quando siamo a pezzi e pecchiamo, ci da’ la possibilità di risorgere. Il peccato è l’assurdo dell’uomo: mentre cerca Dio, Lo uccide; mentre vuole essere “tutto bene” diventa “tutto male”; mentre vuole essere amore, odia addirittura la sorgente dell’amore.
Dio, nel suo amore, non vuole la morte di questo Suo figlio diventato pazzo momentaneamente, o a lungo, ma che si converta e viva. Egli è Padre e tu ti rapporti a Lui, ad uno che è Padre, ad uno che non condanna.

Quando preghi mettiti nella verità, in modo da spalancare il cuore a Lui ed Egli venga dentro di te per quello che sei.

Non temete, gioite, gioite! Noi siamo nella comunione con Dio e presto o tardi questa comunione di Lui che è in noi si svilupperà e crescerà, finché Lo vedremo, e Lo vedremo pienamente!
 
(don Oreste Benzi)
 
 

 

sabato 27 ottobre 2012

La Preghiera - Pere Marie-Joseph Le Guillou


Signore, insegnaci a ritirarci dal rumore del mondo, a far silenzio perché la tua parola riecheggi in noi.
Insegnaci a guardarti pregare, tu che non sei stato che preghiera tutta la vita, cioè sguardo rivolto interamente verso tuo Padre.
Insegnaci a guardare il Padre, ad essere docili alla tua Parola, al tuo amore e alla tua verità.
Tu, che sei il Figlio beneamato del Padre, tu a cui il Padre ha detto: “Tu sei tutto il mio amore”, insegnaci ad essere soltanto questo: amore del Padre, compimento della sua volontà, umilmente, dolcemente.
Fa’ che siamo degli esseri che credono all’efficacia della preghiera, perché essa è il perno del mondo.
Il mondo è costruito sulla preghiera del Cristo.
Signore, fa’ che ogni decisione della nostra vita sia presa in un risveglio di noi stessi, in una presenza al nostro Padre dei Cieli, nella preghiera.
Signore, gli apostoli ti hanno riconosciuto trasfigurato sulla montagna e sono stati introdotti nella tua preghiera.
Lasciamoci prendere nella preghiera del Cristo, lasciamoci trasfigurare dalla preghiera del Cristo.
Insegnaci ad esultare di gioia nello Spirito Santo e a benedirti…
Chiediamo a Dio di scoprire nella preghiera l’importanza della veglia per entrare nel mistero di Dio.
Approfondiamo a qual punto il Signore ci inserisce nel suo proprio mistero mediante il Battesimo e l’Eucaristia, e rendiamo grazie.
Chiediamo al Signore di essere dei veri intercessori.
Il cristiano intercede per il mondo intero, per tutti gli uomini. Egli deve, come dice Ezechiele “essere sulla breccia”.
Il profeta è un uomo che è sulla breccia cioè un uomo per il suo popolo, come il Cristo. Essere sulla breccia è donare la propria vita nella preghiera e nell’azione. Si tratta di essere veramente ciò che il Signore vuole che siamo.
Siate nella gioia, il Signore è in mezzo a voi! 

(Marie-Joseph Le Guillou, Preghiamo il Padre nostro, pp. ss)

venerdì 26 ottobre 2012

Lettera di S.Caterina da Siena a Papa Gregorio XI


"Non ragguardate all'ignoranza, alla cecità, alla superbia de i figliuoli corrotti, ignorate la loro prepotenza, abbiate a rammentarvi che questa è la promessa del Divino Maestro, allorchè avvisò Pietro che il demonio avrebbe tentato ogni mezzo per corrompere, marcire, rubare pecore del Suo santo ovile che è la santa Chiesa, ma perocchè promise che il demonio mai avrebbe prevalso su di Essa, avete forse timore di essere passato al crogiolo? Non sia mai!

Soltanto passando attraverso il crogiolo sarete quello che dovrete essere, il dolce vicario di Cristo in Terra!
Con la Pace inorridirete il demonio, che aprirà altre strade per corrompere e marcire, ma porterete la Pace nei cuori della divisione; Cristo penserà ad unirli.
Vedete dunque come con la Pace, caccerete il demonio!

Fate dunque tutto quello che è in vostro potere acciocchè non veniate ad agire secondo la volontà degli uomini, piuttosto secondo la volontà di Dio che altro non chiede, e per lo quale motivo vi ha posto a si tanto supremo vicariato.

Ma voi avete bisogno dell'aiuto di Gesù Cristo Crocifisso e con voi i vescovi che sono chiamati a consigliarvi, perocchè molti sono fra loro corrotti e neanco ferventi sacerdoti, liberatevi di costoro, ponete il vostro santo desiderio in Cristo Gesù , ripudiate i sollazzamenti del marciume della corruzione, abbiatelo a distinguere da questo: se non sapete soffrire, non siete degno!
Voi fate le veci del dolce Cristo Gesù, e come Lui dovete desiderare soltanto il bene delle anime, dovete bere il calice dell'amarezza, dovete farvi dare il fiele. Oh quanto sarà beata l'anima vostra e mia che io vegga voi essere cominciatore di tanto bene e della Pace, che alle vostre mani venerabili, quello che Dio permette per forza, si faccia soltanto per l'amore!

Questa è la sola strada, e con i pastori, i sacerdoti, tutto il popolo vero e virtuoso, e umili onesti servi di Dio; e si che ne troverete, ma solo se piacerà alla santità Vostra di cercarli!"

S. Caterina da Siena (da una Lettera a Gregorio XI).
 

“Sappi che il diavolo è come un cane da caccia sfuggito al guinzaglio: quando riceve l’influsso dello Spirito Santo, ti corre incontro con le sue tentazioni e i suoi consigli; ma se gli opponi qualcosa di duro e amaro, fastidioso per i suoi denti, si allontana subito e non ti nuoce. Ora, cosa c’è di duro che si può opporre al diavolo, se non l'amore di Dio e l'obbedienza ai suoi comandamenti? Quando vedrà che quest'amore e quest'obbedienza si compiono alla perfezione
Il disegno di Dio non muta. Attraverso i secoli e i rivolgimenti della storia, Egli punta sempre alla stessa meta: il Regno della libertà e della pace per tutti. E ciò implica la sua predilezione per quanti di libertà e di pace sono privi, per quanti sono violati nella propria dignità di persone umane.

Benedetto XVI - Omelia 25 ottobre 2009
 

giovedì 25 ottobre 2012

La bellezza Sacerdotale, Il Buon Pastore - Card. Bagnasco


La prima figura che appare nel cielo azzurro è quella di Gesù buon Pastore: “Io sono il buon pastore, il buon pastore offre la vita per le pecore”. Lo vediamo in piedi, con lo sguardo vigile, i sandali ai piedi, la tunica cinta ai fianchi, il vincastro in mano.

Guardiamo rapiti e sentiamo risuonare le parole che ci riguardano: “I presbiteri sono, nella Chiesa e per la Chiesa, una ripresentazione sacramentale di Gesù Cristo Capo e Pastore”.
Essere “immagine viva e trasparente di Cristo”! Quale mistero di elezione e di grazia! “Ad uomini che vivono sulla terra – scrive san Giovanni Crisostomo – è stata affidata l’amministrazione dei tesori celesti ed è stato dato un potere che Dio non ha concesso agli angeli”.
A queste parole fa eco l’esclamazione rapita del Santo Curato d’Ars: “Oh! Che cosa grande è il Sacerdozio! Il Sacerdozio non lo si capirà mai se non in cielo… Se lo si comprendesse bene sulla terra, si morirebbe non di spavento, ma d’amore! (…) È il prete che continua l’opera della Redenzione sulla terra”.
È il Signore che ci ha resi così attraverso il dono trasformante dello Spirito Santo: egli ci ha avvinti a sé con un “legame ontologico” che tocca tutto il nostro essere senza riserve o zone private, senza tempi neutri, non solo quando compiamo i ministeri pastorali che la Chiesa ci affida.
Siamo “segnati – afferma il Concilio – da uno speciale carattere che (ci) configura a Cristo Sacerdote, in modo da poter agire in nome di Cristo, Capo della Chiesa”.
Per questo, sempre e ovunque continuiamo ad essere “segni sacramentali” di Colui che è Pastore delle anime e ci chiede di custodire e accrescere la dignità e la trasparenza che ci ha donato, tanto che la Tradizione della Chiesa considera ogni sacerdote “alter Christus”.
Per questa ragione il Curato d’Ars, pur essendo umilissimo, era “consapevole, in quanto prete, d’essere un dono immenso per la sua gente”, e il Santo Padre pensa con riconoscenza all’ “immenso dono che i sacerdoti costituiscono non solo per la Chiesa, ma anche per la stessa umanità”
 
(Card. Angelo Bagnasco. Lettera il Buon Pastore)

 

mercoledì 24 ottobre 2012

Sette nuovi santi nell'Anno della Fede















Proprio all'inizio dell'Anno della Fede, Benedetto XVI proclama sette nuovi santi. "La cerimonia di canonizzazione di domenica 21 ottobre irrompe sulla scena come un fascio potente di luce e di gioia”.

Lo afferma in una nota il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. "Ben sette beati - ricorda - vengono proclamati modelli di santità per tutta la Chiesa. Sacerdoti, religiosi, religiose, laici, laiche. Uomini e donne. Vissuti in Europa, Asia, Africa, America, Oceania.

Dal gesuita missionario in terre lontane che muore martire in Madagascar, al sacerdote educatore e formatore dei giovani in difficoltà, alla malata che svolge per decenni nel suo letto la missione spirituale preziosissima della sofferenza. Dal giovane catechista laico filippino, martire anch’egli, alla religiosa dedicata alla cura dei lebbrosi e a quella che si spende per l'educazione di bambine, giovani, operaie.
E, vero fiore di questo gruppo meraviglioso, la giovane Kateri Tekakwita, frutto straordinario del primo annuncio della fede fra le tribù degli indiani d'America".

"I santi, da sempre - sottolinea il portavoce del Papa - sono i testimoni più credibili della fede cristiana, della presenza viva e operante dello Spirito di Gesù risorto, della trasformazione dell'umanità grazie alla potenza misteriosa del Vangelo".
"Senza di essi - rileva padre Lombardi - la Chiesa non vive, tantomeno diffonde efficacemente il Vangelo in mezzo a un mondo che forse ha difficoltà ad accettarlo, ma ne ha un bisogno immenso per ritrovare gratuità di amore, gioia e speranza, che non sa dove attingere". "Anche la Nuova Evangelizzazione ripartirà dai santi del nostro tempo", conclude padre Lombardi.

Ecco i sette nuovi Santi che Papa Benedetto XVI ha  canonizzato in San Pietro il 21 ottobre 2012:

Giovanni Battista Piamarta (Brescia 1841-Remedello 1913), il sacerdote fondatore della Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth e della Congregazione delle Suore Umili Serve del
Signore.

Sarà dichiarato santo anche un'altro sacerdote, Giacomo Berthieu, martire gesuita nato a Polminhac (Francia) nel 1838 e ucciso ad Ambiatibe (Madagascar) l'8 giugno 1896.

