venerdì 11 maggio 2012

Dio non si stanca di andare incontro all’uomo - Papa Benedetto XVI


Dio non si stanca di andare incontro all’uomo. Anche se spesso trova atteggiamenti di incomprensione e diffidenza, quando non di «ostinata opposizione». Lo ha ricordato il Papa all’udienza generale di mercoledì 2 maggio, in piazza San Pietro, parlando della testimonianza e della preghiera di santo Stefano, uno dei sette diaconi scelti dagli apostoli per svolgere il servizio della carità ai bisognosi.
Proprio riferendosi al discorso pronunciato dal primo martire cristiano di fronte al Sinedrio, il Papa ha sottolineato che egli «rilegge tutta la narrazione biblica, itinerario contenuto nella Sacra Scrittura, per mostrare che esso conduce al “luogo” della presenza definitiva di Dio, che è Gesù Cristo, in particolare la sua passione, morte e risurrezione». In questa prospettiva Stefano legge anche il suo essere discepolo di Gesù fino alla scelta del martirio, che diventa così «il compimento della sua vita e del suo messaggio».

Secondo il protomartire, dunque, «il nuovo tempio in cui Dio abita è il suo Figlio, che ha assunto la carne umana, è l’umanità di Cristo, il Risorto che raccoglie i popoli e li unisce nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue». In Lui «Dio e uomo, Dio e il mondo sono realmente in contatto». Gesù infatti «prende su di sé tutto il peccato dell’umanità per portarlo nell’amore di Dio e per “bruciarlo” in questo amore».

Accostarsi alla Croce vuol dire quindi «entrare in questa trasformazione». Come ha fatto lo stesso Stefano, che con il martirio è divenuto «una cosa sola con Cristo». La sua testimonianza mostra ai credenti che proprio nel rapporto con Dio il santo «ha tratto la forza per affrontare i suoi persecutori e giungere fino al dono di se stesso». Anche la nostra preghiera — ha raccomandato in proposito il Papa — «dev’essere nutrita dall’ascolto della Parola di Dio, nella comunione con Gesù e la sua Chiesa».

Dalla vicenda di Stefano risalta in particolare la visione del rapporto di amore tra Dio e l’uomo, nel quale viene preannunciata la figura e la missione di Gesù. Egli — ha evidenziato Benedetto xvi — è «il tempio in cui la presenza di Dio Padre si è fatta così vicina da entrare nella nostra carne umana per portarci a Dio, per aprirci le porte del Cielo». La nostra preghiera, dunque, «deve essere contemplazione di Gesù alla destra di Dio, di Gesù come Signore della nostra, della mia esistenza quotidiana». Perché solo in Lui «possiamo anche noi rivolgerci a Dio, prendere contatto reale con Dio con la fiducia e l’abbandono dei figli che si rivolgono ad un Padre che li ama in modo infinito».

  Fonte: (©L'Osservatore Romano 2 maggio 2012)

Nessun commento: