martedì 10 febbraio 2009

distribuzione viveri..e nella nostra Parrocchia?

Nella nostra parrocchia vengono distribuiti circa cento pacchi viveri per turno, secondo un calendario stabilito all’inizio dell’anno
La distribuzione avviene il venerdì dalle 16.00 alle 18.00.
La raccolta dei viveri viene attuata in diversi modi: tramite il banco alimentare, attraverso il “cesto della carità” posto in chiesa, vicino alla cappella eucaristica; molto importanti sono i sacchetti portati dai ragazzi sull’altare durante la messa per le famiglie della domenica alle 9.30. L’Ipercoop di viale Umbria, durante le festività natalizie ha donato panettoni per tutti gli assistiti, promettendo altre forme di aiuto.
Ci sono inoltre donazioni personali, anche di piccola entità.
I volontari fanno in modo che tutti i pacchi viveri siano uguali. Se nella famiglia che chiede aiuto sono presenti bambini piccoli, al pacco si aggiungono pastina e omogeneizzati. In questi ultimi mesi si osserva che c’è una maggiore difficoltà ad arrivare a fine mese; una maggiore crisi che colpisce quella fascia di popolazione che fino all’anno scorso ce la faceva con i propri mezzi, ad esempio le famiglie monoreddito (dove lavora una sola persona), i single, le persone vedove o rimaste sole magari a causa di una separazione. Si sa che nel nostro quartiere esistono tante persone anziane, soprattutto uomini che, per vergogna, per pudore, non chiedono nulla. In questo momento il numero degli italiani che viene aiutato dalla parrocchia è uguale al numero di extracomunitari.
                                             L’equipe distribuzione viveri

Quel gesto lungo 100 Tir

“I primi bisognosi siamo noi”: con queste parole Carlo Campolongo, responsabile del Banco Alimentare della Lombardia, ha voluto mettere a fuoco il discorso sulla carità nell’incontro tenutosi nella Parrocchia di S.Eugenio nel periodo dell’Avvento. Niente pietismi, assistenzialismi o filantropismi: siamo noi, ha continuato Campolongo, ad avvertire per primi il bisogno di significato, di senso per la nostra vita, cioè, in una parola, di felicità. Ed è per questo che sentiamo un innato desiderio di venire incontro al bisogno, anche concreto, dell’altro, che diventa nostro prossimo. Un desiderio che, se abbracciato nella verità dell’uomo, riesce a produrre opere che, grazie al “miracolo della carità”, come lo ha chiamato più volte Campolongo, diventano davvero grandi.
È il caso del Banco Alimentare, nato dall’incontro del Cavalier Fossati, fondatore della Star, e di don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, che hanno voluto portare in Italia un’esperienza nata negli anni ’60 negli Stati Uniti.L’idea è semplice, ma geniale: raccogliere tutte le eccedenze alimentari che altrimenti andrebbero buttate o sprecate e utilizzarle come alimenti per chi ha bisogno. Le fonti principali dai quali il Banco ottiene alimenti sono diverse, come ci ha spiegato Campolongo: le eccedenze europee dell’agricoltura, che in passato venivano semplicemente distrutte; le eccedenze di produzione delle aziende alimentari; e i supermercati, che offrono al Banco gli alimenti che sono ormai prossimi alla scadenza e che quindi non possono più essere messi sugli scaffali. Ultimamente, vengono anche raccolti gli avanzi freschi di ristoranti e alcune mense scolastiche, che vengono poi ridistribuite nel corso della stessa giornata ai refettori per i più bisognosi. Quest’ultima attività è stata possibile grazie al recentissimo varo in Italia di una legge, chiamata “del buon samaritano”, che è stata appoggiata proprio dal Banco. Gli alimenti raccolti dal Banco vengono poi distribuiti attraverso enti convenzionati, che consegnano i “pacchi” direttamente alle famiglie segnalate. Ed è dagli incontri che avvengono tra i volontari e le famiglie che nascono le occasioni più vere di crescita per entrambi. “Il Banco non vuole essere un semplice ente assistenziale”, spiega Campolongo, “ma un’occasione per rimettere in pista degli uomini che non si sentano più definiti dalla loro condizione di indigenza. Perché non esistono circostanze favorevoli o sfavorevoli; esistono circostanze che consentono di incontrare il significato della propria esistenza”. Per questo l’aiuto del Banco avviene sempre dentro un rapporto umano, un rapporto che arricchisce innanzitutto chi ci lavora. “Faccio il volontario perché serve a me; e se serve a me, serve anche gli altri”, ha affermato Campolongo. C’è una possibilità per tutti di partecipare, almeno per un giorno, a questa grande opera: la giornata della Colletta Alimentare, durante la quale viene proposto a chi va a fare la spesa davanti ai supermercati di acquistare degli alimenti in più che vengono subito raccolti e portati ai magazzini del Banco. Anche in questo caso, la carità compie davvero miracoli: nella Colletta del 2008, ad esempio, si sono raccolte in un solo giorno quasi 9.000 tonnellate di alimenti. “È come se quella sera si formasse una coda di più di 100 TIR che vanno a portare il cibo a chi ha più bisogno”, racconta Campolongo, “e vi assicuro che 100 TIR in coda sono davvero tanti, non finiscono mai...”. Particolarmente significativo, poi, che per riempire quei “TIR” venga messa in moto tanta gente, sia i volontari davanti ai supermercati, sia tutte le persone che decidono di fare la spesa anche per il Banco. “È un gesto umano che porta in sé il suo significato», dice Campolongo; “la gente è spinta a uscire di casa, a seguire i suggerimenti per la scelta degli alimenti da prendere, a consegnarli a chi poi li porta fisicamente nei centri di raccolta; è molto diverso da quanto accade, ad esempio, in una semplice raccolta di denaro”.
È una catena di persone che rinnova il miracolo della carità e che, come recita la frase che accompagna il gesto della Colletta, condivide i bisogni per condividere il senso della vita.
E che, ce lo auguriamo, continuerà ad aumentare sempre di più quella già lunga coda di TIR.
                                            Alfredo Di Stefano

