giovedì 27 gennaio 2011

L'assente ad Auschwitz non era Dio, ma l'uomo - Claudio Morpurgo

                                Per gentile concessione dell'Avv.Claudio Morpurgo

Il Giorno della Memoria è un giorno particolare, diverso dagli altri. Se vogliamo, non è neppure un giorno, o non è soltanto un giorno; è, invece, un’ esperienza, un processo, lungo, tortuoso, spesso faticoso e doloroso, certo coinvolgente e complesso.
Chi decide di viverlo e di affrontarlo compie, quindi, una scelta importante, una scelta significativa e responsabile.
Perché decide di andare a fondo ad una delle pagine più terribili della storia dell’uomo e, nello stesso tempo e, proprio quando analizza e ripensa allo sterminio del Popolo ebraico, perché decide di impegnarsi consapevolmente per il futuro con l’obiettivo dichiarato di evitare che quella tragedia – o tragedie simili – possano, in qualsiasi forma, ripetersi.
Celebrare il Giorno della Memoria su queste basi, allora, significa fare una scelta di campo; una scelta decisa, inequivocabile, senza fraintendimenti.
Chi decide di viverla assume, pertanto, un impegno decisivo, per se e per chi ha intorno, donando una speranza autentica all’intera collettività.
Così il 27 gennaio, ogni 27 gennaio, diventa il momento della riflessione più sincera, della più sentita autoresponsabilizzazione.
Non a caso i Maestri Ebrei di fronte alla domanda che ogni uomo naturalmente si pone di fronte alla morte, al dolore apparentemente senza spiegazione, “Dove era Dio ad Auschwitz?”, insegnano che la domanda più corretta sarebbe un’altra: “Dove era l’uomo”?.
La responsabilità delle azioni dell'uomo ricade sull'uomo stesso.
Devono essere gli uomini, tutti gli uomini, ad alzare la testa, ad impegnarsi attivamente ed in prima persona per costruire una società più giusta e solidale. Ogni uomo ha di fronte a se la possibilità di cambiare il mondo in cui vive, a condizione, però, che eserciti responsabilmente il libero arbitrio che gli è concesso, la libertà che gli è donata, la possibilità di optare tra il bene e il male.
Senza deleghe, senza timidezze, senza paure.
E, oggi, più che mai, è necessario questo processo di consapevole e diffusa  autoresponsabilizzazione. Viviamo infatti in un epoca di generalizzati conflitti sociali, di razzismo e antisemitismo in costante crescita, seppur in forme talvolta dissimulate. Viviamo, soprattutto, in un’epoca che affronta con difficoltà la sfida della multiculturalità, dell’incontro tra diverse storie, culture, tradizioni. E’ questa la storia dei nostri giorni. Le appartenenze e le identità forti non vengono concepite come forma formans della società ma rappresentano, troppo spesso, fenomeni da emarginare, fenomeni che fanno paura.
Anche alla luce del ricordo della Shoah, si può cogliere quella che è la vera sfida dei nostri giorni: costruire una “società di appartenenze” che faccia dialogare le cellule che, dopo la famiglia, più sono prossime ai bisogni, ai desideri e all’identità dell’uomo. Se si deve offrire un nuovo e originalissimo valore che serva da cemento per una società realmente laica e multiculturale, esso non va cercato nella cultura – troppe volte nichilista e laicista - della maggioranza, bensì in quella determinata dall’incontro delle “identità forti” trasformate in nuovi operatori culturali, in grado di dare al nostro mondo, nel suo insieme, nuovi motivi di omogeneità e di fiducia. Il pluralismo è una forma di speranza perché è basato sulla comprensione che, proprio in quanto diversi, ciascuno di noi ha qualcosa di unico con cui contribuire al progetto comune .
Possiamo anche non essere sempre in sintonia, ma la vera consapevolezza che la differenza è socialmente costitutiva ci conduce a ricercare la mediazione, la risoluzione del conflitto, la pace. E la pace è fondata sulla diversità, non sull’uniformità. Non soltanto celebrando il 27 gennaio. Sempre.
(Dott. Claudio Morpurgo)


Claudio Morpurgo  nato a Trento nel 1969, avvocato, vive e lavora a Milano. E’ stato il più  giovane presidente  dell’Ucei (Unione delle comunità ebraiche italiane)

mercoledì 26 gennaio 2011

Il ruggito dell'asino (note a margine del nostro presepe)

