martedì 26 aprile 2011

La figura del vescovo Ambrogio nelle memorie di Agostino – don Giovanni Pauciullo

Vorrei proporvi di avvicinarvi a S. Ambrogio, riletto attraverso la figura di S. Agostino, che nel 384 viene a Milano come maestro di retorica e si avvicina al santo vescovo.
1.     Ambrogio maestro di benevolenza
Agostino rimase immediatamente affascinato dal comportamento buono e paterno di Ambrogio. Così scrive nelle confessioni: “Giunsi a Milano e là incontrai il Vescovo Ambrogio … Quell’uomo di Dio mi accolse paternamente e, come si conviene ad un Vescovo mostrò di gradire quel mio arrivo. Io presi subito ad amarlo, ma in un primo momento, non in quanto maestro di verità, poiché nella tua Chiesa disperavo di trovarla, bensì come persona che mi mostrava della benevolenza”(Conf. V,13).
Agostino è un uomo in ricerca, è passato da molte esperienze, sente un richiamo alla trascendenza, ma non trova la strada  per raggiungerla, finché a Milano non trova il volto di una Chiesa e di un pastore che sa esprimere la bellezza di una umanità serena, cordiale, aperta, accogliente. Agostino rammenta la benevolenza di Ambrogio, la scrive nelle sue memorie, il primo annuncio del Vangelo gli arriva attraverso la semplicità di  una bella umanità. La benevolenza  di cui Ambrogio è protagonista è lo strumento iniziale con cui porterà quest’uomo da cercatore di Dio ad essere  uno dei più grandi santi e teologi dell’antichità cristiana! Che cos’è la benevolenza?
Paolo cita la benevolenza tra i frutti rivelativi dell’azione dello Spirito Santo in noi:    
     “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza,
      benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé;”
( Galati 5,22)
Vogliamo parlare della “benevolenza” che significa “voler bene”. Essa è propria di una persona amabile, affabile, gentile, generosa, oltre che onesta e che sa dare al suo comportamento verso gli altri un senso di gioia, di giocondità, di soavità e dolcezza che guadagna il cuore. Dalla parola “benevolenza” proviene l’aggettivo “benevolo”. La benevolenza infonde nell’anima un senso di serenità, e di pace che contagia e coinvolge chi ci è vicino. Quest’amore ci fa guardare gli altri con occhi limpidi e ci fa scoprire in essi tante cose belle. È questo atteggiamento che ci aiuta ad andare oltre i difetti degli altri, sicuri che saranno superati dal bene, se noi sappiamo sopportare, indulgere, pazientare..
La benevolenza è la disposizione buona di fronte alla vita e alle persone, per cui un uomo, in cui abita e opera lo Spirito di Dio, arriva a cogliere costantemente l'aspetto costruttivo di ciò che vive, anche nelle contrarietà.
Crestotes" in greco da CRESTOS utile, adatto.. il motore semantico della parola usata da Paolo nella lettera ai Galati  indica  “adatto per qualcosa”, un concetto quasi relativo, manifesta efficacia rispetto ad un compito. Colui che ha benevolenza vede uno scopo buono e lo realizza. In ebraico indica una spontaneità, vede nelle cose che affronta e incontra una bellezza, coglie l’aspetto costruttivo di ogni incontro, delle relazioni. Sa che questo sguardo è quello che Dio ha su ogni fratello, verso ogni storia umana. Questa  benevolenza  di Dio che con misericordia sa trasformare  le righe storte in qualcosa di nuovo, di lineare …
 La benevolenza è l’intuizione di un bene possibile, intravvede nelle cose e nelle persone il bene nascosto, che se viene fuori darà risultati. Un’attitudine costruttiva di fronte alle situazioni difficili e alle persone .
  • Di fronte alle contraddizioni, agli imprevisti, alla realtà che spezza i  piani, nascono tristezze, arrabbiature, diventiamo sgradevoli, impulsivi … la benevolenza ti fa venire in mente.. di fronte a qualcosa che non accettiamo nasce come un dubbio, il sospetto che in questa contraddizione ci sia qualcosa che serve per un bene da cogliere e che ci sorprende, forse c’è un bene che si rivelerà come una sorpresa meravigliosa voluta da Dio
  • Dio guarda l’uomo non in quanto errore e peccato, Dio vede con occhi di padre la potenzialità che esiste in ogni uomo, Dio è di fronte a noi e si rallegra del bene che vede. Anche il nostro male per la misericordia  di Dio può essere trasformato in occasione per conoscere la sua tenerezza, la sua pazienza. Dio ci sta accanto con benevolenza, tifa per noi, sa trarre il bene dal male, Dio ci guarda sempre come qualcosa di bello: qualcosa della sua Luce che si nasconde, dentro le pieghe delle nostre notti.
  • Vedere che Dio abbia trovato qualcosa di bello in me, mi lancia in una gratitudine, che si fa benevolenza verso gli altri: la necessità dell’altro non è problema, è occasione, il difetto del tuo sposo diventa l’occasione in cui mostrare come lo ami grandemente con la tua pazienza, con la tua capacità di perdonarlo. Lo sbaglio altrui diventa l’occasione per l’Amore autentico. Quando sei vicino ad un amico che sta sbagliando lo puoi correggere con la benevolenza di chi desidera il suo bene e non umiliarlo e schiacciarlo rinfacciandogli tutto. Tutto nasce dalla memoria della benevolenza di Dio. Colgo l’aspetto positivo di una contrarietà, non perché sono ottimista, ma perché credo nell’opera di Dio, che volge tutto al bene. “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”
     2.      Ambrogio, una parola che persuade