Pedro Calungsod, catechista filippino martire, nato a Ginatilan o Naga di Cebu (Filippine) nel 1654 e ucciso a Guam nell'Arcipelago delle Marianne il 2 aprile 1672.

C'è poi Caterina Tekakwitha, prima santa pellerossa, nata nel 1656 ad Ossernenon (oggi Auriesville negli Usa) e morta ventiquattrenne a Sault (Canada) il 17 aprile 1680.

Anna Schäffer, tedesca, nata il 18 febbraio 1882 e morta il 5 ottobre 1925 a Mindelstetten (Germania).

Maria Del Monte Carmelo (al secolo Maria Carmela Sallés y Barangueras), spagnola, fondatrice della Congregazione delle Suore Concezioniste Missionarie dell'Insegnamento, nata a Vic (Spagna) il 9 aprile 1848 e morta a Madrid il 25 luglio 1911.

Maria Anna Cope (al secolo Barbara), religiosa della Congregazione delle Suore del Terz'Ordine di San Francesco di Syracuse (New York), nota come «Mother Marianne of Molokai», nata a Heppenheim (Germania) il 23 gennaio 1838 e morta tra i lebbrosi sull'isola statunitense di Molokai il 9 agosto 1918.


martedì 23 ottobre 2012

Tutti preghino per i tre sacerdoti rapiti venerdì scorso nell'est della Repubblica Democratica del Congo


Tre preti cattolici sono stati rapiti venerdì scorso nell'est della Repubblica Democratica del Congo da un commando armato ritenuto vicino ai ribelli ugandesi. I tre ostaggi, secondo il vescovato di Kinshasa, sono AnselmeWasukundi, Jean Ndulani ed Edmond Kisughu.

I tre religiosi sono stati prelevati alle 22.30 di venerdì, ora italiana, le 9.30 locali. Gli inquirenti sono già al lavoro per identificare il gruppo di sequestratori e ottenere il rilascio degli ostaggi.

L'unica informazione al momento disponibile riguarda il numero del gruppo di rapitori, "una dozzina di uomini armati, con abiti militari", ha affermato da parte sua un'organizzazione non governativa locale.


“Abbiamo ricevuto una telefonata di una persona che afferma di appartenere al gruppo che ha rapito i tre religiosi, con una richiesta di riscatto” dice all’agenzia Fides mons. Melchisedech Sikuli Paluku, vescovo di Butembo-Beni (nell’est della Repubblica Democratica del Congo), nella cui diocesi sono stati rapiti 3 padri assunzionisti (Agostiniani dell’Assunzione) di nazionalità congolese. Il vescovo si dimostra però prudente sull’attendibilità della richiesta: “Siamo ancora in attesa di trovare un canale affidabile per interloquire con i sequestratori”. La Conferenza episcopale del Congo (Cenco) ha emesso un comunicato di condanna del rapimento. “Spero che i sequestratori si rendano conto della dimensione del loro atto e che ne tengano conto” continua mons. Sikuli Paluku. Il messaggio, firmato da mons. Nicolas Djomo, vescovo di Tsumbe e Presidente della Cenco, oltre a condannare con fermezza il rapimento dei tre sacerdoti religiosi (che si ricorda erano stati nominati da poco nella parrocchia di Mbau), “fa appello ai sequestratori che hanno commesso questo gesto inammissibile, affinché salvaguardino l’integrità fisica e morale dei tre sacerdoti e li liberino senza condizioni per permettere loro di continuare il servizio pastorale e l’assistenza alla popolazione di Mbau”.

 Fonte: Vatican Insider
 
 




 

lunedì 22 ottobre 2012

Memoria liturgica del Beato Giovanni Paolo II

 
22 Ottobre, Memoria liturgica del Beato Giovanni Paolo II

Il 22 Ottobre ricorre la Memoria Liturgica del Beato Giovanni Paolo II. E' ancora vivo lo spirito che ci ha sostenuto fin dal grande giorno della Beatificazione e che ci permette, oggi, di ringraziare il Signore per le tante grazie ricevute per intercessione del nostro Papa Beato.

Il suo esempio di vita ed il grande messaggio di Fede che ci lascia ci permetteranno di vivere ancora più intensamente l’ anno della Fede indetto dal Santo Padre Benedetto XVI.
 
 

Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà!

Giovanni Paolo II

 

(Estratto dal Testamento Spirituale del Beato Giovanni Paolo II)
...I tempi, nei quali viviamo, sono indicibilmente difficili e inquieti. Difficile e tesa è diventata anche la via della Chiesa, prova caratteristica di questi tempi — tanto per i Fedeli, quanto per i Pastori. In alcuni Paesi (come in quello di cui ho letto durante gli esercizi spirituali), la Chiesa si trova in un periodo di persecuzione tale, da non essere inferiore a quelle dei primi secoli, anzi li supera per il grado della spietatezza e dell'odio. Sanguis martyrum — semen christianorum.
E oltre a questo tante persone scompaiono innocentemente, anche in questo Paese in cui viviamo...(...)
Desidero ancora una volta totalmente affidarmi alla grazia del Signore.
Egli stesso deciderà quando e come devo finire la mia vita terrena e il ministero pastorale.
Nella vita e nella morte TOTUS TUUS MEDIANTE L'IMMACOLATA.
Accettando già ora questa morte, spero che il Cristo mi dia la grazia per l'ultimo passaggio, cioè la [mia] Pasqua. Spero anche che la renda utile per questa più importante causa alla quale cerco di servire: la salvezza degli uomini, la salvaguardia della famiglia umana, e in essa di tutte le nazioni e dei popoli (tra essi il cuore si rivolge in modo particolare alla mia Patria terrena), utile per le persone che in modo particolare mi ha affidato, per la questione della Chiesa, per la gloria dello stesso Dio (Beato Giovanni Paolo II)