Fare un presepe in parrocchia non è mai facile ma non è neppure noioso, anzi ci si diverte parecchio. Tanto per fare un esempio del clima che si respira dietro le quinte vi racconto alcuni retroscena del presepe attuale.
E' bene sapere che fra i beati costruttori del nostro presepe alligna un animale nocivo, uno che del pelo nell'uovo ne ha fatto una ragione di vita: il Giuseppe (nome in codice: Mena Gramo). Costui (un infiltrato del parroco come presepista deviato) una sera, mentre tutti erano intenti ad edificare il colosseo, spara: "Ma non avete pensato dove mettere il bue e l'asinello e i leoni che mangiavano i cristiani?: Ben sapeva il Nostro che personalmente la figura degli animali nel presepe non ha mai incontrato parere favorevole da parte mia. Il Peppo, che è l'unico con titolo di studio a livello universitario (io mi sono fermato alla seconda asilo perchè la prima l'ho dovuta ripetere due volte) ed è quindi la parte colta delle maestranze - 8 elementi - osservò: "Secondo me l'asino del presepio rappresenta il popolo bue (risate). Accortosi della gaffe si corresse: "Volevo dire il popolo povero di spirito, quello meno colto. Mentre il bue rappresenta il popolo dei lavoratori, e il leone simboleggia il potere così mi sembra politicamente corretto". Il Lucio, persona molto riflessiva solennizzò che secondo lui nel contesto del colosseo l'asino avrebbe fatto a pugni con le belve. "Ok... Ok... - ribatte il Giuseppe - invece del leone mettiamo solo l'asino per non spaventare i bambini". Ma il Peppo, con grande intuizione, sentenziò: "Ma perchè a questo punto non mettiamo solo il bue così tagliamo la testa al toro..." (tonfo solenne). Il Nonno (di nome e di fatto) dall'alto dei suoi ottant'anni, persona estremamente saggia, intervenne con autorità: "A mio modo di vedere in questo presepe non ci vanno nè leoni nè asini nè buoi così evitiamo tutti i possibili commenti ironici, in fondo il presepio deve essere solo un messaggio di pace". Bravo! e così fu fatto. Ma, come a me è parso di udire, se anche voi a volte vi parrà di udire un ruggito da dietro le grate, non spaventatevi, è quello dell'asino. Così tanto per mettervi tutti d'accordo.
Buon presepio a tutti.
Adriano

In onore dei Martiri Cristiani

Le pietre di questo anfiteatro
videro il martirio dei primi cristiani,
le colonne del baldacchino di San Pietro
che custodiscono la prima pietra
del cristianesimo
si fanno capanna di palme
che proteggono Gesù
dall'abbraccio soffocante
di chi deride la nostra fede.
Testimoniare oggi il cristianesimo
è il coraggio di elevare a Dio
la più vera e autentica fede.

Presepe 2010 - le foto

Presepe 2010 on PhotoPeach

domenica 23 gennaio 2011

Associazione Berardi - il pranzo natalizio

Associazione Berardi 12 dicembre 2010 pranzo natalizio on PhotoPeach

sabato 15 gennaio 2011

giovedì 13 gennaio 2011

Una goccia nel deserto, tutti i martedì dalle 18.30, ricominciano gli incontri

Una goccia nel deserto

Di che cosa si tratta?

Non è un'accademia e non si tratta di un corso parascolastico.
Non è una conferenza per gli "addetti ai lavori": tutti possono parteciparvi.
L'unico requisito necessario richiesto è la voglia di approfondire la forza della Parola di Dio.
Si tratta di una lettura diretta puntuale e accompagnata del testo biblico. La Parola di Dio viene accolta direttamente e approfondita attraverso un confronto che scaturisce dalla spiegazione della pagina biblica.
Cercheremo insieme, con la guida di don Giovanni, di gustare la forza penetrante della Parola di Dio, in un modo semplice, ma profondo. Non ci accontenteremo soltanto di scoprire il messaggio delle pagine bibliche, infatti attraverso un commento spirituale interrogheremo la Parola, perchè disveli il suo mistero e la sua bellezza qui, oggi, per ciascuno di noi. Che metodo usiamo? Ci sono molti modi, differenti, per accostare la Sacra Scrittura, che se da un lato è semplice e fatta per essere incontrata da ciascuno di noi d'altro canto contiene dei passaggi complessi, dei generi letterari da conoscere, dei contesti storico - culturali da comprendere  Per questo molti si sentono inadeguati a leggere la Parola di Dio da soli. Iniziano e poi si scoraggiano, hanno l'impressione di essersi avventurati in "una selva oscura", per dirla alla Dante...Così l'impresa iniziata finisce con scarsi risultati. Riteniamo che sia diritto di ogni singolo battezzato incontrare direttamente il testo biblico. Come ricchezza, sorgente che arricchisce e alimenta il nostro cammino di fede. Pertanto il metodo che usiamo è una lettura diretta e comunitaria di alcuni testi. Poi don Giovanni metterà in evidenza i passaggi più difficili, spiegherà le parti più complesse, i linguaggi più specifici e ci metterà nelle condizioni di capire con semplicità il messaggio della Bibbia. Ci sarà anche la possibilità, alla fine, di un confronto libero e comunitario. Si potranno porre domande o condividere riflessioni.

Vi apettiamo tutti i martedì dalle ore 18.30 alle 19.15, in via Lattanzio, 60/b - Aula Gruppo Pineta, immediatamente nel sottochiesa -

martedì 11 gennaio 2011

Rovigo, le foto

Rovigo 18 ottobre 2010 on PhotoPeach

lunedì 10 gennaio 2011

Mons. Giovanni Giavini - Corso biblico - "Rileggiamo insieme gli atti degli apostoli"

Parrocchia di San Pio V e Santa Maria di Calvairate

Anno Pastorale 2010 - 2011

"Rileggiamo insieme gli Atti degli Apostoli"

Guiderà il corso Mons. Giovanni Giavini

ore 10.00

Via Lattanzio 58, salone al primo piano

date del corso:
  • 15 gennaio
  • 29 gennaio
  • 12 febbraio
  • 26 febbraio
  • 5 marzo
I primi passi della Chiesa dall'Ascensione alla Pentecoste e gli elementi essenziali della predicazione apostolica, della fede e della vita cristiana.
I primi urti con il giudaismo, i primi guai interni, le prime istituzioni.
Il cammino delle idee di Stefano, la conversione di Saulo.
I primi viaggi di Barnaba e Paolo.
Il Concilio di Gerusalemme: confronto rapido con il Concilio Vaticano II.
Altri viaggi di Pietro e Paolo, collaborazione e scontri fra i due leader.

I partecipanti sono invitati a disporre, personalmente, di una Bibbia o, almeno, degli "Atti degli Apostoli".


martedì 4 gennaio 2011

10 gennaio 2011. Riprende il Cineforum Oscar.

Elvira e Loredana
Il 18 ottobre scorso  c’è stata l’inaugurazione del Cineforum al Teatro Oscar. E’ stato trasmesso il film “La prima cosa bella” del registra Paolo Virzì. La serata è iniziata in gran allegria. Al pubblico presente è stato offerto un bel buffet di pasticcini, biscotti e spumante. Si riprende il prossimo 10 gennaio con il film “La nostra vita” di Daniele Lucchetti. Unico film italiano in concorso alla 63/a edizione del Festival di Cannes,”La nostra vita” è incentrato sulla storia di Claudio (Elio Germano), un operaio edile di trent’anni che lavora in uno dei tanti cantieri della periferia romana alle prese con una difficile situazione familiare ed economica. La programmazione prosegue per tutto il 2011 con “grandi” titoli.  Anche per quest’anno la proiezione dei film avviene  non solo alle 21.00 del  lunedì sera  presso il cinema di via Lattanzio 58, ma anche nel pomeriggio con inizio alle 15,15.
Luigi & Luigi
I film sono accompagnati da una scheda introduttiva che si ritira all'ingresso. I dibattiti sono tenuti da Rosanna Barberis per la proiezione pomeridiana e da Andrea Lavelli o da Giancarlo Zappoli per l'appuntamento serale. Il costo del singolo biglietto è di 5 euro. Diversi volontari, a titolo gratuito dedicano gran parte del loro tempo alla scelta dei film, alla stampa dei volantini, delle trame e commenti dei critici. Insomma un gran lavoro che impegna tutto l’anno, fatto per con amore e  spirito di collaborazione.

Massimiliano e Sergio
Mario

Gino e Giovanni



 

il mitico "Nicola"