Poi Agostino si avvicina anche alla predicazione di Ambrogio ed è profondamente colpito dalla sua capacità d’interpretare la Bibbia come parola adatta per l’uomo. Ambrogio sapeva mostrare che la novità annunciata nella sacra Scrittura non è in contrasto con le esigenze razionali della mente umana: “ogni domenica andavo a sentire Ambrogio, mentre spiegava rettamente la parola della Verità in mezzo al popolo, confermandomi sempre più nell’idea che tutti i nodi, stretti dalle astute calunnie dei miei seduttori a danno dei libri divini, potevano sciogliersi … Così quando Ambrogio scostando il velo mistico dischiudeva il senso spirituale di passi che, alla lettera, sembravano insegnare errori, le sue parole mi si presentavano come pienamente accettabili , benché non sapessi se erano vere o no” ( Conf.VI,3-4)
Interessante quest’ultima espressione: Agostino non aderisce ancora alla verità della  fede, ma questa verità gli appare nella sua plausibilità razionale. Questi brevi accenni alla vicenda di Ambrogio e di Agostino ci mostrano che  “Agostino incontrò in Ambrogio non solo una guida nel cammino verso la fede, ma anche un sostegno nel cammino che la fede cristiana percorre verso la vita e i problemi dell’uomo. Dalla fede di Ambrogio, Agostino vide scaturire quei beni spirituali e morali ai quali anche noi oggi intensamente aspiriamo” (Card. Martini).

LORENZO SABBATINI, 1530-1577
Sant'Agostino vescovo con sant'Ambrogio
Bologna, chiesa di san Giacomo Maggiore


L'opera realizzata da Sabbatini di trova nella undicesima Cappella della chiesa di San Giacomo Maggiore a Bologna. La scena si svolge fra Ambrogio ed Agostino che sono seduti a discutere con alle spalle l'imponente architettura di una chiesa rinascimentale. Entrambi hanno un aspetto anziano a dispetto della differenza d'età fra i due (Ambrogio aveva vent'anni più di Agostino). Ambrogio tiene con la mano sinistra il bastone pastorale, mentre Agostino con la sinistra accompagna a gesti il ragionamento che sta spiegando ad Ambrogio, che a sua volta lo osserva con una sguardo vivo e pensieroso. Tutti e due hanno in mano un libro su cui si appunta la loro attenzione e dà la stura alla discussione.


Nuovo mosaico in San Pio V

Durante la messa del Sabato Santo, 23 aprile 2011,  è stato benedetto il nuovo mosaico realizzato dalla scuola Beato Angelico di Milano. Rappresenta Gesù crocefisso che stacca la mano dalla croce per benedire San Francesco d'Assisi. Sulla sinistra dell'altare è stata posta la statua di Sant'Antonio e sulla destra verrà posta la statua di San Pio da Pietrelcina. Opera che verrà scolpita in legno dall'artista Giuseppe Stuflesser di Ortisei.

Con questa preghiera il parroco, don Giorgio ha benedetto il nuovo mosaico.



O Padre, benedici questa opera d'arte: è un mosaico che rappresenta  Gesù che stacca una mano  dalla croce per fare una carezza  a San Francesco d'Assisi.  Ti chiediamo che ognuno di noi sappia sentire la carezza del Signore e diventare capace di vivere secondo il Vangelo. Così sia.