 

NON ABBIATE PAURA DELLA VERITÀ!
Alcuni di voi possono esser tentati di rifuggire dalle responsabilità:
negli illusori mondi dell’alcool e della droga, nelle fugaci relazioni sessuali senza impegno per il matrimonio e la famiglia, dell’indifferenza, nel cinismo e perfino nella violenza. State in guardia contro l’inganno di un mondo che vuole sfruttare o far deviare la vostra energica e potente ricerca della felicità e del senso della vita. Ma non evitate la ricerca delle risposte vere alle domande che vi stanno di fronte. Non abbiate paura!

(Beato Giovanni Paolo II)

 
NON ABBIATE PAURA DI RISPONDERE ALLA VOSTRA VOCAZIONE!
Non abbiate paura di ritornare incessantemente a Cristo, fonte della
Vita! [...] Manifestando la sua fiducia, Gesù volge a voi il suo sguardo e vi invita a fare della vostra esistenza qualcosa di buono, facendo fruttificare i talenti che vi ha affidato, per il servizio alla Chiesa e ai vostri fratelli, come pure per l’edificazione di una società più solidale, più giusta e più pacifica. Cristo vi invita a riporre la vostra speranza in lui e a seguirlo sulla via del matrimonio, del sacerdozio o della vita consacrata.
Nel silenzio del vostro cuore, non abbiate paura di ascoltare il Signore che vi parla! Gesù Dice a ognuno di voi: “Vieni e seguimi”! Non abbiate paura a rispondere a questa chiamata, perché Egli è la vostra forza.

(Beato Giovanni Paolo II)
 
 
 

 

 


21 ottobre 2012 Papa Benedetto XVI ha indossato il "fanone"

Papa Benedetto XVI nella celebrazione di ieri ha indossato  il FANONE quella specie di mozzetta a righe rosse, oro e bianche che avevamo visto per l'ultima volta indossata da Giovanni Paolo II nel 1984.

E' un paramento papale che si usa nelle più solenni celebrazioni, come  la canonizzazione dei santi .

Il suo nome pare derivare da pannus, cioè panno, stoffa. Proviene dall'amitto e in antico aveva la stessa funzione e ne teneva il posto. Il fanone è già citato dall'Ordo Romanus dell'VIII sec, e all'inizio non era di uso esclusivo dei Papi. L'utilizzo del fanone però è rimasto dal XII sec. prerogativa dei soli sommi Pontefici (per decisione di Innocenzo III) e ha preso significati simbolici peculiari, in riferimento ai paramenti dei sacerdoti biblici. L'attuale forma circolare con le strisce di determinati colori pare risalire però solo al XVI sec., precedentemente era quadrangolare.

Innocenzo III spiega che il fanone, chiamato allora "orale" rappresenta l'antico Efod del Sommo Sacerdote ebraico:

"Romanus Pontifex post albam et cingulum assumit orale [fanon], quod circa caput involvit et replicat super humeros, legalis pontificis ordinem sequens, qui post lineam strictam et zonam induerunt ephod id est super-humerale" Innocentius III, De Myst. Missæ, I, c. 53.:
Altri significati di sapore ecumenico, per quanto interessanti, non sono attestati dalla tradizione antica.
Il fanone fa anche parte dei paramenti con cui il Papa è rivestito, una volta defunto, per essere esposto all'estremo saluto dei fedeli.

Alcune foto di recenti papi con indosso il fanone:



Paolo VI in sedia gestatoria con il fanone, il giorno della sua incoronazione

Giovanni Paolo II in abiti pontificali, compreso il fanone papale (1984)

 

 
21 ottobre 2012
Benedetto XVI indossa il fanone per la prima volta nel suo pontificato




 






domenica 21 ottobre 2012

Giornata Missionaria 2012

 
 
Signore, ti preghiamo per i missionari, uomini e donne.
Per i sacerdoti, i religiosi, le persone consacrate, i laici, i volontari. Perché vivano in rendimento di grazie e nella gioia il loro ministero per una scelta che li rende simili a Te.
Ti preghiamo per tutti i missionari italiani sparsi nel mondo. Perché sentano la nostra vicinanza nella preghiera, nell’aiuto concreto, nell’amicizia e nella condivisione.
Per la nostra comunità parrocchiale. Perché sia luogo e casa in cui si vive un’esperienza forte della fede, della preghiera, dell’apertura universale. Perché sia feconda di missione e di dialogo col mondo. Amen
 
La priorità dell’evangelizzare
Il mandato di predicare il Vangelo non si esaurisce perciò, per un Pastore, nell’attenzione verso la porzione del Popolo di Dio affidata alle sue cure pastorali, né nell’invio di qualche sacerdote, laico o laica fidei donum. Esso deve coinvolgere tutta l’attività della Chiesa particolare, tutti i suoi settori, in breve, tutto il suo essere e il suo operare. Il Concilio Vaticano II lo ha indicato con chiarezza e il Magistero successivo l’ha ribadito con forza. Ciò richiede di adeguare costantemente stili di vita, piani pastorali e organizzazione diocesana a questa dimensione fondamentale dell’essere Chiesa, specialmente nel nostro mondo in continuo cambiamento. E questo vale anche per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, come pure per i Movimenti ecclesiali: tutte le componenti del grande mosaico della Chiesa devono sentirsi fortemente interpellate dal mandato del Signore di predicare il Vangelo, affinché Cristo sia annunciato ovunque. Noi Pastori, i religiosi, le religiose e tutti i fedeli in Cristo, dobbiamo metterci sulle orme dell’apostolo Paolo, il quale, “prigioniero di Cristo per i pagani” (Ef 3,1), ha lavorato, sofferto e lottato per far giungere il Vangelo in mezzo ai pagani (cfr Col 1,24-29), senza risparmiare energie, tempo e mezzi per far conoscere il Messaggio di Cristo.
(papa Benedetto XVI, 6 gennaio 2012)