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lunedì 9 febbraio 2009

San Vincenzo




La mente  dell'uomo
pensa alla sua via,
ma il Signore dirige i suoi passi.
(proverbi 16,9)

Non è facile spiegare brevemente cos’è e che cosa fa la San Vincenzo de Paoli.
Siamo un gruppo di laici che, ispirandosi al Vangelo, offre un servizio volontario di aiuto.
Pensiamo di essere conosciuti in Parrocchia, ma molti credono che il nostro aiuto ai poveri e bisognosi si limiti nel dare loro da mangiare e pagare qualche bolletta e medicina.
No, non è questo: o meglio, non è solo questo..
L’azione del volontario è centrata sul rapporto interpersonale diretto con chi è nel bisogno ovunque vi sia emarginazione, sofferenza, indifferenza e solitudine.
Il volontario crea un rapporto di fiducia e di amicizia di modo che sappia orientare, guida re e accompagnare chi gli chiede aiuto.
Abbiamo aiutato tanti amici per l’espletamento di pratiche collaborando spesso con i servizi pubblici e privati con progetti in comune.
Frequentiamo corsi di formazione per essere sempre pronti ed aggiornati sulle varie problematiche e risorse.
L’aiuto che offre l’assistenza pubblica è molto lacunoso sia per le ridotte risorse, sia per la carenza di organico perciò molte volte le assistenti sociali indirizzano a noi gli assistiti, certi di un aiuto sicuro e tempestivo.Purtroppo anche noi abbiamo risorse limitate e siamo pochi (solo 17 volontari).Diverse situazioni sono state portate a buon fine o ad una migliore condizione grazie a tutte quelle persone veramente generose che ci sostengono ogni mese.
NON CI STANCHIAMO PERO’ DI LANCIARE UN APPELLO
al fine di trovare amici, in particolare ancora giovani, che vogliano entrare a far parte del nostro gruppo. Speriamo nella Divina Provvidenza che ci ha sempre aiutati e vi aspettiamo numerosi.

Per informazione rivolgersi al Centro di ascolto
Via Lattanzio 60, il giovedì pomeriggio dalle 17 alle 19
tel. 02 55013158
scrivi a:buonenotizienews@gmail.com