Il Crocefisso di San Damiano
"Era già del tutto mutato nel cuore e prossimo a divenirlo anche nel corpo, quando, un giorno, passò accanto alla chiesa di San Damiano, quasi in rovina e abbandonata da tutti. Condotto dallo Spirito, entra a pregare, si prostra supplice e devoto davanti al Crocifisso e, toccato in modo straordinario dalla grazia divina, si ritrova totalmente cambiato. Mentre egli è così profondamente commosso, all'improvviso - cosa da sempre inaudita! (Gv 9,32) - l'immagine di Cristo crocifisso, dal dipinto gli parla, movendo le labbra. «Francesco, - gli dice chiamandolo per nome (Cfr Is 40,26) - va', ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina». Francesco è tremante e pieno di stupore, e quasi perde i sensi a queste parole. Ma subito si dispone ad obbedire e si concentra tutto su questo invito. Ma, a dir vero, poiché neppure lui riuscì mai ad esprimere la ineffabile trasformazione che percepì in se stesso, conviene anche a noi coprirla con un velo di silenzio.
Da quel momento si fissò nella sua anima santa la compassione del Crocifisso e, come si può piamente ritenere, le venerande stimmate della Passione, quantunque non ancora nella carne, gli si impressero profondamente nel cuore.
Cosa meravigliosa, mai udita! chi non è colpito da meraviglia? E chi, o quando mai ha udito qualcosa di simile? Nessuno potrà dubitare che Francesco, prossimo a tornare alla sua patria, sia apparso realmente crocifisso, visto che con nuovo e incredibile miracolo Cristo gli ha parlato dal legno della Croce, quando - almeno all'esterno - non aveva ancora del tutto rinunciato al mondo! Da quel momento, appena gli giunsero le parole del Diletto, il suo animo venne meno (Cfr. Ct 5,6).
Più tardi, l'amore del cuore si rese palese mediante le piaghe del corpo. Inoltre, da allora, non riesce più a trattenere le lacrime e piange anche ad alta voce la passione di Cristo, che gli sta sempre davanti agli occhi. Riempie di gemiti le vie, rifiutando di essere consolato al ricordo delle piaghe di Cristo. Incontrò un giorno, un suo intimo amico, ed avendogli manifestato la causa del dolore, subito anche questi proruppe in lacrime amare.
Intanto si prese cura di quella immagine, e si accinse, con ogni diligenza, ad eseguirne il comando. Subito offrì denaro ad un sacerdote, perché provvedesse una lampada e l'olio, e la sacra immagine non rimanesse priva, neppure per un istante, dell'onore, doveroso, di un lume. Poi, si dedicò con impegno al resto, lavorando con intenso zelo a riparare la chiesa. Perché, quantunque il comando del Signore si riferisse alla Chiesa acquistata da Cristo col proprio sangue (At 20,28), non volle di colpo giungere alla perfezione dell'opera, ma passare a grado a grado dalla carne allo spirito."
(Tommaso da Celano)

Fonte:Tommaso da Celano, Vita seconda di San Francesco d'Assisi, nn. 593-594

lunedì 18 aprile 2011

La settimana Santa 2011

Confessioni da lunedì a sabato Santo
      7.30 - 12.00; 16.00 - 19.00

Lunedì Santo - 18 aprile
ore 17.00 in Oratorio : Via Crucis dei ragazzi
ore 21.00 preparazione comunitaria della Riconciliazione

Martedì Santo - 19 aprile
ore 21.00 processione con la Croce
http://buonenotizienews.blogspot.com/2011/04/processione-2011-dalla-parrocchia-san.html

Giovedì Santo - 21 aprile
ore  8.00  Lodi e Liturgia della Parola
ore  9.00  in Duomo:
                Santa Messa crismale presieduta dall'Arcivescovo
ore 15.30 accoglienza degli Olii Santi
ore 17.00 Santa Messa per le persone anziane
ore 21.00 cerimonia della lavanda dei piedi -
                Santa  Messa di "Coena Domini"
                riposizione Santissimo Sacramento

La Chiesa rimarrà aperta fino alle ore 24.00
Confessioni dalle 16.00 alle 19.00

Venerdì Santo - 22 aprile - giorno di magro e di digiuno
ore  7.30 via Crucis
ore  8.30 via Crucis
ore 15.00 Passione e Morte del Signore Gesù
                bacio del Crocefisso
ore 21.00 Deposizione del Signore Gesù
                 bacio del Crocefisso

La Chiesa rimarrà aperta fino alle ore 24.00
Il Crocefisso sarà offerto all' adorazione dei fedeli fino alle ore 19.00 del Sabato Santo

Sabato Santo - 23 aprile
ore  8.00  Lodi e Liturgia della Parola
ore 21.00 Veglia pasquale di resurrezione

all'inizio della Veglia, davanti la cappella di Sant'Antonio da Padova, benedizione del nuovo mosaico raffigurante Gesù e San Francesco

Domenica di Pasqua  - 24 aprile
Sante Messe ore 8.00 - 9.30 - 11.00 - 12.15 - 18.00

Lunedì dell'Angelo - 25 aprile (non è di precetto)
Sante Messe ore 8.00 - 9.30 - 11.00 - 18.00

Processione 2011 - dalla parrocchia San Pio V a quella di Sant'Eugenio

       Martedì 19 aprile - martedì santo -
si svolgerà la "storica" processione con la Croce.
Il ritrovo è alle ore 21.00 presso la parrocchia di San Pio V.
La processione si snoderà da via Ennio verso piazza Insubria, via degli Etruschi, Via Cadibona, Via Maspero, Via Monte Velino, Via Monti Lepini, in Via del Turchino entreremo nella parrocchia di Sant'Eugenio, dove si concluderà la processione.
Si chiede a tutti gli abitanti delle vie toccate dalla processione di tenere accese le luci di casa e, se possibile, di porre sui balconi e sui davanzali delle finestre dei lumini oppure delle lampade in modo da  illuminare il cammino della Croce.

C'è un' "alba" nella storia di Gesù.....

C'è un' "alba"
nella storia di Gesù.....

è l'alba della Risurrezione
è l'alba dell'alleluia
è l'alba di un amore che vince la morte
è l'alba di una speranza rinata
è l'alba di una gioia e di una amicizia ritrovata
è l'alba di un Dio ritrovato come Padre.

Ci sono, ci saranno "albe" così anche nella
storia di ciascuno di noi.
Cristo è risorto......è la verità della vità di Gesù.
E' il momento della verità per la nostra fede
e per la nostra speranza.
E' un evento, una promessa che supera ogni nostra
capacità di immaginazione, che scavalca anche le nostre
più ardite speranze. E' il nostro segreto. Anche se facciamo
tanta fatica a vedere oltre, a credere oltre, a sperare oltre.

Vi auguriamo si vivere con il "mattino di Pasqua" nel cuore. Come ha scritto un maestro splendido e indimenticabile, don Giovanni Moioli:

Signore. che nessuno nuovo mattino venga ad illuminare la mia vita senza che il mio pensiero si volga alla tua Risurrezione e senza che in spirito io vada, coi miei poveri profumi, verso il sepolcro vuoto dell'orto!
Che ogni mattino sia per me mattino di Pasqua!
Che ognuno dei miei risvegli sia un risveglio alla tua presenza vera, un incontro pasquale con Cristo nell'orto, questo Cristo talvolta inatteso.
Che ogni episodio della giornata sia un momento in cui io ti senta chiamarmi per nome, come chiamasti Maria!
Concedimi allora di voltarmi verso di te.
Concedimi con una parola sola, ma con tutto il cuore di rispondere: "Maestro!"

                                                          AUGURI!
                                                  le vostre suore

Fonte: Alla Luce del Padre, notiziario trimestrale  Figlie dell'Oratorio,  n. 253 Marzo 2011

lunedì 11 aprile 2011

Kenia, villaggio Mama Anakuja: i vestiti sono arrivati

Le volontarie del servizio Caritas della nostra parrocchia, che si occupano del ritiro e smistamento dei vestiti usati,  ha messo da parte una gran quantità di abiti adatti a bimbi di tutte le età. I pacchi sono arrivati a destinazione e la responsabile dell'istituzione "Mama Anakuja" con sede in Malindi, Kenia, ha inviato una lettera di ringraziamento alla comunità di San Pio V e una foto con tutti i bambini che abitano nel villaggio.






















domenica 10 aprile 2011

Un pozzo d'acqua per il Togo

Padre Abraham è stato ospite della nostra parrocchia per qualche mese, per teminare gli studi teologici. Un giorno, parlando del più e del meno nel bar del nostro oratorio siamo venuti a conoscenza che, nel suo paese, il Togo, l'acqua c'è. Basta scavare dei pozzi, nemmeno troppo profondi,  ed ecco che l'acqua zampilla.
- "Ma quanto costa costruire un pozzo d'acqua?"
- "Poco più di mille euro".
Così Cesare e gli amici ed amiche del bar dell'oratorio, in poco tempo, hanno raccolto 2.150 euro e li hanno consegnati a padre Abraham il giorno della sua partenza. Poco tempo dopo è arrivata la mail di ringraziamento di Mons. Isaac Jogues Gaglo, Vescovo d'Anèho (Togo).

venerdì 1 aprile 2011

“Ciò che mi attira a Te, Signore, sei Tu!” – Mons. Ennio Apeciti

             San Carlo Borromeo fu canonizzato da papa Paolo V con una solenne – forse sarebbe meglio scrivere: grandiosa – celebrazione in San Pietro il 1° novembre 1610.
Era morto appena ventisei anni prima, all’alba del  3 novembre 1584, a quarantasei anni d’età, e – come scrive la Lettera Remissoria per la sua canonizzazione –

“udita la notizia della sua morte, il lutto della città di Milano fu simile a quello che vi è solitamente in occasione della grandi calamità. Tutti, infatti, si disperarono, soprattutto quelli che ricevevano benefici da lui, e, in primo luogo, i poveri”

Due giorni dopo la sua morte si ebbe notizia del primo miracolo attribuito alla sua intercessione: una donna, Costanza Rabbia, recatasi a venerare la salma ancora esposta nel palazzo Arcivescovile, toccò con il braccio paralizzato il corpo di san Carlo e immediatamente guarì. Si contarono almeno cento miracoli da allora al 1601 (27 novembre), quando il Consiglio Generale di Milano a nome dell’intera cittadinanza – sollecitato dalla Congregazione degli Oblati – indirizzò al Papa la supplica per la canonizzazione dell’arcivescovo.
Va precisato che in quel tempo non esisteva il passaggio della “beatificazione”, che si andò affermando successivamente o, per lo meno, negli stessi anni della canonizzazione di san Carlo.  La beatificazione appariva come la concessione di poter venerare un “candidato” alla canonizzazione, del quale era certa la canonizzazione stessa, ma non si era ancora completato il lungo e severissimo iter canonico. Non a caso si considera come “prima beatificazione” quella di sant’Ignazio di Loyola, beatificato il 27 luglio 1609 e canonizzato il 12 marzo 1622. Accade la stessa cosa per san Carlo: gli Oblati, dovendo pubblicare la biografia di san Carlo ad opera del Bescapè chiesero il permesso di poterla indicare come “vita del Beato Carlo Borromeo”, essendo ormai imminente la canonizzazione ed essendo anche ormai pronta quella biografia, scritta in vista della canonizzazione stessa.
Un tempo brevissimo, dunque, quello trascorso tra la morte di san Carlo e la sua canonizzazione, segno della convinzione sicura della sua santità, che scuoteva e provocava alla devozione e all’imitazione.
Mi sovvengono al riguardo le parole che papa Giovanni Paolo II usò nella sua Lettera per il sedicesimo centenario della morte di sant’Ambrogio, Operosam diem (1° dicembre 1996):

“E’ proprio dei Santi restare  misteriosamente contemporanei  di ogni generazione: è la conseguenza del loro profondo radicarsi nell’eterno presente di Dio” (n.3).

           Mi piace “aggiornare” questa citazione con le parole dell’omelia di Benedetto XVI nella solennità di Tutti i Santi 2006:

“Guardando al luminoso esempio dei santi (possiamo) risvegliare in noi il grande desiderio di essere come i santi: felici di vivere vicini a Dio, nella sua luce, nella grande famiglia dei amici di Dio. […] L’esempio dei santi è per noi un incoraggiamento a seguire le loro stesse orme, a sperimentare la gioia di chi si fida di Dio, perché l’unica vera causa di tristezza e di infelicità per  l’uomo è vivere lontano da Lui”.

Mi è piaciuto immaginare che San Carlo mi parlasse in modo diretto, confidenziale.
E’ una mia riflessione; è quello che direbbe a me e che condivido con chi mi legge. Non mi pongo, dunque, come maestro, ma come confratello che desidera aprire il suo cuore a dei confratelli, condividere con loro – con voi – quello che sento in questo tempo importante per il mio e nostro cammino di sequela, di servizio a Dio e ai fratelli.

(Ennio Apeciti)

Fonte: Ritiro spirituale – Oblati Missionari – Rho – 23 marzo 2010
             “Quaderni degli oblati diocesane 35”-pagg.9-10-11