Combatti la buona battaglia della fede – San Gregorio di Nissa, Vescovo



«Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate» (2 Cor 5, 17). Del resto ha chiamato nuova creazione l’inabitazione dello Spirito Santo che rende il cuore puro, senza colpa e libero da ogni malizia, cattiveria e vergogna.
Quando un’anima si converte, odia il peccato, si dedica con tutto l’impegno al bene, accoglie in sé la grazia dello Spirito Santo e diviene un essere completamente nuovo. Si avvera allora la parola della Scrittura: «Togliete via il lievito vecchio per essere una pasta nuova» (1 Cor 5, 7) e anche questo detto: «Celebriamo la festa non con il lievito vecchio, ma con azzimi di sincerità e di verità» (1 Cor 5, 8). Queste affermazioni, dico, concordano con quanto è stato detto della nuova creazione. Il tentatore tende molti lacci alla nostra anima, e la natura umana è troppo debole per poter riportare vittoria su di lui. Per questo l’Apostolo ci raccomanda di armarci con le armi celesti: Rivestitevi con la corazza di giustizia e calzate i vostri piedi per annunziare il vangelo della pace, e cingete i vostri fianchi con la verità (cfr. Ef 6, 14).
Vedi quanti mezzi di salvezza l’Apostolo ti ha indicato, tutti tendenti ad un unico regno e ad un’unica meta. La vita diventa un sicuro cammino nella via dei comandamenti fino al traguardo finale stabilito da Dio.
L’Apostolo dice ancora: «Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù autore e perfezionatore della fede» (Eb 12, 1-2).
Chi si dimostra superiore agli allettamenti del pellegrinaggio terreno senza farsi ammaliare dalla gloria mondana, sentirà il bisogno di far sacrificio di
se stesso a Dio. Far sacrificio di se stesso a Dio significa non cercare mai la propria volontà, ma quella di Dio e seguirla come buona guida, e poi contentarsi di quanto è necessario per la propria vita. Ciò aiuterà ciascuno a compiere con maggior impegno e serenità i propri doveri per il bene suo e degli altri, come si conviene a un discepolo di Cristo. Questo infatti vuole il Signore quando dice: E chi di voi vuol essere il primo e il più grande, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti (cfr. Mc 9, 35).
Chi accetta questo criterio deve servire gratuitamente, sottomettersi a tutti e dare le sue prestazioni come il debitore che restituisce un prestito ad alto tasso.
Coloro poi che esercitano una autorità hanno un onere ancor maggiore degli altri. Il loro servizio è più impegnativo di quello dei sudditi. Devono dare l’esempio di saper servire umilmente gli altri, considerando i fratelli come un deposito loro affidato da Dio.
Chi ha responsabilità su altri si comporti come un coscienzioso educatore che cura con sollecitudine i fanciulli affidatigli dai genitori. Se vi sarà tale rapporto di intesa e di affiatamento fra chi guida e chi ubbidisce, l’ubbidienza diverrà gioiosa e il comando piacevole. Sarete sicuri di essere sulla via perfetta. Se vi onorerete a vicenda, condurrete in terra una vita felice da angeli.


Dal libro «La vita cristiana» di san Gregorio di Nissa, vescovo
(PG 46, 295-298)

sabato 20 ottobre 2012

Innondazione al Santuario di Lourdes

Innondation à Lourdes, samedi 20 octobre 2012
Retour en images d'aujourd'hui
Photos Pierre Vincent - Lourdes - SNDdL

Per vedere le foto di oggi cliccate sul link qui sotto:

http://www.flickr.com/photos/lourdes_sanctuaires/sets/72157631805421999/show/


Preghiamo.

Images prises vendredi soir 19 octobre, 19h30. Inondations dans le sanctuaire de Lourdes


La Grotta di Lourdes invasa dalla pioggia


Anche l'acqua del fiume ha voluto rendere omaggio
 alla Grotta delle apparizioni....
FORZA LOURDES - Vi siamo vicini con il cuore

(foto di Tony Assante)










 


La forza della preghiera - Don Dolindo

Un'anima che prega compie un'opera più grande di tutte le attività umane, e concorre all'apostolato più di chi opera esternamente; l'aiuto di una sola preghiera vale molto più che l'aiuto di tutte le stesse potenze angeliche di Dio stesso, Uno e Trino.

Chi prega è veramente armato, è forte ed invincibile, perché la preghiera da sola sconcerta tutti i piani umani e diabolici, e può persino indurre Dio a piani nuovi di amorosa misericordia. La preghiera è una forza multipla, ammirabile, che ha efficacia sullo spirito e sulla materia, sulle creature e sul medesimo Creatore.


Vale più di tutti i mezzi, anche i più potenti, incatena le stesse leggi della natura. domina le forze più avverse ed è come l'onnipotenza partecipata a noi. Siamo ad immagine di Dio: Dio infinito manifesta la sua onnipotenza per il Verbo Eterno che crea tutto; noi siamo ad immagine sua anche in questo, poiché la preghiera è la parola arcana che ci rende praticamente potenti su tutte le forze create, e può persino indurre Dio a nuove manifestazioni di potenza.

Quando a S. Giovan Giuseppe della Croce fu domandata da un nobile la grazia di avere tre pesche in pieno inverno, perché la moglie del nobile, essendo incinta, ne aveva avuto desiderio, il santo chiamò il Fratello laico che lo assisteva, santo come lui, e gli disse: < Metti sulla finestra quel vaso di creta, e piantavi dentro uno stecco, poi pregheremo tutta la notte, perché dobbiamo produrre una gran cosa >.

Pregarono, ed al mattino, sull'arido stecco erano belle e mature le tre pesche. Fatto storico questo, ed anche oggi qui a Napoli si vede la finestra dove avvenne il miracolo.

Anche io ho una gran cosa da ottenere da Dio per la sua gloria; non già tre pesche, ma molto di più: il fiorire della pianta da Lui fatta germinare nell'inverno delle mie angustie. Dunque ho bisogno di grandi preghiere. E una battaglia impari, impegnata col potere delle tenebre e bisogna pregare per vincerla.

Don Dolindo Ruotolo

 

venerdì 19 ottobre 2012

19 Ottobre Beato Giorgio (Jerzy) Popieluszko Sacerdote

Don Jerzy Popieluszko nacque il 14 settembre 1947 a Okopy provincia di Bialystok. Fu ordinato sacerdote dal cardinal Stefan Wyszynsky il 28 maggio 1972 a Varsavia. Destinato alla parrocchia di San Stanislao Kostka, oltre al lavoro parrocchiale, svolgeva il suo ministero tra gli operai organizzando conferenze, incontri di preghiera anche per medici ed infermieri, assisteva gli ammalati, i poveri, i perseguitati e insieme a Don Teofilo Bogucki eseguiva celebrazioni mensili di Sante Messe con predica per la Patria. Il 19 ottobre 1984 di ritorno da un servizio pastorale da Bydgosszcz a Gorsk vicino a Torun è stato rapito da tre funzionari del Ministero dell’Interno e assassinato. La sua tomba, che si trova accanto la chiesa di San Stanislao Kostka a Varsavia, è meta continua di pellegrinaggi di fedeli provenienti dalla Polonia e dal mondo intero.
Il 14 giugno 1987 papa Giovanni Paolo II ha pregato sulla tomba di Padre Jerzy.

Il 6 giugno 2010 è stato beatificato sotto il pontificato di Benedetto XVI.

  - Io mi sono offerto e non mi tiro indietro -

«Io mi sono offerto e non mi tiro indietro». Queste parole confermano che egli era cosciente della sua vocazione, e della sua particolare missione sacerdotale. Forse egli presagiva che sarebbe morto martire. È un martire che attraverso il suo cammino di sofferenza si rese sempre più simile a Cristo sofferente nella via della Croce. La sua beatificazione avviene proprio nell’anno sacerdotale. Questo ha per tutti i fedeli ed in modo particolare per i sacerdoti, un gran significato. Il Signore ci dà questo giovane sacerdote come modello di fedeltà alla propria vocazione sino alla fine, sino alla morte. Le sue parole «Io mi sono offerto e non mi tiro indietro», possono essere una massima per tutti i sacerdoti.
Durante il periodo della legge marziale (1981 - 1983) egli sosteneva ed incoraggiava i polacchi attraverso le omelie durante la celebrazione delle messe per la Patria. Le omelie e le prediche di Done Popiełuszko erano regolarmente trasmesse da Radio Free Europe, che gli diede una certa popolarità anche all'estero. Fu inizialmente minacciato e invitato al silenzio da parte del ministero dell'interno polacco, e il 13 ottobre 1984 fu coinvolto in un incidente stradale dal quale, però uscì illeso. Il 19 ottobre 1984, di ritorno da un servizio pastorale, fu rapito e ucciso da parte di tre funzionari del ministero dell'interno, e il suo corpo fu ritrovato il 30 ottobre nelle acque della Vistola vicino a Włocławek. La notizia dell'assassinio causò disordini in Polonia, e gli autori dell'omicidio - i capitani Grzegorz Piotrowski, Leszek Pekala, Waldemar Chmielewski ed il colonnello Adam Petruszka - furono giudicati colpevoli e condannati a 25 anni di carcere, ma furono rilasciati a seguito di amnistia qualche anno dopo.
Ai funerali parteciparono più di 500.000 persone, compreso il leader di Solidarność Lech Wałęsa.

La Chiesa Cattolica iniziò il processo di beatificazione nel 1997, ottenendo lo stato di Servo di Dio.
La sua tomba è meta di continui pellegrinaggi, dalla Polonia e dall'estero; il 14 giugno 1987 pregò sulla sua tomba anche papa Giovanni Paolo Il 19 dicembre 2009 Papa Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione per le cause dei santi a promulgare il decreto riguardante "il martirio del Servo di Dio Giorgio Popiełuszko, sacerdote diocesano, ucciso in odio alla fede il 20 ottobre 1984 nei pressi di Włocławek (Polonia)".
La solenne messa di beatificazione di don Jerzy Popiełuszko si è tenuta a Varsavia domenica 6 giugno 2010 nella piazza intitolata al Maresciallo Pilsudski.


 
"I regimi e le ideologie passano come tempeste violente, lasciando macerie fisiche e spirituali, mentre la fede cristiana, radicata sul Vangelo, rimane e porta gioia, pace e concordia”.

