martedì 15 maggio 2012

Papa Benedetto XVI ricorda al Parlamento tedesco le radici cristiane che hanno fatto grande l’Europa.


Senza il cristianesimo non ci sarebbero, ad esempio, l'idea dei diritti umani, l'idea dell'uguaglianza di tutti gli uomini, l'inviolabilità della dignità umana e la responsabilità degli uomini per il loro agire

di Giacomo Samek Lodovici

In uno dei passaggi del suo discorso al Parlamento Federale Tedesco, Benedetto XVI ha richiamato un nucleo fondamentale del patrimonio culturale dell'Europa: «Sulla base della convinzione circa l'esistenza di un Dio creatore sono state sviluppate l'idea dei diritti umani, l'idea dell'uguaglianza di tutti gli uomini davanti alla legge, la conoscenza dell'inviolabilità della dignità umana in ogni singola persona e la consapevolezza della responsabilità degli uomini per il loro agire».
Questo elenco, breve (si potrebbe allungare) ma fondamentale, dovrebbe essere tenuto presente da tutti coloro che accusano il cristianesimo di essere stato e di essere tuttora causa di arretramento culturale e sociale, o comunque da coloro che misconoscono le radici cristiane dell'Europa, non rendendosi conto che non possiamo non dirci cristiani, nemmeno nei casi in cui non siamo credenti, dato che il cristianesimo è stato il tronco (non l'unico, ma quello più importante) da cui sono rampollati e da cui sono stati irrorati i valori decisivi per la buona convivenza. Infatti, la dignità di ogni essere umano, i diritti umani, l'uguaglianza di fronte alla legge e la responsabilità personale sono le pietre angolari per edificare una società non predatoria bensì civile, non sottomessa alla legge del più forte bensì veramente a misura d'uomo.

Alcuni di questi valori sono conoscibili senza presupporre l'esistenza di Dio, altri no (e vengono ricevuti e riaffermati da chi li ha ereditati da secoli di cristianesimo), ma non è qui rilevante delucidare quali. Ciò che qui preme è sottolineare l'importanza cruciale del cristianesimo, che li ha enunciati, proclamati, promossi, ancorché talvolta sia stato tradito anche da alcuni cristiani tralignanti (ma meno di quanto affermino certe leggende nere).
In effetti, la convinzione dell'esistenza di un Dio creatore, iniziata col giudaismo e poi approfondita dal cristianesimo, implica che ogni essere umano, nessuno escluso, sia da Dio voluto, creato e chiamato ad una comunione amorosa con sé, il che conferisce ad ognuno una dignità incommensurabile ed inviolabile. Ad ognuno: dunque anche alle donne, che erano disprezzate da quasi tutti i popoli precedenti, e lo sono tuttora quasi in ogni luogo in cui il cristianesimo non sia pervenuto in modo significativo; dunque anche ai bambini, che in moltissimi luoghi e situazioni venivano uccisi neonati a migliaia e che a tutt'oggi sono ancora uccisi, prima e dopo la nascita, e spesso solo perché di sesso femminile.


Inoltre, se ognuno è creato da un Dio che è Padre, allora siamo in un certo senso fratelli. Così, le differenze tra di noi ci sono ed in certi casi sono benefiche (per esempio la differenza sessuale, quella degli interessi, delle capacità innate e perciò delle specializzazioni, ecc.), nondimeno siamo pari in dignità e pertanto uguali di fronte alla legge ed il ruolo sociale diverso non dev'essere il criterio di giudizio di un tribunale.

Ancora, se abbiamo tutti una dignità inviolabile e se siamo uguali di fronte alla legge, ci è dovuto il riconoscimento di alcuni diritti, quelli che concernono beni come la vita, la libertà di agire e di espressione, la proprietà, ecc. infatti, se questi beni ci vengono negati la nostra dignità viene calpestata.

Infine, proponendo all'uomo la comunione amorosa con sé, Dio lo crea libero, perché un amore costretto è impossibile (sarebbe schiavitù o servilismo). Perciò, l'uomo non è un ingranaggio del Fato, non agisce necessariamente sulla base dei suoi istinti, è solo in parte condizionato dalla società, può agire liberamente, dunque è responsabile delle sue azioni e delle sue violazioni.

di Giacomo Samek Lodovici
Fonte: Avvenire, 24/09/2011


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