Padre Jerzy Popieluszko
OMELIA DI MONS. ANGELO AMATO PER LA BEATIFICAZIONE

Eminenze, Eccellenze, autorità civili e militari, sacerdoti, consacrati e consacrate, cari fedeli,
ho visitato più volte il museo a Varsavia che ricorda il nostro Beato martire Jerzy Popieluszko ed tutte le volte la commozione è stata grande fino alle lacrime. Il volto orrendamente sfigurato di questo mite sacerdote somigliava a quello flagellato e umiliato del Crocifisso, senza più bellezza e decoro. La bocca insanguinata di quella faccia martoriata sembrava ripetere le parole del Servo del Signore: «Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi» (Is 50, 6).
Che cosa provocò un simile scempio? Padre Jerzy era forse un delinquente, un omicida, un terrorista? Niente di tutto questo. Padre Jerzy era semplicemente un leale sacerdote cattolico, che difendeva la sua dignità di ministro di Cristo e della Chiesa e la libertà di tutti coloro, che, come lui, erano oppressi e umiliati. Ma religione, vangelo, dignità della persona umana, libertà non erano concetti in sintonia con l’ideologia marxista.
Per questo, contro di lui si scatenò la furia omicida del grande mentitore, nemico di Dio e oppressore dell’umanità, di colui che odia la verità e diffonde la menzogna. Come talvolta capita nella storia, in quegli anni, in gran parte dell’Europa, la luce della mente fu offuscata dalle tenebre e il bene sostituito dal male.
Coscienze profetiche del secolo scorso avevano già avvertito che l’impero del male avrebbe prodotto solo “carrube” amare e indigeste (Lc 15,16), come il cibo dei porci col quale voleva nutrirsi il figlio dissoluto, che aveva abbandonato la casa del padre.
Padre Jerzy non si rassegnò a vivere in questo campo di morte e, con le sole armi spirituali della verità, della giustizia e della carità, cercò di rivendicare la libertà della sua coscienza di cittadino e di sacerdote. Ma l’ideologia malefica non sopportava lo splendore della verità e della giustizia. Per questo l’inerme sacerdote fu spiato, perseguitato, catturato, torturato e, come ultimo scempio, incaprettato e, ancora agonizzante, buttato in acqua. I suoi carnefici, che non rispettavano la vita, non rispettarono nemmeno la morte. Lo abbandonarono, come si abbandona la carcassa di un animale. Fu ritrovato solo dopo dieci giorni.
Non basterebbero i pianti di tutte le mamme polacche per placare un simile strazio. Di fronte alle torture dei carnefici, Padre Jerzy si confermò coraggioso martire di Cristo: «Maltrattato – dice il profeta Isaia – , si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come un agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo [...]. Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l’iniquità del suo popolo fu percosso a morte» (Is 53,7-8).
Il sacrificio del giovane prete non fu una sconfitta. I suoi carnefici non potevano uccidere la Verità. La tragica morte del nostro martire, infatti, fu l’inizio di una generale riconversione dei cuori al Vangelo. La morte dei martiri è infatti il seme dei cristiani.
Oggi la beatificazione di Padre Popieluszko costituisce una memorabile giornata di esultanza per la vostra nazione. Padre Popieluszko viene consegnato glorificato tra le braccia della madre Chiesa, con lo stesso gesto con cui il profeta Elia consegnò alla mamma il bambino risuscitato: «Guarda! Tuo figlio vive» (1Re 17,23).
Con la glorificazione del Beato Jerzy Popieluszko il Santo Padre Benedetto XVI dice alla Chiesa in Polonia: «Ecco, il tuo figlio vive». È un grande dono a una grande nazione, il cui libro di santità si arricchisce di un’altra pagina esemplare. Oggi, la Chiesa polacca può esclamare col Salmista:
«Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, rendete grazie al suo santo nome.
Ascolta, Signore, abbi misericordia, Signore, vieni in mio aiuto.
Hai mutato il mio lamento in danza, Signore, mio Dio, ti loderò per sempre» (dal Salmo 29).
Se la memoria dei carnefici rimane in eterna riprovazione, la memoria del nostro Beato splende in eterna benedizione per tutti noi.
Chi diede al nostro martire la forza eroica del martirio? Nella seconda lettura dell’odierna liturgia della parola, san Paolo ci illumina sulla potenza della grazia, che trasforma in eroi gli araldi fedeli del Vangelo. Come Paolo, anche il Beato Jerzy Popieluszko poteva dire: «Fratelli, il Vangelo da me annunziato non è modellato sull’uomo; infatti in non l’ho ricevuto né imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo» (Gal 1,11-12). Gesù scelse il giovane Jerzy, fin dal seno di sua madre, e lo chiamò con la sua grazia al sacerdozio, affinché potesse annunziare la sua parola di verità e di salvezza ai “neopagani” del suo tempo (cf. Gal 1,16).
Il Signore Gesù, presente nell’Eucaristia, era la sua forza. Negli anni 1966-68, il seminarista Jerzy Popieluszko fece il servizio militare, in mezzo a molte sofferenze, umiliazioni e limitazioni della sua libertà religiosa. Gli era impedito perfino di assistere alla Messa quotidiana e di accostarsi alla comunione. In una sua lettera inviata a Mons. Czeslaw Mietek, suo padre spirituale nel Seminario di Varsavia, il giovane seminarista scriveva: «Ieri con il pretesto di versare i soldi in banca sono andato in città. Sono andato in chiesa e per la prima volta dopo un mese ho ricevuto l’Eucaristia».
In mezzo alla persecuzione religiosa il conforto dell’Eucaristia era il pane divino che lo nutriva nella sua testimonianza di fede. Eucaristico fu anche il suo ultimo gesto da vivo, la celebrazione della Santa Messa, il 19 ottobre 1984. In quell’occasione il nostro Martire esortò il popolo dei lavoratori non all’odio e alla vendetta, ma alla concordia e alla pace: «Preghiamo – egli disse – per liberarci dal timore, dalla paura, ma soprattutto dal desiderio di vendetta e di violenza».
È questo il messaggio che il nostro beato Martire ci consegna. Il cristiano è il testimone del bene e del vero. Il cristiano vive come “beatitudine” la povertà, l’afflizione, la pacificazione e anche la stessa persecuzione, secondo la parola di Gesù: «Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Mt 5,10-12). Questo fu vissuto alla lettera dal nostro Beato, violato nella sua coscienza sacerdotale e perseguitato a morte. Ma Gesù non abbandonò nelle mani del male e della morte questo suo figlio prediletto. E come fece con il figlio della vedova di Nain (Lc 7,11-17), anche per questo suo figlio prediletto, Gesù ha preparato la sua glorificazione in cielo e ora anche sulla terra. Alla Chiesa polacca, e alla Chiesa tutta intera, oggi il Signore dice di non piangere, perchè questo suo figlio è vivo nella gloria dei cieli.
Gesù è vita e risurrezione. Egli annienta la morte e la corruzione. Egli è colui nel quale viviamo, ci muoviamo e siamo.
Cirillo d’Alessandria dice che Cristo «ha avuto pietà della donna e, per fermare le sue lacrime, ha comandato: “non piangere”. Immediatamente fu allontanata la causa del suo pianto».
La compassione di Gesù per questa madre addolorata in realtà è la compassione che Nostro Signore ha nei confronti della sua Chiesa, la madre santa dei battezzati, quando piange i suoi figli sospinti alla morte dai nemici del bene. La madre Chiesa si affligge per loro e implora il Figlio di Dio di assisterli, anzi di risuscitarli.
Il vangelo odierno si conclude dicendo che la fama di questi fatti «si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione» (Lc 7,17). Oggi, anche la fama della beatificazione di Padre Popieluszko si diffonde come profumo di incenso odoroso dalla Polonia per tutta la Chiesa e per tutto il mondo.
Oggi, la santa madre Chiesa propone, a conclusione di questo anno sacerdotale, un sacerdote non solo esemplare, ma testimone eroico della bellezza e della verità del Vangelo di Gesù.
La sua fede era contagiosa: «Spessissimo – nota un testimone – i suoi incontri con la gente si trasformavano in un’occasione di preghiera [...]. Cercava di vedere le sue cose con gli occhi della fede».
La sua fede era incrollabile e la irradiava nell’ambiente e nelle persone che incontrava: «La fede – aggiunge mons. Miziolek – in lui non era un complemento, ma la misura di tutto il suo agire».
È commovente la testimonianza della mamma del nostro Beato, la signora Marianna Popieluszko: «Mio figlio don Jerzy fu per tutta la vita un uomo profondamente credente [...]. Quando era sotto le armi recitava il rosario nonostante il divieto del comandante. Non lo udii mai lamentarsi del Signore. Si sforzava di accogliere i dispiaceri subiti con spirito di fede, per carità verso il Signore Iddio».
Padre Popieluszko, come il giusto della Scrittura, viveva di fede e di carità: «Nella vita del Servo di Dio – afferma un testimone – non ebbi modo di osservare antipatia per le persone o odio per i persecutori. Nelle sue prediche esortava alla concordia. Il suo motto erano le parole di San Paolo: “Vinci il male con il bene”».
Lo stesso Beato Martire in un’omelia del marzo del 1983 così esortava i fedeli: «Mostriamoci forti nella carità pregando per i fratelli che sbagliano; non condannando nessuno, ma stigmatizzando e smascherando il male. Imploriamo con le parole che Cristo pronunciò sulla croce: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). E rendici, o Cristo, più sensibili all’azione dell’amore piuttosto che all’azione dell’odio».
Egli era consapevole che il male della dittatura traeva le sue origini da satana, per questo esortava a vincere il male con il bene e con la grazia del Signore: «Può vincere il male solo chi è pieno di bene».
Diceva: «Al cristiano non può bastare solo la condanna del male, della menzogna, della viltà, della violenza, dell’odio, dell’oppressione; ma egli stesso deve essere autentico testimone, portavoce e difensore della giustizia, del bene, della verità, della libertà e dell’amore».
La violenza del male è debolezza e sterilità. Il bene invece vince e si diffonde con la forza della sua dolcezza, della sua compassione, della sua carità.
I regimi passano come temporali d’estate lasciando solo macerie, ma la Chiesa e i suoi figli restano per beneficare l’umanità con il dono della carità senza limiti. I cristiani sono sale della terra e luce del mondo: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Mt 5,16).
Il 14 giugno 1987 il venerabile servo di Dio Giovanni Paolo II pregò a lungo sulla tomba di padre Jerzy. Depose dei fiori e in silenzio abbracciò e baciò la lastra tombale.

Il Papa vedeva in questo sacerdote un degno figlio della Polonia.
Cari fedeli, il messaggio eterno che deve far battere il nostro cuore oggi, di fronte alle rinnovate persecuzioni contro il Vangelo e la Chiesa, è quello che il Santo Padre Benedetto XVI ripropone come sintesi della testimonianza martiriale del Beato Jerzy Popieluszko, che – dice il Papa - fu sacerdote e martire, fedele e instancabile testimone di Cristo: egli vinse il male col bene fino all’effusione del sangue.
Amen.